Anime & Manga > Shaman King
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Autore: Analyse    17/04/2007    2 recensioni
Avevo in mente questa fic già da parecchio tempo... Faust è un personaggio marginale, nelle vicessitudini sia del manga che nell'anime di Shaman King... Eppure è anche una figura interessante e contorta, che vale la pena di esaminare... Ha un burrascoso passato, che segna profondamente quello che è il suo presente... Un amore profondo spezzato dalla morte...
Quello che leggerete qua è il suo diario...Ho provato a raccontare, attraverso i suoi occhi, gli attimi felici e la disperazione che ha provato con e per Elisa...
Dal momento in cui l'ha conosciuta, fino ai suoi esordi come sciamano, e oltre...
Spero vi piaccia.
Nel primo capitolo, ritroviamo un Faust bambino, al suo settimo compleanno...
Cosa si pensa, quando la solitudine è la tua migliore amica, a quella età?
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elisa, Faust VIII
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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16/05/1973
Era da un bel po' che non mi mettevo a scrivere...
Beh, è come se mi fossi completamente dimenticato dell'esistenza di questo diario... è strano, forse, a dirsi, ma non credo sia una cosa poi così brutta.
Domani mattina il papà partirà per l'Inghilterra... Si incontrerà con alcuni scienziati inglesi che studieranno i dati che ha raccolto con le sue ricerche e con i suoi esperimenti...
Elisa ha dovuto fare tante analisi per mio padre, e stamattina le ho fatto compagnia in ambulatorio, mentre attendeva che la facessero entrare per i prelievi...
Non sembrava agitata, anzi, parlava tranquillamente, come sempre...
Mi ha raccontato che è decisamente stanca degli argomenti di storia che la costringono a studiare... Sembra che come materia non le piaccia affatto, mentre invece adora il tedesco... Adora scrivere! Mi ha fatto leggere anche alcune poesie molto belle... Le piacciono le rime e le filastrocche, e ha promesso solennemente che ne comporrà una anche per me... Non che io gliel'abbia chiesto, ovvio, non potrei mai chiederle proprio niente, non ne avrei mai il coraggio... Ma lei me l'ha promesso lo stesso, sorridendomi come fa sempre quando è felice per qualcosa che ha appena detto, o quando mi sorprende nel mio imbarazzo... Lo fa con molto tatto, non riuscirebbe mai a ferirmi, quando sorride, neppure se volesse ridere di me...
La trovo solare, raggiante, quando sorride...
è strano, ma riesce a mettermi di buonumore, perfino quando sono triste per via di quello che accade a scuola...
Con lei, anch'io riesco a sorridere!
Qualche giorno fa eravamo a casa sua, a bere il té con i biscotti al cioccolato...
Lei li adora, credo... Ma sempre e solo quelli! E la sua cuoca glieli cucina ogni giorno, praticamente...
Ormai ci vediamo ogni giorno... Mi invita sempre a bere il tè da lei, il pomeriggio...
Lei, a quell'ora, ha appena terminato una delle sue lezioni pomeridiane...
Studia a casa, insieme a degli insegnanti privati, uno diverso per ogni materia...
Per via della malattia...
Mi piace stare a guardarla, mentre fa le ultime operazioni di matematica... Che detesta, allo stesso modo della storia! A volte perde la pazienza, e lancia la matita e la gomma contro la parete della stanza, poggiando sconsolata il mento su di una mano, e osservandomi con aria afflitta..."Non ci riuscirò mai!" Questa è una delle sue frasi rito, quando fa i compiti di matematica o studia storia...
Le prime volte non avevo il coraggio di avvicinarmi a vedere se, in qualche modo, potevo aiutarla...
Ma dopo qualche giorno, dopo aver preso un po' più confidenza con lei, aver giocato più volte col suo cane e bevuto svariati tè coi biscotti, sono lentamente andato a raccogliere la gomma e la matita, per poi sedermi accanto a lei...
Eravamo così vicini che potevo sentire il profumo dei suoi capelli...
