Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Light Rain    06/10/2012    3 recensioni
"Cercavo con tutta me stessa si rimanere aggrappata a quelle realtà che mi sembrava ancora di possedere. Ma non mi ero ancora resa conto che erano già diventate irraggiungibili". Questa è la storia di Annie Cresta, prima, durante e dopo i suoi Hunger Games
_SOSPESA_
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Annie Cresta, Finnick Odair, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
—Io ancora non capisco perchè lo stiamo facendo!— squittisce Riza pulendosi energicamente le mani.
—Perchè fare castelli di sabbia è divertente— ride Finnick posando sopra la torre di sua creazione una piccola pietra colorata.
Rido anche io perchè, in effetti, la situazione è abbastanza imbarazzante: ci siamo io, mia cugina, Lian e Finnick accampati sulla spiaggia da circa un’ora a fare castelli di sabbia.
Penso che Riza sia irritata solo perchè manca di creatività, che invece a noi altri non manca affatto: abbiamo il mercato al completo, due castelli compresi di torri e una specie di barca a vela.
—Sù Riza rillassati un po’!— scherza Lian lanciandole addosso un bastoncino di legno trovato sulla spiaggia, lei lo prende al volo e lo lancia divertita di nuovo verso il mio amico, lui non esita un istante a raccoglierne uno più grande e ad inseguirla per tutta la spiaggia sbraitando a destra e a manca.
Sono così buffi, invece Finnick è impegnato a decorare la torre del suo castello, è impressionante la cura che ha per i dettagli, anche io sono concentrata, ma per un’altro motivo: tento in ogni modo di non sporcare il braccialetto intrecciato in cuoio rosso che porto al braccio sinistro, è molto importante perchè è un regalo, un regalo di Finnick.
Due giorni fa io e lui stavamo passeggiando sulla spiaggia, scherzavo sul fatto che Riza sia terrorizzata dalle formiche, ed d’un tratto Finnick mi prende la mano. Io mi blocco di colpo e lui delicatamente mi allaccia questo piccolo bracciale, non gli chiedo spiegazioni perchè lui mi dice immediatamente queste stesse parole :—Per ringraziarti—.
Sono rimasta impalata per il resto del pomeriggio, visibilmente scombussolata dall’accaduto, ora questo regalo è la cosa più preziosa che ho e farò di tutto per mantenerlo intatto.
Riza  che mi viene in contro mi riporta alla realtà: ha il fiatone dovuto alla corsa, si accuccia dietro alla mia schiena per ripararsi da quel teppista di Lian, che non esita un istante a lanciare a me il bastone, io mi scanso e questo va a piombare esattamente sopra la torre abilmente decorata da Finnick.
Segue un lungo momento di silenzio, so quanto sia pericoloso farlo arrabbiare, ma lui sembra stranamente calmo: afferra il bastone e con indifferenza lo getta in mare, poi a grandi passi si dirige verso il castello di Lian e inizia a saltarci sopra riducendo la sua creazione ad un mucchietto indefinito di sabbia.
Finnick ci guarda compiaciuti e torna alla sua postazione per ricostruire la sua torre.
Io scoppio a ridere, un po’ per la faccia indignata di Lian, un po’ per il sorriso trionfante stampato sul viso di Finnick e soprattutto per lo sguardo confuso di Riza che, evidentemente, deve essersi persa qualche passaggio dell’azione. Ma dopo poco iniziano tutti a ridere fragorosamente.
Quando ci siamo calmati un po’ sento Riza staccarsi dalla mia schiena.
—Mi dispiace ma io devo andare in paese, mia madre a bisogno di me al negozio— ci dice mia cugina togliendosi la sabbia dai vestiti. Già ci aveva avvertite prima, mia zia Leslie gestisce un piccolo negozietto di stoffe e spesso ha bisogno di una di noi.
—Non ti preoccupare Riza, ci penso io a preparare la cena quando torno a casa— le dico tranquilla.
—Ok, allora vado— ci dice salutandoci con la mano.
Restiamo ancora un po’ lì, io aiuto Finnick a ricostruire la sua torre e cerco isieme a Lian di rimettere in sesto il suo castello.
—Devo andare anche io— esordisce Finnick d’un tratto —tra pochi giorni iniziano gli Hunger Games ed io non ho la più pallida idea di come far sopravvivere un tributo in mezzo a quel macello— sbuffa lui —quindi vado da Mags per farmi dare qualche dritta— conclude alzandosi.
è assurdo quanto possa essere straziante ogni singola volta che ci penso, ma vedere Finnick così distrutto mi fa spezzare il cuore, come si può essere in grado di affrontare una cosa del genere?
Forse non è poi così tanto assurdo.
—Fin cerca di non pensarci troppo— gli dico istintivamente alzandomi a mia volta.
—Grazie An— mi risponde soltanto voltandosi verso casa sua.
Mi lascio cadere sulla sabbia calda, rassegnata. Finnick avrà mai un attimo di tregua? Quante altre persone deve vedere morire?
