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Autore: CowgirlSara    14/06/2004    1 recensioni
Orlando conosce una ragazza che vive la vita come se non ci fosse domani; inizia tra loro una relazione che sembra non avere lunga durata, ma le cose non sono mai come sembrano.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan, Orlando Bloom, Viggo Mortensen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Capitolo 5 -

- Capitolo 5 -

 

Life was just what happened

While we were busy making plans

(Right side of wrong - Bon Jovi)

 

Orlando stava discutendo con sua madre da almeno mezz'ora, certo che a volte quella donna sapeva essere veramente testarda! Sfortuna voleva che il suo degno pargolo lo fosse come e quanto lei, cosa che determinava discussioni sulle cose più inutili. Sam, la sorella dell'attore, aveva preferito mollarli circa un quarto d'ora prima, con la saggia decisione di andare personalmente a prendere il pranzo, invece di farselo portare a casa.

"Mamma, cazzo, ma come te lo devo dire di non mettermi in valigia quelle scarpe?!" Sbottò il ragazzo, indicando il paio incriminato.

"Ma se non ti piacciono perché le hai comprate?" Gli domandò lei serafica.

"Quando le ho prese mi piacevano, ma ora non più!" Rispose Orlando allargando le mani come se fosse ovvio.

"Hum, e poi dicono di noi..." Affermò la donna, alzando le sopracciglia e voltandosi. "Gli uomini sì che sono volubili..." Commentò poi; il figlio sbuffò, roteando gli occhi. "Suonano alla porta." Annunciò poco dopo, al trillo del campanello.

"Sarà Sam, vado io." Fece Orlando allontanandosi dal salotto. "Tu non mettermi quelle scarpe in valigia, nel frattempo." Le intimò poi, raggiungendo la porta.

Aprì, convinto di trovarsi davanti la sorella con le buste del ristorante; a dire il vero ci sperava, visto che aveva abbastanza fame, ma non fu così. La ragazza col taglio da marine, una maglietta bianca e un paio di jeans scoloriti, era certamente Cassy, anche se lui non l'aveva mai vista così naturale, senza traccia di trucco; teneva in mano qualcosa di nero, ma lui non ci prestò attenzione, stupito di trovarsela davanti.

"Cass..." Mormorò.

"Ciao." Disse lei, timidamente.

"Cosa... cosa hai fatto ai capelli?" Le domandò; lei si passò le dita su quel poco che rimaneva della sua capigliatura, un po' imbarazzata.

"Era l'unico modo per togliere velocemente la tinta..." Rispose titubante.

"Oh, capisco..." Biascicò il ragazzo. "...è bello vederti..." Aggiunse poi; lei sorrise appena.

"Sono... sono venuta a salutarti." Affermò, guardandolo negl'occhi. "Stai partendo, non è vero?" Lui annuì, lei sorrise.

"Sì, oggi pomeriggio, sto facendo le valige." Rispose l'attore.

"Volevo anche restituirti questo." Gli porse quello che aveva in mano, e finalmente Orlando riconobbe il suo maglione, quello che una sera le era rimasto addosso, tornando a casa.

"Ma non ce n'è bisogno." Ribatté dolcemente il ragazzo. "Puoi tenerlo, ne ho tanti." Aggiunse; Cassy guardò il maglione, rattristandosi.

"Ecco, l'ho fatto lavare..." Disse, dopo un attimo di silenzio. "...non ha più il tuo profumo..." Continuò, tornando a guardare Orlando; lui le sorrise, piacevolmente colpito dalle sue parole.

"Mi spiace." Riuscì soltanto a dire.

"No, non fa niente." Fece Cass, stringendosi nelle spalle. "Ora..." I suoi occhi verdi erano incatenati a quelli dolci di Orlando. "...ora andrei..." Annunciò infine.

"Ah, Cass." La fermò l'attore, mentre la ragazza stava già ripercorrendo il vialetto; si girò. "Sei molto carina vestita così." Lei sorrise. "Ti direi bella, se ci fossero i capelli." Aggiunse sorridendo.

"Grazie lo stesso." Replicò divertita Cassy. "Buon viaggio." Gli augurò, poi riprese la sua strada; in quel momento usciva sul portone anche la madre di Orlando.

