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Autore: Horrorealumna    04/10/2012    2 recensioni
C’è un posto abbandonato e dimenticato nel profondo del cuore di ogni essere umano, dove la realtà e la finzione sono un’unica cosa, dove la verità e la bugia non hanno alcun valore e la paura del silenzio non esiste, così come quella della morte.
E io ne ero completamente a conoscenza.
Il resto del mio cuore era accanto ad una bambina sui sette anni, dai capelli corti e neri, in una città lontana, chiamata Silent Hill.
Genere: Horror, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Mason
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fear of ...'
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Un'Ambigua Parentela
  

Ero tornato nell’inquietante stanza; davanti a me vedevo però Jodie e me con la piccola Cheryl in braccio. Ancora. per quanto tempo quella visione avrebbe turbato i miei sogni?
 
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Come quando ci si risveglia dal peggiore degli incubi e ancora non si riesce a distinguere la realtà dalla finzione... ecco come mi sentivo in quel momento.
 
Era tutto sparito, attorno a me. Sebbene fossi certo di essere tornato ad essere solo, mi sentivo osservato come mai prima d’ora. Potevo quasi scorgere quello sguardo magnetico puntato su di me. Gli occhi di Alessa. La piccola Alessa.
- Come può essere... ? Alessa ha portato là Cheryl sette anni fa? No. No!
Ma allora cos’era? Chi era?!
Chi era Cheryl, a questo punto?
- Pensa... ci deve essere...
 
Rimuginai sulla visione. E su quello che sapevo di Alessa Gillespie.

 
Alessa.
L’avevo incontrata numerose volte in città e avevo avuto anche molte visioni su di lei. Si era salvata dall’OtherWorld, non era un mostro - anche se sua madre la definiva un “demone”. Aspetta, aspetta! Lei mi aveva guidato per Silent Hill, quindi...
Ah, l’avevo incontrata nella Midwich, che disegnava lo strano simbolo religioso sui muri e sul pavimento del cortile.

In una visione l’avevo vista alzarsi in volo da dei gradini.
 
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In un'altra l'avevo vista essere presa in giro dalle sue compagne di scuola.

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La chiamavano “strega”.
Doveva aver sofferto parecchio, per essere solo una bambina. Oh, somigliava così tanto alla mia Cheryl... se non fosse per i capelli lunghi...
 
Ma era stata lei a causarmi l’incidente d’auto, al nostro arrivo, e molto probabilmente era stata lei a portare via mia figlia. Era stata lei, fin dall’inizio!
Avevo trovato il suo diario e una sua fotografia nell’ospedale. Accidenti! Avrei dovuto raccoglierli! Comunque, ciò provava che era stata ricoverata lì, lontana da tutti in una stanza senza finestre e senza luce. E Kaufmann la conosceva. Perciò... conosceva anche Dahlia!
- Ma perché mi nascondono tutte queste cose?! Per chi mi hanno preso? Non voglio immischiarmi nei loro piani demoniaci ma non possono tenermi all’oscuro di tutto! - urlai alle pareti - Ho paura di tutte queste creature e della gente morta! Ma dovrei iniziare a preoccuparmi più per i vivi che ho incontrato qui.
Ricordai... appena arrivato in città, la vista di altro essere umano normale, come Cybil, fu capace di infondermi voglia di continuare e coraggio.
Ma Cybil era morta adesso. L’avevo uccisa io. E quella ragazzina.
 
Nell'ultima visione la strana coltre di nebbia sembrava seguirla, come un fedele segugio.
Riguardava lei?
Chi era per riuscire a fare tutto questo? Era davvero il demone di cui Dahlia parlava?

 
- Aspetta! Ricordo che Lisa mi raccontò la storia della città. Mi disse anche che... incredibile - sussurrai.
Ricordai le sue parole. Le avevo impresse nella mente.

 
 
"Non ti sorprendere se vedi quella signora un po’ scossa e fuori di sé. Ha perso sua figlia sette anni fa in un incendio. E’ stato orribile per la città intera, figurati per lei!"
 
Aveva perso sua figlia. Sua figlia era Alessa, no?
Sette anni fa. Sette. Sette anni fa trovai Cheryl in mezzo alla strada e la accolsi in famiglia insieme a mia moglie.
Era tutto collegato?
Un incendio? Ma Alessa era viva.

 
Alessa poteva essere la sorella di Cheryl.
Non sua madre, però.
 
A meno che...
 


"Davvero pensavi di poter scappare dal nostro incantesimo? Pensavi di scappare via da tua madre, dalla tua città?"
 

Dahlia...
Alessa cercava di scappare da Silent Hill.
 

"Mamma non sapeva che eri cresciuta così tanto... non sapevo che eri diventata così bella. Non avevo la minima idea di come tu fossi, fino ad ora. E non sapevo neanche di quanto fossi, al tempo stesso... piccola e ingenua".
 
Alessa cercava di salvare Cheryl? O salvare me?
Al tempo stesso... piccola e ingenua... come un bambino...
 

"Ma che coincidenza, vero Alessa? Ora sei, solo per metà, in debito con questo uomo!"
 
Dahlia...
Sapeva... che sua figlia era... ma se... ?
 
Solo per metà?
 
In debito con me?
Era... ?

