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Autore: LH2    03/10/2012    8 recensioni
-voi donne siete tutte strane. Siete peggio di un rebus, non si e' mai sicuri di avere la risposta esatta- -se conoscessi le regole ci metteresti due secondi a trovare la risposta esatta Malik- dissi, frugando tra la borsa e aprendo il pacchetto di Marlboro. -Harry e' stato in grado di risolvere il rebus?- esclamo' curioso continuando a guardare la strada. -Harry sapeva fin troppo bene le regole- sussurrai inspirando la sigaretta.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"La musica può essere la migliore medicina.
O la peggiore rovina.  
E' ciò' che ci lega alle aspettative, alla gioia, al futuro che ci riserva per noi la vita.
Oppure ai nostri ricordi, ai rimpianti, alla nostalgia del passato.
Nel primo caso e' una grande fortuna averla come compagna di viaggio.
Nel secondo..un po' meno."



I Want It That Way - Backstreet Boys

Am I your fire?
Your one desire?
Yes I know it's too late
But I want it that way.

Tell me why ain't nothin' but a heartache,
Tell me why ain't nothin' but a mistake,
Tell me why I never wanna hear you say
I want it that way.

Camminavo velocemente, facendo scorrere il trolley sul pavimento in marmo dell'aeroporto. Avevo fretta, fretta di scappare da quel luogo troppo soffocante, che mi dava solo più spunto per i ricordi. Ma dove credevo di andare? Tanto ovunque sarei scappata non sarebbe stato mai abbastanza lontano da lui. Casa mia mi sembro' in quel momento il posto più inadatto per rifugiarmi, se non per chiudermi in me stessa e piangere con più odio avevo in corpo. Gli stupidi regali, l'odore sui cuscini, le sue felpe, il mio sorriso nelle foto che non faceva che ricordarmi quanto ero stata felice.
Ero. Odiavo parlare all'imperfetto.
Imperfetto significava passato e il passato si porta sempre dietro macigni troppo pesanti da distruggere. Frugai nella borsa in cerca del biglietto che Paul era riuscito a farmi senza che gli avessi dato un minimo di preavviso; mi avvicinai al check-in quasi vuoto e aspettai che l'uomo sulla trentina davanti a me spedisse i suoi bagagli. Era presto, non avevo un orologio e neanche la minima voglia di tirare fuori l'iphone per vedere che ore fossero, ma a giudicare dal silenzio intorno a me saranno state le cinque del mattino. Non avevo dormito neanche cinque minuti; io e Zayn avevamo lasciato il locale praticamente subito ed eravamo tornati in albergo, dove avevo preso con più fretta possibile la mia valigia ancora intatta e riportata nella hall. Il moro, senza che dicessi nulla, aveva chiamato Paul per farsi prenotare il primo volo diretto per Londra; non avrebbe potuto fare niente per dissuadermi e lo sapeva bene. Aveva visto con i suoi occhi uno dei suoi migliori amici distruggere, con totale semplicità e  sorprendente velocità, una relazione portata avanti da troppo tempo. Il suo autocontrollo lo spinse a farmi calmare e a proteggermi dalla situazione insostenibile che si stava creando nel locale, ma forse il suo cuore la pensava diversamente vista la brutalità con cui spinse Harry via da me, mentre cercava di scusarsi. -basta Harry cazzo! Lasciala- aveva urlato spintonandolo prima di portarmi fuori da quel luogo claustrofobico. Mi ero rifugiata tra le sue braccia e l'avevo seguito, con gli occhi appannati dalle lacrime e il respiro così corto da non respirare. Mi aveva accarezzato i capelli e sfiorato le guance bagnate dicendomi che sarebbe andato tutto bene, che tutto si sarebbe sistemato. Ma lo potevo percepire dalla sua espressione che a quelle parole non ci credeva neanche lui; aveva tirato fuori dalla tasca nervosamente il cellulare e aveva chiamato l'auto che era parcheggiata sul retro. Per tutto il viaggio non avevamo parlato, gli unici rumori percepibili erano stati i miei singhiozzi e insulti verso quel viso troppo perfetto, che avevo perso per sempre. Non ricordo esattamente cosa successe dopo, la mia testa era un subbuglio di sentimenti e l'unica immagine che mi si presentava puntualmente davanti erano le loro labbra che si esploravano reciprocamente. E per tutto il tempo l'iphone non aveva smesso un secondo di squillare; cesso' solo quando Zayn accanto a me, sul sedile della macchina, spazientito, non lo sfilo' dalla mia borsa e premette il tasto verde. -che cazzo vuoi Harry? smettila di chiamarla, e' a pezzi e il suono delle tue chiamate non fa che peggiorare le cose- era arrabbiato, digrignava i denti scandendo parola per parola. -non te la passo cazzo- aveva sussurrato prima di attaccargli in faccia. Mi ero voltata verso di lui, accennando ad un sorriso di ringraziamento. Spense il cellulare e me lo rimise in borsa. Forse mi stesi ancora singhiozzante sul sedile, appoggiando la testa sulla sua gamba, ma neanche di questo avevo un ricordo nitido. So solo che le immagini si fecero più definite quando presi per le mani il biglietto aereo che mi porse un'ora dopo.