Il ragazzo si rese conto di non farcela, a vederla andare via così, stava già arrivando alla macchina parcheggiata lungo la strada; Orlando sentiva di non averle detto tutto, e non poteva lasciarla andare senza nemmeno abbracciarla.

"Chi è quella ra..." Ma la signora Bloom non finì la frase, poiché il figlio scese i due scalini del portico in una volta sola e le corse dietro.

"Cassy!" La chiamò; lei si bloccò con la portiera già aperta. "Dammi." Le ordinò, prendendole dalle mani il maglione.

"Allora lo rivuoi?" Domandò stupita, guardandolo mentre lo indossava sopra alla t-shirt rossa e si stringeva nelle braccia; lui negò col capo, stava ancora riprendendo fiato.

"No..." Mormorò. "...era per... così avrà di nuovo il mio profumo..." Spiegò, cercando di sorridere; lei fece un breve risata felice.

"Grazie." Gli disse poi.

"Di nulla." Rispose lui, sfilandosi il maglione e restituendoglielo. "Mi fa piacere se hai qualcosa di mio." Aggiunse allegramente; Cassy lo fissò per un attimo, aggrottando la fronte.

"Allora voglio ricambiare." Annunciò infine, poi si piegò, infilando la testa dentro l'abitacolo della macchina; ne uscì poco dopo, porgendo al ragazzo un piccolo peluche a forma di topo.

Orlando, con un gran sorriso, lo prese nel palmo della mano, guardò la ragazza e rise; lei gli stava davanti tormentandosi le dita, nonostante l'espressione calma.

"Questo vuol dire che sono ancora il tuo topino?" Le domandò infine.

"Sempre." Dichiarò Cassy, circondandogli il collo con un braccio e baciandogli la guancia con tenerezza. "Sempre..."

"Mi mancherai..." Le sussurrò Orlando all'orecchio, mentre erano ancora abbracciati.

"Non hai idea di quanto mancherai tu a me." Rispose lei, lasciandolo.

Orlando la guardò andare via, con la sua vecchia Ford rossa, accorgendosi che già gli mancava; l'aveva vista cambiata, quel giorno, chissà che non avesse deciso di riprendere in mano la propria vita. Il ragazzo lo sperò con tutto il cuore, e forse, al suo ritorno, ci sarebbe stato spazio per ricominciare da capo quella relazione; sperò anche quello.

"Era la tua ragazza quella strana tipa?" Gli domandò la madre con uno sguardo obliquo, quando Orlando ritornò alla porta.

"Non è affatto strana, mamma." Rispose lui scocciato.

"Oh!" Sopraggiunse anche Sam, appena scesa dalla macchina, ma che evidentemente aveva seguito tutta la scena. "Non sarà mica quella delle Ardenne?" Chiese al fratello.

"Ma voi due non vi fate mai i cazzi vostri?!" Sbottò Orlando, e rientrò in casa, lasciandole basite sul portone; scossero il capo e lo seguirono.

 

Era già passata qualche settimana dalla partenza di Orlando; ormai era estate, ma la location tra i boschi canadesi non era calda, anzi alla sera erano consigliabili giubbotti e maglioni, e si dormiva tranquillamente con la trapunta.

Le riprese della drammatica storia d'amore e miniera procedevano tranquille, senza eccessivi scossoni, a parte i normali inconvenienti da set; Orlando, però, stavolta non aveva legato in modo particolare coi colleghi, quando non era impegnato con le riprese stava molto per conto suo. Il suo stato d'animo tendente alla misantropia, ad ogni modo, lo aiutava non poco nell'interpretazione; qualcuno del suo entourage lo aveva sconsigliato di accettare quella parte, adducendo come scusa che non aveva la faccia giusta, ma lui si era impuntato. Le critiche, almeno alcune, negative che aveva ricevuto per recenti interpretazioni lo avevano molto colpito, doveva dare una svolta alla sua carriera, così era giunta la decisione d'interpretare quel personaggio non del tutto positivo, ma capace di un gran riscatto finale. E poi, in quel film, per la prima volta, sarebbe morto; le avrebbe fatte piangere, cacchio, le sue fan avrebbero consumato quantità industriali di cleenex. Convinto delle sue potenzialità, si era buttato anima e corpo nell'interpretazione dello scontroso e un po' brusco giovane minatore dal passato difficile. Era sempre più concentrato, tranne quando pensava a Cassy.

