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Autore: DeiDeiDei    07/10/2012    5 recensioni
[...] Il suo cuore saltò un battito.
-Boyd?- Domandò esitante, fermo e teso come una corda di violino –Isaac?- Non erano mai entrati in camera sua prima, ma chi lo sa, magari il loro Alpha li aveva spediti a tenerlo sotto controllo –Erica?- Anche l’ultimo richiamo cadde nel vuoto. Nel silenzio più assoluto. Nella stanza dove regnavano soltanto il suono del suo respiro e di quello del visitatore. Sembrava persino più vicino. Il cuore di Stiles iniziò a battere più forte, quando un fruscio tutt’altro che rassicurante si mosse verso di lui. Perché quello dietro di se non gli rispondeva? Non era un bello scherzo. Assolutamente no. Avrebbe dovuto parlare col branco riguardo ai loro scherzi. Se l’obbiettivo era spaventarlo, ci stavano riuscendo benissimo. Non sapeva se essere più irritato o terrorizzato, perché una piccola parte di lui, pressante ed accanita contro la sua calotta cranica, gli stava ripetutamente suggerendo che la persona entrata dalla finestra non era Scott, non era Derek, ne Isaac, Boyd o tantomeno Erica. Stiles sentì distintamente lo sbuffo di un ghigno aprirsi da qualche parte nella stanza scura[...]
POV alternato. Focus Stiles.
Genere: Azione, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se Stiles aveva pensato che essere braccato senza sosta per ore nel fitto di un bosco da un branco di Lupi Mannari fosse una cosa sfiancante e, in un certo senso, terrificante, aveva dovuto ricredersi. Lo aveva fatto giusto la mattina seguente, stanco morto per un intero pomeriggio passato a nascondersi tra rami e cespugli e scappare di corsa da Licantropi dotati di velocità e forza sovrannaturale, una riunione serale tutt’altro che rilassante e una nottata di studio intensivo di Chimica. Perché, sì, la scuola per lui era importante ed erano passate più di ventiquattro ore dall’ultima volta che aveva preso in mano anche solo un libro o che ne aveva adocchiato uno. Era stato leggermente impegnato a tentare di non morire tra atroci sofferenze. Perciò si poteva ben capire quanto fosse sfinito, alle otto di mattina, nell’entrare a scuola. Era già stato un miracolo che non si fosse schiantato con la propria Jeep da qualche parte nella strada casa-scuola. Anche se, probabilmente, avrebbe preferito mettere subito fine  tutti i suoi problemi in quel modo brusco, se avesse potuto prevedere cosa gli sarebbe toccato sopportare durante la mattinata.

-Ciao, Dolcezza.- Il primo sentore dell’imminente disastro fu l’insolito saluto di Erica. Non tanto per il tono innaturalmente dolce che la ragazza utilizzò, ma più per la carezza che, passandogli accanto, passò il suo indice affusolato a lasciargli lungo l’intera mandibola. Un’unghia laccata che gli solleticò la pelle.  Stiles si immobilizzò, con un lungo brivido ghiacciato che gli scese lungo la schiena lento come solo il terrore sa essere. Quando si rese finalmente conto di cosa gli fosse appena successo, girò di scatto su se stesso. Appena in tempo per notare, con la coda dell’occhio, le iridi di Erica brillare di un oro acceso e luminoso e, ci avrebbe scommesso persino il portatile nuovo e tutti i suoi libri di alchimia, riconoscere quello sulle sue labbra truccate di rosso come un ghigno. La bionda gli aveva appena ghignato contro. E lo aveva carezzato. Se possibile, la seconda cosa gli risultava sproporzionatamente più inquietante: non lo aveva mai nemmeno lontanamente sfiorato in pubblico o a scuola, se non per sbatterlo rabbiosamente al muro (cosa che sembrava piacere davvero un sacco, sia a quei gran geni dei Cacciatori, sia ai Lupi psicopatici, vista la frequenza esagerata con la quale qualche parte del suo povero corpo umano si ritrovava spiaccicata contro superfici troppo rigide, per i suoi gusti). Stiles deglutì e decise di affrettarsi e dirigersi al più presto in classe dove, perlomeno, sarebbe stato al sicuro da possibili assalti della Lupa.

