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Autore: Maricuz_M    06/10/2012    4 recensioni
Dopo una delusione amorosa, c’è chi dice “Si chiude una porta, si apre un portone” oppure chi afferma “Meglio soli che male accompagnati”.
Ebbene, Eleonora fa parte di quest’ultimo gruppo di persone.
Le sue giornate, però, la porteranno in situazioni che la convinceranno a cambiare idea e, cosa non meno importante, a non fidarsi delle docce, dei marciapiedi e degli ascensori. O anche di alcuni suoi amici che si divertono a mixare il suo nome con quello dei suoi conoscenti, giusto per suddividersi in team e supportare coppie diverse in cui lei, ovviamente, rappresenta la parte femminile.
Dal secondo capitolo:
“Elle, guardati le spalle.”
“Ci manca pure che la sfiga mi attacchi da dietro.”
“La sfiga attacca dove vuole lei, mica dove vuoi tu.”
“Sennò come ti coglie impreparata? Vuoi una telefonata a casa, la prossima volta?”
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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VII Capitolo


Challenge accepted!

Più di una settimana fa Simon mi ha chiesto di andare a sentire la band di un nostro amico, e oggi finalmente è Sabato. Ho passato la classica settimana, che con varie modifiche si sussegue da mesi, mentre fuori le temperature si abbassavano e le decorazioni natalizie si diffondevano per il paese. Siamo ormai al tre Dicembre, e nonostante ci siano dei momenti che non passano mai, il tempo scorre indisturbato sotto gli occhi di tutti.
Michele un pomeriggio è venuto per un bel ripasso di matematica, Azzurra è venuta in camera mia per mostrarmi quanto funzioni bene il temperamatite che le ho permesso di comprare quando siamo andate a fare la spesa insieme, Roberto ha suonato il campanello di casa mia –destabilizzando per qualche secondo mia sorella, che è andata ad aprire- per chiedermi, con i suoi grandi occhioni celesti spalancati, se l’avrei aiutato con la festa a sorpresa per Ginevra, che compie diciannove anni tra una settimana esatta. Ovviamente, ho accettato. E giuro che non c’entrano niente gli occhioni.
Adesso sto aspettando che Marco, il mio autista personale, mi venga a prendere a casa. Ovviamente da dentro: non posso uscire e attendere per un tempo indefinito che arrivi, fa freddo. Non appena uno squillo al cellulare mi informa del suo arrivo, esco ed entro in macchina, ferma davanti alla porta. Che servizio.
“Ciao!” lo saluto, sorridendogli.
“Ciao, tutto apposto?” chiede lui, guardandomi per qualche secondo prima di partire, giusto il tempo di vedermi annuire.
“Tu invece?”                         
“La mia vita è tranquilla, niente sconvolgimenti, niente colpi di scena.. Sto bene.” Appena finisce di parlare, accende la radio. Non la usa spesso, ma sa che io non riesco a fare un viaggio in macchina senza un sottofondo musicale.
“Te l’ha detto Roberto della festa per Gin?”
“Penso che l’abbia detto a tutti del team, con calma. Mi ha chiamato ieri, a Simon stamattina, Manu oggi pomeriggio.. A te?”
“Ha suonato alla porta.” Ridacchio, pensando stupidamente di aver ricevuto un trattamento speciale.
“Hai la parte più difficile, tu. Devi tenerla occupata un pomeriggio, senza che contatti Rob. Ti sembra poco?” scherza, sorridendo.
“C’è anche Manu con me, no?”
“Appunto, complicherà le cose. Manuela inizierà a ridere senza motivo perché non vedrà l’ora di arrivare alla location della festa. Inizia a trovare una scusa plausibile, perché Ginevra è intelligente e si accorgerà della sua strana euforia.” Dice pacato, iniziando a farmi paura.
“Cavolo, non ci avevo pensato..” mormoro, aggrottando la fronte turbata. Lui fa spallucce.
“Sono qui apposta.”
“Grazie, sensei.”
Pochi minuti dopo, anche Manuela sale in macchina “Ragazzi, lo sapete del compleanno di Gin, vero? Oddio, non vedo l’ora di vedere la sua faccia quando accenderemo le luci e grideremo ‘auguri!’ tutti insieme!” io e Marco ci guardiamo e scoppiamo a ridere.
“Ecco la conferma delle tue parole.” Dico, appoggiando la testa al finestrino.
“Ho sempre ragione.”
“Ma di che state parlando? Quali parole? Conferma di cosa?”
Nessuno dei due risponde. Io sventolo una mano per aria, Marco nemmeno quello. La castana ovviamente insiste a chiedere spiegazioni, ma continuiamo a far finta di niente fin quando non parcheggiamo vicino al pub e scendiamo di macchina con Manuela che sbuffa come un treno a vapore. All’ingresso troviamo già Ginevra, Roberto e Simon con la sigaretta fra le labbra. Appena viene buttata a terra e calpestata, entriamo.