è bello avere una ragazza per amica! Puoi renderti conto di una realtà che ti sembra così lontana...
Le ragazze sono più delicate e profumate dei ragazzi! E sono anche più dolci e simpatiche, mettono dei bei vestiti e devono sempre stare composte...
Oddio...
Non credo che Elisa corrisponda a pieno, a questa descrizione...
Spesso si mette dei jeans e delle magliette larghe, e si raccoglie i lunghi capelli biondi con un cappellino da baseball...
Così vestita, si fionda a giocare nel fango e nella polvere, insieme a Pimple, il cane...
Le prime volte sono rimasto schockato, nel vederla sporcarsi fino alle ginocchia in una buca profonda e fangosa del giardino...
Mi ricordo di averle chiesto:"Cosa ci fa qui una buca?"Ero piuttosto incuriosito...
Ridendo, ha risposto che dovevano seppellire lo zio...
Io ho sgranato gli occhi, avevo tolto gli occhiali per giocare assieme a lei...
Lo seppellite... Qui?" La mia voce era incrinata appena dal disagio...
La buca distanziava pochissimi metri dalla casa...
Come potevano sopportare di avere così... Vicino un cadavere?
Elisa, allora, mi ha guardato con sguardo truce e mi ha risposto: "Certo... I miei genitori non vogliono far sapere che l'ho ucciso io...
Mi si è bloccato il cuore, a sentire quelle parole, dette con un tale tono solenne... Aveva abbassato la testa, nascondendo nell'ombra della visiera del cappellino i suoi occhi chiari...
Non sapevo che dire...
Aveva davvero fatto una cosa simile?
Mi sembrava assurdo...
Come poteva, lei, piccola e magra com'era...
Anche se era molto più alta per una bambina della sua età non mi sembrava possibile che...
"Ma...Come hai fatto?"
Non c'era alcuna paura, nella mia voce...
In fondo, da che mi ricordo, ho sempre considerato la morte come un qualcosa di naturale, non ne ho mai avuto paura...
Più che altro mi faceva senso l'idea di mangiare qualsiasi cosa che crescesse dagli alberi piantati vicino ad una tomba...
Che schifo, andiamo...
L'ho picchiato con mestolo fino a che non gli ho spaccato la testa...
Continuava a nascondere gli occhi nell'ombra, cosi che io non riuscivo a capire cosa provasse, a sentire sè stessa dire quelle stesse parole...
Alzandosi lentamente dalla fossa, e tenendo la testa bassa, mi si è avvicinata appena e mi ha sussurrato, all'orecchio:"Ucciderò anche te...Johann Faust VIII!!!"
Urlando per mettermi paura mi ha afferrato le spalle...
Mi sono limitato ad osservarla interdetto...
Ma poi alla fine non ho resistito, e le ho semplicemente chiesto:"...Ma sei scema??"
Indecisa tra l'offendersi mortalmente il ridere a crepapelle per lo scherzo mal riuscito, alla fine ha ceduto alle risate ed ha iniziato a rotolarsi per terra assieme al cane...
A quel punto anch'io mi sono lasciato andare ed ho iniziato a ridere assieme a lei e a rotolarmi nella polvere e nell'erba, mentre il cane si alzava e si precipitava a leccarmi la faccia, ogni volta che tornavo verso di lui...
Dopo che eravamo abbastanza stanchi da avere il fiatone, ci fermammo l'una affianco all'altro...
"Sai..." Ha iniziato a dirmi, mentre tentava ancora di riprendere fiato...
"è bello avere qualcuno con cui fare queste scemenze... Vero?" Io mi sentivo piuttosto sorpreso "Ma perchè, non lo hai mai avuto?" "No..." è stata la sua semplice risposta...
Siamo rimasti in silenzio per qualche minuto...
"Elisa... Ero indeciso se chiederglielo o meno...
"Sì?" Mi ha incoraggiato lei...