Un giorno, Orlando era seduto a fianco del suo coprotagonista, durante la pausa pranzo; aveva appena aperto il suo cestino e stava osservando l'ennesimo uovo sodo sopra la sua insalata: ma come cazzo glielo doveva dire che non gli piaceva l'uovo sodo?!

"Orlando!" Lo chiamò una voce; lui si girò e vide una delle assistenti del regista. "E' tuo questo maglione?" Gli chiese la ragazza, sventolando un golf di un orrendo colore verde marcio.

"No." Rispose distrattamente lui.

"Allora scusa." Fece lei, tornando a cercare il proprietario.

L'attore, nel frattempo, era tornato ad osservare sconsolato l'uovo; sbuffò e chiuse gli occhi. Ecco, fu in quell'attimo che avvenne la folgorazione, che la luce bianca gli schiarì il cervello, che si rese conto della verità... Aprì gli occhi di scatto sul bianco e lucente albume bollito, con la consapevolezza di aver capito.

"Anche lei mi ama!" Esclamò, facendo sobbalzare il collega, che lo guardò stranito.

"Ma... ma, Orlando, questo mi sembra abbastanza chiaro nello script..." Balbettò l'altro attore. "Lei ti ama, e per questo mi tradisce, ma poi tu muori salvandomi e lei torna da me." Spiegò con cognizione.

"No, guarda..." Lo interruppe lui, girandosi appena. "...non hai capito una mazza, ma non mi stupisco..." Continuò scuotendo il capo. "Lei è innamorata di ME!" Ripeté indicandosi.

"Sì." Annuì l'altro. "E' chiaro nella sceneggiatura, ti dico!" Insisté poi. "Avete delle scene anche piuttosto esplicite..." Orlando sospirò rassegnato, alzando gli occhi al cielo.

"Ascoltami, guardami." Gli fece, gesticolando. "Io non parlo del film, io parlo di me, Orlando Bloom!" Sbottò.

"Ahhh..." Ma l'espressione smentiva che avesse capito. "Hai una storia con lei..." Ipotizzò poi, con fare cospiratorio, indicando la protagonista femminile che mangiava poco distante; Orlando si alzò, posò il cestino del pranzo sulla sua sedia, prendendo però in mano il famigerato uovo sodo.

"Io m'arrendo." Dichiarò disarmato, allargando le braccia, poi si ficcò in bocca l'uovo e se n’andò; il collega lo seguì con lo sguardo, allibito.

"Questi inglesi, sono proprio pazzi." Commentò infine, scuotendo il capo.

"Un telefono!" Gridava nel frattempo Orlando. "Per pietà, un telefono, il mio regno per un telefono!" Proclamava disperato, sputacchiando pezzi di tuorlo.

 

"...brrronto..." Gli rispose una voce impastata dall'altra parte; Orlando rimase interdetto per un attimo, aggrottando la fronte, se non si era rincoglionito, in California dovevano essere per lo meno le nove del mattino.

"Dominic?" Domandò preoccupato l'attore.

"Orlando, ma che cazzo vuoi?!" Replicò l'amico; lui si rassicurò. "Perché a quest'ora non sei a prenderti un bel the, magari con un tramezzino al crescione..."

"Me lo sbatto il crescione! Sono in Canada idiota, qui è l'ora di pranzo!" Ribattè Orlando.

"Ma allora perché mi scassi la minchia, io ho fatto le quattro ieri notte, mi sono appena svegliato, non ho ancora preso il caffè e mi scappa anche da pisciare!" Riprese Dom, con tono sconsolato.

"Chissenefrega!" Sbottò l'altro. "Io mi sono alzato alle cinque stamattina, ma dovevo parlare con qualcuno, sono un fiasco di adrenalina, se non mi sfogo scoppio!"

"'Spetta..." Fece l'amico; seguirono strani e indecifrabili rumori, scrosci d'acqua. "Dimmi." Dom tornò a parlare.

