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Autore: _helianthus    04/10/2012    3 recensioni
Kariya fu l'ultimo ad uscire, dopo Hikaru. Il professore chiuse la porta dietro di loro, e Kageyama lo raggiunse per parlare di chissà cosa. Anche Masaki cominciò a camminare vicino al professore, apparentemente tranquillo. Fu veloce, a dire la verità, e a stento Hikaru si accorse del movimento invadente dei suoi piedi. Poi, un enorme trambusto e il grido di Kageyama, seguito dal panico generale dei vari studenti. La risata sadica e soddisfatta di Kariya si poteva sentire benissimo in tutto l'istituto.
- Chiamate un'ambulanza, presto!
Il professore è caduto dalle scale! -
~
[Inazuma Eleven Go!]
[Hiroto Kiyama/Masaki Kariya]
Masaki è uno studente, la cui vita viene un giorno sconvolta dal suo nuovo professore di scienze, Hiroto Kiyama. Inizialmente il loro rapporto sembra conflittuale, ma continuando ad insistere forse Hiroto riuscirà a migliorare la situazione dell'allievo, aiutando a vicenda anche se stesso.
[Dio, che schifo di introduzione. Mi impegnerò per migliorarla, scusate.]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Xavier/Hiroto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Titolo: Lo zen e l'arte della manutenzione di una bicicletta
Capitolo: Lesson 1- Someone fascinating
Rating: Giallo, ma forse più verde che giallo. Ma con il giallo sono al sicuro. (?)
Avvertimenti: AU, OOC, shonen-ai.
Genere: Introspettivo, generale, "sentimentale". A dire il vero, non è così tanto sentimentale, ma non era nemmeno romantico. Ero tentata dal metterlo, ma effettivamente di romanticismo ce n'è poco. E' anche lievemente comica, più per le stupidate che dice e fa Hiroto che per altro.
Note: Buonasera :D Chissà perché questa mia abitudine di postare sempre di sera. Forse perché è il momento in cui molte persone si collegano, dopo la lunga e faticosa giornata appena trascorsa. (?) Tralasciando il fatto che io avrei qualcosa da lamentarmi riguardo alla giornata di oggi, sto aggiornando. INTENDO, sto aggiornando. Ed è passato meno di un mese dall'ultimo aggiornamento. Amatemi. (??)
Note 2: Be', che dire, questo è il secondo capitolo. Vi avviso, da questo fino al quinto -e al decimo e all'epilogo x'- non ho scritto gli altri capitoli in mezzo. Quindi la prossima attesa potrebbe rivelarsi così dannatamente lunga da non arrivare prima della fine del prossimo mese. Anche perché, sigh, sto studiando come una capra. Gh. çç E problemi di salute non mi aiutano di certo. Gh. =w=
Note 3: Questo capitolo... Non so. Ha un'alta percentuale di cagata (?), ma non credo sia poi così brutto. Hiroto canta quella canzone lì perché è un tributo sempre a Roby -persona alla quale dedico la fiction, naturale- e non perché mi piace quel cantante. Capitemi. E' una canzone talmente stupida. Stiamo introducendo la bicicletta, vedo. Lo zen arriverà, ogni cosa a suo tempo~
Note 4: Non ci crederete, ma l'altro giorno stavo studiando l'amata fisica (?) in sala, e ad un certo punto alzo lo sguardo sulle mensole poste in alto, strapiene di libri. Mi è passato sotto gli occhi un libro dal nome "Lo zen e l'arte di scopare". Ora, tutto il bene che vi voglio, oltre al fatto che non credo si riferisse all'atto di scopare il viale (?), quando l'ho trovato ho pensato "omg, dev'essere una cosa che va di moda" (?)
Nota , ultima ma la più importante: FA CAGARE (:D). E io vi ho avvertiti.
Grazie per l'attenzione (?) :D
- Kya

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Lesson 2
"Si schianterà a terra qualsiasi cosa faccia"