 
Poteva essere? Alessa era la madre di Cheryl? La stava proteggendo?
Da cosa?
E come poteva essere sua madre!? L’avrebbe generata e partorita a sette anni?! Era una cosa disgustosa e perversa! Non riuscivo nemmeno ad immaginarmela per quanto mi facesse star male.
 
 
Uno strano calore pervase la mia mano sinistra. Il fogliettino recava:
 

Io sono la terza, il capo,
Una sentinella pronta per il Risveglio...
Come una fiaccola, terrò stretta la verità.
Le ombre mi scivoleranno addosso...
Un occhio rapido seguirà la catena dei miei pensieri,
Fin quando il silenzio finirà.

 

Quasi profetico, ma a quel punto la poesia non mi destava più il timore che avrebbe risvegliato in me una volta. Ora tutto si concentrava su Alessa.
Alessa... mi stava aiutando? O mi stava semplicemente facendo perdere tempo con tutti questi indovinelli; sapevo che era lei la causa di tutto. Solo che... non riuscivo a spiegarmelo. Ma ci sono cose in cui è meglio credere e basta. Questa era una di quelle.
 
La coroncina di fiori che stringevo nel pugno della mano destra erano ancora freschi... eppure era solo un’illusione. Una bellissima illusione.
 
Mi ricordavano casa... sempre più lontana.
E mi ricordavano Cheryl. Se Alessa era la sua vera madre, probabilmente, era in buone mani. Ma strapparmela così, senza preavviso e così violentemente, non faceva presagire nulla di buono.
 
Esaminai i fiorellini nel silenzio più totale.
Erba intrecciata, denti di leone e violette. Tre in uno.
Mi sentii sollevato. Questo non faceva altro che farmi risparmiare tempo... e visioni.
Ci misi un po’ a slegare tutti i nodi fatti presumibilmente dalla piccola Alessa quasi sette anni fa; una volta terminata l’opera li inserii rispettivamente nei buchi giusti.
La porta, inizialmente vuota e bianca, cominciava ad assumere uno strano colore con tutti quegli oggetti. O era solo una mia impressione?
 
Mancavano solo due caselle. Due.
Il nero fraterno del sonno eterno e necessario degli uomini: la morte.
Nero. E’ quello che aspetta davvero, dopo questa vita? Il nero?
Nero.
La notte in cui Cheryl fu strappata via da me... ricordo come nel cielo non fosse presente una sola stella. Tutto era nero. Mancava persino la luna.
Nero.
Dovevo trovare qualcosa di nero, per non cadere ancora schiavo di memorie mie o di altrui.
Nero, nero, nero... nero.
La mia pistola era nera, ma non avevo la minima intenzione di lasciarla.
Flauros... no. La strana bottiglia... no.
Avevo in tasca ancora la mappa della città. Mi sarebbe potuta tornare utile.
Sopra la camicia portavo una maglietta nera. Se fossi riuscito a strapparne via un pezzo sarebbe stato fantastico.
Non trovai il coltello, perciò optai per i denti e dopo qualche buon minuto riuscii a tirare via un bel po’ di stoffa e qualche goccia di sangue in bocca.
 
Nero. Fatto.
 
Adesso mancava la... tempera scarlatta dei polsi.
Sangue.
Questa era facile.
 
Un sacrificio.
 
Per fortuna ero già ferito. Avevo ancora un buco all’altezza delle spalle che talvolta mi provocava fitte allucinanti; era frutto della battaglia contro “Cybil” e la sua pallottola giaceva ancora tra la mia carne.
Chissà che infezione ne sarebbe uscita fuori...
 Avvicinai la ferita al buco e con la mano sinistra iniziai a spingere la carne fino a far scaturire una specie di “fontana” di quella tempera scarlatta.
Ad ogni goccia di sangue che perdevo e che si depositava nella rientranza, vedevo le mie speranze di scappare affievolirsi sempre più; non solo avrei avuto le idee su Alessa e Cheryl ancora più confuse di prima, ma mi sarei sentito anche più debole!
Avrei potuto utilizzare lo strano liquido profumato della bottiglia... ma il sangue sembrava più adatto.
 
Finito.
Avevo finito. Avevo terminato l’indovinello. Ce l’avevo fatta!
La rientranza era piena di sangue, che iniziò anche a gocciolare dal bordo di legno.
 
Fatto.
 
Posai la mano, ancora insanguinata, sulla maniglia. Avrei potuto uscire da quella maledetta stanza.
Sì.
 
Bam. Bam. Bam.
 
- Cosa?
La porta non si mosse.
Riprovai, più forte.
 
Niente.
Bam.
 
Sbatteva... ma non si apriva.
 
Era... stato tutto completamente inutile?
 
Presi a calciare il legno immacolato.
- APRITI! DANNAZIONE! FAMMI USCIRE! - gridai, raschiandomi la gola.
 
Ferma.
 
Sarei rimasto lì a morire dissanguato?
- Aiutami... per Cheryl... ha... bisogno...
 
Avrei desiderato ardentemente svenire e risvegliarmi da qualche altra parte... ma stranamente mi sentivo molto sveglio. Era la fine.
- Aiutami - sussurrai. Lasciai cadere il foglietto... non prestai neanche attenzione alle sue parole, che mutarono ancora:
 

 
Accendi le luci... e ti vedrò.
 
Fa’ un suono... e ti sentirò.
 
Se pensi sia spaventoso perderti... allora, aspetta solo che venga a prenderti.
 

 
- Ti prego...



   
 
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