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Autore: Non ho mai smesso    07/10/2012    0 recensioni
"Osserviamo un palloncino che vola in cielo. Rimaniamo affascinati da quel volo. Il palloncino non ha paura di allontanarsi dalla terra ferma, non ha paura di infrangere le regole, non ha paura di fuggire dal mondo. Lì, nel cielo, è libero di sentirsi libero. Anche io,lì in quel parco immenso, posso sentirmi libera di essere libera"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Tutti i miei compagni (ormai)della ex classe,vogliono andare a festeggiare per i voti ricevuti. Io ho avuto 100 e lode. Come volevasi dimostrare. Sono dell’opinione che il percorso di studi,scegliamo noi se continuarlo o meno e se siamo propensi a farlo non c’è bisogno di festeggiare,bisogna solo sentirsi orgogliosi di se stessi. Per non parlare di quelli che hanno preso 61 e si sentono i re d’Inghilterra. Adesso io non appartengo più a questo mondo,adesso voglio incominciare a lavorare e voglio evadere da questa cittadina insignificante. Qui fa sempre freddo – anche d’estate- e tutto ciò ti deprime e fa perdere la voglia di poterti godere il mare e il sole. Nelle ore pomeridiane per la cittadina non si aggira nessuno,neanche un cane. Sembra che da un momento all’altro avverrà un assassinio in una di quelle strade isolate. L’unico posto bello in cui vado volentieri è il parco del paese, è importantissimo per me perché affiorano i ricordi di quando ero un’ “adolescente” e trascorrevo i pomeriggi ad ascoltare la musica “in” con le mie amiche.. quante cose sono cambiate. Ormai tutta questa spensieratezza non ce l’ho più,non so se considerarlo un bene o un male. Mentre torno a casa con un frappè alla fragola tra le mani e un cappello all’americana in testa,cerco di programmare il monologo da proporre ai miei genitori circa il mio futuro. < Allora sarò breve concisa,genitori. Ho avuto 100 e lode e adesso voglio concentrarmi su quello che è il mio futuro. Non ho alcuna intenzione di rimanere qui perché non ho alcuna possibilità di lavoro. Le mie carte possono anche rimanere anonime ma per lo meno voglio provarci,voglio che il mio sogno, anche per 2 minuti diventi realtà. Vorrei trasferirmi in un’altra città,in Italia,così possiamo anche sentirci e vederci più spesso. Voi cosa ne pensate? > < Io penso,Gaia,che siano le tue solite sciocchezze da “adolescente”. In questo mondo non c’è posto per una ragazza di 19 anni che vuole essere una scrittrice..Se proprio credi in quello che potresti diventare,dovresti trasferirti in un’altra nazione! > Sbotta. Ed io subito controbatto < Se questo era il tuo incoraggiamento,me ne vado all’istante >. Tutto rimane in silenzio,sembra che un meteorite abbia colpito la nostra casa (da oggi la loro casa). Salgo frettolosamente le scale, apro l’armadio della mia camera in maniera brusca, prendo una valigia mal ridotta nella quale getto di tutto: iPod, computer con il suo rispettivo carica batterie,macchina fotografica,cellulare, i miei mille vestiti, le bozze nelle quali è narrata quasi tutta la mia vita e ovviamente guide di istruzione sulla città più bella,Parigi. Ebbene sì,me ne vado a Parigi. Non è una di quelle follie momentanee adolescenziali nelle quali si vuole scappare dai genitori per una marachella compiuta,è una scelta di vita. E’ lì che realizzerò quello che qui non ho mai avuto. Preparata la valigia,con una lacrima che accarezza la mia guancia, chiudo a chiave la porta della mia stanza tenendo la chiave nella tasca del giubbotto perché in fondo un pezzo della mia vita deve rimanere con me. < E’ stato bello condividere le mille gioie e i miei dolori con voi,ma adesso è meglio che io cambi aria..c’è troppo smog! > Mio padre mi guarda senza dire una parola,scioccato del mio gesto improvviso. Spero almeno che capiscano che io non sono più un bambina,sono una donna che vuole realizzare i suoi sogni. < Io vado a Parigi,quando arriverò vi informerò sul necessario. Ci si vede. > Sgattaiolo via da questa casa, chiudendo la porta è come se stessi chiudendo lì la mia vita. E’ la casa nella quale ho versato le migliori lacrime e ciò ha fatto sì che i muri si inumidissero così tanto da formare delle crepe. E’ una casa come quella descritta nella favola di Hansel e Grethel, ma a mio avviso si dovrebbero ristrutturare un po’ di cose.. anche gli affetti famigliari. Incomincio a correre come una dannata perché devo al più presto comprare il biglietto per Parigi di sola andata e mai di ritorno. Mi avvicino a passo svelto all’unica agenzia di viaggi che c’è e che odio allo stesso tempo. Appena entro sento suonare il sonaglio attaccato alla porta ed una donna di mezza età è lì seduta su uno sgabello leopardato chiedendosi perché una ragazza della mia età si rechi ad un’agenzia di viaggi. Sai,anch’io ho una vita. E’ una donna robusta,con i capelli rossi raccolti in un chignon,truccata come un pagliaccio ed indossa un vestito che sembra una camicia da notte. Si vede che detesta lavorare in un posto simile. Per camuffare l’ aspetto terrificante del locale l’hanno riempito di poster raffiguranti zone del mondo paradisiache e per indurre il cliente a non soffermarsi sull’odore l’hanno cosparso di candele alla lavanda. Orgogliosa di me e di quello che ho il coraggio di fare,mi siedo sullo sgabello. Guardo dritto negli occhi la signora e le dichiaro la mia volontà. < Vorrei un biglietto per Parigi,di sola andata > < Bene,sono 450 euro > E adesso dove li trovo tutti questi soldi..? Ma sì,li pagherà papà non appena gli arriverà una lettera di reclamo. < Io per il momento posso darle 350 euro,il resto dei soldi gli addebiti sulla carta di credito di mio padre..lo conosce! > Affermo,ridendo. < D’accordo,le auguro buon viaggio. > < E io le auguro una “buona” permanenza > dico,mimando le virgolette. Esco sbattendo la porta per la felicità e incomincio a saltellare come se lo stessi facendo con una corda. Il mio sogno sta per diventare realtà. La sola novità di essermi trasferita a Parigi,senza una casa,con pochi soldi a portata di mano mi rende giustizia e una ragazza autosufficiente. Prendo un autobus per andare all’aeroporto. Eccomi arrivata. Vedo le porte scorrevoli dell’aeroporto aprirsi. La gente sembra scombussolata da questa realtà, le hostess che indossano giacca,gonna e tacchi (non ho mai capito come facciano a lavorare ore e ore con i tacchi ai piedi)cercano di capire il gate nel quale devono dirigersi e finalmente vedo lampeggiare la scritta “ARRIVI” e “PARTENZE”. Necessariamente PARTENZE. Ragazzi io sto partendo e me ne vado a Parigi. Con poche ore di attesa mi inoltro per questo grande tubo che porta direttamente all’aereo. Non ho la possibilità di vederlo ma l’importante è esserci salita sopra. E’ un aereo di bell’aspetto,i sedili sono in pelle e credo che dopo un’oretta passata ad osservare le persone che vanno avanti e indietro, le hostess si affretteranno a portarci lo spuntino di metà mattina o pomeriggio (tanto non cambia mai). < Si prega i signori passeggeri di allacciare le loro cinture, l’aereo sta per decollare. > La tipica spiegazione nelle 40 lingue non può mancare e, adesso che ho lasciato finalmente questo paese e un pezzo della mia vita, si va.
  
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