"Che stavi facendo?" Domandò sospettoso Orlando.

"Stavo pisciando, perché?"

"Lasciamo stare..." Commentò l'altro, scuotendo il capo. "Beh, Dom, mi sono reso conto di una cosa: lei mi ama!" Aggiunse entusiasta.

"Un momento..." Disse Dom. "...sì, credo di aver capito di chi parli." Ammise, dopo qualche attimo di silenzio. "Senti, ma di queste cose, di solito, non ne parli con Viggo?" Gli chiese poi, grattandosi la testa.

"Sì." Rispose Orlando, annuendo, come se l'amico lo potesse vedere. "Ma lui è disperso in Centroamerica." Spiegò.

"Disperso?!" Esclamò allarmato Dominic.

"Sì, nel senso che sta tipo in Guatemala, in un campo ecocompatibile, solidale, no global, zen, e non è rintracciabile." Raccontò allora Orlando.

"Ma dove cazzo le troverà 'ste robe? Io manco col lanternino..." Commentò Dom.

"Torniamo a me." Lo interruppe Orlando. "Che c'ho fretta."

"Sì, allora, la ragazza ti ama, te lo ha detto lei?" Chiese a quel punto l'amico.

"Ti ho detto che l'ho capito da solo!" Esclamò spazientito l'altro.

"Oh, oh, ghiacciati bellino!" Ribatté Dominic, che si era seduto, poggiando il gomito sul coperchio del water. "Mi sono svegliato ora, cazzo!"

"Scusa, non volevo essere brusco..." Affermò Orlando. "Comunque è stato il maglione che mi ha illuminato!" Riflessivo silenzio dall'altra parte del filo (forse, attonito silenzio). "Lei voleva restituirmi il maglione, io le ho detto che poteva tenerlo, e lei si è lamentata che non aveva più il mio profumo! Capisci?!" Spiegò entusiasta.

"Oddio, no!" Rispose Dom, con tono disperato. "Io non ti capisco, non ti seguo, le mie facoltà mentali languono, i miei neuroni non connettono! Fammi prendere il caffè, per piacere!"

"Ti ho già fatto pisciare, mi pare abbastanza." Dichiarò Orlando.

"Senti, ma..." Riprese Dom, più pacato. "...l'hai più sentita, chiamata..."

"Ho chiamato, ma non l'ho mai trovata in casa." Riferì sconsolato il ragazzo. "E, capirai, non posso chiamarla la sera quando torno in albergo, per via del fuso." Si lamentò poi.

"Cazzo, Orlando, ma lasciale un messaggio, fatti richiamare tu..." Suggerì Dominic. "Una chiamata a carico, se ti scoccia farle spendere quella cifra."

"Non è una cattiva idea..." Mormorò lui.

"Eccerto che no! E' mia!" Si vantò l'amico. "Toglimi una curiosità, però." Continuò. "Per che cazzo hai chiamato me, non potevi chiedere un consiglio a qualcuno lì?"

"No!" Rispose deciso Orlando. "Non se ne parla proprio, pensa che il mio coprotagonista crede che il ratto delle sabine sia una pantegana dell'antica Roma!"

"E direi che non c'è bisogno di aggiungere altro..." Dopo i saluti di rito, la telefonata terminò, e Orlando fu costretto a tornare a girare, con nuovi intenti per la serata ed un orrendo sapore di uovo sodo in bocca.

 

Guardò ancora l'orologio, battendosi ritmicamente il cordless sul ginocchio; Orlando era seduto nel soggiorno della sua suite, aspettando l'ora per andare sul set, ma prima voleva fare quella telefonata. Riguardò l'ora, tra pochi minuti avrebbe dovuto volare al trucco, anzi era già in ritardo; a Londra dovevano essere più o meno le undici del mattino, non l'aveva mai trovata in casa a quell'ora. Via. Con uno sbuffo, strinse il telefono e compose il numero.

