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Autore: pk82    19/04/2007    13 recensioni
UUUUUUUUUULTIMO CAPITOLOOOOOOO. E SI E' PROPRI O FINITA. NON POTETE LASCIARMI SENZA UN COMMENTINO PROPRIO ORA... NON DOPO CHE HO POSTATO IL CAPITOLO PRIMA DI QUANTO CREDESSI. DAI, ALLORA... LEGGETE E RECENSITE. CIAO.
NdAmministrazione: secondo il regolamento, l'introduzione deve contenere un accenno alla trama o una citazione significativa ripresa dalla storia. Inoltre, NON deve essere scritta tutta in maiuscolo. L'autore deve perciò provvedere a modificare questa introduzione (può contemporaneamente cancellare in autonomia questo messaggio)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15

Capitolo 15

«ROOOOOOOOONNN!!!!»

Hermione si svegliò.

Era sudata. Ansimava e non aveva più fiato. Il cuore le stava uscendo dal petto.

Prese dei respiri profondi, in modo da regolarizzare il respiro e rallentare i battiti del cuore; non era facile visto che le immagini di quello che era successo le tornavano alla mente, facendola precipitare di nuovo nel dolore che aveva già provato.

Non riusciva ancora a crederci. Non voleva crederci.

Sembrava quasi uno scherzo del destino; lo aveva ritrovato e lo aveva perso. E nella stessa identica maniera.

Questa volta sapeva che non sarebbe riuscita a sopravvivere al dolore. Anzi, sarebbe stato meglio per lei se l’avessero lasciata lì, a morire dissanguata, che portarla a…

Hermione si rese conto solo ora di trovarsi in una stanza d’ospedale; il bianco era il colore predominante lì dentro. I due comodini accanto al letto e le due sedie appoggiate al muro erano gli unici oggetti presenti in quella che era una stanza fin troppo grande per una sola persona. La stanza era illuminata da due sfere luminose che fluttuavano vicino al soffitto.

Probabilmente al S.Mungo, perché non aveva dubbi che fosse in quell’edificio, avevano dato quella disposizione.

Si accorse di indossare solo un leggero camice bianco che le arrivava alle ginocchia, lasciandole scoperte le gambe e le braccia. Era un indumento sottile, tanto che quando si portò una mano al ventre sentì chiaramente le bende che la avvolgevano.

Hermione tentò di mettersi seduta, ma sentiva tutti i muscoli doloranti, come se fosse stata su quel letto per giorni, senza muoversi. Con estrema fatica scese dal letto, ma dovette reggersi al materasso per non cadere; anche le gambe le facevano male. Un brivido le percorse il corpo quando sentì il freddo del pavimento a contatto con i suoi piedi nudi.

Lentamente si avvicinò alla finestra, dalla quale poteva vedere che era notte fonda.

Tutti i suoi pensieri, tutte le sue sensazioni sparirono quando vide il suo riflesso nel vetro.

C’era qualcosa di strano.

Sembrava che fosse… ringiovanita.

Non c’erano altre parole che potessero definire meglio ciò che vedeva; il suo riflesso non mostrava una donna adulta, ma una ragazza di diciotto anni, la stessa che si ricordava di vedere all’epoca della guerra con Voldemort.

I suoi capelli erano lunghi, crespi, indomabili, come in quel periodo; il suo viso non portava i segni dei sei anni di sofferenza che aveva provato. Sembrava quasi che non li avesse mai portati quei segni.

Cosa è successo?

Il rumore della porta che si apriva alle sue spalle la fece voltare; una ragazza dai capelli lunghi, rossi come il fuoco, e un ragazzo con gli occhiali e i capelli neri erano appena entrati nella stanza. Si bloccarono quando si accorsero che la paziente di quella stanza era sveglia e in piedi vicino alla finestra.

Sul volto dei tre ragazzi si potevano leggere le stesse emozioni; stupore, sorpresa, sollievo e commozione.

Ginny aveva gli occhi lucidi quando corse ad abbracciare la riccia; Hermione quasi cadde a causa dell’impeto della più piccola, ma dopo la sorpresa iniziale ricambiò, anche lei con gli occhi già colmi di lacrime.

«Ti sei svegliata» disse Harry avvicinandosi; anche lui stava facendo fatica a trattenere le lacrime.

Hermione, nonostante la gioia nel vederli, era ancora più confusa di prima; anche i suoi due amici sembravano più giovani. Ma il pensiero del piccolo Daniel cancellò per un momento quella sensazione.

«Come stà Danny?» chiese la riccia una volta sciolto l’abbraccio.