E poi il viaggio verso l'Orlando International Airport, con la musica tra le orecchie che tutto faceva tranne alleviare il dolore. Sarebbe stata una perfetta scena di un film: tu, con la testa poggiata al finestrino a ricordare la vita che ti era passata davanti in un batter d'occhio. Solo ricordi felici ovviamente, gli unici capaci di distruggerti l'anima e farti rimpiangere il passato. Si, perché lo rimpiangevo, rimpiangevo quei giorni al mare, le passeggiate in centro, perfino i piatti in frantumi che distruggevamo in una delle nostre solite litigate. Il letto sfatto che mai nessuno aveva intenzione di rifare o i libri ancora chiusi nella plastica che mille volte avevo provato a fargli leggere. Casa mia, troppo impregnata di lui e la sua, con i cassetti pieni dei miei vestiti. Cosa avrei fatto adesso? Dove sarei andata? Zayn era già di ritorno verso l'albergo dove aveva un tour da portare avanti; e nonostante avessi bisogno di lui accanto a me non avrei mai potuto chiedergli di tornare a Londra.
Percio' ero li, più sola e esausta che mai, davanti a un hostess che per la terza volta mi stava chiedendo dove fossi diretta. -scusi- le dissi alzando gli occhi -Londra- le porsi il biglietto e posizionai la valigia sul rullo. -il numero del gate dovrebbe uscire tra poco- sussurro' gentilmente. La ringraziai e mi diressi al controllo sicurezza.
Non mi stupii di trovare solo quattro persone davanti a me, visto il poco affollamento nell'aeroporto. Infilai la borsa in uno dei contenitori insieme al cellulare e passai senza troppi problemi. Con gli occhiali sugli occhi cercai un bagno dove potermi dare una sistemata. In verità non me ne fregava nulla del mio aspetto, stavo solo cercando di perdere tempo e far passare quell'ora il più in fretta possibile. Mi sciacquai il viso e mi specchiai: gli occhi gonfi erano contornati da profonde occhiaie scure. Avevano perso la loro lucentezza e mi chiesi quando mai l'avrebbero ripresa; la bocca serrata era scalfita da piccole ferite che mi ero procurata tormentandomi il labbro inferiore. Lo facevo sempre quando ero nervosa, perciò non mi stupii. Passai gli indici sulle mie tempie cercando di massaggiarle -respira Ellis. Respira- mi ripetevo mentre il mio petto non ne voleva sapere di muoversi regolarmente. Mi infilai il cappuccio della felpa e i rayban neri; volevo passare inosservata, se fosse stato possibili sarei sparita lo giuro. Con la borsa sulla spalla, uscii agitata dalla toilette e mi diressi verso il primo bar che vidi. Ordinai un caffè grande per poi individuare uno dei tanti schermi nel lungo corridoio e controllare il numero del gate. Fortunatamente era già uscito e con fretta, camminai a passo svelto verso il numero nove. Mi bloccai poco prima ad osservare la vetrina di Gucci; nonostante odiassi tutte quelle grandi marche di cui ero stata sommersa fin da bambina, adoravo quella firma. Era forse il mio piccolo segreto, il mio e di Harry, mi corressi mentalmente. Dopo che litigavamo mi portava sempre qualcosa dalla mia boutique preferita a Sloane Square -come se questo potesse farti perdonare- ripetevo stizzita. Ma lui sorrideva, dandomi sfoggio delle sue fossette, perché sapeva che sarebbe stato così, che purtroppo poteva sempre farsi perdonare con un made by Gucci. Sorrisi amaramente passandomi il pollice sotto l'occhio per eliminare la traccia di debolezza appena uscita, quando vidi il riflesso di qualcuno. Per un momento credetti di averlo dietro, ansimante, con i ricci che gli coprivano il volto. Scossi la testa rimuovendo la sua immagine dalla mia testa, quando, voltandomi confusa, quasi non rischiai di crollare debole a terra. Premetti il mio corpo sulla vetrina gelida ansimante -Ellis- mormoro' il riccio sfinito avvicinandosi a me. -non. ti. muovere.- furono le uniche parole che riuscii a pronunciare. -ti prego ascoltami un attimo. Lo so che non mi merito neanche questo ma ti scongiuro stai a sentire quello che ho da dire- appena incrociai i suoi occhi lucidi, non riuscii a trattenermi. E piansi. Mi lasciai scivolare a terra e piansi sonoramente, ascoltando quelle parole che non volevo udire, che mai e poi mai avrei voluto che le proferisse.