"Qual è la malattia che hai? Che non ti permette di avere nessun amico, e neppure di uscire o di andare a scuola... Come si chiama?" Ha sorriso con amarezza, e poi mi ha guardato dritto negli occhi, con una punta di rabbia in volto "Hai paura che sia contagiosa, per caso?" Non mi era neppure passato per la mente... Per me il problema non era affatto quello.
Arrossii, un po' per la rabbia che lei potesse pensare che io avessi paura di qualcosa del genere, un po' perchè mi vergognavo di quella domanda tanto invadente...
Lei poteva benissimo dirmi di farmi gli affari miei, oppure che ero un bambino e che non avrei potuto capire...
"Ma che dici?! Anche se fosse, a me non importerebbe affatto!"
Tacqui... Mi parve di aver usato un tono di voce troppo duro...
Lei invece, sembrava stupita.
"Dici davvero?"
Non esitai neppure per un attimo, a rispondere.
"Certo! Io non ho paura delle malattie... Perchè io ho il papà che fa il medico, e lo diventerò anch'io, un giorno!"
Non sapevo se aggiungere o no quella frase che diceva mio padre, ma alla fine cedetti alla tentazione:"Le malattie si possono sempre guarire, con l'impegno e con la costanza... E io credo sia così."
Per la prima volta la vidi sorridere con fare ironico.
"Non credi che, se fosse così, io sarei già guarita? Potrei uscire ed andare a scuola, avre un sacco di amici?"
. Mi sentii malissimo...Si sentiva sola? Io non riuscivo a darle la compagnia di cui aveva bisogno? Eppure io con lei stavo così bene...
Mi sembrava quasi impossibile che lei non potesse ricambiare al mio stesso modo...
Sentii gli occhi diventarmi umidi... Tantai di nascondermi il viso, con le braccia, ma alla fine riuscii a ricacciarmi in gola le lacrime, appena in tempo...
Anche se lei si accorse subito della gaffe, osservandomi solamente un attimo in viso.
No, aspetta, Johann! Io con te... Sto benissimo, cosa credi! Sono felicissima di aver finalmente incontrato un amico con cui parlare! Qualcuno che abbia la mia stessa età! è solo che..."
Lei non risultò abbastanza abile, nel nascondere le lacrime...
Iniziarono a bagnarle il viso, come rugiada.
Beh, mi sentii ancora peggio.
L'avevo fatta piangere.
Mi avvicinai in silenzio, senza dire nessun'altra parola...
Le ho preso una mano nella mia e ho appoggiato la mia testa contro la sua.
Non sapevo che altro fare, per poterla consolare.
Non la voglio vedere piangere.
Lei è fatta per ridere, per sogghignare, per gli scherzi e per le sorprese...
Non per la tristezza.
Io sono fatto per quello, ma non lei...
Sentendosi stringere la mano, lei ha subito smesso di piangere e si è asciugata il viso con una delle mani sporche... Ottenendo solamente il risultato di sporcarsi ancora di più.
Non potei resistere, ed iniziai a ridere a crepapelle, guardando le strisce di sporco che le invadevano le guance.
"Ma...Cosa c'è??"
Mi ha chiesto lei, ridendo a sua volta...
"Non ti ho mai visto ridere così..."
Corse a specchiarsi nell'acqua della fontanella, e nel riflesso vide ciò che mi faceva tanto ridere...
Continuando a ridere, ha fatto scorrere l'acqua e si è lavata lo sporco dal viso...
Io mi avvicinai ridacchiando ancora tra me e me...
Con un gesto veloce della mano, mi ritrovai bagnato... Dalla testa ai piedi...
Aveva riempito il secchio che solitamente stazionava lì, accanto alla fontana...
Non seppi che dire...
Ma lei iniziò a sghignazzare ancora, e alla fine, mi arresi all'impossibilità di potermela prendere...
Mi ha accompagnato in casa sua e mi ha prestato dei vestiti maschili con i quali cambiarmi quelli bagnati...
Continuando a ridere, mi ha riaccompagnato alla porta, visto che era ormai ora di cena...