- Masakikun! -
Due settimane. Erano passate solo due stupide settimane -per giunta, due settimane era il tempo che Masaki si era dato per far sloggiare il nuovo supplente. E Hiroto era già entrato nella sua noiosissima routine.
- Masakikun, mi degni di un minimo di attenzione? -
- Assolutamente no! Professore, glielo ripeto per l'ennesima volta, non le insegnerò mai ad andare in bicicletta! -
Non si poteva di certo dire che quel professore fosse una persona noiosa. Si poteva dire che fosse stupido, infantile, affascinante, cascamorto, ma noioso proprio no. Hiroto Kiyama era diventato l'incubo fisso di Masaki Kariya. Lo seguiva ovunque, e ogni giorno cercava di convincerlo a farsi dare un passaggio. "Tanto abito vicino all'ospedale" diceva, e ogni volta batteva la mano sul tettuccio della macchina, sorridendo stupidamente. Nel peggiore dei casi, voleva imparare ad andare in bicicletta.
- Ma dimmi allora perché! -
- Imparare ad andare in bicicletta è una cosa che si fa quando si è piccoli! Non impari da piccolo, non impari da adulto! Discorso chiuso! -
Il rosso mise il broncio. Un professore che mette il broncio. Tremendo.
- Ti pago un caffé. -
- Un caffé non vale una perdita di tempo così grande. -
- Due. -
- Dovrebbe pagarmi caffé tutto il resto dell'anno. -
- Lo faccio. -
Kariya alzò all'improvviso lo sguardo dal libro di latino che stava sfogliando solo per sembrare attento a qualcosa. Che testardo.
- Mi sta sfidando. -
- Infatti. - il professore si abbassò fino ad arrivare alla sua altezza, poi mise le braccia sul banco, e sorrise sornione - Giuro che lo faccio. Ma tu insegnami ad andare in bicicletta. -
Il ragazzo sembrò pensarci un po' su, poi parlò.
- Se mi paga anche il pranzo si può fare. -
- Ti pago il pranzo se vieni ai corsi di recupero. -
Masaki scosse la testa - Oh no, così non vale più. Nei giorni in cui c'è recupero ho un altro impegno. -
- Niente pranzo. -
- Niente bicicletta. -
- Niente caffè. -
I due tacquero. Poi Hiroto assottigliò gli occhi e parlò sottovoce.
- Dai, pensaci... Il caffé schiumoso, fumante, profumato... Zuccherato al punto giusto, con la panna, o il latte... E magari la brioche vicino... -
- Io la odio, prof. -
- Ti ho convinto? - disse tutto contento il più grande.
- Caffé, cornetto e pranzo. E io le insegno a pedalare e vengo a recupero. La brioche la voglio calda. - sbuffò il ragazzo, infilando il libro nella tracolla per nascondere il viso.
- Evvai! Allora cominciamo questo pomeriggio subito dopo la fine delle lezioni! Pranziamo assieme, ti va? -
- No. -
- Benissimo! Allora ti aspetto al bar della scuola! Ti piace la pizza? -
- Non se mangiata con gente insopportabile. -
- Magnifico! Pago tutto io! A dopo! -
E sparì nel corridoio. Kariya rimase a fissare per qualche secondo il punto del corridoio nel quale era sparito. La professoressa di latino poi gli passò davanti, ammazzandolo con il suo disgustoso profumo e segnando la fine dell'intervallo.