Harry e Ginny la guardarono straniti.

«Chi?» chiese Ginny.

«Danny! Come stà? Stà bene?» chiese di nuovo Hermione.

«Hermione… chi è Danny?»

La ragazza bruna guardò i suoi due amici; all’inizio aveva pensato che volessero fargli uno scherzo, stupido tra l’altro, perché sapevano quanto Hermione fosse affezionata a Danny. Ma quando vide l’espressione sui loro volti capì che non stavano scherzando; davvero non sapevano di chi stava parlando.

Nuovamente i suoi pensieri vennero interrotti dal rumore della porta che si apriva, ma mai avrebbe immaginato chi potesse entrare, non dopo quello che era successo; un ragazzo alto, dai capelli rossi come Ginny e dagli occhi blu era in piedi sulla soglia. Aveva una benda attorno alla testa e una fascia, legata dietro il collo, reggeva il braccio sinistro, probabilmente rotto.

Quando entrò nella stanza, Ron aveva stampato in volto la preoccupazione nello scoprire le condizioni di Hermione. Ma quando si accorse che la ragazza era sveglia e in piedi, lo stupore, seguito dalla felicità, apparvero sul suo viso.

«Ciao» disse semplicemente Ron.

Dal momento in cui era entrato Hermione non aveva mosso un muscolo, ne aveva parlato; credeva di essere davanti ad un miraggio, ad uno scherzo della sua mente, forse a causa dei medicinali che le avevano dato. Non poteva credere che Ron fosse lì davanti a lei, a guardarla con i suoi occhi blu pieni di vita e quel sorriso che faceva solamente a lei.

Gli occhi della ragazza, spalancati dalla sorpresa, si riempirono di lacrime e, un attimo dopo, aveva il viso bagnato; Ron, senza pensarci un secondo di più, le si avvicinò. Si fermò davanti a lei e, con infinita dolcezza, le asciugò le lacrime col pollice.

A quel contatto Hermione sentì una scossa che la percorse per tutto il corpo. Alzò entrambe le mani; con una coprì la mano del ragazzo che era ancora sulla sua guancia, mentre appoggiò titubante l’altra sul viso di Ron.

Era davvero lì.

«Sei… sei vivo» disse in un sussurro Hermione, non nascondendo un tono di incredulità nella voce.

Ron le rivolse un sorriso dolce prima di accarezzarle la guancia.

«Avevi dei dubbi?» disse scherzando.

Hermione non resistette più; non curandosi del dolore che sentiva ancora ai muscoli del suo corpo si gettò tra le braccia di Ron tanto forte da farlo indietreggiare di qualche passo; nascose il viso nel suo petto, aggrappandosi alla sua maglietta e piangendo disperatamente.

Gli altri tre rimasero un po’ stupiti da quella reazione: capivano che doveva essere preoccupata per le sorti di Ron, ma sembrava che non lo vedesse da anni, o che fosse convinta che non lo avrebbe più rivisto.

«Hermione» disse dolcemente Ron, accarezzandole la schiena col braccio sano e baciandole la testa, «sono qui. E’ tutto a posto»

«Io…» provò a dire Hermione, ancora piangendo e con la voce rotta dai singhiozzi,«io… c-credevo… che non… t-ti… avrei più… rivisto… ho… ho visto c-che… c-cadevi giù… e…»

«Cosa vuol dire che mi hai visto?» chiese Ron allontanandola e guardandola negli occhi, «Non mi avrai seguito, vero?» chiese sconvolto il rosso.

«Ron lo sai che non poteva seguirti» s’intromise Ginny. Hermione si voltò a guardarla.

«Ha ragione. Hai sentito il dottor Chen: da quando l’ha addormentata al campo non si è più svegliata»

Ron parve tranquillizzarsi, ma ora era Hermione ad essere preoccupata dai loro discorsi.

Cosa vuol dire “non si è più svegliata”?

Harry si avvicinò a Ron:

«Non può averti seguito: è stata portata subito qui e non si è mai mossa, almeno fino ad ora» concluse con un sorriso, guardando la riccia.

«Ma cosa…?» cominciò Hermione, ma venne interrotta da una voce più adulta.

«Forse posso spiegarvi tutto io»

I quattro ragazzi si voltarono verso l’entrata: un uomo dai tratti orientali che indossava un camice bianco era sulla soglia e guardava sorridente i giovani.

«Dottor Chen» disse Ginny.

«Sono contento che ti sia svegliata Hermione»

«Cosa vuol dire che può spiegarci tutto lei? Cosa deve spiegarci?»