“Freddino fuori, mh?” dice l’italo-americano, giusto per cominciare a parlare.
“Se solo non fosse scontatissimo, direi che ho visto un pinguino per strada.” Commenta Ginevra, sospirando sollevata. Temperatura accogliente, qui dentro.
“E perché cazzo l’hai detto, allora?”
“Gin, non rispondere male. Aspettate un secondo prima di litigare?” li placca subito Roberto, da bravo rugbista. Ha, ho fatto la battuta! Entrambi alzano le mani, sforzandosi per non dare la colpa all’altro. Prendo la parola, giusto per concentrare l’attenzione su altro “Simon, guarda. Sul palco c’è Enrico a sistemare l’attrezzatura.”
Tutti si girano verso il palco, dove appunto il ragazzo, insieme ad altri tre, prepara gli strumenti e li prova. Il biondo mi afferra un polso e mi trascina lì sotto, per poi dare una pacca sul culo ad Enrico non appena siamo lì. Lui sussulta prima spaventato, poi riconoscendoci si apre in un sorriso e salta giù per abbracciarci. In sostanza, rimango stritolata tra i due.
“Belli! Siete venuti! Elle, dimmi che sei stata tu a toccarmi il culo. Il mio ego si caricherebbe per lo spettacolo!” ridiamo e annuisco.
“Ti dico di sì anche se non è vero.”
“Grazie bella.” Mi risponde, dandomi un buffetto sulla guancia “Insomma, che si dice? Siete voi due e basta?”
Nope!” dice Simon “Siamo col nostro gruppo. Sulla fiducia, ti applaudiranno sempre. Vi abbiamo fatto buona pubblicità.” Dà un’occhiata agli altri componenti di gruppo, poi continua “Non ne conosco uno. Dove li hai trovati?”
“Amici e amici di amici. Ora siamo tutti amici.” Ridacchia, mettendo ad entrambi una mano sulla spalla.
“Di cosa vi occupate?” chiedo, curiosa.
“Vari generi, tutti derivati del rock, comunque. Sai come sono io. Canteremo per lo più cover, giusto due o tre canzoni nostre. Siamo un po’ un work in progress.” Spiega, sempre allegro. E’ visibilmente emozionato per la serata, e ci credo. Lo sarei anche io, anche se non sono proprio un tipo da rock, nonostante lo ascolti.
“Bella roba.” Apprezza Simon, annuendo “Allora attendiamo. Torna pure ai preparativi! In bocca al lupo.”
Enrico sorride “Crepi. A dopo!”
Lo lasciamo mentre risale sul palco e incita i suoi compagni con urla e botte sulla schiena. Raggiungiamo gli altri che, grazie a Dio, hanno trovato un tavolino libero. Ci sediamo con calma e cerchiamo di capire di cosa stanno parlando, o meglio, ridendo. Ginevra si sta reggendo a Roberto, anche se lui stesso fatica a non accasciarsi sulla superficie davanti a loro. Marco ha ceduto. Manuela invece sta dicendo “Ma non ridete! E’ vero!”
“Appunto.” Replica Gin, cercando di prendere fiato.
“Che ha fatto?” chiede Simon eccitato, voglioso di ridere anche lui.
“Niente di tanto divertente.” Borbotta Manuela oltraggiata “Ieri sera stavo guardando la tv, ad un certo punto dovevo andare in bagno, così vado, come fa una persona normale che deve andare in bagno. Il problema è che io sono abituata a non accendere le luci, perché so come è fatta casa mia e quando devo girare, mentre mia madre è abituata a lasciare l’aspirapolvere in mezzo al corridoio.”
Oh my God, ci sei inciampata?” domanda, sempre il chitarrista, aspettando la conferma prima di scoppiare. La castana lo guarda male “No. Ho chiamato Trilly per farmi dare la polverina magica ed iniziare a volare. Certo che ci sono inciampata!”
Mi aggrappo al braccio di Marco, alla mia destra, non sentendo più arrivare aria nei polmoni, troppo presa dalle risate. Cerco di chiedere aiuto, ma vedere gli altri mezzi morenti come me peggiora solamente la soluzione. Diventa una risata a catena, e anche la stessa Manuela comincia a mollare. Un altro gruppo di persone ci guarda come se fossimo dei pazzi, confermando l’idea che si sono fatti di noi vedendo che nessun bicchiere vuoto fa sfoggio di sé sul nostro tavolino e che quindi nessuno è ubriaco.
“Teste di cazzo.” Dice la mia povera amica, tra una risata e l’altra.
Appena ci calmiamo, cinque minuti dopo almeno, le chiedo se si è fatta male cadendo, domanda che scatena altre risate incontrollate di Simon e Marco. Vi avevo detto che Marco ride come un pazzo nel momento in cui si sblocca, no? Per Simon non c’è giustificazione, è semplicemente il più coglione. Quando Manuela riesce a rispondere, scopriamo che ha solo battuto la spalla e che adesso non sente dolore. Per fortuna: così mi sento meno in colpa per aver riso.
Sospiro, poco prima di sentire Enrico dire “Prova, uova, suola. Bon.”
 