-ti amo. Ti amo più di me stesso, sei tutta la mia vita da un anno a questa parte. E mi mancavi. Non vederti per tutto questo tempo e' diventato ogni giorno più pesante da sostenere- si accovaccio' portandosi le mani sul viso -la tua voce non mi bastava più, ogni volta che realizzavo che l'unico modo per sentire la tua risata era da una cornetta del telefono, morivo dentro. Avrei voluto averti accanto a me ogni sera dopo un concerto estenuante o un'intervista noiosa. Ma c'era un oceano a dividerci e non lo sopportavo più- alzai gli occhi per guardarlo -andare a letto con altre ti ha forse alleviato il dolore? e' stata questa la tua soluzione ai problemi?- improvvisamente le lacrime cessarono e la rabbia prese posto. -per questo hai preferito riempirmi di stronzate? così che una volta tornato a casa avresti potuto fare finta di niente? tanto le tue voglie le avevi già sfogate altrove..- mi tappo' la bocca -che cazzo dici! Non sono andato a letto con nessuno Ellis. Ho baciato quella ma avevo bevuto. E mi ricordava così tanto te. Non so cosa mi e' preso. Mi avevi detto che non potevi più venire, il che significava un altro mese di lontananza- e inizio' a piangere come un bambino, senza vergogna. -ero incazzato, incazzato con il mio lavoro che mi faceva vivere ovunque tranne che a casa. Incazzato con me stesso che non potevo fare niente per riuscire a vederti almeno per un giorno. L'ho baciata si. L'ho baciata pensando a te. Si era confusa con te. E sono una merda lo so, ma non puoi lasciarmi perché per me sei tutto cazzo- mi prese per il polsi costringendomi a guardarlo in faccia -ti prego perdonami- avvicino' il viso al mio provando a baciarmi. Lo spintonai alzandomi in piedi -basta Harry cazzo! Basta! Non voglio più sentirti. Per me sei morto nell'istante in cui hai baciato quella troia. Hai distrutto tutto, tutto! E non venirmi a dire che mi ami perché sei solo un bugiardo. Io non ho mai, mai e poi mai, minimamente pensato di farti una cosa del genere. Perché ti amo si. Sono una cogliona pero' ti amo. E non posso perdonarti perché un minimo di buon senso mi e' rimasto e per quanto sia assurdo, mi rispetto troppo per perdonarti una cosa del genere. Quindi ti prego, vattene- gridai sfinita. -vattene. Mi fai male solo a guardarti- e le lacrime riscesero giù copiose. Lo spintonai ancora, gli sferrai pungi e calci sperando che quelle azioni alleviassero il dolore lacerante che avevo dentro. Piangevo perché avrei tanto voluto perdonarlo, avrei voluto prenderlo per le mani e baciarlo con quanta avidità possibile. Ma mi aveva deluso, distrutto e non riuscivo più a guardarlo nello stesso modo. -ti prego vattene- sussurrai ancora portandomi le mani nei capelli biondi. -non me ne frega un cazzo Ellis. Se sali su quell'aereo giuro che lo faccio pure io!- grido' deciso a pugni stretti. -se mi ami come tanto dici vattene Harry. Te lo chiedo per piacere. Vattene e non cercarmi più. Rifatti una vita e dammi anche a me la possibilità di farlo- sussurrai senza più voce. Incrociai i suoi occhi verdi gonfi di pianto, prima di aumentare la distanza da lui. Non potevo più sopportare il suo sguardo caritatevole su di me, così mi voltai diretta verso l'imbarco, con il biglietto in tasca. Lo sentii gridare qualcosa a Paul che lo tratteneva e lo trascinava via da li, ricordandogli che aveva un tour da continuare.