"Se ti va, puoi restare a mangiare con noi... Mia madre tornerà a momenti, così potrai conoscerla!
Ma io non avevo avvertito per tempo la mia, di mamma, quindi sarebbe stato meglio riprendere la strada di casa, e in fretta... Comunque, sua madre l'ho conosciuta, sulle scale: è una bellissima donna, molto alta, in tutto e per tutto somigliante ad Elisa...
La copia, adulta...
Mi ha salutato con gentilezza...
Elisa le aveva già parlato di me, e sembrava contentissima di conoscermi...
Insieme ad Elisa, mi ha chiesto di fare loro compagnia in ambulatorio quest'oggi, ed anche di venire a cena da loro domani...
Io ho annuito, non sapendo cosa dire...
Ma Elisa ha parlato per me:"Johann è un po' timido... Ma verrà, vero?" "Certo..." Riuscii a rispondere...Ma dopodichè, non ho potuto fare a meno di abbassare gli occhi alle scarpe...
Che vergogna...
Ma la mamma di Elisa si mise a ridere, dicendo che, come al solito, la figlia non lasciava mai a nessuno molte possibilità di scelta...
Sono tornato a casa sereno...Anche se poi, alla fine, il discorso sulla sua malattia, era caduto...
Cosa le impedisce di vivere una vita normale? Non capisco...
Eppure lei desidera tantissimo poterlo fare...
Vorrei tanto capire cosa glielo impedisce...
Potrei aiutarla...
So di poterci riuscire...
Eppure...
La perderei, se guarisse? Non sono passate neanche due settimane... Eppure io mi sono già abituato ad avere una persona con cui parlare...
E se poi sparisse?
Io cosa farei, tornerei a stare solo come sempre?
Spero di no...
Perchè ora mi sembra di stare bene.
Preferirei sparire io, piuttosto di vedere sparire lei.

13/09/1973.
Ho voglia di piangere...
Era da tanto che non mi succedeva.
Ma visto che non ci riesco, forse è meglio scrivere...
Scrivere, solamente scrivere.
Ero da Elisa, come sempre...Mi sono portato i compiti di matematica da fare, e avevo intenzione di aiutare anche lei con i suoi.
Come di consueto, ci siamo seduti al tavolo dell'immensa sala da pranzo, l'uno affianco all'altra.
Stavamo risolvendo insieme un'equazione (noi a scuola non le facciamo... La maestra dice che sono troppo difficili, ancora, per noi), quando lei si è alzata, dicendo "Uff...Che noia! Basta, voglio andare a giocare..." "Dai, finiamo almeno questa, no?" Le ho risposto io, continuando a scrivere 'x' e 'y'... Lei scosse la testa, e corse via dalla sala da pranzo, diretta, come io già sapevo, giù dalle scale, verso il giardino.
Mi alzai a mia volta, sospirando...
-Ma possibile che odi proprio la matematica?- Questo mi chiedevo, tra me e me, mettendo a posto i miei quaderni e correndo ad inseguirla.
Avevo dimenticato a casa gli occhiali, quindi faticavo un po' a vedere... Tuttavia mi precipitai veloce giù per la sala, per entrare nel corridoio che portava direttamente al corridoio prima delle scale, quando ho sentii dei rumori terribili, dei tonfi ripetuti, lievi ma duri... Il sangue mi si gelò nelle vene.
Corsi per il corridoio, e, nei primi scalini, riversa al pavimento la vidi...
I capelli sparpagliati attorno alle sue spalle, che iniziavano a ricoprirsi di un rosso acceso... Si inzuppavano del suo sangue.
Non sapevo cosa fare...
Mi precipitai giù dalle scale, tentai di scuoterla appena per le spalle, delicatamente...
Se l'avessi mossa, le avrei fatto più male, avrei peggiorato la situazione?
Mi sembrava di vedere un uccellino tramortito che la mamma mi aveva fatto notare, con una punta di dispiacere nella voce, una volta, alcuni anni fa...
