Eccomi
qua!
Dritta dritta
di ritorno dall’oltretomba!
Grazie a tutti,
sempre e comunque!!
Bacioni,
Tess
Capitolo
24
Si rimugina
Era ormai
pomeriggio inoltrato: il sole era riuscito a fare capolino nel cielo e, piano
piano, il grigio aveva ceduto il posto a un azzurro pallido.
Ciò nonostante
era ancora pieno inverno e Bella Bothwell era una creatura particolarmente
sensibile al gelo.
Non lo amava,
ma non lo odiava neppure.
Solo, non
sopportava il fatto di non poter stare al caldo.
Quel giorno
poi, per vari ed eventuali motivi, il freddo la infastidiva enormemente…cioè,
molto più del solito.
Le dita della
mano destra, impegnate a stringere la piuma per prendere appunti, non ne
volevano sapere di scaldarsi: sembravano essere di
ghiaccio.
I piedi
poi…meglio non parlarne.
Si lasciò
sfuggire uno sbuffo irritato, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del
professore.
Si mosse a
disagio sulla sedia e si perse a fissare la schiena del compagno seduto di
fronte a lei.
Se il suo
chiodo fisso negli ultimi tempi era stato il desiderio, anzi, la necessità di
sapere quanto Draco tenesse veramente a lei, bene, era stata ampiamente
accontentata. E nel peggiore dei modi.
Stramaledetto
vizio dei ragazzi: se non sapevano come impegnare il loro prezioso tempo, cosa
facevano?
Scommettevano.
Ecco a voi la
moda del momento. Li faceva sentire grandi, virili,
potenti.
Ma di solito ti
giochi dei soldi…nel caso più innocente dei dolciumi; in alcuni casi vuoi solo
umiliare il tuo rivale: gli fai fare i tuoi compiti, lo costringi a ingerire
pozioni repellenti, lo spingi ad azioni assurde in
pubblico…
MA NON TI
GIOCHI
O almeno, non
te la giochi se tieni a
lei.
Ovvio che se
per te la poveretta di turno è solo un peso, un gioco, un passatempo, bè, allora
te la giochi più che volentieri.
Maledetto
Malfoy dal cuore piccolo come un fagiolo e dall’ego grande come l’intero
universo.
Ripensò alla
giornata trascorsa: una tortura.
Roberts aveva
continuamente cercato di attirare la sua attenzione, soprattutto durante la
pausa dell’ora di pranzo. Tutta quell’ostinazione Bella non la capiva proprio.
Come se non si fosse resa conto che il vero obiettivo del ragazzo era colpire
Draco e NON conquistare lei.
L’aveva presa
per un’imbecille?
Oh, ma le
avrebbe cantate anche a lui.
Rimaneva in
attesa dell’occasione propizia per sfogarsi un po’.
E Draco?
Bè, non l’aveva
guardato neppure una volta.
E i suoi
compagni (benedetta la bontà d’animo dei Grifondoro) le avevano fatto scudo
quando lui si era avvicinato per parlarle.
Bella era certa
che presto sarebbe tornato di nuovo alla carica.
‘Un Malfoy non
si arrende mai’.
Un’altra
stupida regola che si era imposto.
Ma Draco non
capiva.
Lei gliel’aveva
letto negli occhi. Si era aspettato di tutto quella mattina, ma non di certo che
lei gli voltasse la schiena e lo lasciasse lì, da solo, in mezzo al
corridoio.
Nemmeno si era
accorto, forse, che l’aveva chiamata ‘Bella’, senza ricorrere a uno dei suoi
stupidi nomignoli.
E lei non si
era fermata, anche se l’incertezza e la punta di panico nella voce di Draco le
avevano procurato uno strano brivido lungo la schiena.
Sapeva bene lei
che Draco era stato convintissimo di vincere. Non l’aveva neppure sfiorato
l’idea di perdere la partita…e la scommessa con Roberts.
Noo. Blasfemia!
Sacrilegio!
Perdere? Non
sia mai!