L’esibizione si è appena conclusa. Hanno cantato circa dieci canzoni, e devo riconoscere che quelle originali sono veramente belle. Tutti sono d’accordo con me, anche Manuela che era più concentrata sul chitarrista che sulla musica in sé. Oggettivamente però non posso darle tutti i torti, visto che è veramente un bel pezzo di ragazzo, l’ho dovuta smontare però: è impegnato, e quella che pare la sua ragazza non è molto distante da noi.
“Dici che quella è la sua ragazza?” mi chiede Simon, un po’ scettico, con un sopracciglio alzato. Annuisco.
“Beh, sì. Si lanciano delle occhiate non indifferenti. Oh, ecco, guarda. Lui si sta avvicinando.” Infatti, il chitarrista senza nome scende dal palco e si avvicina alla ragazza con cui sospettavo stesse. Oh, e la sta baciando! Sono un fottuto genio. Intanto sento Simon borbottare “Peccato.”
“E’ carina.” Annuisce Marco, comprendendolo.
“E lui è figo, dannazione. Di così belli ne ho visti pochi.” Blatera Manuela, fissandolo con gli occhi spalancati. Ridacchio e le giro il viso verso di me “Sembri una maniaca. Calma gli ormoni.”
“Ma l’hai visto?!” si scandalizza lei.
“Non ti preoccupare, l’ho visto e pure bene.”
“Ma sentila Eleonora come si dà da fare!” ammicca Ginevra, sporgendosi sul tavolino. Arrossisco lievemente scuotendo la testa “Ho gli occhi, li uso. Stop.”
“Come se ne avessi pochi belli, attorno.” Continua.
“Ha parlato quella che il bello del gruppo se lo fa.” Commenta Simon, facendo sorridere un po’ tutti. Lo stesso Roberto sorride, solo più in imbarazzo. Ah, cosa non è? E’ la tenerezza più assoluta! In questi momenti invidio Gin: se fossi al posto suo lo strapazzerei di baci.
“Oh, scusami se stiamo insieme! Mica sarai geloso?” lo provoca la bionda, prendendo anche la mano di Rob per rafforzare il concetto. Simon ridacchia e scuote la testa “Ma figurati. L’unica cosa che invidio è che Roberto si è preso la nomina del più bello del gruppo al posto mio.”
“Mi sento escluso..” mormora Marco, passandosi una mano tra i ricci biondi. Subito io e Manuela ci buttiamo ad abbracciarlo e consolarlo con frasi e vocine stupide: “Ma tu sei più coccoloso!”, “Tu sei più nerd!”, “Hai un gatto che si chiama Bazinga!”, “Tu sei più biondo!” e cose del genere.
“Ok, il mio fan club dov’è?” interrompe il tutto Simon, fintamente sorpreso.
“Fallo da solo.” Ribatte Manu.
“Eh, sì certo. Adesso vado a rimorchiare qualcuno. Magari trovo qualcuna da portarmi a letto, chissà!” dice, scherzando.
“Ormai, a questo punto della serata, nessuno riuscirebbe a trovare qualcuno da portare a casa e qui, al Take it easy, per portarselo a letto.” Spara convinto Marco, portandosi alle labbra il bicchiere che teneva tra le mani. Effettivamente ha ragione. Non è una discoteca o comunque un posto in cui si va a cercare avventure da una notte. E’ tranquillo, ognuno viene col suo gruppo e la cosa finisce qui. Poi vabè, se scocca la scintilla, è un discorso diverso.
Simon si immobilizza, aggrotta la fronte e punta gli occhi su quelli del riccioluto “..Scommettiamo?”
“Dai, Simon, non fare l’idiota..” ride Marco, posando il bicchiere.
“Non faccio l’idiota. Io, adesso, rimorchierò una ragazza e me la porterò a letto. Se ci riesco a questo punto della serata, come hai detto tu, e qui al Take it easy, domani venite a pranzo da me, cucinerò io stesso.” Afferma convinto, sbattendo anche una mano sul tavolo.
“E dove sta la fregatura? Se vinci la scommessa, siamo noi a dover pagare pegno, no?”
“Marco, sai meglio di me che faccio schifo a cucinare. E poi, dovreste svegliarvi di domenica mattina prima di mezzogiorno, visto che a quell’ora vi voglio tutti dentro il mio appartamento. Ed ecco un altro punto per me: sono l’unico, insieme a Roberto, che si sveglia tranquillamente alle nove pure di domenica.” Dannazione, sembra convinto. Lancio un’occhiata divertita a Ginevra, che come me si sta godendo la scena con curiosità.
“Ma se vinci passi la notte a scopare, mica a dormire.”
“Non mi sottovalutare Marco, non mi sottovalutare.. Inoltre,” aggiunge, alzando l’indice “Dovrete essere disponibili per tutta le settimana, per me. A tutto.”
“E se vinciamo noi?” lo asseconda annoiato Marco.
“Beh, intanto potrete prendermi per il culo perché non sono riuscito nell’intento, poi avrete la mia completa disponibilità per l’intera settimana. Tutti e cinque: tu, Manuela, Eleonora, Ginevra e Roberto. Anche io, disponibile a qualunque cosa.”
“Qualunque?” chiede conferma il biondo, scettico.
“Qualunque, parola di musicista.”
Segue uno scambio di sguardi intenso. Da una parte quello sicuro e determinato di Simon, dall’altra quello scettico e un po’ sacrificato di Marco. Infine, quest’ultimo cede e porge la mano all’altro, ufficializzando definitivamente la scommessa, sotto gli occhi divertiti e partecipi del resto del team. Sospiro sorridendo “Quando inizi la missione, allora?”