Mi sembrava che Elisa avesse le ali spezzate...
Volevo urlare aiuto.
Volevo gridare di venire ad aiutarla.
Ma non riuscivo a fare altro che tenere gli occhi spalancati su di lei, senza poterla vedere in viso...
Senza riuscire a capire cosa fosse successo.
E...
La voce mi si bloccò in gola.
Sentivo lo stomaco attorcigliarsi come se fosse un serpente, la paura che mi serrava la gola, i muscoli, ogni parte di me.
Non riuscivo a respirare.
Potevo solamente boccheggiare irregolarmente, osservando quella chiazza purpurea allargarsi sul tappeto al ridosso delle scale.
Era terribile.
"Lei... è... Morta?"
Quel pensiero fu come un pugno in pieno viso, che riuscì a scuotermi.
Con un salto, riuscii ad evitare di smuoverla dalla sua posizione, finendo, però, con le scarpe sul suo sangue...
Non me ne importava proprio un accidente.
Dovevo trovare qualcuno.
Corsi fino all'entrata, chiedendomi chi ci fosse in casa in quel momento...
La cuoca... La cuoca! Potevo chiamare lei, mentre non c'era la governante...
Corsi nelle cucine, e la trovai, indaffarata, con i suoi vari aiutanti, a prepare dei biscotti al cioccolato.
"Cosa vuoi, nanerottolo?" Mi ha chiesto, senza particolare accanimento nei miei confronti...
Mi chiamava semplicemente così.
"E... E..." Non riuscivo a parlare.
"ELISA!!!! ELISA STA MALE! CORRETE, PRESTO! VI PREGO, ELISA STA MALE!"
Sentendo questo, la cuoca sibilò tra i denti un "dannazione", ma poi mi seguì correndo al mio fianco, mentre la seguivano anche i suoi aiutanti...
Si inginocchiò su Elisa, le alzò appena il viso da terra.
Sembrava dormisse, anche se il viso era macchiato dal sangue... Che sembrava uscire da un piccolissimo taglietto che aveva sulla fronte.
"Correte, cretini, MUOVETEVI! PORTATE DELLE GARZE E I COAGULANTI DELLA SIGNORINA, IN FRETTA, MALEDIZIONE!" Uno di loro corse ad eseguire l'ordine, e torno con le braccia cariche di garze e cotone, disinfettante e una scatola blu e bianca.
Io rimasi ad osservare i loro movimenti, atterrito...Mi veniva da urlare contro la cuoca, che aveva preso in braccio Elisa e l'aveva posta sul divano... Se le avesse fatto male, in quel modo?
Mentre uno degli aiutanti era impegnato ad asciugare con un batuffolo di cotone il taglietto, la cuoca, con una siringa, iniettò qualcosa nel suo braccio.
Non l'avevo mai vista così bianca.
Crollai a terra, mentre sentivo che i muscoli mi dolevano da impazzire.
Non sapevo cosa fare...
Potevo solamente stare a guardare.
I suoi occhi chiusi appena, che lasciavano filtrare appena l'iride dei suoi occhi, che sembrava riflettere la luce che catturava, senza tuttavia lasciarla filtrare.
Elisa...
Stava morendo?
Sentii la cuoca dire: "Su piccolina...Ora ti mettiamo a letto e aspettiamo che ti passi questa crisi...
La prese fra le braccia forzute, da donnona qual era, e, ignorandomi, si diresse su per le scale, saltando la chiazza di sangue, ma facendo molta attenzione a non scuotere il corpo inerme di Elisa.
Rimasi lì, con gli occhi piantati sulla tromba delle scale.
Non so per quanto sostai, lì in piedi, in attesa che qualcosa, qualcuno tornasse. In attesa di vedere Elisa scendere per quelle scale con il sorriso sulle labbra, come sempre.
I pensieri mi saettavano da una parte all'altra del cervello... Finalmente un sacco di cose che non era mai riuscito a spiegarmi, ora potevo capire... C'erano state delle settimane intere che non avevo avuto possibilità di vedere la mia Elisa...
