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Autore: eian    02/10/2012    2 recensioni
Un virus che colpisce i telepati, mortale per i vulcaniani, si sta diffondendo sul pianeta Cetacea e rischia di propagarsi per l'intero quadrante, con effetti devastanti. L'Enterprise del capitano Kirk deve indagare sulla possibile origine sintetica del virus e il suo legame con una sperduta località su Vulcano.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Nuovo Personaggio, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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E' ora di muoversi, diamo inizio alle danze!

"Come in un gigantesco acquario potevano vedere l’acqua e i suoi abitanti all’esterno, illuminati dal tenue bagliore delle lampade crepuscolari del corridoio. Piccole meduse fosforescenti e strane anguille a strisce gialle e rosse scivolavano sinuose lungo la parete esterna di duraplast, apparendo alla vista per brevi istanti per poi sparire nuovamente inghiottite dal buio degli abissi.
Era uno spettacolo mozzafiato, ma non poterono dedicargli più di un’occhiata."

 

5.  Cetacea

- Come sapete, è un pianeta marino e la popolazione di soli tre milioni di abitanti è umanoide con caratteristiche cetaciche –
In sala riunioni Il tenente T’Mar stava esponendo gli ultimi dettagli prima dello sbarco della squadra Due, quella addetta alla missione di spionaggio.
- Questo significa che i cetaciani sono mammiferi ma hanno un rapporto molto stretto con l’acqua. Hanno autonomia di apnea di circa settanta minuti, resistenza all’ipotermia, capacità di riscaldamento volontaria. Hanno arti palmati – aprì  una mano, tendendo la delicata membrana che univa le dita – e una membrana nittitante che permette di vedere a fuoco sott’acqua.
Sono telepati a distanza e in forma empatica, nel senso che percepiscono naturalmente più le emozioni che i pensieri, ma negli ultimi due secoli hanno studiato delle tecniche per migliorare il riconoscimento e la trasmissione di pensieri complessi. Normalmente hanno bisogno di essere a distanza di una decina di metri per percepire le emozioni e di uno stretto contatto visivo per distinguere pensieri coerenti. Non è chiaro quanto tutto questo valga nei confronti di esseri non telepatici come gli umani, potrebbero essere del tutto bloccati o avere delle vaghe percezioni, consiglio di tenerlo in considerazione.
La lingua è complessa e molto strutturata, e possiede suoni al di fuori della frequenza udibile degli esseri umani; il traduttore universale riesce ad agganciare e tradurre solo il 95% del linguaggio, anche di questo bisogna tener conto.
Sono essenzialmente gentili ma riservati, e gelosi della loro privacy verso gli stranieri.
Traggono sostentamento dal mare, dove hanno creato fattorie e allevamenti subacquei con tecniche molto evolute, - e il visore proiettò un’immagine di una fattoria sottomarina, con ordinati campi di alghe e pesci enormi che pascolavano - ma non sono altrettanto sviluppati in senso medico o scientifico; gli armamenti di superficie sono scarsi.
Le strutture civili sono semi sommerse, costituite da doppie semisfere di vetro o più recentemente di duraplast – una nuova immagine si sostituì alla precedente, mostrando una specie di capanna emisferica di vetro, semi sommersa e coperta da uno secondo emisfero dalla curvatura più grande.
- Tutte le unità abitative sono collegate tra loro da passerelle galleggianti che si adeguano alle maree, che si sollevano e abbassano di circa un metro ogni dieci ore, e sono dotate di almeno un accesso interno autonomo al mare – nel modello tridimensionale della casa si illuminarono delle aree, simili a piccole piscine – Alcuni di questi accessi sono ad espulsione ad aria compressa, altri a pelo libero. Il fondale nella zona abitata ha profondità variabile, al massimo trenta metri. Sulla parete della struttura vulcanica sommersa sopra il quale sorge il complesso sono presenti diverse grotte, tutte con accesso sottomarino ma alcune delle quali collegate all’esterno e con aria respirabile all’interno. Sono a circa trenta minuti di immersione dal centro universitario –
T’Mar concluse l’esposizione e si poggiò indietro sullo schienale.
- Grazie tenente – disse Kirk - Ora veniamo alla struttura dell’università – un nuovo modello prese a girare lentamente sopra il tavolo mentre il capitano spiegava – L’edificio è costituito da una decina di unità semisferiche adiacenti. Ci sono diversi accessi esterni – alcune frecce indicarono delle porte nella struttura – e accessi al mare – una quantità di piccole piscinette  si illuminò in varie semisfere – Il laboratorio è questo e questo è l’ufficio di Tepam – una camera interna si illuminò nel modello – come vedete, è piuttosto lontana dagli accessi esterni. Dovremo stare attenti. Io scenderò per primo, la mia presenza non desterà sospetti: accederò ai computer e otterrò i codici della schermatura planetaria. A quel punto potrete raggiungermi con la navetta e procedere con la missione. Ci sono domande? –
Nessuno rispose.
- Molto bene, in libertà. Ci rivediamo sul pianeta –
Uhura, Chekov e T’Mar lasciarono la sala.
Kirk e Spock, rimasti soli, si guardarono per un istante negli occhi, condividendo silenziosamente le preoccupazioni che non avevano lasciato trasparire di fronte agli altri durante la riunione, poi Kirk si alzò.
- Devo andare. Abbi cura della mia nave –
- Senz’altro. Abbi cura di te, Jim –
- Lo farò –
Il capitano si volse e uscì dalla sala a grandi falcate, diretto alla sala teletrasporto.
L’ingegnere capo in persona, non si sa perché, era alla postazione di comando del teletrasporto.
- Buona fortuna capitano –
- Grazie, Scotty. Energia – e scomparve in uno scintillio di particelle.
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Sul ponte di comando Spock era in attesa da due ore, portando avanti le sue ricerche  dalla postazione scientifica, quando il tenente Uhura lo chiamò.
- Signore, sono appena arrivati i dati che ci interessavano da parte del capitano-
- Una trasmissione criptata? – chiese, preoccupandosi che la trasmissione potesse essere stata captata, anche se non decifrata.
- No, signore. Un minuscolo allegato nascosto in una relazione tecnica del dottor McCoy – la donna sorrise alla sottile astuzia – Sto trasmettendo i codici dello schermo planetario di energia alla navigazione. Il prossimo turno utile delle guardie della Flotta all’ufficio di Tepam è fra sole due ore –
- Allora vada a prepararsi. Chekov, vada anche lei. Partenza immediata –
- Sì, signore – risposero in coro, lasciando immediatamente le loro postazioni e dirigendosi verso il turboelevatore.