“Anche subito, cerbiattina.” Infatti, si alza in piedi e comincia a sistemarsi la camicia, lanciando occhiate in qua e in là con occhio critico. Eccolo, che entra in modalità predatore. Cerchiamo un po’ tutti di non scoppiargli a ridere in faccia, giusto per non farlo inacidire. Dopotutto deve fare conquiste, stasera. Non appena si allontana, diamo il via ai nostri pensieri.
“Per me non ce la farà.” Marco.
“Per me sì. Ci proverà con tutte le ragazze del locale, poi finirà con la barista.” Manuela.
“Mh, se punta una di quel gruppetto là ci sta anche che tra cinque minuti stia già in macchina diretto a casa. Quel tavolo pare un pollaio. Se si sbriga prima che tornino per strada vince.” Ginevra.
“Io dico che ci riesce tra qualche tentativo. Ne vedo molte al bancone con il bicchiere in mano.” Roberto.
“Io spero solo che non paghi qualcuno.” Me medesima.
Ed è così che iniziamo a chiacchierare del più e del meno, senza però perder mai di vista il nostro amico. Ci dimentichiamo sempre di non provocarlo in qualunque modo, ma non possiamo evitarlo. Lui vedrebbe una provocazione anche in una frase come “Questo gelato è al limone”, e cercherebbe di dimostrare che non è vero. Ok, forse non a questi livelli, ma non andiamo tanto lontano da come è la realtà. Bevendo, lo osservo mentre si avvicina con non-chalance ad una ragazza seduta al bancone, parlandoci solo dopo qualche secondo.
“Sapete cosa mi fa venire in mente tutto questo?” chiede Roberto, anche lui con gli occhi puntati su Simon “Avete presente How I met your mother?”
Sorrido divertita annuendo “E’ uno dei miei telefilm preferiti.”
“Io penso che se fosse una persona lo sposerei.” Dice Manuela, appoggiando il viso su una mano.
“L’ho guardato qualche volta.” Dice Ginevra, invece. Lei è più un tipo da Grey’s Anatomy.
“Ecco, in questo momento mi sembra di vedere Barney, invece che Simon.” Termina Roberto, ridacchiando per la sua stessa frase. In contemporanea, ci voltiamo di nuovo a guardare il ragazzo. Il sorrisetto ammiccante, lo sguardo fintamente affabile, persino il modo in cui è appoggiato alla superficie, tutto ricorda Barney Stinson. Marco alza le sopracciglia “Cazzo, c’hai ragione però.”
“Dite che è questo il motivo per cui dice che lui è il suo personaggio preferito? Perché ci somiglia?” chiedo.
“Beh, sarebbe da Simon.”
“E pure da Barney.”
“Che cosa triste.” Commento, cominciando a ridere.
Proprio in quel momento, la bionda con cui stava parlando il protagonista dei nostri discorsi si alza e se ne va, lasciandolo solo. Marco e Roberto commentano fra loro la scena prendendolo per il culo, mentre noi ragazze continuiamo ad osservare lui, a conoscenza del fatto che entro un minuto avrà già abbordato qualcun’altra. E infatti, la successiva vittima è una morettina molto carina che sta massaggiando sola soletta alla parete del locale, non molto infastidita dalla presenza dell’altro.
“Mmmh questa ci sta.” Dice Ginevra, studiando.
“No, io dico di no.” Ribatte Manuela, con una smorfia.
“Vabè dai, stiamo a vedere.”
Aveva ragione Manuela. Dopo un paio di minuti la ragazza scuote il capo e va via, davanti ad un Simon sorpreso. A quanto pare non se l’aspettava nemmeno lui. Lancia un’occhiata nella nostra direzione, un po’ umiliato, ma comunque alla ricerca di supporto. Abbozzo un sorriso e faccio spallucce, mentre Marco gli fa capire con qualche gesto che sta fallendo. Simon sbuffa, e distoglie lo sguardo un po’ scazzato, tornando ad occuparsi della scommessa.
Ci prova con un paio di castane, un’altra bionda e persino una tipa con delle ciocche tinte di un rosa acceso. Infine, approda di fianco ad una rossa molto carina. Ha dei lineamenti molto dolci, un corpo minuto e molto aggraziato, caratteristiche che ci fanno stupidamente escludere la possibilità che possa accettare di andarsene con Simon.
Per questo, rimaniamo a bocca aperta mentre i due si avvicinano all’uscita del pub. Quando la rossa è ormai fuori, il nostro amico ci guarda e ci fa l’occhiolino, prima di sparire.
“Cazzo.” Mormora Marco.
“Questa non me l’aspettavo.” Afferma Manuela, continuando a fissare l’uscita.
“Mi sa che ci merita andare a casa. Domattina dobbiamo alzarci prima delle undici e mezza. Anche se non ho molta voglia di morire avvelenato..” Sospira il riccioluto, guardando me e la castana. Annuiamo, cominciando ad alzarci.
“E’ stato bello conoscervi e passare i miei momenti migliori con voi, ragazzi.” Dice Manuela, con un sorrisetto triste.
Ginevra ci saluta con la manina “Ci vediamo all’altro mondo.”