Lo sentii urlare il mio nome o forse che mi amava, ma ormai era di poca importanza. Aveva demolito tutto, non c'era più niente da ricostruire.





                                                                                        ONE MONTH LATER




Live While We're Young - One Direction

Hey girl it's now or never, it's now or never
Don't overthink just let it go
And if we get together, yeah get together
Don't let the pictures leave your phone.


Stavo lavando i piatti, forse per la prima volta in vita mia. Mercedes si era presa la febbre e per una settimana mi aveva lasciato da sola, alle prese con tutte le faccende di casa. Non credo mi sia mai impegnata così tanto a cercare di capire come tenere il ferro da stiro o cambiare un sacchetto dell'aspirapolvere. Erano due ore che pulivo ma sembravano il doppio; non avevo dormito tutta la notte, come quella prima del resto, e quella prima ancora. Percio' mi ero alzata alle sei e con una fetta biscottata in bocca, avevo iniziato a lavare e sistemare ovunque. L'ultima cosa, fortunatamente, che mi rimaneva da fare era lavare la miriade di piatti e stoviglie che si erano moltiplicati a vista d'occhio con tutte le volte che mi ero ripetuta nella testa "le faro' domani". Promisi a me stessa che non avrei piu' commesso quell'errore e che un piatto al giorno avrebbe sicuramente tolto lo stress di torno. Che tristezza adesso iniziavo a fare pure pessime battute!
Sbuffai e prima di infilarmi i guanti in lattice gialli evidenziatore accesi la televisione; premetti uno dei tanti canali di musica presenti su Sky e aumentai il volume così che il getto rumoroso dell'acqua che scorreva non mi disturbasse più di tanto. Lavai le prime due padelle e l'insalatiera quando sentii la voce di Liam perforarmi l'orecchio. Spensi l'acqua senza neanche voltarmi, cercando di fare mente locale. Non mi ci volle molto tempo per capire che avevo fatto un'enorme stronzata ad accendere deejay tv. Erano due settimane che evitavo youtube pur di non sentire il nuovo singolo che stavano promuovendo. Mi ero rifiutata anche quando Zayn mi aveva chiamato dallo studio di registrazione ansioso di farmela sentire in anteprima. Capi' subito, dal mio tono di voce, che forse non era ancora il momento per discutere sul tema "one direction". Mi morsi il labbro inferiore, considerando l'idea di placcare il telecomando e spegnere il televisore, ma poi la curiosità inizio' a salire, e la voglia, masochista aggiungerei, di rivederlo mi pervase in tutto il corpo. Tamburellai le dita coperte dal guanto insaponato sul lavello e facendo un grande respiro mi avvicinai lentamente allo schermo, sedendomi rigida sul divano. Vidi spuntare le loro cinque teste da una tenda da campeggio e quasi non trattenni le risate a guardare la faccia di Zayn che si volgeva a destra e a sinistra con un espressione da pazzo scocciato. Liam prosegui' a cantare quando tocco' a Zayn: si era dimagrito negli ultimi tempi ma era sempre bellissimo. Il ciuffo biondo risaltava sui capelli scuri e ripensai a quanto l'avevo sfottuto quando si era presentato davanti a casa mia con quella nuova acconciatura, del tutto fuori dagli schemi, o almeno dai suoi.