- Dove stiamo andando? Dove stiamo andando? Dove stiamo andando? Ma perché non rispondi? Suvvia, dimmi dove siamo diretti! Ti sei anche mangiato una fetta della mia pizza, e comunque ho pagato io anche la tua! E ora non mi dici dove stiamo andando! Dimmi dove stiamo andando, dai. Te lo chiedo per favore. E mi fanno male i piedi. Non sono abiutato a camminare così tanto. Dai, dimmi, dai, dai, dai, dai. Giuro che se mi dici dove andiamo non parlo più fino alla fine. Masaaaaaaaaakikuuun, ma mi senti? -
Dio, quanto è pedante.
Masaki strinse la presa attorno al manubrio della bicicletta, continuando a spingerla con costanza, senza dare segni di cedimento. Erano diretti verso l'orfanotrofio per prendere una seconda bicicletta, e il professore non aveva smesso di parlare da quando erano usciti dalla scuola. E dire che al ragazzo veniva anche sonnolenza, dopo pranzo.
- Se non mi parli mi metto a cantare, lo giuro. Mi metto a cantare come un ubriaco e ti faccio fare una figura pessima. Masaki, dai! Dimmi dove diamine stiamo andando! Guarda che canto. Lo faccio. -
Ancora nessuna risposta. Il ragazzo pensò che Hiroto non fosse così stupido. Si sbagliava.
- LE DOMENICHEEE D'AGOSTO QUAAANTA NEVE CHE CA--
E Masaki gli schiaffò una mano sulla bocca, lasciando che la bicicletta cadesse a terra. Gli scossò un'occhiataccia, afferrando nuovamente la bicicletta e sospirando.
- Facciamo che mi aspetta qua? Ne prendo un'altra e torno, faccio velocemente. A dopo. - salì in sella appendendo malamente il professore che rimase con un sorriso ebete stampato in faccia in mezzo al marciapiede. Notò un parco dall'altro lato della strada, e andò a sedersi su una qualsiasi panchina.
Masaki tornò pochi minuti dopo, una mano sul manubrio e l'altra a condurre un'altra bicicletta. Scese ed entrò anche lui nel parco, avvicinandosi al professore e abbandonando il mezzo ai suoi piedi.
- Provi a salire in sella. Dobbiamo capire a che altezza mettere il sellino. - disse sbuffando, mentre Hiroto saliva sulla bicicletta.
- Quando sale su una bicicletta, la gamba del piede che poggia sul pedale deve essere praticamente distesa, quella sarà l'altezza del sellino. Le spiego velocemente come è fatta una bicicletta. Si compone sostanzialmente di un manubrio, - e poggiò una mano su di esso - una ruota anteriore, un telaio, due pedali, una catena, il coso dei cambi, - il professore rise - il sellino, la ruota posteriore ed eventualmente un portapacchi, o dei parafanghi, anteriori e posteriori. -
E andò avanti a spiegare, il professore seduto malamente sul sellino e lui in posa stoica in bilico sulla bicicletta, con un piede appoggiato alla panchina. Dopo pochi altri minuti, però, Hiroto non prestava più attenzione alle sue parole, quanto ai gesti che accompagnavano ogni sua frase, alle espressioni che faceva in determinati momenti e alle pause che cercava subito di riempire. Capì forse solo in quel momento perché molti suoi allievi sembravano ipnotizzati durante le sue lezioni.
- ...E questo è il funzionamento di ogni parte. Ha capito, prof? -
Il rosso annuì, distratto, mentre il ragazzo riprendeva - In breve, spingendo il pedale la catena gira e muove la ruota posteriore. Ok? -
- Ok! - disse con entusiasmo il professore - Possiamo provare? -
- Oh, sì. Mi divertirò un mondo a vederla cadere a terra e sbattere quei suoi bellissimi occhiali contro il cemento. -
- Sei davvero un bravo ragazzo, Masaki. Qualche consiglio prima che mi butti contro morte certa? -
- Deve solo stare in equilibrio. Se non sta in equilibrio, si schianterà a terra. Più acquista velocità, più sarà facile mantenerlo. Però, più acquista velocità, più è difficile frenare. Più è difficile frenare, più è facile che si schianti a terra. Diciamo pure che si schianterà a terra qualsiasi cosa faccia. -
- Incoraggiante! Vado, fammi gli auguri! -
- Crepa. -
E si buttò. Hiroto Kiyama affondò letteralmente il piede verso il basso, spingendo il pedale in una maniera oltremodo forte. Proseguì per una decina di metri, poi la bicicletta si inclinò pericolosamente verso destra e l'uomo cercò di saltare via, scendendo dalla bicicletta e correndo poi con le braccia alzate e gridando parole e frasi molto a caso come uno stupido. Un bambino cominciò a correre con lui. Una madre lo guardò con aria dubbiosa.
Masaki si nascose semplicemente dietro alla panchina.
- Masakikun! Masakikun! Sono andato bene, eh? -


