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Autore: Dean Lucas    06/10/2012    2 recensioni
Se in Hyperversum IV Il Destino del Falco si era intuito chi o cosa fosse realmente Hyperversum, ora i nostri eroi dovranno risalire alle origini dell'umanità stessa per trovare le prove delle loro ipotesi. E' per questo che andranno nell'Antico Egitto e...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ian Maayrkas aka Jean Marc de Ponthieu, Sorpresa, Ty Hamilton
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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***

 

La Sfinge comprese cosa Ian stava osservando e arcuò appena le morbide labbra in un sorriso.

«Da come lo guardi, sembra che già conosci il potere del sacro omphalos. E’ per questo che sei qui?»

Sacro omphalos. Così lo chiamavano gli antichi greci, che per primi avevano scoperto la sua esistenza. L’ombelico del mondo.

Ian deglutì ancora una volta. Era così incredulo che gli sembrava di osservare se stesso da fuori, come se non fosse davvero lui davanti alla Divina Sfinge. Incapace di sostenere oltre lo sguardo della dea, chinò il capo, meditando cosa avrebbe potuto dire alla Sfinge e cosa invece avrebbe dovuto tacere.

La dea gli sfiorò il mento con un’unghia smaltata d’oro e gli sollevò delicatamente il volto, costringendolo di nuovo a perdersi nelle sue iridi d’oro liquido.

Ian sentì un brivido percorrergli la schiena. Non riusciva a parlare, non riusciva nemmeno più a pensare. Cercò di concentrarsi su Isabeau, sul suo viso candido e delicato come porcellana.

L’immagine della sua amata affiorò dai ricordi e svanì un istante dopo.

La Sfinge gli colmava ogni senso. Non c’era che lei. Non c’era posto per altro.

Per qualche istante Ian si dimenticò persino di respirare.

Poi la dea si rialzò e camminò con calma verso la Delicata più giovane che aveva aggredito Monika, ferendola a un fianco. La ragazza, Ian pensò che non poteva avere più di diciassette anni, era visibilmente sconvolta e si prostrò ancora di più ai piedi della divinità.

Monika sogghignò. «Vi avevo avvertito che la vostra padrona vi avrebbe fatto frustare come schiave per averci attaccato senza motivo.»

La Sfinge non si curò delle parole del Maggiore, afferrò la testa della giovane per una ciocca di capelli e la costrinse ad alzare lo sguardo. «Tanisha...»

La Delicata era a un passo dalle lacrime. Dal sopracciglio ferito il sangue aveva disegnato una striscia rosso scuro che le solcava il volto fino al mento.

La dea le passò una mano sugli occhi. La ferita scomparve.

Monika aggrottò la fronte e arretrò di un passo.

La Sfinge si voltò di scatto verso di lei. «Sei stata tu a ferire una delle mie Delicate, non è vero?»

Monika guardò Ian in cagnesco e maledì mentalmente Hyperversum.

 

***

 

«Il tuo corpo è il più sacro dei luoghi» sibilò Monika, cercando per istinto la sua Beretta calibro 9, dimenticandosi per un istante dov’era. Le sue dita trovarono soltanto la fibra grezza del mantello che l’avvolgeva, intrisa del suo stesso sangue dove la lama della sua avversaria l’aveva ferita.

«Sai batterti bene» aggiunse la Sfinge. «Ben pochi sono coloro che sopravvivono dopo uno scontro con una Delicata. Dove hai imparato a combattere, straniera?»

«Sono stata addestrata nel corpo dei marines, mia signora» esclamò con orgoglio Monika.

La dea inarcò un sopracciglio. «Marines, hai detto? Non conosco questo popolo.»

Monika fece schioccare la lingua. «Uomini grandi e grossi, tutti muscoli e coraggio, col cervello come optional, specie quello che ho sposato» sibilò il Maggiore. «Per qualche tempo non credo che ne vedremo da queste parti.»

La Sfinge allungò una mano verso di lei e Monika indietreggiò di un passo.

«Se volessi farti male, avrei lasciato che le mie Delicate svolgessero il loro compito fino alla fine» le sorrise la divinità. Monika sentì la sua mano che le sfiorava un fianco. Osservò  la dea che intingeva un dito nel suo sangue e tracciava sul mantello un simbolo del tutto simile a un geroglifico. Sentì caldo e la ferita sembrò bruciare.

Quando la Sfinge tornò a guardarla, Monika capì che l’aveva guarita.

La creatura allora si voltò verso Ty e lo fissò intensamente.

«Tu possiedi un’abilità davvero speciale, ho visto come hai creato dal nulla quel frutto luminoso. Fallo ancora per me, ti prego.»

Ty obbedì con un sorriso sciocco stampato sul volto. La mela del gioco apparve ancora, fluttuando a mezz’aria, e subito dopo lui le ordinò di sparire.

Quando la dea gli sorrise, Ty arrossì fino alla punta delle orecchie.

«Bene» esclamò la Sfinge. «Ora immagino che vorrete sapere qualcosa di più su questo monile, non è vero?» aggiunse giocherellando col ciondolo che aveva appeso al collo.

Ian, Monika e ty annuirono, col fiato sospeso.

«Questo oggetto tu trovato molto tempo fa, alle pendici di un monte chiamato Parnaso, in una terra al di là del mare che bagna l’Egitto.»

La dea si riavviò i scintillanti capelli neri.

«Fu mia madre a forgiarlo, in un atto estremo di disperazione, come ultimo dono ai Figli dell’Uomo.»

Per un istante vi fu soltanto silenzio.

«Voi conoscete mia madre, non è vero?»

«Lei è la madre di tutti noi, mia signora» rispose Ian con voce tremante.

«Eva era il suo nome» disse la Sfinge. «E l’alito di vita che l’ha generata è custodito per sempre in questa clessidra.»

 

***

 

 

  
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