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Autore: _zia cla_    04/10/2012    4 recensioni
Anni '30. Broadway.
dal testo:
14 Gennaio 1947 Westerville, Tenuta Smythe
Carissimo,
è stato un piacere ricevere la tua lettera.
Devo dire che il tuo desiderio di conoscere la mia storia mi stupisce e, in un certo senso, mi onora. Hai ragione, la mia vita è stata …interessante.
Ho sempre amato immaginarla come un musical! Sicuramente c’è stata molta musica…
E come tutti i migliori musical, questa storia parla d’amore.
Hai mai conosciuto l’amore, quello vero?
Io l’ho fatto. E non parlo dell’amore da romanzo rosa, dove tutto finisce bene, dove tutto è fin troppo facile.
No, nulla è mai stato semplice…per noi.

AU nata durante l'ascolto della discografia di Cole Porter e dalla mia immagine mentale di Sebastian Smythe in doppiopetto.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
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I’ve got you under my skin- Capitolo IV
 
 
 
 




… Ed  era davvero caduto dal cielo! Una stella sconosciuta, caduta sulla terra perché potesse essere raccolta da qualcuno degno di apprezzarne lo splendore…
 
 
 
Blaine Anderson era arrivato in teatro, l’indomani dei provini, in perfetto orario.
Era sempre stato  professionale e rispettoso, oltre al fatto, che non voleva dare ragioni di lamentarsi di lui, già dal primo giorno.
Entrò sul palcoscenico semi illuminato quando ancora non c’era nessuno, probabilmente non solo era in orario, ma addirittura in anticipo.
 
Mentre camminava sul palcoscenico, si ritrovò a ripensare al giorno prima; era così irreale, aveva paura di aver sognato tutto e di essersi presentato lì per sbaglio.
Durante i provini, Sebastian Smythe l’aveva ignorato; pensava non l’avesse ascoltato affatto.
Quando gli aveva detto di presentarsi alle prove, il giorno seguente, Blaine aveva pensato ad uno scherzo.
Se non fosse stato per la conferma del regista, Artie Abrams, probabilmente se ne sarebbe andato e non si sarebbe fatto più vedere.
 
 
‘’E così ti hanno preso, piccoletto!’’
 
La voce di Puckerman lo fece sussultare, riportandolo al presente. Si voltò per incontrare il ghigno da squalo del servo di scena; stava sistemando una botola.
 
‘’Già… A quanto pare hai una grande influenza sul tuo Dio…’’ rispose Blaine con un sorriso timido in volto.
 
‘’Noi due c’entriamo ben poco…- disse, mentre con un pollice indicava la presenza al dì sopra delle loro teste- ‘’Sei tu che hai avuto una grande influenza su Smythe… E purtroppo per te, ho paura che non sia stato solo per il tuo talento…’’
 
Il sorriso di Blaine si spense a quelle parole, guardò Noah, confuso:
 
‘’Che intendi dire?!’’
 
‘’Beh, sei un gran bel ragazzo…’’ rispose Puckerman, con uno sguardo eloquente.
 
‘’E allora?!’’ continuò l’attore, con la fronte corrucciata, sempre più confuso.
 
‘’Niente. Solo questo.’’ Concluse Noah, riprendendo il lavoro che aveva interrotto.
 
Blaine avrebbe voluto controbattere, ma il suo tentativo fu interrotto da un vociare scomposto che provenne dal fondo del teatro.
In pochi secondi il palcoscenico fu invaso da una ventina di persone che parlavano in maniera concitata tra loro. In platea notò Artie Abrams che arrivava zoppicando, aiutato dal suo bastone; mancava solo l’autore.
Blaine si sentì un po’ frastornato, in mezzo a quella confusione.
 
 
‘’Tu devi essere Everett!’’
Una voce squillante e leggermente nasale, accompagnata da un paio di dita che picchiettarono sulla sua spalla, attirarono l’attenzione di Blaine, dietro di lui.
 
‘’C-come scusami?!’’ chiese quando si fu voltato a guardare una ragazza con una strana cloche arancione che copriva i capelli scuri, un naso piuttosto importante e un atteggiamento da prima donna.
 