- Diciamo che per il ciclismo è negato. -
- Ma no, mi serve solo tanto allenamento! Sono sicuro di potercela fare! - alzò una mano, sorridendo, e il suo magnifico orologio Citizen crono supertitanio 0200/CA0200-54B brillò al sole del tardo pomeriggio. Segnava le diciassette e venti. Masaki si schiaffò una mano sulla fronte.
- Devo andare! E' tardissimo! Ma quanto cavolo siamo rimasti qui a fare cretinate?! -
- Bo', saranno passate... Due, tre ore, non me ne ero nemmeno acc--
- A domani, prof! Si ricordi il caffé! -
- E tu ricordati il corso! -
Hiroto sorrise, e fece per incamminarsi verso la scuola. Dopotutto, la macchina era ancora là, nel parcheggio degli insegnanti, che aspettava solo di essere portata nel garage della casa del proprietario. Poi però diede un'occhiata al parco dove si trovava. Era più vicino a casa che a scuola, vista la posizione dell'ospedale. Decise di tornare a casa in bicicletta.
Pochi minuti dopo e qualche sbandata più tardi, varcò pigramente il cancello. Abbandonò la bicicletta in giardino, e si lasciò cadere sul divano, sbuffando. Trascinò una mano sul telefono fisso, scoprendo di avere un messaggio nella segreteria. Aveva un pessimo presentimento.
"Ehi, Kiyama, sono io. Ho deciso di venirti a trovare nella tua casuccia, ti dispiace?" il tono era altamente ironico. Hiroto lo odiò tantissimo "Ho saputo che hai trovato un posto abbastanza fisso, e voglio venire a vedere un po' come stai." una risata "Ti sarei grato se non mi facessi dormire sul tappeto. A presto."
Il professore si alzò febbrilmente dal divano, strinse i pugni, diede un calcio rabbioso alla borsa lanciata a terra poco prima.
Poi si buttò a terra.
E pianse.

Ero appena riuscito a rifarmi una vita normale, e subito arrivava una pessima notizia.
Lo odiai, lui e la sua mania di imporsi con violenza.
E al diavolo la bicicletta, le lezioni, i ragazzi.
Volevo scappare? Sì, avrei voluto farlo.
[Hiroto Kiyama]


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Non credo di avere davvero tanto da dire.
Chi sarà il misterioso personaggio x? Secondo voi? A mio parere non è troppo difficile immaginarlo, a dire il vero. Oh, è vero, mi ero dimenticata di dire una cosa. Cosa che non ho messo né negli avvertimenti, né nelle note precedenti a questo capitolo.
Per quanto questa fanfiction possa sembrare tenera e carina, si intuisce che da questo capitolo in poi, evidentemente, qualcosa di male ci sarà. Un po' di angst e depressione non fa male, su :'D //comodino ottocentesco a duemila all'ora [cit.]
Be', ma già forse dallo scorso capitolo si poteva vagamente intuire x'' Va be'. Comunque. Sì, la storia di Masaki è triste, e anche quella di Hiroto lo è. Ma non vi voglio spoilerare nulla -nemmeno per errore! x''-, quindi la chiudo qua.
Anche perché sono in ritardo e devo uscire e ghghghgh porco mondo se arrivo in ritardo sono morta.
Vi ringrazio davvero per aver usato qualche secondo della vostra esistenza per leggere questo abominio (?) della natura.
Danke ♥
- Kya
   
 
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