Appunti sul capitolo:
L’intero capitolo, titolo compreso, è dedicato al telefilm “How I  met your mother” (ripresa l’ottava stagione nemmeno due settimane fa, tra l’altro). Se proprio vogliamo essere pignoli, a Barney Stinson, uno dei protagonisti. Il titolo è infatti “Challenge accepted!”, uno dei soliti tormentoni ripetuti dal personaggio scritto tipo 2 secondi fa.
What else? Ah, questo appunto è dedicato più che ad altri ai lettori che mi hanno seguita anche in “Amore al primo tweet”! Il bel chitarrista della band di Enrico che attira l’attenzione delle ragazze, è il Sig. Bonetti Gabriele (e di conseguenza la sua ragazza è Ilaria). Se avete letto la mia precedente storia, non potete esservi dimenticati di lui. Se volete avere un’idea temporale più precisa, fate conto che qui hanno vent’anni. In sostanza siamo più o meno nel punto centrale del lasso di tempo che va dalla fine della storia all’epilogo. Spero di esser stata abbastanza chiara. :)
 
Insomma, eccoci qui.
Non mi sento ispirata per scrivere qualcosa di decente. D:
Probabilmente questo è l’ultimo capitolo di semi-passaggio per mooolto tempo, quindi preparatevi psicologicamente per i prossimi, specie quello che pubblicherò Giovedì 11.
Dio, quel capitolo mi dà una soddisfazione che non potete minimamente immaginare, davvero. *-*
Comunque, tornando a questo, ditemi cosa ne pensate. *-* Vengono nominati due eventi che saranno le trame generali dei prossimi due capitoli, dopotutto. u_u
 
Un graaaazie stratosferico a chi considera questa storia. :’)
Me provare tanto tanto affetto e gratitudine verso voi pazzi.
 
Ci ritroviamo l’11 Ottobre col capitolo più improbabile di tutta la storia delle mie storie. (?)
Nel caso siate degli stalker (scherzo, caVi :3) vi linko dove potete trovarmi, oltre che qui su EFP.
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Un bacione
 
Maricuz

Ps: Sono felice perché oggi avrò la mia prima chitarra. Ciao.
   
 
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