«ROOOOOOOOONNN!!!!»
Hermione si svegliò.
Era sudata. Ansimava e non aveva più fiato. Il
cuore le stava uscendo dal petto.
Prese dei respiri profondi, in modo da
regolarizzare il respiro e rallentare i battiti del cuore; non era facile
visto che le immagini di quello che era successo le tornavano alla mente,
facendola precipitare di nuovo nel dolore che aveva già provato.
Non riusciva ancora a crederci. Non voleva crederci.
Sembrava quasi uno scherzo del destino; lo
aveva ritrovato e lo aveva perso. E nella stessa
identica maniera.
Questa volta sapeva che non sarebbe riuscita a
sopravvivere al dolore. Anzi, sarebbe stato meglio per lei se l’avessero lasciata lì, a morire dissanguata, che portarla a…
Hermione si rese conto solo ora di trovarsi in
una stanza d’ospedale; il bianco era il colore predominante lì dentro. I due
comodini accanto al letto e le due sedie appoggiate al muro erano gli unici
oggetti presenti in quella che era una stanza fin troppo grande per una sola
persona. La stanza era illuminata da due sfere luminose che fluttuavano vicino
al soffitto.
Probabilmente al S.Mungo,
perché non aveva dubbi che fosse in quell’edificio, avevano dato quella disposizione.
Si accorse di indossare solo un leggero camice
bianco che le arrivava alle ginocchia, lasciandole scoperte le gambe e le
braccia. Era un indumento sottile, tanto che quando si portò una mano al ventre
sentì chiaramente le bende che la avvolgevano.
Hermione tentò di mettersi seduta, ma sentiva
tutti i muscoli doloranti, come se fosse stata su quel letto per giorni, senza
muoversi. Con estrema fatica scese dal letto, ma dovette reggersi al materasso
per non cadere; anche le gambe le facevano male. Un brivido
le percorse il corpo quando sentì il freddo del pavimento a contatto con
i suoi piedi nudi.
Lentamente si avvicinò alla finestra, dalla
quale poteva vedere che era notte fonda.
Tutti i suoi pensieri, tutte le sue sensazioni sparirono quando vide il suo riflesso nel vetro.
C’era qualcosa di strano.
Sembrava che fosse… ringiovanita.
Non c’erano altre parole che potessero
definire meglio ciò che vedeva; il suo riflesso non mostrava una donna adulta,
ma una ragazza di diciotto anni, la stessa che si ricordava di vedere all’epoca
della guerra con Voldemort.
I suoi capelli erano lunghi, crespi,
indomabili, come in quel periodo; il suo viso non portava i segni dei sei anni
di sofferenza che aveva provato. Sembrava quasi che non li avesse mai portati
quei segni.
Cosa è successo?
Il rumore della porta che si apriva alle sue spalle la fece voltare; una ragazza dai capelli lunghi,
rossi come il fuoco, e un ragazzo con gli occhiali e i capelli neri erano
appena entrati nella stanza. Si bloccarono quando si
accorsero che la paziente di quella stanza era sveglia e in piedi vicino alla
finestra.
Sul volto dei tre ragazzi si potevano leggere
le stesse emozioni; stupore, sorpresa, sollievo e commozione.
Ginny aveva gli occhi lucidi
quando corse ad abbracciare la riccia; Hermione quasi cadde a causa
dell’impeto della più piccola, ma dopo la sorpresa iniziale ricambiò, anche lei
con gli occhi già colmi di lacrime.
«Ti sei svegliata» disse Harry avvicinandosi;
anche lui stava facendo fatica a trattenere le lacrime.
Hermione, nonostante la gioia nel vederli, era
ancora più confusa di prima; anche i suoi due amici sembravano più giovani. Ma il pensiero del piccolo Daniel cancellò per un momento
quella sensazione.
«Come stà Danny?» chiese la
riccia una volta sciolto l’abbraccio.
Harry e Ginny la guardarono straniti.
«Chi?» chiese Ginny.
«Danny! Come stà? Stà
bene?» chiese di nuovo Hermione.
«Hermione… chi è Danny?»
La ragazza bruna guardò i suoi due amici;
all’inizio aveva pensato che volessero fargli uno
scherzo, stupido tra l’altro, perché sapevano quanto Hermione fosse affezionata
a Danny. Ma quando vide l’espressione sui loro volti
capì che non stavano scherzando; davvero non sapevano di chi stava parlando.
Nuovamente i suoi pensieri vennero
interrotti dal rumore della porta che si apriva, ma mai avrebbe immaginato chi
potesse entrare, non dopo quello che era successo; un ragazzo alto, dai capelli
rossi come Ginny e dagli occhi blu era in piedi sulla soglia. Aveva una benda
attorno alla testa e una fascia, legata dietro il collo, reggeva il braccio
sinistro, probabilmente rotto.