"Ciao a tutti!" Rispose la voce squillante di Cass, chiramente registrata. "Questa è la segreteria di Cassy, non sono in casa..." E ti pareva. "...e non so quando, o se, rientrerò, potete lasciare un messaggio dopo lo sgorbiozzo, se vi butta bene vi richiamerò, altrimenti riprovate voi, e buona fortuna!" Ormai lo aveva sentito centinaia di volte quel messaggio, proprio nel classico stile di Cass; il ragazzo, rassegnato, si preparò a lasciare il suo messaggio.

 

"Ciao Cass... sono Orlando..." Oddio, la sua voce; la ragazza ebbe un grosso tuffo al cuore e poggiò una mano sulla spalliera della sedia. "...volevo, ecco..." Sembrava molto titubante. "Non ti trovo mai, ma vorrei davvero parlare un po' con te." Affermò infine la voce registrata. "Se non ti spiace potresti chiamarmi tu... anche una telefonata a carico, non è un problema, a questo numero ****, è il mio albergo in Quebec..." Cadde la linea, ci fu un attimo di panico, poi Cassy passò al secondo messaggio, era ancora lui. "Scusa..." Fece la sua adorabile voce imbarazzata, lei sorrise. "...spero che il numero sia arrivato, comunque te lo ripeto ****, spero di sentirti presto, ciao... un bacio..."

La ragazza si sedette lentamente sulla prima sedia a tiro, coprendosi la bocca con le mani, mentre il cuore le batteva furiosamente; risentire la sua voce le aveva provocato un'emozione fortissima e rimandato alla mente un miliardo di ricordi. Ricordava perfettamente come lui pronunciava certe parole, quel suo modo particolarissimo di muovere le labbra, quei piccoli gesti che faceva sempre parlando; si accorse che le mancava perfino quel suo irritante vizio di aggrottare le sopracciglia. Era innamorata, e si meravigliava di quanto questo le fosse chiaro in quel momento; non che non se ne rendesse conto anche prima, ma c'era come una specie di velo, di barriera invisibile, che aveva eretto lei stessa, ad impedirle di ammetterlo così. Ora era limpido, nitido come la scia di un aereo nel cielo sereno. Oh sì, che lo avrebbe richiamato, presto, molto presto...

 

Orlando si fece una lunga doccia calda, poi si asciugò con meticolosità e, infine, si accorse di non aver preso la biancheria pulita; sconsolato, uscì dal bagno, dirigendosi verso la cassettiera, ma, arrivato davanti la letto, gli passò la voglia di fare qualsiasi cosa. Era stanco, la giornata di lavoro era stata impegnativa e, anche se sapeva che in confronto a chi lavora per davvero in una miniera non c'erano paragoni, ora voleva solo riposarsi.

Si gettò bocconi sul letto così come stava, nudo e coi capelli bagnati, chiudendo gli occhi; poco dopo li riaprì, e vide sul comodino il peluche a forma di topo. Sorrise, poi allungò una mano per toccarlo; si stupì del fatto che, nonostante la stanchezza, dentro di lui ci fosse comunque una prepotente voglia di fare l'amore con Cassy.

Sospirò, mettendosi supino, stringeva ancora il topolino nella mano; non era proprio il momento per pensare a certe cose, soprattutto alla luce delle reazioni del suo corpo... Alzò un po' la testa, guardando in basso, fece una smorfia: era meglio mettersi le mutande.

Fece per alzarsi, ma in quel momento squillò il telefono; il ragazzo si spostò sul materasso, mettendosi su un fianco, dalla parte dell'apparecchio.

"Pronto?" Rispose.

"Signor Bloom, c'è una chiamata per lei dall'Inghilterra, desidera rispondere o preferisce farsi negare?" Gli chiese l'impiegato della reception.

"Chi è?" Replicò Orlando.

"Una certa Signorina Simmons, visto che ha detto il nome ho pensato che non fosse una fan, capisce, di solito non..."

"Me la passi subito!" Lo interruppe l'attore.

Pochi attimi dopo gli fu passata la linea; lui era in piedi e si era completamente dimenticato di essere nudo come un verme, e fremeva in attesa.

"Pronto?" Fece la lontana voce di Cassy.

"Cass, perché non hai chiamato a carico?!" Esclamò lui con impeto.

"Hm... ecco, io... non ci ho pen..."