E poi la telecamera si sposto' su un altro soggetto e desiderai con tutto il cuore non essermi seduta a guardare quel video. Perché se un momento prima stavo ridendo, alla vista del riccio quasi non mi si fermo' il cuore e una lacrima leggera non poté che non uscire dal mio occhio destro. Sfoderava il suo solito sorriso beffardo con tanto di fossette, per poi indicare più volte la telecamera a ritmo di musica. Sembrava così felice e spensierato, pensai amaramente. Almeno lui era andato avanti. Io, come una totale idiota, ero da giorni rinchiusa a casa, immersa da libri e scatole colme di cioccolata e liquirizia, a guardarmi film strappalacrime dove era d'obbligo il lieto fine. Non uscivo anche perché i paparazzi erano perennemente appostati davanti casa mia e il solo attraversare la soglia di casa avrebbe comportato tante, troppe domande a cui non ero in grado di rispondere. Il video continuo' con l'alternanza dei visi di Niall, che suonava la chitarra, Josh e il resto della band; Louis che si buttava nel lago mi procuro' un secondo sorriso, quella camicetta blu risaltava i suoi occhi e questo non fece che ricordarmi quanto mi mancava. Mi mancavano tutti, in modo esasperante; li vedevo si e no una volta alla settimana e mai tutti insieme. Zayn lo sentivo tutti i giorni, la sua iperprotettivita' lo spingeva a chiamarmi almeno tre volte al di', che aumentavano quando non potevamo vederci per almeno due giorni di fila. Gli avevo detto di smetterla di preoccuparsi, che stavo bene, e che non uscivo solo perché avevo tanto da studiare. Si, ma a chi la volevo dare a bere? ero così poco convincente che non mi stupii minimamente, quando dall'altra parte della cornetta il moro rise sonoramente. Mi sistemai meglio sul divano, fregandomene dello sgocciolare dei guanti che stavano bagnando tutto il tessuto; mi abbracciai le gambe e continuai a fissare incantata il televisore. Adesso erano su una gip, guidata da Lou ad una velocità sovrumana, con i capelli scompigliati dal vento. Se in What Makes You Beautiful l'avevano fermato per velocita' troppo limitata, qua rischiava di portare tutti all'ospedale perché', diciamocelo chiaramente, non era un grande pilota. Ringraziai mentalmente il regista per non aver esagerato con i primi piani, quando invece eccolo la'. Il viso di Harry, che copriva tutto lo schermo. Pronuncio' la battuta finale del ritornello, fissando con gli occhi verdi intensi la telecamera davanti a lui; l'aveva bucata, perforando anche il mio cuore. Inizio' a battere troppo velocemente e il respiro mi si mozzo'. Sembrarono i quattro secondi più lunghi della mia vita, era come se non volesse andarsene, come se la scena si fosse bloccata, e continuavo a rivivere ogni cosa di lui, ogni lineamento, ogni pregio, ogni difetto. Cercai freneticamente il telecomando, quando riapparve l'immagine di Zayn, seguito da Niall che continuavano la strofa. Mi volli fare del male, perché rimasi seduta, immobile com'ero ad aspettare che il suo viso mi si ripresentasse nuovamente davanti.
E così fu. La mia mente era annebbiata da quelle immagini, avevo offuscato tutti gli altri e ciò che riuscivo a vedere era solo il ricordo del passato. Iniziai a piangere, come una bambina, una stupida bambina che tanto si era creduta forte quando non era neanche più in grado di guardare un immagine sfogata che cedeva sfinita. Dopo un mese ancora mi faceva quell'effetto, lo stesso dannato effetto del primo giorno che l'avevo visto, del primo bacio, della prima notte insieme, del primo ti amo.
Ti amo, lo ripeteva spesso. E lo facevo anche io, forse meno di lui ma solo perché era l'orgoglio a frenarmi. E adesso che ci rimaneva?
Delle foto forse? Che ancora non avevo avuto il coraggio di buttare.
Le sue felpe? Che erano ancora piegate nel cassetto.
Avevo lasciato tutto com'era; il gesto più coraggioso che feci fu forse cancellare il suo numero di cellulare, ma tanto lo sapevo a memoria. Chi volevo prendere in giro?
Poi lo vidi in maglietta bagnata, a saltare insieme agli altri in una piscina per bambini, che sicuramente avevano usato per Zayn (che dopo tutto questo tempo ancora si rifiutava di imparare a nuotare). Ma non risi, neanche quando Lou abbraccio' il mio migliore amico ed iniziarono a cantare con un gigante microfono gonfiabile o quando Liam e Niall lo buttarono in acqua, non dandogli neanche il tempo di finire la sua strofa. Non risi perché tutta quella felicita' non faceva che ricordarmi cosa avevo perso. Il suo fisico scolpito, che tante desideravano, sentivo che ancora mi apparteneva; mi mancava il suo tocco delicato sulla pelle, come i baci morbidi sul collo che tanto mi facevano il solletico. Le immagini scorrevano veloci e i miei occhi fissi sul suo volto non ne volevano sapere di smetterla di lacrimare. Aspettai che finisse la canzone prima di spegnere. Come se questo potesse farmi sentire meno in colpa. Rimasi per qualche istante seduta, poi tirai su con il naso e ritornai davanti al lavello, intenta a finire il mio lavoro. Insaponai il primo bicchiere, quando con una strana adrenalina in corpo, non mi scivolo' dalle mani, frantumandosi in mille pezzi. Rimasi per un attimo in silenzio, respirando a fondo.