Quando entrò nella
stanza, Ron aveva stampato in volto la preoccupazione nello scoprire le
condizioni di Hermione. Ma quando si accorse che la
ragazza era sveglia e in piedi, lo stupore, seguito dalla felicità, apparvero
sul suo viso.
«Ciao» disse semplicemente Ron.
Dal momento in cui era entrato Hermione non
aveva mosso un muscolo, ne aveva parlato; credeva di
essere davanti ad un miraggio, ad uno scherzo della sua mente, forse a causa
dei medicinali che le avevano dato. Non poteva credere che Ron fosse lì davanti
a lei, a guardarla con i suoi occhi blu pieni di vita e quel sorriso che faceva
solamente a lei.
Gli occhi della ragazza, spalancati dalla
sorpresa, si riempirono di lacrime e, un attimo dopo, aveva il viso bagnato;
Ron, senza pensarci un secondo di più, le si avvicinò.
Si fermò davanti a lei e, con infinita dolcezza, le asciugò le lacrime col
pollice.
A quel contatto Hermione sentì una scossa che la percorse per tutto il corpo. Alzò entrambe le mani; con
una coprì la mano del ragazzo che era ancora sulla sua
guancia, mentre appoggiò titubante l’altra sul viso di Ron.
Era davvero lì.
«Sei… sei vivo» disse in un sussurro Hermione,
non nascondendo un tono di incredulità nella voce.
Ron le rivolse un sorriso dolce prima di
accarezzarle la guancia.
«Avevi dei dubbi?» disse scherzando.
Hermione non resistette più;
non curandosi del dolore che sentiva ancora ai muscoli del suo corpo si gettò
tra le braccia di Ron tanto forte da farlo indietreggiare di qualche passo; nascose
il viso nel suo petto, aggrappandosi alla sua maglietta e piangendo
disperatamente.
Gli altri tre rimasero un po’ stupiti da quella
reazione: capivano che doveva essere preoccupata per le sorti di Ron, ma
sembrava che non lo vedesse da anni, o che fosse convinta che non lo avrebbe
più rivisto.
«Hermione» disse dolcemente Ron, accarezzandole
la schiena col braccio sano e baciandole la testa, «sono qui. E’ tutto a posto»
«Io…» provò a dire Hermione, ancora piangendo e
con la voce rotta dai singhiozzi,«io… c-credevo… che
non… t-ti… avrei più… rivisto… ho… ho visto c-che… c-cadevi giù… e…»
«Cosa vuol dire che mi
hai visto?» chiese Ron allontanandola e guardandola negli occhi, «Non mi avrai
seguito, vero?» chiese sconvolto il rosso.
«Ron lo sai che non poteva seguirti»
s’intromise Ginny. Hermione si voltò a guardarla.
«Ha ragione. Hai sentito il dottor Chen: da quando l’ha addormentata al campo non si è più
svegliata»
Ron parve tranquillizzarsi, ma ora era Hermione
ad essere preoccupata dai loro discorsi.
Cosa vuol dire “non si
è più svegliata”?
Harry si avvicinò a Ron:
«Non può averti seguito: è stata portata subito
qui e non si è mai mossa, almeno fino ad ora» concluse
con un sorriso, guardando la riccia.
«Ma cosa…?» cominciò Hermione, ma venne interrotta da una voce più adulta.
«Forse posso spiegarvi tutto io»
I quattro ragazzi si voltarono verso l’entrata:
un uomo dai tratti orientali che indossava un camice bianco era sulla soglia e
guardava sorridente i giovani.
«Dottor Chen» disse
Ginny.
«Sono contento che ti sia svegliata Hermione»
«Cosa vuol dire che
può spiegarci tutto lei? Cosa deve spiegarci?»
«Quello che è successo alla vostra amica mentre era qui» disse avvicinandosi e riportando
Hermione sul letto per visitarla.
Il dottor Chen spiegò
che, dopo averla fatta addormentare con quell’incantesimo, Hermione era caduta
in una specie di coma; la sua mente non voleva cedere, e voleva seguire Ron
nella lotta a tutti i costi e questo deve aver
“interferito” con l’incantesimo lanciato dal Guaritore.
Fu in quel momento che la sua mente aveva
creato una specie di realtà alternativa nella quale Hermione si vedeva
svegliarsi dall’incantesimo e seguire il suo ragazzo.
I quattro giovani ascoltarono increduli la
spiegazione del dottor; inutile dire che la più
sorpresa era proprio Hermione.
«Quindi… quindi mi stà dicendo
che tutto quello che ho visto… tutto quello che ho fatto… non era vero?»
