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Autore: DeiDeiDei    03/10/2012    6 recensioni
[...] Il suo cuore saltò un battito.
-Boyd?- Domandò esitante, fermo e teso come una corda di violino –Isaac?- Non erano mai entrati in camera sua prima, ma chi lo sa, magari il loro Alpha li aveva spediti a tenerlo sotto controllo –Erica?- Anche l’ultimo richiamo cadde nel vuoto. Nel silenzio più assoluto. Nella stanza dove regnavano soltanto il suono del suo respiro e di quello del visitatore. Sembrava persino più vicino. Il cuore di Stiles iniziò a battere più forte, quando un fruscio tutt’altro che rassicurante si mosse verso di lui. Perché quello dietro di se non gli rispondeva? Non era un bello scherzo. Assolutamente no. Avrebbe dovuto parlare col branco riguardo ai loro scherzi. Se l’obbiettivo era spaventarlo, ci stavano riuscendo benissimo. Non sapeva se essere più irritato o terrorizzato, perché una piccola parte di lui, pressante ed accanita contro la sua calotta cranica, gli stava ripetutamente suggerendo che la persona entrata dalla finestra non era Scott, non era Derek, ne Isaac, Boyd o tantomeno Erica. Stiles sentì distintamente lo sbuffo di un ghigno aprirsi da qualche parte nella stanza scura[...]
POV alternato. Focus Stiles.
Genere: Azione, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Derek era rimasto di sotto, in cucina, con Scott. Aveva guardato Erica salire e aveva ascoltato i suoi passi, ben udibili grazie al suo indossare perennemente tacchi, percorrere il corridoio ed entrare nella stanza dell’altro Beta. Sospirò sollevato e lasciò che almeno una parte dei muscoli contratti della sua schiena si rilassasse. Lui, ovviamente, non sapeva nemmeno lontanamente come avrebbe dovuto comportarsi con una persona nella stessa situazione nella quale si trovava Stiles. Non aveva idea di cosa dire, di cosa fare. Sapeva perfettamente che avrebbe dovuto dire qualcosa a quel povero ragazzo, almeno per tranquillizzarlo. Peccato non avesse nessuna esperienza nel campo: quando tutta la sua famiglia era stata bruciata viva per colpa del suo essersi divertito con una cacciatrice, era stato lui quello disperato. Era stata sua sorella, pur infuriata per il suo madornale ed ingenuo errore di valutazione, consolarlo. Lo aveva abbracciato ed erano rimasti così per minuti interi a cullarsi a vicenda. L’uno nelle braccia dell’altra. Laura gli aveva sussurrato parole dolci e forti, rotte solo dal suo pianto costante. Niente che potesse tornargli utile in quel momento. Perché, di sicuro, non si sarebbe messo ad abbracciare nessuno, tantomeno un ragazzo. Sospirò ancora, alzandosi dalla sedia di legno,  e si diresse in soggiorno accostandosi alla porta d’ingresso. Cose come l’arrivo di ospiti, grazie al cielo, non gli sfuggivano. La aprì appena in tempo per lasciare passare i suoi due Beta e quell'odiosa figlia degli Argent che si era ritrovato, contro ogni sua volontà, ad essere parte integrante del Branco (maledetto Scott ed i suoi gusti terribili in fatto di donne). Indicò loro il piano superiore, intuendo il motivo dell’arrivo anticipato dagli occhi lucidi della giovane cacciatrice.

-Hei, no! Allison, tesoro, che hai?- Ed ecco Scott che, alla vista profetica della sua personale Dea, iniziò a dare di matto. Le sue solite domande idiote, si intende. Lo faceva ogni volta. Era irritante: perdeva la concezione di quelli che erano lo spazio ed il tempo, ignorava chiunque non fosse Allison Argent e dimenticava un po’ troppo facilmente in che razza di situazione si trovasse. In quel momento, per esempio, sembrava essersi dimenticato che il proprio migliore amico aveva appena sfiorato la morte e si era salvato per puro miracolo. Era troppo impegnato ad impedire alla “consorte” di lasciare la stanza e salire le scale. Derek fece una smorfia, irritato dal comportamento maniacale dell’altro Licantropo. Spostò Scott da parte (forse persino un po’ troppo bruscamente) invitando nuovamente gli altri ad entrare nella casa ed allungando il braccio una seconda volta per indicare loro le scale. Allison fulminò il proprio ragazzo con uno sguardo indignato e si avviò immediatamente di sopra, subito seguita da Boyd ed Isaac. Quell'idiota del suo innamorato si affrettò all'istante a raggiungerla, caracollando su per la rampa di scale e mormorando scuse supplicanti alla sua chioma di lunghi capelli neri.