«Quello che è successo alla vostra amica mentre era qui» disse avvicinandosi e riportando Hermione sul letto per visitarla.

Il dottor Chen spiegò che, dopo averla fatta addormentare con quell’incantesimo, Hermione era caduta in una specie di coma; la sua mente non voleva cedere, e voleva seguire Ron nella lotta a tutti i costi e questo deve aver “interferito” con l’incantesimo lanciato dal Guaritore.

Fu in quel momento che la sua mente aveva creato una specie di realtà alternativa nella quale Hermione si vedeva svegliarsi dall’incantesimo e seguire il suo ragazzo.

I quattro giovani ascoltarono increduli la spiegazione del dottor; inutile dire che la più sorpresa era proprio Hermione.

«Quindi… quindi mi stà dicendo che tutto quello che ho visto… tutto quello che ho fatto… non era vero?»

Il dottor Chen fece un sorriso:

«No. Sono passate due settimane da quando ti ho addormentata con quell’incantesimo e ti abbiamo portata qui, e ti assicuro che non ti sei mai mossa da questo letto»

«Perché non ci ha detto niente delle sue condizioni?» chiese arrabbiato Ron, stringendo la mano di Hermione.

«Perché neanche voi eravate messi meglio. Le condizioni di Hermione erano stabili, e in questi giorni abbiamo provato diversi incantesimi e pozioni per farla svegliare. E ci siamo riusciti, a quanto pare» disse il dottor Chen. «Se vi avessi detto subito delle condizioni di Hermione vi sareste alzati dai vostri letti, peggiorando la vostra situazione. Comunque vi avrei detto tutto nel caso ci fossero stati dei cambiamenti. Ora se non vi dispiace ho altri pazienti da visitare» concluse il dottore prima di uscire dalla stanza e lasciare i quattro ragazzi da soli.

«Noi adesso usciamo» disse dopo qualche minuto Ginny, «andiamo ad avvisare gli altri che ti sei svegliata» Ron e Hermione annuirono prima che gli altri due uscissero dalla stanza.

«Nemmeno quando dormi fai quello che ti chiedo» scherzò Ron, tentando di far sorridere la ragazza, ma non ci riuscì; Hermione continuava a guardarlo come se non riuscisse a credere a quello che era successo.

Erano passati solo due settimane dallo scontro finale. Due settimane che aveva passato a letto. Due settimane nelle quali aveva vissuto sei anni di vita. Ed era tutto un sogno.

«Hermione» la chiamò dolcemente Ron.

«Scusami» disse lei, accarezzandogli una guancia.

«Hai visto… hai visto che ero morto, vero?» chiese titubante Ron. Gli occhi di Hermione di riempirono di lacrime. Annuì.

Ron si chinò su di lei, baciandola dolcemente. Hermione sentì il sapore delle sue labbra, quel sapore che credeva di non poter sentire più.

E in quel momento sentì la vita rinascere nel proprio corpo. Non sentiva più dolore, di nessun tipo.

«Sono qui, Hermione» disse Ron quando si staccò da lei. «Sono qui e non ti lascerò mai più»

«Me lo prometti?»

«Te lo prometto»

Hermione gli sorrise.

Quel bacio e quelle parole ebbero l’effetto di farle dimenticare tutto quello che aveva visto e, soprattutto, tutto il dolore che aveva provato, come se fosse ritornata a vivere.

Tre anni dopo…

«Ron, per amor di Merlino, vuoi fermarti?» sbuffò Hermione.

Da quando Ginny era sparita, Ron non aveva fatto altro che camminare avanti e indietro davanti a quella porta. Hermione, seduta su di una panca di metallo, lo osservava nel suo movimento, provocandogli un leggero mal di testa.

«Miseriaccia. Ma dov’è Harry? Deve prendersi le sue responsabilità. Ah. Ma quando lo prendo…» Ron fece il gesto di strangolare qualcuno, facendo ridere Hermione. E quella risata riuscì ad allentare la tensione che aveva in quel momento, e non solo per via di Ginny.

Lo aveva scoperto quella mattina, ma non sapeva come Ron avrebbe preso la notizia; non ne avevano mai parlato prima e la cosa la faceva sentire un po’ a disagio.

Ma in quel momento decise di accantonare quei pensieri e dedicarsi solamente a Ginny, ormai scomparsa da quasi un’ora dietro quella porta.

«Quel vigliacco di Harry… sarà andato a nascondersi in Alaska… ah, ma lo ritroverò… non riuscirà a scap…» Ron non riuscì a finire la frase perché Hermione ebbe il buon gusto di farlo tacere con un bacio.