Il dottor Chen fece
un sorriso:
«No. Sono passate due settimane da quando ti ho addormentata con quell’incantesimo e ti
abbiamo portata qui, e ti assicuro che non ti sei mai mossa da questo letto»
«Perché non ci ha
detto niente delle sue condizioni?» chiese arrabbiato Ron, stringendo la mano
di Hermione.
«Perché neanche voi eravate
messi meglio. Le condizioni di Hermione erano stabili, e in questi
giorni abbiamo provato diversi incantesimi e pozioni per farla svegliare. E ci
siamo riusciti, a quanto pare» disse il dottor Chen. «Se vi avessi detto subito delle condizioni di Hermione vi sareste alzati dai vostri letti, peggiorando la
vostra situazione. Comunque vi avrei detto tutto nel
caso ci fossero stati dei cambiamenti. Ora se non vi dispiace ho altri pazienti
da visitare» concluse il dottore prima di uscire dalla
stanza e lasciare i quattro ragazzi da soli.
«Noi adesso usciamo» disse dopo qualche minuto
Ginny, «andiamo ad avvisare gli altri che ti sei svegliata» Ron e Hermione
annuirono prima che gli altri due uscissero dalla stanza.
«Nemmeno quando dormi fai quello che ti chiedo»
scherzò Ron, tentando di far sorridere la ragazza, ma non ci riuscì; Hermione
continuava a guardarlo come se non riuscisse a credere a quello che era
successo.
Erano passati solo due settimane dallo scontro
finale. Due settimane che aveva passato a letto. Due settimane nelle quali aveva vissuto sei anni di vita. Ed era tutto un sogno.
«Hermione» la chiamò dolcemente Ron.
«Scusami» disse lei, accarezzandogli una
guancia.
«Hai visto… hai visto
che ero morto, vero?» chiese titubante Ron. Gli occhi di Hermione di riempirono
di lacrime. Annuì.
Ron si chinò su di lei, baciandola dolcemente.
Hermione sentì il sapore delle sue labbra, quel sapore
che credeva di non poter sentire più.
E in quel momento
sentì la vita rinascere nel proprio corpo. Non sentiva più dolore, di nessun
tipo.
«Sono qui, Hermione» disse Ron
quando si staccò da lei. «Sono qui e non ti lascerò mai più»
«Me lo prometti?»
«Te lo prometto»
Hermione gli sorrise.
Quel bacio e quelle
parole ebbero l’effetto di farle dimenticare tutto quello che aveva visto e,
soprattutto, tutto il dolore che aveva provato, come se fosse ritornata a
vivere.
Tre anni
dopo…
«Ron, per amor di Merlino, vuoi fermarti?»
sbuffò Hermione.
Da quando Ginny era sparita, Ron non aveva
fatto altro che camminare avanti e indietro davanti a quella porta. Hermione,
seduta su di una panca di metallo, lo osservava nel suo movimento,
provocandogli un leggero mal di testa.
«Miseriaccia. Ma dov’è
Harry? Deve prendersi le sue responsabilità. Ah. Ma quando lo prendo…» Ron fece il gesto di strangolare qualcuno,
facendo ridere Hermione. E quella risata riuscì
ad allentare la tensione che aveva in quel momento, e non solo per via di
Ginny.
Lo aveva scoperto quella mattina, ma non sapeva
come Ron avrebbe preso la notizia; non ne avevano mai
parlato prima e la cosa la faceva sentire un po’ a disagio.
Ma in quel momento
decise di accantonare quei pensieri e dedicarsi solamente a Ginny, ormai
scomparsa da quasi un’ora dietro quella porta.
«Quel vigliacco di Harry… sarà andato a
nascondersi in Alaska… ah, ma lo ritroverò… non riuscirà a scap…»
Ron non riuscì a finire la frase perché Hermione ebbe
il buon gusto di farlo tacere con un bacio.
Il ragazzo, dopo un momento di sorpresa,
ricambiò, abbracciandola. A Ron ci volle qualche secondo per riprendersi e
guardò Hermione, che lo guardava con un dolce sorriso
sulle labbra.
«Ron, calmati» disse la ragazza, passando le
mani dietro il collo di Ron. Il ragazzo sentì l’anello al dito di Hermione a
contatto con la sua pelle.
«Credi davvero che dopo tutto
quello che gli è successo, dopo tutto quello che hanno passato, Harry possa
abbandonare Ginny in un momento come questo?»
«No» rispose sinceramente Ron, tenendo stretta
la moglie. «In questo momento è il fratello che dovrebbe sempre proteggerla che
stà parlando. So benissimo che Harry non si perderebbe mai la nascita di suo figlio… anche se non ho ancora capito come tu faccia ad
essere così sicura che sarà un maschio. Loro non hanno voluto saperlo» concluse
Ron, osservando Hermione con uno sguardo interrogativo.