Il rumore dello schianto mi fece trasalire, ma gli arti delle braccia iniziarono a formicolare chiedendo ancora.
Presi un piatto, e poi un altro ancora e li scaraventai a terra, questa volta non per sbaglio. Li avevamo comprati insieme, ragione in più per distruggerli. Forse urlai ma sono solo certa del fatto che mi fermai quando vidi il lavello vuoto e troppi cocci intorno a me. Mi accasciai a terra con le mani tra i capelli continuando a singhiozzare. Non potevo continuare così, stavo diventando pazza. Non era da me perdere il controllo, avevo sempre contato solo su me stessa e adesso che stavo facendo? Come mi stavo riducendo? A basare la mia felicita' su qualcun'altro. Quel qualcuno che mi aveva tradito senza pensarci due volte.
Mi aggrappai al mobile in mogano della cucina e mi tirai su' instabile. Mi tolsi i guanti e calpestando i vetri rotti, mi diressi in camera mia. Presi una grande cesta vuota rosa fucsia e la posizionai sul letto. Se un momento prima stavo distruggendo il mio unico servizio buono piangendo come una disperata, quello dopo i miei occhi velati d'acqua salata erano tornati lucidi e con la bocca serrata stavo radunando tutta la roba di Harry Styles che non avevo avuto ancora il coraggio di buttare. Non dimenticai nulla, presi tutto. Sapevo dove fosse ogni minima sua cosa e così non ci misi troppo a riempire la cesta. La tirai su, credendola meno pesante, ma con determinazione la portai fino alla porta d'entrata. Sfilai le chiavi dal chiavistello e infilandomele nella tasca della tuta, uscii con in braccio il macigno di ricordi. Saranno state le otto di mattina, forse troppo presto perché mentre scendevo le scale del vialetto non vidi traccia dei paparazzi. I cassonetti della spazzatura erano di fronte casa, ognuno aveva il proprio. Sembrava avessi fredda di buttarmi alle spalle lui e le sue cose ma quando andai per aprire il coperchio, mi bloccai. Adesso o mai più, mi ripetei in testa. Fallo e ti sentirai meglio. Fallo e potrai ricominciare a ricostruire la tua vita. Senza di lui. Fallo Ellis. Fallo.
-Ellis?- mi sentii chiamare. Pensai di averlo immaginato, visto che erano cinque minuti buoni che mi davo ordini mentalmente. Ma quando mi ritrovai davanti una ragazza dai capelli lunghi neri, legati in una traccia laterale, rimasi confusa. -si?- risposi interrogativa. Si porto' le mani sulla bocca, sorpresa. -oddio sei davvero tu..- sussurro' avvicinandosi. Continuai a guardarla dubbiosa -ci conosciamo?- le chiesi, appoggiando la scatola pesante ai miei piedi. Lei scosse la testa -ehm no- la abbasso', mordicchiandosi un'unghia. Rimanemmo per pochi secondi in silenzio quando, sorridendo spontaneamente, mi riaccovacciai per riprendere ciò che avevo posato e mettere un punto alla mia vecchia vita. La vidi appoggiare lo zaino sul marciapiede -che fai?- mi chiese curiosa. Avra' avuto quindici anni forse, anche se sembrava più piccola. Le risposi solo perché sembrava così delicata e ingenua che credetti che un silenzio da parte mia avrebbe potuto disintegrarla. -pulizia- risposi ironica. Prese una foto avvolta nella felpa viola scuro del riccio e se la passo' tra le mani. -state così bene in questa foto tu e Harry- sussurro' sorridendo. Iniziai a capire. -stavamo- la corressi. Sembro' non farci caso -hai davvero intenzione di buttare via tutte le sue cose?- mi chiese fissandomi. Mi mise un po' in soggezione ma cercai di rimanere calma -se vuoi te le regalo- risposi perplessa. I suoi occhi si spensero, quasi l'avessi offesa. -buttare le sue cose non ti farà sentire meglio..- continuo' incurante di ciò che avevo detto. Sbuffai; ma chi era questa? La mia nuova psicologa? Riappoggiai per l'ennesima volta la cesta a terra. -cosa?- ripetei. -dico, che buttare la roba di Harry non ti fara' sentire meglio- affermo' sincera.