In più sono sicura che per ogni ragazzo che non riporterà a casa si sentirà direttamente responsabile, come se non bastassero i ricordi della sua arena.
“Grazie An” mi ha detto. Grazie per cosa, per non essere minimamente in grado di aiutarlo?
“Grazie An” mi soffermo sul mio nomignolo, sento le guance diventare calde ed un leggero sorriso dipingersi sul volto, questo è quello che sono in grado di fare: arrossire per una semplice conversazione.
—Quindi quando hai intenzione di dirglielo?— mi fa sobbalzare Lian.
—Cosa? A chi?— chiedo confusa al mio amico.
—Lo sai benissimo cosa e anche a chi— mi risponde con un sorrisetto.
—No in realtà non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando— dico aggiustando la porta del castello.
Lui sorride semplicemente scuotendo il capo.
L’ha capito, non so casa, ma l’ha capito.
Lian fa sempre così, è in grado di leggermi dentro come nessun’altro sa fare, proprio come adesso, anche se non so minimamente a cosa si stia riferendo, ma se l’ha tirato in ballo deve essere una cosa per forza importante.
—Come è che tu capisci tutto e io non capisco mai niente— sorrido io.
—Io capisco le persone solo perchè presto attenzione— si limita a dire.
—Quindi stai dicendo che non presto attenzione alla gente!— lo riprendo irritata.
—No, diciamo che tu presti  attenzione solo ad un’unica persona— dice sorridendo.
Un’unica persona?
Me stessa no di certo, a capirmi ci pensa lui.
Riza? O no quella è troppo complicata per soffermarsi anche solo ad analizzare una sua singola azione.
Lian? Non credo, anche se...
Poi la mia testa vola sul braccialetto in cuoio che porto al polso.
Finnick? Possibile che io presti attenzione solo a lui? In effetti è molto probabile.
Mi volto verso il mio amico, sta ridendo.
—Insomma quando hai intenzione di dirglielo?— mi riformula la domanda divertito.
L’ha capito, e finalmente ci sono arrivata anche io, ha capito che mi piace Finnick.
—Come diavolo hai fatto...— sbuffo ma lui mi interrompe.
—Te l’ho detto, basta prestare attenzione— sogghigna modellando la torre del castello.
Basta davvero così poco per accorgersene?
—è così palese?— chiedo nel panico.
—Rilassati Annie, penso di essere l’unico a saperlo ed è solo perchè ti conosco meglio di chiunque altro— dice cercando di tranquillizzarmi.
—Quando te ne sei accorto?— chiedo curiosa.
—Sicuramente prima che te ne accorgessi tu— ridacchia lui.
—E come mai questa volta non ti sei immischiato?— chiedo irritata dalla sua precedente risposta.
—Volevo vedere se ci arrivavi da sola e poi io non mi immischio, io ti porto sulla retta via— dice sorridendo.
—Oh scusa— rispondo ancora più infastidita.
Sulla retta via, ripeto tra me e me.
Non ha per niente torto, non mi basterebbero le dita delle mani per elencare tutte le occasioni in cui Lian mi ha aiutata a prendere una decisione giusta: tutte la volte che mi ha convinto a fare nuove amicizie quando ero più piccola, a dissuadermi dalla mia insensata fobia per i granchi, a farmi capire che dovevo vedere Finnick dopo i suoi Hunger Games perchè sarebbe stato uno sbaglio perderlo.
—Quindi a quando la grande dichiarazione?— chiede malizioso.
—Oh Lian non ci provare!— scatto subito io —questa volta è diverso, le cose sono molto più complicate e non mi convincerai con i tuoi lavaggi del cervello— sbuffo facendo crollare il lato destro del castello.
—Non hai intenzione di dirglielo?— chiede questa volta più serio.
—Non molto presto— gli rispondo abbattuta —non molto presto— ripeto.
Passano lunghi momenti di silenzio.
Poi quando ci avviamo verso casa Lian mi dice: —Se hai bisogno di qualcosa sai dove trovarmi— poi mi apre la porta e si dirige in paese.
Armeggio in cucina alla ricerca di qualcosa di commestibile: stamattina mio zio ci ha portato un uccello di palude, inizio a spiumarlo, se preparo questo e dopo aggiungiamo il pesce che porterà mio padre verrà fuori una bella cena. Dopo aver ripulito per bene il volatile mi occupo delle verdure, le taglio finemente e le condisco con abbondanti spezie. Poi qualcuno bussa alla porta, mio padre penso, ma quando vado ad aprirla mi ritrovo davanti Finnick.
—Disturbo?— chiede esitante.
—No, no entra pure— balbetto facendogli strada, anche se ormai sono abituata alle sue visite.
—Che prepari di buono?— chiede sedendosi a tavola.
—Oh niente di che, aspetto il pesce che sarà sicuramente meglio— gli dico mettendo in ordine la cucina che è piena di piume sparse un po’ ovunque.