La madre mi aveva chiesto se potevo aspettare che si facesse sentire Elisa, per chiedermi di tornare a trovarla... Erano lunghe settimane nelle quali passavo a chiedermi perchè non mi volesse vedere... Forse si era semplicemente stufata di me.
Così ritornavo alla mia vita di sempre, senza pensare ad altro che a lei, che mi aveva abbandonato...
In quei giorni ero sempre triste, perchè mi mancava...
Ma doveva riposare, diceva la mamma...
Doveva riposare... Per questo?
Quel sonno assurdo...
Durava al lungo? Sembrava semplicemente svenuta... Ma allora, perchè neppure la cuoca era riuscita a risvegliarla? Anzi, non ci aveva neppure tentato!
Arrivò la mamma, che entrò in casa nella sua nuvola di profumo, vestita con uno dei suoi tailleur che tanto le donano...
Iterrompendo i miei pensieri, mi ha chiesto:"Johann... Cosa c'è che non va? Perchè sei qui da solo?" Ma sapeva già la risposta, glielo lessi negli occhi...
Era facile... Leggo Elisa come leggo lei...
Sono così simili.
Mi prese per mano, senza dire altro, e mi portò con lei su per le scale...
Nel mentre che ero rimasto intrappolato in quella specie di torpore, qualcuno era passato a pulire la macchia rossa sul pavimento, e a togliere il tappeto.
Non me n'ero neppure accorto...
Mi portò con lei, in camera di Elisa.
Era stesa sotto le coperte, indossava il suo pigiama e la testa poggiava dolcemente sul suo cuscino...
Sulla fronte aveva un cerotto...
Vedevo il suo addome sollevarsi ed abbassarsi...
-Dorme- pensai questo.
"Stai tranquillo..." Mi rassicurò a sua volta sua mamma...
Si sveglierà tra qualche giorno, Johann... Possiamo solamente aspettare... Deve riposare." Aveva la voce incrinata, eppure tentava di mantenersi serena.
Era normale... Ma non era una cosa con la quale stare tranquilli.
"Io..." tentai di sussurrare...
Avevo la gola molto secca.
"Si dimmi..." Mi sorrise, mentre con una mano mi accarezzò i capelli.
"Io... Torno domani. A trovarla.
Non sembrò affatto sorpresa, dalle mie parole.
"Certo... Grazie, Johann... ma non si sarà ancora svegliata... Questo lo sai, vero?" Annuii appena, mentre continuavo a guardare il suo viso, le sue palpebre chiuse.
Era stanca.
Doveva riposare.
La madre mi accompagnò alla porta. Mi diede un bacio sulla fronte e rinnovò l'appuntamento al giorno dopo.
Correndo, con il vento di settembre che mi sferzava la faccia, sono piombato in casa, ed in camera mia.
Ero spaventato. Spaventato a morte.
Questa è la sua malattia, mi chiedo?
Cade in sonni profondi, dai quali non riesce a svegliarsi?
Non capisco, non riesco a capire!
E mi chiedo, si risveglierà? Oppure...
Non posso.
Non posso neanche pensarci, non accadrà. E basta.
La curerò io, ecco cosa farò.
Andrò domani da lei, e tutto sarà a posto.
Si sveglierà. Mi parlerà.
Tornerà come prima.

Cosa ti accade, Elisa?...Qual è la malattia che ti colpisce?
Ma soprattutto: come devo fare per sconfiggerla?





Fine 2° capitolo... Se vi chiedete come faccia un bambino ad utilizzare certe espressioni... Beh, andiamo, è Faust!!XDXDXD Comunque, non aspettatevi che nel prossimo capitolo torni a narrarvi della crisi di Elisa... Ci sarà un bel santo temporale, fino all'adolescenza dei due ragazzi... Dove potrò anche dare la spiegazione clinica della malattia! E allora sarà il tempo delle lacrime, ragazzi...^*^
See ya!!
  
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