‘’Everett: è il nome del protagonista. Tu sei il protagonista, vero?’’ replicò, in modo concitato, la ragazza.
 
‘’S-sì… Tu, sei…?’’
 
‘’Sèline! Sono la tua partner di scena.’’
 
Blaine sgranò gli occhi: ‘’Davvero?! Ti chiami come il personaggio principale femminile dello spettacolo?’’
 
‘’Ma no, il mio vero nome è Rachel. Rachel Berry. Avrai sicuramente sentito parlare di me.’’
Eccolo di nuovo: l’atteggiamento da prima donna.
 
‘’Certo, come no! Ti ho sentita cantare in molte opere…’’ sorrise estasiato il giovane attore, riconoscendo il nome dell’attrice più in voga del momento.
 
‘’Lo so, ho recitato praticamente in tutti i musical più importanti negli ultimi anni! E tu, Everett? Dove ti ho sentito cantare?’’ gli fece quella domanda con un sorriso esagerato.
 
‘’Blaine. Il mio nome è Blaine… Ehm… forse mi avrai visto in ‘’Paris!’’
 
‘’Ceerto! Amo quel musical! Che ruolo interpretavi?’’
 
‘’Ero uno dei camerieri… Ero nel coro.’’ Disse tranquillamente Blaine. Inoltre, un sorriso compiaciuto si allargò sul suo volto, all’espressione di Rachel: era come se avesse ricevuto una secchiata di acqua gelida.
 
‘’Oh…’’
 
‘’Già! Non hai mai avuto un dilettante, come partner?’’ le chiese, con un sorriso gentile.
 
‘’N-no, a dire il vero. B-beh, c’è sempre una prima volta in tutto!’’ cercava di essere tranquilla, ma il giovane attore notò il suo disagio; se la cosa non fosse stata così divertente, si sarebbe sentito così anche lui.
 
Continuarono a parlare cordialmente per qualche minuto, finchè qualcosa non attirò l’attenzione di Blaine: un giovane uomo, biondo, lo guardava dal fondo del palco; stava fingendo di ascoltare dei suoi colleghi, ma nel frattempo gli stava rivolgendo uno sguardo di puro astio.
 
‘’Chi è quello?’’ bisbigliò Blaine a Rachel, indicandoglielo, con un cenno della testa.
 
‘’Chi?! Oh, quello? E’ Sam Evans… Ti odia.’’ Aggiunse quel piccolo particolare come se fosse la cosa più naturale del mondo.
 
‘’Voleva lui il mio ruolo?!’’
Blaine era nel giro da poco, però quell’anno e mezzo gli era bastato per capire come andassero le cose tra la gente di spettacolo. Non esistevano amicizie, solo rapporti di lavoro.
Aggiudicarsi un ruolo ambito da un altro, voleva dire entrare nella lista nera di quest’ultimo.
 
‘’Sì, ma per fortuna non l’ha avuto…’’ rispose Rachel con un’espressione stranamente complice.
‘’Negli ultimi tempi, ogni volta che abbiamo lavorato con Smythe, è stato l’unico della compagnia ad avere la parte da protagonista. Non so perché, forse per un qualche accordo tra loro; pare però ci fosse lo zampino della signora…’’
 
‘’La signora?!’’ chiese incuriosito Blaine.
 
‘’Sì, la moglie dell’autore: Evelyne Smythe… Ha sempre avuto un debole per Evans… E non solo artistico, si vocifera…’’
 
Il tono con il quale insinuò della relazione clandestina (perché di quello si trattava) della signora Smythe, infastidì il ragazzo.
Blaine non era mai stato interessato alle ‘’voci da dietro le quinte’’, le aveva sempre evitate, con la speranza che loro avrebbero evitato lui.
Si allontanò dalla strana ragazza con una scusa e un sorriso cordiale, ma quando si voltò quasi andò a sbattere contro il petto di qualcuno.
 
Alzò lentamente lo sguardo e si ritrovò di fronte il ghigno di Sebastian Smythe, che lo guardava come se stesse osservando una piccola cavia da laboratorio.
Erano a pochi centimetri di distanza e Blaine, quando incontrò i suoi occhi smeraldini, sentì una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
 
Ma da quanto era lì?! Era apparso dal nulla.
 