"Sei a casa?" L'interruppe di nuovo Orlando.

"Sì... ma..."

"Riattacca e ferma lì!" Le ordinò; la ragazza, dall'altra parte, con gli occhi di fuori, ubbidì, pensando di capire cosa aveva in mente.

Passarono solo pochi minuti, prima che il suo telefono squillasse; lei sorrise, rispondendo.

"Orlando?" Domandò.

"Sì." Ribatté il ragazzo.

"Sei più tranquillo ora?" Gli domandò ironica.

"Lo sono." Rispose. "E' solo che, si spendono un sacco di soldi, in queste telefonate, e io..."

"Te lo puoi permettere." Intervenne Cass.

"Ho solo voglia di parlare un po' con te, senza dovermi preoccupare di farti spendere." Affermò dolcemente Orlando.

"Ho capito, non temere, ora siamo a posto." Replicò lei, con la stessa dolcezza.

"Come stai, Cass?" Le domandò allora il ragazzo.

"Bene, e tu?"

"Mi faccio un bel culo, ma sono soddisfatto." Dichiarò Orlando.

"Sono contenta per te." Ribatté Cassy; seguì un attimo di silenzio, sembrava che entrambi non sapessero che dire.

"Sai..." Fece lui, ad un certo punto. "...avevo già provato a chiamarti, ma non ci sei mai."

"Beh..." Rispose la ragazza, titubante. "...il fatto è..." Sembrava fare fatica a raccontare. "...insomma, ho poco tempo, sono sempre in giro." Disse infine.

"Sei sempre stata un tipo impegnato." Commentò Orlando; avrebbe dato chissà cosa, per averla davanti in quel momento e guardarla negl'occhi.

"A dire il vero..." Riprese lei, incerta. "...io..." Però glielo voleva dire. "Orlando... ho ricominciato ad allenarmi..."

Il cuore di Orlando si fermò per un secondo, poi ricominciò a battere con violenza; non sapeva cosa dire, anche se era consapevole che, probabilmente, quella era una delle decisioni più importanti nella vita di Cassy.

"Cass..." Deglutì. "...è una notizia bellissima." Riuscì a mormorare infine.

"Ho parlato con mia madre, dopo che sei venuto all'aeroporto, e ho scoperto che... ne avevo bisogno." Confessò la ragazza. "Ci siamo chiarite, c'erano troppe cose che non ci eravamo dette." Aggiunse.

"Non sai quanto mi fa piacere." Affermò Orlando.

"E' stato anche merito tuo." Dichiarò Cass, a voce bassa, sorridendo.

"Oh, no." Negò il ragazzo, scuotendo la testa. "Forse io ho solo detto le parole giuste al momento giusto, niente di più."

"Quando torni?" Domandò improvvisamente lei, stupendolo.

"Ecco..." Rispose Orlando. "...se tutto va come previsto, dovrei tornare la prima, massimo la seconda, settimana di ottobre."

Più di due mesi, avrebbe voluto dire Cassy, delusa. "Io avrò i trials per entrare ai Nazionali, in quel periodo." Annunciò invece.

"Bene, allora ti vedrò in gara!" Esclamò contento lui.

"Se torni in tempo..." Sembrava sconsolata, forse le mancava quanto lei mancava a lui.

"Ti prometto che ci sarò." Garantì l'attore.

"Voglio crederci." Dichiarò Cass. "Allora, dimmi un po', com'è la vita in Canada?" Dopo quella richiesta, fatta allegramente, cominciarono a parlare come vecchi amici, il ghiaccio era rotto; chiacchierarono a lungo, ridendo e scherzando, nessuno dei due aveva perso lo spirito.

Alla fine si salutarono, promettendo di risentirsi, ma proprio con l'aria di non averne la minima voglia; infatti, dopo aver riagganciato, entrambi si ritrovarono con un senso di vuoto, felici ed eccitati per essersi sentiti, ma tristi, per essere così lontani. Una cosa era chiara per tutti e due, ad ogni modo: nonostante i cambiamenti avvenuti, c'era una scintilla che ancora bruciava, tra di loro. Avrebbero verificato alla prima occasione.

 

CONTINUA...

   
 
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