Probabilmente quello fu il più grande errore della sua vita. Dopo aver deciso di rimanere amico di Scott McCall anche una volta che era stato morso da un Lupo Mannaro, ovviamente. Niente avrebbe superato quell’errore. Come la sua testa iperattiva aveva tentato di fargli capire più e più volte mentre lui era intento a percorrere il corridoio piastrellato, Erica era stata solo il proemio della catastrofe. Nulla di più. Ovviamente aveva ignorato il benevolo consiglio del cervello di girare sui tacchi e uscire di corsa dall’edificio, salire in macchina e abbandonare BH. Anzi, meglio, l’intero stato. Perciò, naturalmente, quando iniziò l’apocalisse, la sua testa decise di punirlo, non avvertendolo più di nulla. I suoi neuroni ammutinarono in massa. Maledetto cervello vendicativo! Non gli fece nemmeno notare che quell’astuccio cilindrico volante color pesca stava mirando alla sua testa. Non, perlomeno, fino a quando gli si schiantò brutalmente sulla fronte, come un gigantesco proiettile smussato. Stiles ebbe a mala pena la lucidità di non urlare in classe e di soffrire in silenzio, con le mani alla testa, prima che Lydia, seduta accanto a lui come era solita fare durante Matematica da circa tre mesi, raccogliesse da terra l’astuccio con un sonoro sbuffo di delusione. Lo allungò ad Allison, seduta nel banco davanti al loro assieme al suo ragazzo. Anche con le mani ancora strette sulla fronte nel disperato tentativo di diminuire il pulsare della testa, Stiles non poté fare a meno di fissare con tanto d’occhi la scena.

-Che hai da guardare?- Domandò la rossa in modo talmente innocente da fargli accapponare la pelle dall’inquietudine. –su, sciocchino, risolvi quel teorema. Io l’ho finito dieci minuti fa.- Completò poi muovendo distrattamente una mano in direzione del quaderno di lui dove, effettivamente, capeggiava ancora soltanto la consegna e non c’era traccia della risoluzione. Ma chi diavolo sarebbe riuscito ad interessarsi alla Trigonometria, dopo aver appena scoperto che due delle sue compagne di classe a lui più vicine (e probabilmente anche il suo migliore amico, attualmente seduto accanto ad una delle due) stavano complottando per ucciderlo lentamente ad astucciate in testa? Nessuno, ecco. Siles osservò male per qualche attimo ancora Lydia, prima di concentrarsi sul suo teorema, scuotendo la testa, incredulo. Astucci, portamatite… di questo passo non sarebbe mai più riuscito a mettere piede in un negozio di cancelleria senza aver paura che qualcuno potesse spingerli addosso uno scaffale.

Successivamente, anche se tentò di rimanere attento e concentrato, gli attacchi si susseguirono per tutta la mattina. Uno più terrificante dell’ altro. E la cosa più inquietante era che, a quanto pareva, al Branco di Lupi Mannari non interessava minimamente se il resto della classe notava i loro malefici intenti.

Allison e Lydia non smisero un attimo di torturarlo, lanciandogli qualsiasi cosa capitasse loro sotto mano (e considerando la mira da cecchino della cacciatrice, fu una cosa molto dolorosa) e colpendolo ogni qualvolta fosse a portata di tacco. Stiles iniziò a preoccuparsi quando le vide soppesare  un dizionario di Latino e decise quindi di allontanarsi il più possibile. Proprio la distanza che aveva messo tra se stesso e le due assassine gli permise di spostarsi in tempo per schivare l’ agenda da settecento chili della rossa e salvarsi la vita. Ma purtroppo non fu altrettanto veloce da riuscire a spostarsi quando, aprendo il suo armadietto in corridoio, gli cadde addosso una cascata di libri. Appena riuscì a riemergere, si guardò intorno per capire chi tra i membri della lupesca combriccola dovesse maledire per quel meraviglioso, e potenzialmente letale, dono. Con sua somma sorpresa, tra tutti gli sguardi allibiti degli studenti della zona, individuò Scott con l’ espressione colpevole peggio mascherata che avesse mai visto. Sospirò ed iniziò a raccogliere i libri. Anche il suo migliore amico voleva ucciderlo.

Jackson si limitò a spingerlo giù dalle scale con apparente noncuranza. L’ unico motivo per il quale il castano rimase vivo fu che qualcuno lo afferrò al volo al terzo scalino, arrestando la sua caduta con un braccio all’altezza della vita ed una mano che lo afferrò per la collottola. Quando alzò gli occhi, ancora sconvolto per essere stato nuovamente sull’orlo della morte, ed incontrò quelli di Danny che cercava di capire se stesse bene, avrebbe voluto seriamente baciarlo. E in questo caso, almeno, l’ altro non sarebbe rimasto neppure traumatizzato. Si raddrizzò e cercò di campare qualche scusa plausibile perché non poteva permettere che il compagno lo portasse pure in infermeria. E sembrava convintissimo di doverlo fare. Che qualcuno benedicesse Danny!

Isaac rese ovvi i suoi intenti quando gli si sedette accanto ne laboratorio di Chimica. L’ ultima volta che lo aveva fatto aveva cercato di uccidere Lydia. Perciò Stiles non si stupì troppo quando fu l’ altro ad impostare l’ esperimento, posizionando le fialette e iniziando a riempirle. Cercò di prendere le distanze senza farsi notare. Ma, ovviamente, come era prevedibile, non solo Isaac assecondò il suo movimento con uno ancora più ampio, ma anche Erica fece la sua parte. Per dirla sbrigativamente, sedusse il professore e lo convinse a lasciarle aggiungere una sedia al loro banco. Stiles si fece piccolo piccolo. E fu la volta buona in cui si salvò soltanto grazie alla sua fortuna, quando Isaac fece cadere la fialetta dell’ acido in sua direzione. Furono i Jeans larghi a pagarne le conseguenze, e la manica della felpa. Quasi urlò terrorizzato. E quasi gli venne voglia di rimpiangere Boyd ed i suoi semplici sgambetti per i corridoi.