L’Alpha alzò gli occhi al cielo esasperato. Adolescenti. Perché diavolo si era dovuto creare un Branco di Lupi Mannari trasformando un manipolo di adolescenti? Come se non bastasse se li era trovati tutti complessati. Avrebbe continuato a porsi questa domanda a vita. Oppure avrebbe dato le dimissioni dal ruolo di Capobranco. Peter avrebbe fatto i salti di gioia. Poco ma sicuro. E probabilmente avrebbe subito ingaggiato battaglia contro l’Alpha che aveva morso Stiles, lo avrebbe ucciso con un qualche subdolo ingegno sovrannaturale, e si sarebbe ripreso il ragazzo nel Branco. Certo, Derek non soffriva della stessa maniacale preferenza per Stiles nei confronti del resto del gruppetto di Beta. Ma comunque, anche se non lo avrebbe mai ammesso davanti a nessuno nemmeno sotto tortura, lo considerava un buon alleato. Per essere un giovane umano logorroico, si intende. O perlomeno questo era ciò che si ripeteva mentre la sua testa combatteva una vera e propria battaglia epica. Una parte, per capirci, continuava a ripetergli come in un mantra che non poteva oramai farci nulla, che il ragazzino faceva parte di un altro Branco ed era sotto il controllo di un altro Lupo; non rimaneva loro altro da fare se non aspettare l’inevitabile separazione. Ma era soltanto una farsa, uno scudo per nascondere al resto del mondo l’altra parte, quella che pulsava ritmicamente contro le sue tempie facendole pulsare di rabbia e che gli strillava che, no, non era ancora detta l’ultima parola: avrebbe potuto ancora trovare quel bastardo che aveva morso il suo umano come se tutto fosse un fottutissimo gioco. Lo avrebbe colpito. Ripetutamente. Lo avrebbe ucciso nel modo più atroce e doloroso possibile. E, infine, si sarebbe riportato alla base ciò che era suo.

La porta che si aprì violentemente a pochi passi da lui lo distolse dai suoi poco sani intenti vendicativi. Spostò l’attenzione sulle due nuove persone che avevano fatto il loro ingresso nel salotto. Lydia e Jackson si guardarono attorno fino a quando il Licantropo non indicò anche a loro le scale che portavano al piano di sopra, quello della zona notte. Li osservò accigliato salire di gran carriera la rampa di legno da qualche settimana rimessa del tutto a nuovo. Jackson. Jackson era appena entrato in casa sua di propria spontanea volontà. Scosse la testa, suo malgrado un poco divertito dalla cosa. Stiles stava davvero facendo miracoli nell'unire il suo malandato branco.

Derek rimase per circa una decina di minuti a girovagare nel salone. Quando, poi, iniziò a sentirsi a disagio per via del non sapere cosa stesse succedendo al primo piano, decise di iniziare a sfruttare le proprie capacità innate da Licantropo in modo da non risultare del tutto escluso dal discorso degli altri. Per dirla in modo di gran lunga più comprensibile, ma non altrettanto elegante, decise di origliare. Era una cosa che, essendosi trovato costretto ad indagare totalmente solo per lungo tempo, gli veniva piuttosto semplice. Inoltre, con la pratica, aveva anche imparato ad ignorare il senso di colpa od a sentirsi indiscreto. Sapeva che non era propriamente una bella cosa da fare. Ma a mali estremi, estremi rimedi. Se lo ripeté più volte e nel mentre cominciò a concentrarsi sulle voci dei ragazzi nella stanza al piano superiore. Nulla di strano: le femmine che si accertavano Stiles stesse bene, i maschietti che cercavano in qualche modo di risollevare il morale generale con battute da quattro soldi (anche se si dovette mentalmente dichiarare d’accordo con Boyd, per quanto riguardava la somiglianza tra il Lupo di Erica e il futuro Lupo di Stiles). Quello che ci si sarebbe aspettati di vedere in una situazione simile. Non che di accadimenti di quel genere se ne vivessero molti, grazie al cielo. Quando si sentì per l’ennesima volta chiamato in causa dalla voce del Beta di colore, ripetendosi per l’ennesima volta che ululargli di stare zitto non era un’idea grandiosa, sbuffò ed imboccò le scale con calma. Non smise di ascoltare il chiacchiericcio del branco nemmeno per un attimo. Scalino dopo scalino iniziò a risultargli sempre più chiaro anche senza bisogno di utilizzare i propri poteri. Quando si ritrovò, infine, davanti alla porta della camera che Scott aveva fin dall’inizio del restauro reclamato come propria, tutti all’interno si zittirono all’istante. Tranne gli umani che, ovviamente, ci misero un attimo a rendersi conto del silenzio calato tra i lupi e, di conseguenza, a capire che era cambiato qualcosa. Cosa fu loro chiaro soltanto quando Derek aprì la porta ed entrò nella stanza. L’Alpha  si guardò attorno, chiuse l’uscio e si portò nei pressi della scrivania, lasciandosi di nuovo cadere seduto sulla sedia più vicina. Fu Lydia, con un colpo di tosse palesemente finto, a mettere fine al momento di stasi e portare avanti il discorso. Derek li lasciò divagare ed ignorò le loro argomentazioni fino a quando Isaac non si rivolse direttamente a lui, ponendogli un domanda, oltretutto.