 
‘’Blaine…’’ - Sebastian si soffermò sul suo nome, guardando quegli occhi ambrati in un modo che al ragazzo sembrò troppo intenso, per un uomo sposato- ‘’… le dispiacerebbe unirsi ai suoi colleghi? Dovrei dirvi due parole.’’
 
Blaine annuì impercettibilmente e andò a riposizionarsi al fianco di Rachel.
 
‘’Allora, signori.’’-cominciò, infilando le mani in tasca e squadrando il numeroso gruppo- ‘’Molti di voi hanno già lavorato con me, quindi ripeterò i concetti fondamentali solo per i nuovi arrivati e per i duri di comprendonio…’’ 
 
Blaine sorrise, ma notò che tutti gli altri erano rimasti seri.
 
‘’Bene. Non tollero i lavativi e gli incompetenti, con me lavorerete duro. Non esistono impegni o famiglia, se non per il sottoscritto; se pretenderò che proviate fino all’alba, allora rimarrete in teatro fino a quando non vi congederò.
Niente piagnistei o lamentele inutili; guai a voi se scopro che siete andati a piangere dal piccolo Tim alle mie spalle. In un musical tutti lavorano per l’autore… E’ tutto chiaro?!’’
 
L’intero gruppo annuì all’unisono, proprio come un coro.
 
‘’Grandioso! Un’ultima cosa: non ho mai memorizzato i vostri nomi e non ho intenzione di farlo ora. Chiamerò ognuno di voi come il vostro personaggio. Se tutto questo non vi sta bene… quella è la porta.’’
 
 
Nessuno si mosse. Anche se Sebastian percepì uno sguardo di disapprovazione da parte del nuovo arrivato, ma era rimasto in silenzio, quindi anche lui non gli disse nulla; lo ricambiò con un sorriso strafottente dei suoi.
 
‘’E ora, tutti quelli che non hanno una parte cantata in questo spettacolo, vi voglio tutti fuori dai piedi! Sì, corpo di ballo, parlo con voi; la signorina Pierce vi aspetta insieme al suo gatto in sala prove, al piano di sopra… Muoversi!’’ battè le mani vigorosamente, il rimbombo fece sobbalzare tutti.
 
I ballerini scomparvero velocemente, come uccelli spaventati da uno sparo. Sul palcoscenico rimasero una decina di persone, tutte allineate, come se dovessero ricevere un’ispezione.
Sebastian scorse la fila lentamente, guardando distrattamente ognuno; quando arrivò di fronte ai due protagonisti si fermò, girandosi completamente verso di loro e incrociando le braccia al petto.
 
‘’Cyrano in gonnella, sarà compito tuo istruire Blaine sulle piccole, semplici regole del mio teatro. Tra le quali: non mettere in giro voci infamanti sul conto della signora Smythe. Sai, potrebbe creare spiacevoli inconvenienti tra noi...’’ Le sorrise innocente, ma i suoi occhi erano fessure. La ragazza deglutì rumorosamente e annuì con un cenno della testa.
‘’Bene.’’ Sospirò.
‘’Naturalmente questa regola si estende a tutti gli altri.’’ -fece un passo indietro e guardò tutto il gruppo; amava incutere timore a quell’ammasso di omuncoli e donnette, si sentiva come un dio.
Il divertimento però era appena cominciato, andò in platea e si sedette affianco al regista:
 
‘’Bene signori, al lavoro!’’
 
 
 

*

 
 

 
‘’Stop! Vi prego fermatevi…’’ sospirò Sebastian, massaggiandosi le tempie.
 
 
Erano lì da ore, a parte la pausa pranzo, avevano provato senza sosta.
Dopo il coro, che non aveva dato nessun problema, erano passati alla prova dei singoli.
Blaine aveva cantato una canzone non troppo difficile, in maniera egregia.
Il resto della troupe era rimasto incantato ad ascoltarlo, aveva catturato l’attenzione di tutti fin dalla prima nota. Aveva ancora qualche piccolissimo problema di adattamento alla scena, ma Sebastian era fiducioso, si sarebbe ambientato presto.
 
Il vero problema era nato al duetto.
 