Nell’ hangar la navetta Due, troppo piccola per montare un vero e proprio sistema di occultamento di tipo romulano, era stata resa invisibile ai sensori termo-vettoriali e visivi del pianeta grazie alla particolare forma, agli scudi energetici riflettenti e agli schermi interattivi a pellicola che la rivestivano, in grado di proiettare dinamicamente l’immagine retrostante alla navetta stessa, rendendola impossibile da distinguere dall’ambiente circostante a meno di non andarci a sbattere contro.
Uhura e Chekov caricarono la loro attrezzatura e salirono a bordo.
L’hangar si depressurizzò velocemente.
- Navetta Due, autorizzazione al decollo accordata. Buona fortuna – risuonò nell’abitacolo dal comunicatore.
- Grazie. Chekov chiude –
La navetta, abilmente pilotata da Chekov, lasciò la stiva e si lanciò nel vuoto.
Da là fuori la vista sul pianeta era spettacolare: un cammeo azzurro e bianco stagliato conto il nero dello spazio profondo punteggiato di stelle.
All’ingresso nella termosfera avvertirono un leggero rollio, ma per il resto il viaggio fu regolare.
All’altezza della troposfera incontrano lo schermo planetario anticontaminazione: Uhura inserì i codici ottenuti dal capitano adattando il loro segnale identificativo e lo attraversarono senza far scattare gli allarmi di intrusione sul pianeta.
Subito dopo apparve la città, vagamente simile ad un enorme villaggio vacanza su un atollo corallino della Terra.
Le case sembravano delle grandi bolle galleggianti, semi immerse nell’acqua verde. Le cupole di copertura erano specchiate, costituite da materiale fotovoltaico, e riflettevano i colori infuocati del tramonto e delle nuvole.
Sotto la guida delicata di Chekov la navetta si appoggiò leggera e silenziosa su una piattaforma rialzata sul mare, uno spiazzo deserto nel retro di una scuola chiusa a causa dell’emergenza.
Uhura e Chekov, con indosso le tute mimetiche marine e i loro zaini, sembrarono uscire dal nulla e quando richiusero lo sportello la navetta era nuovamente sparita alla vista.
Uhura mandò un segnale di una frazione di secondo per segnalare il loro arrivo al rendez vous, poi rimasero in attesa mentre la notte scendeva improvvisa.
Dopo una decina di minuti videro una figura raggiungerli, dotata della loro stessa attrezzatura.
- Capitano – salutarono.
- Uhura, Chekov, andiamo –
Si mossero furtivamente tra le ombre, evitando le zone illuminate, fino ad una porta chiusa sul retro della scuola.
Uhura avvicinò il suo tricorder, dotato del programma hacker di Spock, e quello si agganciò ai codici di sicurezza, forzandoli in meno di un secondo senza lasciar tracce. La porta si aprì sull’ambiente interno, una specie di corridoio circolare lungo la parete della costruzione, al di sotto del livello del mare  per un metro circa.
Come in un gigantesco acquario potevano vedere l’acqua e i suoi abitanti all’esterno, illuminati dal tenue bagliore delle lampade crepuscolari del corridoio. Piccole meduse fosforescenti e strane anguille a strisce gialle e rosse scivolavano sinuose lungo la parete esterna di duraplast, apparendo alla vista per brevi istanti per poi sparire nuovamente inghiottite dal buio degli abissi.