Gli avrei risposto che avevo sentito perfettamente le sue parole gia' la prima volta, ma non lo feci. -senti io non ti conosco. E non so perché mi stai dicendo queste cose ma, non sai niente- scossi la testa, massaggiandomi le tempie -lo so, e' il tuo idolo, e' perfetto e tutto. Io sono solo una delle tante con cui e' stato e cazzate varie. Ci siamo lasciati e vi fa piacere, ok. Pero' adesso l'ultima cosa che voglio e' sentirmi dire da una ragazzina ciò che devo o non devo fare della mia vita- forse ero stata un po' brutale, ma anche lei era stata un tantino invadente. Sui giornali avevano travisato tutto come al solito e non facevo che ricevere messaggi su twitter con gente che scriveva quanto ero stata stupida a lasciarmelo andare. Si certo, semmai quanto ero stata stupida ad innamorarmi di lui.
La ragazza mi fisso' con i suoi occhioni neri come la pece -non era quello che volevo dirti- rispose decisa. Si rimise lo zaino sulle spalle -sta male. Non so cosa sia successo tra voi, ma non e' più lo stesso. E a dirla tutta, neanche tu mi sembri nel massimo della forma- continuo' seria squadrandomi da testa a piedi. Con uno chignon sfatto, una tuta larga e una maglietta a maniche corte scolorita e vecchia di cent'anni, non erano forse abituate a vedermi; ma poco mi importava. Quando si sta male l'unica cosa che si vuole fare e' sbandierarlo a tutto il mondo, come per lenire la gioia degli altri e permettergli di sentirlo anche a loro. Mimai un grazie ironico con la bocca, permettendogli di finire il suo discorso. -vi ho visti insieme, sui giornali o in televisione. Non credere che mi faccia così piacere ad ammetterlo ma..vi amate. Vi amate sul serio- si stava allontanando quando si volto' nuovamente. -non ne capisco niente dell'amore ma..richiede molto più coraggio perdonare che lasciare andare- Rimasi sconvolta dalle sue parole. Ma era ormai molto lontana.
-aspetta!- le gridai correndogli incontro. -scusa non volev..- -tranquilla- mi sorrise capendo la mia acidità' precedente. Ero accanto a lei quando voltai la testa verso la scatola accanto al cassonetto; lei mi guardo' scuotendo la testa. -non e' così semplice- le sussurrai abbassando gli occhi. -non l'ho mai creduto- affermo'. -ma non credo quel gesto lo renda di più- sorrise mostrando due piccole fossette al centro delle guance.
E anche in quel momento sarei voluta cedere. -adesso devo andare a scuola pero', che sono in ritardo- continuo' distogliendomi dai pensieri. Annuii lasciandola passare -buona giornata- risposi sorridendo. -anche a te Ellis- ripete' facendosi man mano un puntino sempre piu' piccolo. Rimasi per un attimo a guardarla, con lo zaino in spalla e la divisa scolastica troppo pensante per quel tempo, fino a quando non tornai davanti casa. Presi la cesta e me ne tornai dentro. Non so perché mi decisi ad ascoltare le sue parole, infondo non era nessuno per me. Eppure la giudicai più illuminante di qualsiasi psicologo, amico o familiare che sia.
Mi morsi il labbro fino a farlo sanguinare, quando mi accorsi di stare seriamente pensando di sostituire il punto..con una virgola.










ops ho continuato quella che credevo fosse un os ahah
vabe' lo ammetto..un po' l'ho fatto pure per voi perche' tutte mi avevate chiesto di continuarla..e....siccome avevo alcune idee in mente....le ho messe insieme!
Questo e' stato il risultato.

Vi avverto che sara' una mini long quindi credo che si concludera' nel prossimo capitolo, o forse in quello dopo..devo ancora decidere. Vabe' che ne pensate? Spero di non avervi deluso..non volevo renderla scontataaa!
Promettete di farmelo sapere? dai dai dai io mi fido solo di voi!
LOVE YOU
ps: adorabile Horan stasera con la sua twitcam. Credo di amarlo. Ok la smetto
byeeee
Ludo

   
 
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