Finalmente, all’ora di pranzo, intravide una possibilità di pace, andando a sedersi in un tavolo differente da quello del Branco. Purtroppo loro se ne accorsero dopo nemmeno cinque minuti e, presi i propri vassoi, lo raggiunsero dall’altra parte della sala. Siles imprecò sottovoce e rispose con falso entusiasmo al saluto. Così si ritrovò seduto tra Lydia ed Allison, con una certa dose di inquietudine. Per primo, tutti si misero a mangiucchiare qualcosa chiacchierando allegramente. Come se non avessero passato la mattinata a cercare di rendere quella scuola la sua tomba. Li osservò per un attimo cercando di capirne le intenzioni  dal comportamento. Quando si sentì sufficientemente soddisfatto dell’ investigazione, si mise a mangiare a sua volta. Mancavano solo i due idioti che, per ovvie colpe, erano dovuti rimanere indietro a ripulire il banco del laboratorio di Chimica. Gli altri sembravano piuttosto tranquilli. Poi, dal nulla, le mani affusolate di Erica gli si poggiarono sulle spalle, stringendole a mo’ di saluto.

-Allora, che ne dici? Sta sera. Io, te, Derek. Cosa a tre?-  Stiles sputò di colpo l’ acqua che aveva appena portato alla bocca, stringendo con le dita la bottiglietta tanto da accartocciarla. Boyd, davanti a lui iniziò a tossire, come del resto anche Allison, seppure lei in modo nettamente più trattenuto. Isaac, che si stava giusto sedendo in quel momento, si immobilizzò e sbiancò di colpo. –Si, insomma, sono sicura che se ci fossi anche tu di mezzo, la smetterebbe di respingermi, una volta per tutte.- perché diavolo Jackson e Lydia erano così tranquilli? Glielo avrebbe chiesto con un urlo, se non fosse stato in pieno soffocamento. –E non fare quella faccia assurda, Stiles. Non dirmi che la mia proposta ti ha sorpreso.- Scott lo guardava confuso, probabilmente ancora intento a collegare i nomi detti dalla ragazza al concetto di “cosa a tre”.

-COOOOOSA?- Le strillò addosso voltandosi di scatto, non appena riuscì a respirare nuovamente. Lui? Erica? Derek? Insieme? Cioè, lui e Derek? Tentò di controllarsi ed abbassare un poco la voce, senza però troppi risultati. –Ma che ti salta in mente di dire? Vacci poi da sola da Derek!- Ringhiò ignorando totalmente la faccia sconvolta che aveva assunto Boyd, probabilmente al pensare alla sua ragazza assieme a loro due in un contesto non propriamente casto. –E poi cosa ti passa per la testa?  Cose a tre? Perché dovrei fare cose a tre con due Licantropi?- Fermò Lydia con una mano prima che potesse specificare che oramai era anche lui un Licantropo, in teoria. E zittì Jackson con un’occhiataccia, vedendolo ghignante all’idea che lui non avesse negato la possibilità di una cosa a tre con un altro maschio. –E poi, scusa, Derek? Seriamente? Tu vorresti andare con Derek?- Domandò scettico, ignorando le considerazioni sull’aspetto fisico dell’uomo da parte sia della bionda, sia di Isaac. Suvvia, ragazzi! Ok, poteva ammettere  che l’Alpha aveva il suo personale fascino. Quello da misterioso palestrato sovrannaturale. Ma arrivare a proporgli una cosa a tre con lui? Macho quanto vuoi, ma col Capobranco di sicuro nessuno ci avrebbe mai provato alla leggera. Sicuramente non lui, comunque. –E, NO, Scott. Si è inventata tutto, maledizione, non lo chiedere neppure!- Sibilò esasperato, quando finalmente sul viso dell’amico si dipinse una pericolosa scintilla di comprensione. Erica rise ed andò a sedersi accanto ad un ancora abbastanza preoccupato Boyd.

-Eddai, tranquillo, stavi scherzando.- Assicurò sia al proprio ragazzo che a Stiles. –Volevo solo vedere quale sarebbe stata la tua reazione e, magari, scoprire se potevi morire annegato- Scherzò fin troppo allegra. Stiles la osservò di sottecchi, borbottando tra se irritato.

Quegli scherzi non gli piacevano affatto.











Angolo dell'autrice:
Salve a tutti!
Eccomi col dodicesimo capitolo. La storia si avvicina lentamente alla fine ç___ç
Purtroppo i prossimi capitoli potrebbero giungere lento i risultare imprecisi. Avete presente quel momento all'inizio dell'anno scolastico nel quale tutti i professori contemporaneamente pensano che sarebbe assolutamente carino fissarvi una verifica?
Ecco. E' quel momento... >___>
Perciò vi chiedo di avere pazienza.

   
 
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