CAPITOLO 3.
I |
lles Nora: l’imponente
palazzo reale torreggiava
all’orizzonte, offrendo a tutti uno spettacolo magnifico; il
sole, dietro di
esso, illuminava la città, che si rifletteva
nell’acqua limpida del mare. La
brezza costiera rinfrescava quella calda mattinata mentre, nella
fortezza,
qualcuno aspettava impazientemente una risposta importante.
Nelle stanze del principe, Jonah,
il primogenito del
re, preparava un piccolo zaino con l’indispensabile per
partire. Un vetro di
fronte a lui lo rifletteva quasi interamente. Lo guardò:
aveva vent’anni. Vent’anni
di inchini, doveri e freddi sorrisi forzati. Alto, magro, gli occhi del
colore
del ghiaccio, i capelli castani e un piccolo treccino, sul retro della
testa,
lungo al massimo una decina di centimetri. Scosse debolmente il capo,
senza
smettere di fissare la sua immagine e, tristemente, chiese: "Chi sei
tu?"
"Sicuramente un ragazzo
fantastico…"
Jonah si voltò di scatto. Un’esile ragazza si
avvicinò al principe. I lunghi
capelli lisci ondeggiavano ad ogni suo passo.
"Marianne…"
"Hai davvero accettato?" chiese
lei,
ormai a pochi passi dal giovane.
Lui non ebbe la forza di sostenere
il suo sguardo e
chinò il volto.
"Temevo l’avresti
fatto…" continuò la
ragazza, sistemando una ciocca dei suoi capelli scuri dietro un
orecchio.
"Ma non rischio nulla, devo
soltanto…"
Jonah s’interruppe, sospirando. Sorrise lievemente,
abbracciando la fanciulla
con tristezza. "Sta’ tranquilla" sussurrò
"tornerò!"
Marianne sorrise di riflesso "So
che lo
farai!"
Arget ed io
camminavamo su uno stretto sentiero di ciottoli, sperduto in una valle
solitaria, chiacchierando allegramente. Lui mi parlava di come aveva
conosciuto Ryan, di come erano diventati amici, di quanto lui gli
parlasse di
me e di come era fuggito di casa a soli dieci anni.
"Sei
scappato di casa?!" ripetei, incredula.
"Sì,
quattro anni fa…" parlava serenamente, come fosse normale.
"Ma…perché?"
"Temo
che questo non ti riguardi" disse, schietto ma senza cattiveria.
"Perché
mi nascondi la tua vita? Non so niente di te: per quanto ne
so…potresti essere
un pazzo omicida e io ne sono completamente all’oscuro!"
Si fermò,
guardandomi sbalordito. Si morse un paio di volte il labbro inferiore,
poi
chiese: "È davvero questo che credi?"
"Può
darsi…"
Aveva le mani in tasca e una strana luce negli occhi "Beh non è così! E comunque non ti ho costretta a venire con me…non mi piace parlare di me e, sia ben chiaro, non ne ho alcuna intenzione, perciò non ti crucciare." e riprese il passo.
Rise "Oh, ma perché no,
principessina?"
"Non
sei affatto spiritoso, Arget!"
"Abituati!"
"Com’è
irritante…ma come si fa a sopportarlo? "
Comunque,
nonostante tutto, gli parlai ancora di me, soprattutto degli anni
trascorsi in
palestra e, notai, la sua attenzione si fece più viva quando
gli raccontai
dell’ultima sfida durante il mio allenamento…
"C’era
un ragazzo" dissi "…un principe…il principe di
Illes
Nora…"
"Sei
sicura?" Arget sgranò gli occhi.
Annuii "Certo! Si
chiamava… vediamo, si chiamava…"
"Jonah"
"Già…e
c’era anche una ragazza, una certa Marianne…lei,
però, non ci sfidò. Lui voleva
combattere con Ryan…Mi sembra così strano: era
venuto da così
lontano solo…solo
per lui…"
"E
cosa successe?" chiese, alquanto interessato.
"Mi
sembra ovvio che vinse Ryan!"
Scosse il
capo "No…io volevo sapere perché era
lì…"
Sorrisi, come
giustificandomi per mia mancanza, mentre alzavo le spalle "Proprio non
te lo so dire…Ma perché ti interessa tanto?"
Mi guardò,
stupito "No, non è niente."
Camminammo
ancora, anche se in silenzio, giungendo così ai piedi di una
strana ed arabesca
città.
"Credo
dovremo passare da qui per arrivare alla costa." disse Arget..
"Cosa
vuol dire credo?"
"Che
passeremo di qui per arrivare alla costa!"
"Ah,
ecco…"
Guardai il
paese di fronte a me: aveva tutta l’aria di essere una landa
desolata…