Era tornata a casa quasi di corsa, ma prima era passata a Cleveland Street ed era entrata nel bordello. Salutò con garbo il vecchio Donald che si esibì in un baciamano per poi correre al piano di sopra. Veloce entrò nel suo studio e controllò che le lettere fossero ancora al loro posto. Ne aveva già trascritte alcune ma aveva poco tempo così intinse la penna nel calamaio e si dedicò a quell’attività euforica.
Erano le sei e il sole stava tramontando quando smise e quasi per caso buttò uno sguardo fuori dalla finestra e le parve di vedere qualcuno in camera sua. Liam o Fergus si rispose, avrebbe dovuto dire due parole ai due.
Prese le copie e le nascose nel doppio fondo del primo cassetto a destra, solo lei sapeva dov’era la chiave, ma restavano sempre le originali sebbene la scrittura di lord Alfred fosse facilissima da imitare. Pensò di bruciarle ma non aveva un camino là dentro, l’unico presente nella dimora era quello che si trovava nel salotto e non poteva usarlo. Le lasciò sulla scrivania e come fermacarte si servì del modellino dell’aquila imperiale.
Poi entrò nella stanza di John Carr, avrebbe dovuto assegnarla a qualcun altro ma in quel mese si era dimenticata di farlo. Era tutto come aveva lasciato l’ultima volta, ma mentre stava per uscire trovò quella che le parve da bozza di un contratto e veloce lo lesse: vi erano gli accordi che avrebbe preso con lord Alfred inerenti John, aveva previsto tutto, tranne l’impulsività di suo figlio. Lo mise nel registro, vi avrebbe pensato dopo
Veloce attraversò il giardino che divideva il bordello dalla sua abitazione ed entrò i corsa in casa. Vide Liam che l’attendeva al primo piano e salì le scale, << Spero che non tu non sia entrato nella mia stanza senza permesso >> era sicurissima che fosse stato lui.
<< Non sono stato io Lizzie, mi hai mandato a Hyde Park da Harrods per comprare quel tuo maledettissimo che ti fai arrivare dalla Cina >> rispose lui e lei sorrise, ogni tanto un piccolo tocco di orientalismo non l’avrebbe certo mandata in miseria.
<< Allora Fergus? Dov’è quell’inutile puttanella scozzese? >> urlò, erano così vicini che potevano quasi baciarsi e si sorprese che lui non avesse fatto nulla, nemmeno un abbraccio.
<< Fergus si sta occupando della tua biblioteca, ma credo che dovresti andar lo stesso nella tua stanza >> le disse e lei s’incamminò, quale dei suoi ragazzi si era permesso di entrare senza avvisarla?
Aprì la porta di schianto e rimase senza parole mentre si udiva solo il rumore della porta.
William von Strock era lì, e lei non stava sognando. Dunque era lui che lei aveva visto dalla finestra, si chiese da quanto tempo la stesse aspettando. Le apparve più ingenuo che mai, poi vide il suo sorriso, e le braccia che si aprivano per accoglierla.
Sapeva che era sbagliato, era sbagliato per il versante economico, per quello dei suoi sentimenti e non era giusto verso i suoi ragazzi e inoltre sapeva che forse l’avrebbe rimpianto per il resto della sua vita ma l’unica cosa che ardeva dal desiderio di fare era correre tra le braccia di quel ragazzino per farsi stringere da lui e per baciarlo e baciarlo ancora.
Timidamente gli andò incontro.