-E ora cosa facciamo? Non possiamo rimanere qui ed aspettare che Stiles si trasformi in qualcosa. Avete presente cose è successo col Kanima? Il metodo non mi è sembrato funzionare molto bene…- Ok, forse più di una semplice domanda.

Questa volta il silenzio venne prontamente accompagnato dagli sguardi curiosi e, mal celatamente, angosciati dei Beta e delle loro compagne. Ovviamente Isaac aveva ragione. Non potevano aspettare semplicemente che l’altro Alpha venisse a prendersi il suo bottino. E nemmeno che Stiles si trasformasse alla prima luna piena. Per inciso, mancavano soltanto due giorni, ma sarebbe stato comunque un’azzardo da parte loro. La cosa più importante in quel momento per loro era assicurarsi che il ragazzo fosse qualcosa senza squame, veleno paralizzante o roba similare e che non se ne andasse a zonzo per BH trucidando il primo povero diavolo di passaggio. Derek sospirò e si guardò attorno, concentrando lo sguardo soprattutto su qualsiasi cosa nelle vicinanze potesse essere troppo dura o resistente per essere distrutta teoricamente a mani nude.  Troppo per un umano, naturalmente, non per Lupi come loro.  La sua scelta ricadde su un portapenne piuttosto bruttino in metallo spesso almeno due centimetri per lato. Allungò il braccio afferrandolo e svuotandone brutalmente il contenuto sul piano da lavoro di legno. Scott uggiolò, ma non osò protestare. L’oggetto era abbastanza pesante. Se lo rigirò più volte tra le mani e, poi, lo lanciò verso il letto. Di colpo. Senza una parola d’avvertimento. Si premurò, comunque, di non eccedere con la forza nel lancio. E fece bene, considerando che Stiles, per poco, non rischiò di mancare la presa e fare di conseguenza cadere il piccolo mattone metallico in testa a Lydia. Non era stata per nulla un’azione sovrannaturale. Piuttosto umana, effettivamente.

-Ma che diavolo? Vuoi uccidermi? Se volevi uccidermi potevi evitare di tornare indietro a salvarmi ieri sera! Anzi, potevi non dare il tuo sangue per la trasfusione, sarebbe stato molto più sadico! Preferivo morire avvelenato dalla bava di uno di voi Licantropi che con la testa sfracellata da un portamatite di Scott. Che poi, cosa te ne fai di un porta matite, tu? Non le usi nemmeno le matite! Da quel che so stai ancora usando la stessa penna che ti ho regalato al primo anno. E questa cosa comunque NON è un portamatite! Sai quanto diavolo pesa? Te ne rendi conto? È un’arma!- Derek, che era rimasto in silenzioso rimuginare per tutto il tempo nel quale il ragazzo aveva strippato istericamente, ringhiò di colpo, pretendendo il silenzio e ristabilendo l’ordine nella sua classe di lupacchiotti. Osservò l’adolescente per un attimo.

-Rompilo.- Ordinò inespressivo, accennando col mento all’oggetto metallico. Stiles lo ricambiò con un semplice sguardo confuso, come se avesse appena parlato in cirillico (che poi è un alfabeto) o in enochiano. –Rompi quell’affare, Stiles. Devo sapere al più presto se anche la forza, come i riflessi, per ora è quella di un semplice umano.- Precisò quasi irritato dal dover dire più di tre parole in fila. Per misericordia divina il ragazzino ubbidì senza sollevare polemiche di alcun tipo. Strinse il portapenne in una mano, poi, rabbiosamente, in due, in un successione disperata di tentativi di sformarlo perfettamente fallimentari. Derek lo osservò, sempre più divertito ad ogni esito puramente negativo. Sbuffò per nascondere una risata –Bene, cuccioli, tutti nel bosco. Allenamento extra. Due serate libere a chi fra voi scopre per primo che capacità inumane ha il vostro nuovo fratellino. E, no, la parlantina non è contemplata, Scott. Abbassa la mano.-

Ci sarebbe stato da divertirsi.

 







Angolo dell'Autrice: 
Salve a tutti!
eccomi con il decimo capitolo. E' stato betato piuttosto in fretta, quindi, anche questa volta, vi chiedo di segnalarmi qualsiasi eventuale errore o imprecisione.

Mi sento inoltre in dovere di ringraziarvi: ho postato nove capitoli, fino ad ora, ed ho quarantotto recensioni, ventisei persone che mi seguono. la storia è tra i preferiti di cinque persone e tra i ricordati di altre cinque.

Sono orgogliosa dei miei lettori.
   
 
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