E quindi?
Giochiamoci la
ragazza per una stupida partita di Quidditch e per un’insana rivalità contro un
avversario.
Scarabocchiò
qualche parola insensata sul foglio di fronte a lei. Giusto per dare al
professore l’impressione di essere attenta alla lezione.
E il pensiero
peggiore per Bella era che se i Serpeverde avessero vinto davvero, lei di quella
scommessa non sarebbe mai venuta a conoscenza.
Mai che andasse
a farsi i conticini con la realtà, il gradasso.
E le aveva
detto tutto con una spavalderia degna di un gran pugno in mezzo al viso: quel
tanto da spezzargli l’osso del naso in mille pezzettini.
Ginny l’aveva
implorata di svegliarsi e le aveva chiesto fino a quando si sarebbe abbassata ad
assecondare le manie di ‘quel cretino snob’.
Ecco, a dirla
tutta, cominciava a chiederselo anche lei.
Maledisse
ancora una volta la gonna dell’uniforme scolastica, troppo corta per coprire
bene le gambe. I capelli invece, lasciati astutamente sciolti sulle spalle,
fungevano da barriera contro gli spifferi freddi che le arrivavano sulla schiena
come pugnalate.
Bella era
arrabbiata, certo.
Aveva una gran
voglia di prenderlo a calci. Davvero. O di farlo prendere a calci, da qualcuno
che potesse veramente fargli male.
Bella era
delusa.
Di lui, certo.
Ma in egual misura di se stessa. Come diavolo aveva fatto a cacciarsi in quella
situazione? Per ridursi a quei livelli ci voleva davvero grande
impegno.
L’unica a
rimetterci per i vizi, i capricci e la cocciutaggine di Draco, era sempre e
inesorabilmente lei.
Sempre a
corrergli dietro come un cagnolino, a esaudire ogni suo desiderio, ad annullarsi
per lui.
Bella aveva un
gran mal di testa.
E poi si
sentiva debole.
Forse un
principio di influenza. Dopo la lezione sarebbe passata in
infermeria.
Troppi
pensieri. Decisamente troppi pensieri.
Lezioni sempre
più impegnative…voti poco più che sufficienti…compiti in grande
abbondanza…Draco…
Un periodaccio,
insomma.
Vedendo che gli
altri stavano tirando fuori il libro, ne seguì l’esempio.
Incominciò a
seguire la lettura del capitolo.
Un raggio di
sole si posò sulla mano sinistra, abbandonata mollemente sul banco. Il lieve calore la distrasse e i
suoi occhi indugiarono per qualche istante sui minuscoli granelli di polvere che
roteavano a mezz’aria.
Sospirò
impercettibilmente, per non attirare l’attenzione dei compagni e del
professore.
Forse quella da
prendere a pugni, in fin dei conti, era proprio lei.
Sapeva dal
principio chi era Draco Malfoy.
Davvero aveva
creduto in qualcosa di diverso?
Davvero aveva
abbassato così tanto la guardia da illudersi, anche solo per un attimo, di
essere ricambiata in egual misura dal ragazzo?
E soprattutto,
da quando era diventata così cieca e idiota da non riuscire ad ammettere nemmeno
a se stessa di essere innamorata di lui?
Persino i sassi
di Hogwarts dovevano essersene accorti.
Il professore
la chiamò e lei fu costretta ad accantonare tutti i pensieri che le affollavano
la mente.
Ci penserò
domani.
***
Il rumore dei
passi echeggiava nei lugubri corridoi, lì nei sotterranei, mentre un paio di
studenti Serpeverde si dirigevano verso il loro
dormitorio.
-Neanche un
parola, capisci? Neanche una stramaledettissima parola! E mi ha ignorato. È da
stamattina che mi ignora. Solo quegli occhi da cane bastonato e morta
lì.
Al ricordo
dello sguardo che Bella gli aveva rivolto quella mattina, Draco si sentì
rivoltare lo stomaco sottosopra e, preso da una foga che nemmeno lui riusciva a
spiegarsi, ricominciò a parlare, stavolta più in fretta, per distrarsi e
cancellare quel ricordo.