‘’Mi spiegate cosa state facendo?’’ chiese, rivolgendo il suo sguardo ai due attori sul palco.
 
I due si voltarono, con un'espressione interrogativa sul volto.
 
‘’S-stiamo cantando…’’ rispose Rachel, ingoiando il magone che le si era formato in gola, per essere stata interrotta, durante la sua battuta, per la quarta volta consecutiva.
 
‘’Davvero?! Non me ne ero accorto… A chi stai cantando?’’ chiese di nuovo Sebastian, sarcastico.
 
‘’A lui, a Everett.’’ Indicò Blaine, di fronte a sé.
 
‘’A me non sembrava… Senti, questa canzone parla di passione! Nel tuo caso, della passione che hai per questo tizio. Della tua smania di volerlo, della tua adorazione per ogni suo piccolo particolare. Io non la vedo! Se continui così rischi che Blaine ti sovrasti…’’ Sebastian si alzò dalla poltrona, si avvicinò al palcoscenico e ci salì sopra.
 
‘’Ti aiuto. Guardalo, è il più bel ragazzo che tu abbia mai incontrato.’’ Detto ciò, Sebastian si mise alle spalle di Blaine e posizionò le sue mani alla base del collo del giovane. Blaine non capì perché, ma gli si mozzò il fiato a quel contatto, sentiva il petto dell’autore a pochi centimetri dalla sua schiena e la cosa lo metteva in agitazione.
‘’Ora, quello che faccio io, immagina di volerlo fare tu. Accarezzalo con la mente mentre canti. Comincia… ’’
Nello stesso momento in cui Rachel cominciò a cantare, Sebastian spostò le mani dal collo di Blaine. La speranza di quest’ultimo che l’autore si allontanasse, fu vana; Sebastian fece scivolare lentamente le sue mani sulle sue spalle, poi su tutta la lunghezza delle braccia, carezzando i muscoli con le dita, e infine sui suoi polsi, che strinse in una morsa delicata. Poi, tornando sulle braccia, scivolò sui suoi fianchi e sul profilo del torace.
Mentre le sue mani carezzavano il corpo del giovane uomo, Sebastian guardava le spalle del ragazzo che si alzavano e abbassavano piano ad ogni respiro. Guardava i suoi capelli neri, il suo collo. Così invitante, così vicino.
 
Ma stavano provando.
 
 
Blaine, dal canto suo, sperò con tutto il cuore che le luci del teatro fossero abbastanza bianche da annullare il rossore che aveva assunto il suo viso. Nulla potevano, però, per il suo fiato corto.
 
Rachel nel frattempo cantava quello che vedeva, immagazzinando i gesti dell’autore sul corpo di Blaine nella sua mente.
Cantò con tutta la passione che aveva in corpo. Perché sì, doveva ammetterlo, il giovane dilettante era carino. Molto carino.
Il risultato infatti fu eccellente.
 
‘’Brava piccola, niente male!’’ esclamò Sebastian, scostandosi improvvisamente da Blaine e avvicinandosi alla cantante, quando quest’ultima terminò la sua strofa.
 
Grazie a quel distacco, il giovane attore ricominciò a respirare regolarmente. Ci mise qualche minuto prima di ricordare come si facesse, perché Rachel lo guardò preoccupata:
‘’Hai il fiato corto, Everett. Stai bene?’’
 
‘’Blaine! … E sì, sto bene. Devono essere i fari, fa caldo qui. Davvero caldo…’’ cominciò a sventolarsi nervosamente con lo spartito.
 
Rachel annuì e si offrì di prendergli un bicchiere d’acqua. Sebastian sorrise e, appena la ragazza si fu allontanata, gli rivolse uno sguardo che Blaine potè decifrare solo come felino. Uno sguardo da predatore.
 
 

 

*

 
 

 
La pioggia cadeva battente sulle strade di Manhattan.
Dopo sei ore di prove, quella giornata di lavoro era davvero finita e tutti furono liberi di tornarsene a casa.
 