Era uno spettacolo mozzafiato, ma non poterono dedicargli più di un’occhiata.
Percorsero velocemente e silenziosamente il corridoio fino a giungere alla porta di ingresso, che non era bloccata dall’interno, e uscirono sulla larga passerella galleggiante antistante.
Per fortuna il mare era calmo e la passerella molto stabile, tuttavia si percepiva chiaramente il rollio trasmesso dal moto ondoso.
- Da questa parte – li guidò Uhura, controllando la planimetria tridimensionale sul suo tricorder.
Percorsero la passerella, poi un’altra che li portò all’ ingresso secondario di una struttura collegata al complesso più grande.
Ripeterono la procedura di forzatura dei codici e furono dentro l’edificio di ricerca dove si trovava l’ufficio di Tepam.
Dovettero percorrere ancora un lungo tratto di corridoi, che purtroppo non erano ancora del tutto deserti; per due volte dovettero nascondersi nell’ombra di arredi o di vani porta per evitare di essere visti da ricercatori attardati e addetti alle pulizie notturne.
- Ci siamo, quella porta laggiù è l’ufficio di Tepam – segnalò Uhura.
La stanza si affacciava poco più avanti sul corridoio circolare dove si trovavano e si riconosceva per i sigilli applicati e per il piantone di vigilanza, che indossava la divisa rossa della sicurezza della Flotta Astrale.
- L’ammiraglio Komak ha avvisato che la vigilanza notturna è affidata a elementi della Flotta – disse il capitano - A lui ci penso io. State indietro nell’ombra –
Si spostò, esponendosi parzialmente alla luce.
- Guardiamarina – chiamò, in tono basso ma autoritario.
La giacca rossa impugnò immediatamente il fucile a phaser pesante che imbracciava.
- Chi va là? - chiese all’erta.
- Guardiamarina, sono il Capitano Kirk, dell’Enterprise. La prego di fare due passi nella mia direzione. Ho delle istruzioni riservate da darle –
Il giovane si avvicinò cautamente.
- Capitano Kirk? –
- Guardiamarina, sono in missione per l’ammiraglio Komak, codice uno-zero-zero-uno. Ecco la mia autorizzazione – disse, mostrando il Dipad.
La guardia lesse la conferma di incarico di massima segretezza sgranando gli occhi e abbassando il fucile.
- Sissignore, certo signore. Cosa posso fare per lei? –
- Dobbiamo accedere all’ufficio di Tepam per ottenere informazioni di vitale importanza. Ovviamente da questo momento lei è vincolato dal codice di massima segretezza a non rivelare la nostra presenza qui – aggiunse.
- Sì, signore, non ho visto nessuno – rispose la guardia, dimostrando la propria professionalità.
- La prego, si volti dell’altra parte. Meno sa meglio è per lei –
- Certo signore. Terrò d’occhio il corridoio per voi – disse, ritornando leggermente oltre la porta del laboratorio; voltò loro la schiena e imbracciò il fucile phaser.
Kirk fece cenno agli altri due di raggiungerlo e rimosse velocemente i sigilli con un codice di accesso usa-e-getta assolutamente irrintracciabile.
Aprirono la porta, scivolarono dentro e la richiusero alle loro spalle.

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Cosa ne dite, come sta andando? Vi intriga almeno un po'? A presto!

  
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