-E Roberts poi,
che le ronza attorno come un moscone. Lo schianto, giuro che lo schianto, io
lo…
Blaise alzò gli
occhi al soffitto e si fermò, voltandosi a fronteggiare
l’amico.
-Qual è il
problema?
-Blaise, ho
bisogno di sfogarmi, quindi non mi interrompere. Non mi servono i tuoi soliti
commenti, ok? Non mi interessa cosa pensi di questa storia o di Bella, voglio
solo…
-No, Draco. Non
hai capito. Ti ho chiesto: qual è il problema?
Gli occhi di
Draco erano lame, pronte a tagliarlo in due.
-Non hai
ascoltato una sola parola di quello che ho detto.
-Ti sbagli,
amico. Ho ascoltato, e fin troppo bene.
-E quindi? È
chiaro, no?
-No,
dannazione! No che non lo è!!
Blaise fece un
passo in avanti e spintonò l’amico.
-Ma che
diavolo! Che ti prende?
-Mi prende,
Draco, che non riesco a capire dove diavolo sia finito il mio migliore amico! Da
quando ti tiri tutte queste seghe mentali, eh? Cazzo, Dray. Non ti riconosco
più!
-Io sono sempre
io, Blaise! Dove cazzo vuoi andare a parare? – fu la volta di Draco a spintonare
l’altro.
Non senza
nascondere un certo nervosismo.
Blaise respirò
profondamente una, due volte. Per calmarsi.
-Sei anni di
Hogwarts mi hanno insegnato parecchie cose, Draco. E non parlo di scuola, amico.
Parlo di te.
Draco non
rispose, in attesa che l’altro continuasse.
-Sarò più
esplicito. Il Draco Malfoy che conosco non ha bisogno di chiedere consigli. Fa
quello che vuole, giusto o sbagliato che sia. Il Draco che conosco io se ne
frega altamente di ciò che ha promesso a uno come Roberts! Se Draco non vuole
che Roberts si avvicini a Bella Bothwell, lo maledice, lo affattura, lo
minaccia, lo prende a scarpate nel culo, se necessario, ma non lo fa avvicinare
a Bella Bothwell! Draco Malfoy non si fa mettere i piedi in testa da nessuno,
cazzo! Non ti sei mai inchinato nemmeno a Potter, dico io! Il Draco che conosco
io se ne FREGA di ciò che dice la gente. E alla fine, se il Draco Malfoy che
dico IO vuole Bella Bothwell, cazzo, se la prende!!! E tanti saluti a chi si
mette in mezzo! Chiaro il concetto, amico?
Blaise prese
fiato e si allontanò da Draco: una statua di sale che, improvvisamente, aggrottò
le sopracciglia pensieroso.
Fece un passo,
due.
Si fermò di
nuovo e chinò la testa.
Rimase in
silenzio per qualche istante, poi, le sue spalle furono scosse da un tremito.
Poi da un
altro.
E un altro
ancora.
Draco Malfoy
stava ridendo. Come non faceva più da un pezzo.
Era vero. Era
tutto vero.
Era giunto il momento di tornare ad essere se
stesso. Diavolo...ma dove era stato per tutto quel tempo? Ci era voluta la sfuriata di Blaise per farglielo capire. Smise di
ridere, raddrizzò le spalle e si diresse velocemente verso il
dormitorio. Entrò e,
passando di fianco a Blaise, gli diede una pacca sulla
spalla. Blaise valutò
per un attimo lo sguardo deciso di Draco, l’espressione del viso e il ghigno
disegnato sulle sue labbra. Bè, forse il
suo sfogo era valso a qualcosa, in fin dei conti. -Bentornato,
amico! Draco Malfoy
gli rivolse un cenno di saluto, prima di chiudersi la porta di camera sua alle
spalle. Doveva
riposare. L’indomani
sarebbe stata una giornata interessante.