Blaine era sul marciapiede fuori dal teatro, nell’attesa di un taxi.
Quella mattina aveva dimenticato l’ombrello nel suo appartamento e ora si stava bagnando come un pulcino.
Si strinse nel soprabito, sentendo le gocce di pioggia martellargli sempre più la testa e rigargli il volto.
Ad un tratto fu sovrastato da un’ombra e si sentì avvolto da una sensazione di asciutto.
 
‘’Posso darti un passaggio, se vuoi.’’
 
Blaine si voltò e vide che al suo fianco, con un ombrello in mano, era apparso Sebastian Smythe. Indossava un soprabito scuro, di altissima sartoria. Gli era stato sicuramente cucito addosso e gli donava un aria distinta, che lo rendeva ancora più affascinante.
 
‘’No, grazie. Prenderò un taxi.’’ Rispose freddo lui, distogliendo lo sguardo dal suo volto.
 
‘’Ti ho creato qualche problema, Anderson?’’ chiese Sebastian, trattenendo a stento un ghigno.
 
‘’Preferirei non parlarne.’’
 
‘’Ma no, ti prego. Dimmi pure. Non ci saranno ripercussioni, giuro.’’
 
Blaine si voltò verso l’autore e vide che stava sorridendo, incitandolo.
 
‘’Bene. Penso sia stato inopportuno quello che ha fatto con me, oggi.’’
 
‘’Intendi usarti per spiegare un concetto fondamentale ad una mia attrice?!’’ chiese innocentemente Sebastian.
 
‘’Era davvero quello?!’’ domandò Blaine, per niente persuaso.
 
‘’Cos’altro doveva essere, secondo te?’’ l’autore lo guardava negli occhi, con un mezzo sorriso.
 
Blaine distolse lo sguardo prima di rispondere in un sospiro: ‘’Niente, probabilmente niente.’’
 
Era stata sicuramente una sua impressione. Smythe era un professionista, aveva strani metodi, ma era un grande artista. Soprattutto, era sposato.
Se aveva avuto l’impressione che ci fosse malizia nei gesti che aveva compiuto sul palco, erano state certamente invenzioni della sua mente paranoica.
Eppure…
 
 
 
‘’Blaine…’’
 
‘’Signore…?!’’ l’attore venne improvvisamente riscosso dai suoi pensieri, dalla voce dell’autore.
 
‘’Cosa sei disposto a fare per la buona riuscita di questo spettacolo?’’ chiese Smythe, senza guardarlo.
 
Blaine si voltò verso di lui, confuso sulla natura di quel quesito. Nonostante ciò decise di rispondere.
 
‘’Tutto quello che sarà necessario.’’
 
‘’Allora… facciamolo.’’
 
Si guardarono di nuovo negli occhi, prima che Sebastian lasciasse l’ombrello nelle mani del giovane attore e si allontanasse, silenzioso, sotto la pioggia. 










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Angolo della _zia_

Ciaooo! Non mi dilungherò troppo perchè vado un po' di fretta! Questo capitolo era nato come cap. di transizione... è diventato uno dei più importanti che ho scritto fino ad adesso... xD Sono un po' in ansia, quindi questa volta VI PREGO sul serio di farmi sapere che ne pensate. Solo questa volta, poi potete ritornare ad ignorare il riquadro recensioni ;D .Anche perchè ad ogni capitolo aggiungo personaggi su personaggi, dunque vorrei sapere se sto riuscendo a gestirli o se dovrei darmi una calmata... :P
Ok, vi ho importunato abbastanza, passiamo ai ringraziamenti. Grazie a tutti voi, che siete arrivati a leggere fin quì, grazie a chi segue questa long e a chi non l'ha abbandonata capitolo dopo capitolo. :') Grazie infinite!
Immensamente grazie alla mia beta/lettrice in anteprima, Black_eyes, che mi supporta e sopporta ogni week e che, nonostante li abbia letti e corretti decine di volte, continua a lasciarmi commenti su EFP! xD Ti adoro.
Okay, scappo! Ci sentiamo alla prossima o sulla mia pagina autore su FB... Un abbraccio immenso a tutti! ;)
P.S. Questo è stato l'ultimo aggiornamento sicuro del giovedì. Sono incasinata con il lavoro ultimamente e non sono sicura di riuscire a scrivere assiduamente. I'm so sorry... :'/
 
  
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