Il ragazzo, dopo un momento di sorpresa, ricambiò, abbracciandola. A Ron ci volle qualche secondo per riprendersi e guardò Hermione, che lo guardava con un dolce sorriso sulle labbra.

«Ron, calmati» disse la ragazza, passando le mani dietro il collo di Ron. Il ragazzo sentì l’anello al dito di Hermione a contatto con la sua pelle.

«Credi davvero che dopo tutto quello che gli è successo, dopo tutto quello che hanno passato, Harry possa abbandonare Ginny in un momento come questo?»

«No» rispose sinceramente Ron, tenendo stretta la moglie. «In questo momento è il fratello che dovrebbe sempre proteggerla che stà parlando. So benissimo che Harry non si perderebbe mai la nascita di suo figlio… anche se non ho ancora capito come tu faccia ad essere così sicura che sarà un maschio. Loro non hanno voluto saperlo» concluse Ron, osservando Hermione con uno sguardo interrogativo.

«Lo so» rispose semplicemente Hermione. «E Ginny ha promesso che se fosse stato un maschio avrei scelto io il nome»

«E quale sarebbe?»

«ECCOMI!!!»

Ron e Hermione si voltarono; un ragazzo con gli occhiali stava correndo verso di loro.

«Era ora» disse Hermione. «Tuo cognato stava cominciando a organizzare una squadra di ricerca»

«Di pure a tuo marito che non ce ne sarà più bisogno» disse Harry, una volta aver ripreso fiato.

«Guardate che io sono qui» disse Ron, fingendo di essere offeso. Scoppiarono poi tutti e tre a ridere.

«Tua madre?» chiese Harry all’amico.

«Starà cercando di far venire più gente possibile, sai com’è fatta»

«Harry» disse Hermione interrompendoli, «Ginny ti stà aspettando»

Senza dire altro Harry entrò nella sala parto.

Ron e Hermione rimasero in silenzio qualche minuto prima che la ragazza parlasse di nuovo:

«Ron… ti devo dire una cosa»

Ron vide che Hermione aveva lo sguardo basso, si mordeva il labbro e si stava torturando le mani.

«Che cosa c’è, tesoro? Sono io vero? Scusami… lo sai come sono fatto…» Di nuovo venne interrotto da un bacio di Hermione.

«Se questo è il modo che usi per interrompermi devo cominciare a straparlare più spesso» disse poi Ron con un sorriso. Hermione rise, prendendogli il viso tra le mani.

«Tranquillo Ron, non hai fatto niente… no, per la verità, hai fatto qualcosa, ma niente di grave… cioè, non dovrebbe essere grave… dipende da cosa…» Questa volta fu Hermione ad essere interrotta.

«… ne pensi» concluse Hermione quando si staccò da Ron.

«Credevo di riuscire a farti perdere il filo del discorso»

Hermione rise ancora ma tornò subito seria.

«Ti prego Ron, è importante»

Anche Ron tornò serio; stava chiedendole cosa la preoccupasse, ma un rumore di voci sempre più alto lo fece voltare; una schiera di teste rosse si stava avvicinando.

«Eccoci Ron»

«Ciao mamma»

Tutta la famiglia Weasley era arrivata.

Bill teneva per mano la figlia, Sophie, mentre teneva l’altro braccio attorno alla vita della moglie, Fleur, che doveva essere ormai al sesto mese, date le dimensioni della sua pancia. I gemelli, Fred e George, erano abbracciate alle loro rispettive fidanzate, Angelina e Alicia, mentre parlavano animatamente con Charlie. I signori Weasley si erano avvicinati a Ron e Hermione; la signora Weasley aveva abbracciato a lungo la ragazza mentre chiedeva al figlio novità.

«Non si sa ancora niente» disse sospirando Ron.

«Ci vuole il suo tempo» disse il padre. «Ricordo che quando sei nato tu ho aspetto per quasi tre ore»

«Sempre a dare problemi, eh» disse divertito George.

«Dicci Ronnino» continuò il gemello con solito tono scherzoso, «quando contribuirai anche tu a popolare la terra di piccoli Weasley?»

Tutti risero, tranne Ron che divenne rosso come i suoi capelli. La signora Weasley notò che anche Hermione era arrossita parecchio, ma aveva anche un’espressione diversa sul viso.

La porta della sala parto si aprì, rivelando una Harry con addosso un camice verde; la mascherina, abbassata, mostrava un sorriso a trentadue denti.

«E’ nato» disse semplicemente.

L’esercito dei Weasley lo seguì nella sala, trovandovi dentro una Ginny con i capelli appiccicati alla fronte per via del sudore, ma con un sorriso dolce sul viso, tutto dedicato al fagottino che aveva tra le braccia.