—Ti posso aiutare?— mi chiede guardandosi intorno.
—Oh non ti preoccupare, ho quasi finito— rispondo.
Deposito gli ultimi scarti in un secchio e mi siedo vicino a lui.
—Mags ti saluta— mi dice in modo distante.
—Quando la vedo ricambierò— gli rispondo.
Non ho intenzione di chiedergli di cosa hanno discusso questo pomeriggio, perchè se ancora non ha tirato lui fuori l’argomento significa che non ne vuole parlare.
—Lo togli mai?— mi chide accarezzandomi il braccialetto. Un brivido mi risale lungo tutto il braccio.
—Mai— sussurro —ma la tentazione è forte— gli dico continuando a fissare le sue dita che giocherellano con il suo regalo, non ho il coraggio di guardarlo negli occhi.
—Perchè?— chiede confuso.
—Perchè ho paura che si possa rovinare, così ogni volta che faccio qualcosa sto sempre molto attenta che non si sciupi— rispondo tutto d’un fiato.
Quando alzo gli occhi scopro che i suoi stanno fissando i miei.
La sua mano lascia il polso e stringe la mia.
Sento il cuore martellarmi nel petto, ma la vista dei suoi occhi verde mare mi tranquillizza, solo un po’.
Lui continua a fissarmi.
“Quando hai intenzione di dirglielo?” le parole mi riecheggiano nel cervello.
Quando ho intenzione di dirglielo? è l’unico pensiero sensato che la mia mente ha la forza di formulare.
Ho appena il tempo di prendere fiato per parlare che lui mi interrompe.
—Hai le letiggini?— mi chiede strizzando gli occhi per guardare con più cura il mio volto che, ci scommetto, sarà di una colorazione rosso intenso.
—Sì, sul nano e sulle guance— inaspettatamente trovo l’aria per rispondere.
—Non le avevo mai viste— dice continuando a fissarle.
—Non si vedono molto— biascico con la bocca impastata.
—No davvero non riesco a capire come posso non averle notate— dice, ma stavolta sembra essere arrabbiato.
—Si vedono appena, non è importante— sussurro con un filo di voce.
—No! Invece è importante— dice lui con voce dura —tu sei importante— ripete con più calma, con voce incredibilmente dolce.
Il cuore riparte a martellarmi nel petto quando sento la sua mano stringere forte la mia, lui sta per dire qualcosa ma si ferma immediatamente quando sente la porta di casa aprirsi.
—Annie sei in casa?— chide mio padre.
Ho bisogno di scuotermi un po’ per tornare in me, per trovare la lucidità necessaria per rispondere.
—Sì, sono in cucina!— grido per farmi sentire.
Ma immediatamente torno su Finnick, i suoi occhi ricadono sul pavimento e sul suo volto si fa largo un piccolo sorriso, mi accarezza il dorso della mano con il pollice e poi si alza abbandonandola sul tavolo.
—è meglio che vada— dice aggiustandosi la camicia.
—S-sì— balbetto poco convinta.
Saluto mio padre e accompagno Finnick fuori dalla porta.
Ci guardiamo per interminabili secondi, in cui vorrei dirgli un sacco di cose, ma non ho la forza necessaria neanche per pronunciare una singola parola.
Lui però non esita un’istante nell’abbracciarmi, senza ulteriori indugi affondo il capo nel suo petto e mi lascio accarezzare i capelli.
—Cerca di non farti estrarre— mi sussurra con voce spezzata.
—Ci proverò— gli rispondo convinta, come se dipendesse da me.
 
 
Per fortuna quest’anno alla mietitura non è stato estratto nessuno di mia conoscenza ed io ho mantenuto la mia promessa. Ora siamo tutti davanti allo schermo in salotto di mia cugina per assistere alla parata dei tributi, come consueto. Siamo tutti un po’ in tensione, io quasi come qualche anno fa, questa volta perchè Finnick sarà mentore.
Sullo schermo compare Claudius Templesmith che nel suo completo porpora ci accoglie con un gran sorriso.
—Buonasera a tutti!— iniza lui.
Prende a descrivere minuziosamente i vari tributi di quest’anno facendo previsioni sul loro abbigliamento.
Nel frattempo Riza mi passa una tazza al cui intermo vi è una tisana calda, l’ideale prima di coricarsi.
—E poi quest’anno, come tutte voi signore avrete notato, ha fatto ritorno a Capitol City lo scapolo più ambito di Panem— la telecamera inquadra Finnick splendido come sempre che chiacchiera allegramente con una donna tutta agghindata —che a quanto pare non sembra più essere tale— sghignazza il conduttore —sappiamo da fonti certe che il vincitore del sessantacinquesimi Hunger Games ha finalmente trovato la sua dolce metà—
La mia tazza si infrange sul pavimento.  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sono tornata!
Ringrazio veramente di cuore tutti coloro che mi sostengono :)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto
Fatemi sapere cosa ne pensate
Alla prossima
Baci
Light Rain
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Light Rain