Il piccolo era tranquillo, con i suoi pochi capelli sulla testa di indiscussa marca Weasley; guardava con i suoi piccoli occhietti verdi la folla che lo stava osservando come se fosse la cosa più bella al mondo, e non sembrava affatto spaventato.

«Il mio nipotino» disse commossa la signora Weasley, «come è bello»

«Congratulazioni, cognatino» dissero in coro i gemelli.

«Como lo avete chiomoto?» chiese Fleur.

Ginny si voltò a guardare Hermione che non aveva smesso di osservare il piccolo.

«Daniel» disse la riccia quando si accorse dello sguardo di Ginny. La rossa si rivolse verso il marito con il sorriso, mentre questo faceva finta di pensarci.

«Daniel. Daniel Potter. Si, mi piace» disse Harry. Prese il figlio tra le braccia e lo guardò sorridente.

«Benvenuto tra noi, Daniel Potter».

Tutti i presenti nella sala applaudirono il nuovo arrivato.

«Vorrà dire» disse Ginny, «che quando toccherà a voi, sceglieremo noi il nome» concluse rivolgendosi a Hermione.

«Non ci vorrà molto» disse quasi in un sussurro la ragazza. Tutti quanti la osservarono, sorpresi. Solo la signora Weasley non si unì allo stupore generale, rivolgendo ad Hermione un sorriso.

Ron si girò verso di lei e la prese per le spalle.

«Hermione… stai dicendo… era questo che volevi dirmi prima?» chiese Ron.

Hermione annuì ed alzò lo sguardo per vedere la reazione del marito.

Aveva un’espressione seria ed Hermione cominciò ad avere dei dubbi; ma quando Ron la sollevò da terra, abbracciandola, anche Hermione si unì alle sue grida di gioia, seguiti da tutti gli altri.

«Avremo un bambino! Avremo un bambino!»

Ron la fece tornare letteralmente con i piedi per terra e la baciò, incurante degli sguardi maliziosi dei fratelli e di quelli imbarazzati dei suoi genitori e degli infermieri, ancora presenti nella sala.

«Non sei arrabbiato?» chiese titubante Hermione.

«Arrabbiato!?! Vuoi scherzare? E’ la notizia più bella che avresti mai potuto darmi»

Ora Hermione non aveva più dubbi; sarebbe diventata mamma, avrebbe avuto ancora l’amore di Ron e non sarebbe rimasta sola.

Era davvero ritornata a vivere.

FINE.

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Ed eccoci arrivati alla fine.

Ora… alzi la mano chi si aspettava questo finale… forza… ehi,tu: abbassa la mano, lo so che stai mentendo.

Devo dire che quando ho iniziato la storia non avevo ancora in mente come doveva finire, ma poi, proseguendo, mi si è accesa la lampadina. Che ne dite? Qualcuno mi ha suggerito (minacciato è la parola più appropriata) di concludere la storia con un lieto fine. Spero che sia rimasto soddisfatto.

Ringrazio tutti quelli che hanno recensito, dall’inizio alla fine: Giuly Weasley, sandrina1986, Lisanna Baston, Hiromi, goldfish, karmy Granger, fiamma90, robby, Silmaril123, Vichan, eleblack, mylena, EDVIGE86, stellina250, Carla91, Marauders, kla, 123_amo, Hiromi91, tom91, picabo, Crist, rutix2003, ramona55.

Spero davvero che vi abbai fatto piacere leggere la mia storia, così come è piaciuto a me scriverla. Confesso che quasi mi dispiaceva mettere la parola fine… mi ci ero affezionato.

Ancora una cosa… lo so che ho ancora l’altra storia da finire – e credetemi, sto cercando in tutti i modi di portarla avanti, anche se credo di essermi bloccato - ma vorrei comunque un vostro parere: E se decidessi di fare un seguito di “Ritornare a vivere”? Credete che potrebbe interessarvi? E’ da quando ho concluso questa storia che ci penso.

Tengo molto alle vostre opinioni… quindi non siate timidi: mentre recensite quest’ultimo capitolo – perché mi scriverete un commentino, vero? – potete darmi qualche incentivo per scrivere un seguito di questa storia. Una minima idea è già venuta a galla nella mia testa: mi serve solo un incoraggiamento a metterla in piedi. Fatemi sapere.

Ringrazio ancora tutti quanti, lettori e recensisti… recensori… recens… insomma quelli che commentano… un bacio a tutti.

CIAOOOOO!!!!!!

  
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