«Lo so» rispose semplicemente Hermione. «E
Ginny ha promesso che se fosse stato un maschio avrei scelto io il nome»
«E quale sarebbe?»
«ECCOMI!!!»
Ron e Hermione si voltarono; un ragazzo con gli
occhiali stava correndo verso di loro.
«Era ora» disse Hermione. «Tuo cognato stava
cominciando a organizzare una squadra di ricerca»
«Di pure a tuo marito che non ce ne sarà più
bisogno» disse Harry, una volta aver ripreso fiato.
«Guardate che io sono qui» disse Ron, fingendo
di essere offeso. Scoppiarono poi tutti e tre a ridere.
«Tua madre?» chiese Harry all’amico.
«Starà cercando di far venire più gente
possibile, sai com’è fatta»
«Harry» disse Hermione interrompendoli, «Ginny
ti stà aspettando»
Senza dire altro Harry entrò nella sala parto.
Ron e Hermione rimasero in silenzio qualche
minuto prima che la ragazza parlasse di nuovo:
«Ron… ti devo dire una cosa»
Ron vide che Hermione aveva lo sguardo basso,
si mordeva il labbro e si stava torturando le mani.
«Che cosa c’è, tesoro?
Sono io vero? Scusami… lo sai come sono fatto…» Di nuovo venne
interrotto da un bacio di Hermione.
«Se questo è il modo che usi per interrompermi devo cominciare a straparlare più spesso» disse poi Ron con
un sorriso. Hermione rise, prendendogli il viso tra le mani.
«Tranquillo Ron, non hai fatto niente… no, per
la verità, hai fatto qualcosa, ma niente di grave… cioè,
non dovrebbe essere grave… dipende da cosa…» Questa volta fu Hermione ad essere
interrotta.
«… ne pensi» concluse Hermione
quando si staccò da Ron.
«Credevo di riuscire a farti perdere il filo
del discorso»
Hermione rise ancora ma
tornò subito seria.
«Ti prego Ron, è
importante»
Anche Ron tornò serio; stava
chiedendole cosa la preoccupasse, ma un rumore di voci sempre più alto lo fece
voltare; una schiera di teste rosse si stava avvicinando.
«Eccoci Ron»
«Ciao mamma»
Tutta la famiglia Weasley era arrivata.
Bill teneva per mano la figlia, Sophie, mentre teneva l’altro braccio attorno alla vita
della moglie, Fleur, che doveva essere ormai al sesto mese, date le dimensioni
della sua pancia. I gemelli, Fred e George, erano abbracciate
alle loro rispettive fidanzate, Angelina e Alicia, mentre parlavano
animatamente con Charlie. I signori Weasley si erano avvicinati a Ron e
Hermione; la signora Weasley aveva abbracciato a lungo la ragazza
mentre chiedeva al figlio novità.
«Non si sa ancora niente» disse sospirando Ron.
«Ci vuole il suo tempo» disse il padre.
«Ricordo che quando sei nato tu ho aspetto per quasi tre ore»
«Sempre a dare problemi, eh» disse divertito
George.
«Dicci Ronnino» continuò il gemello con solito
tono scherzoso, «quando contribuirai anche tu a popolare la terra di piccoli
Weasley?»
Tutti risero, tranne Ron che divenne rosso come
i suoi capelli. La signora Weasley notò che anche Hermione era arrossita
parecchio, ma aveva anche un’espressione diversa sul viso.
La porta della sala parto si aprì, rivelando una Harry con addosso un camice verde; la mascherina,
abbassata, mostrava un sorriso a trentadue denti.
«E’ nato» disse semplicemente.
L’esercito dei Weasley lo seguì nella sala,
trovandovi dentro una Ginny con i capelli appiccicati alla fronte per via del
sudore, ma con un sorriso dolce sul viso, tutto dedicato al fagottino che aveva
tra le braccia.
Il piccolo era tranquillo, con i suoi pochi
capelli sulla testa di indiscussa marca Weasley;
guardava con i suoi piccoli occhietti verdi la folla che lo stava osservando
come se fosse la cosa più bella al mondo, e non sembrava affatto spaventato.
«Il mio nipotino» disse commossa la signora
Weasley, «come è bello»
«Congratulazioni, cognatino»
dissero in coro i gemelli.
«Como lo avete chiomoto?»
chiese Fleur.
Ginny si voltò a guardare Hermione che non aveva smesso di osservare il piccolo.
«Daniel» disse la riccia
quando si accorse dello sguardo di Ginny. La rossa si rivolse verso il
marito con il sorriso, mentre questo faceva finta di pensarci.
«Daniel. Daniel Potter. Si, mi piace» disse
Harry. Prese il figlio tra le braccia e lo guardò sorridente.
«Benvenuto tra noi, Daniel Potter».
Tutti i presenti nella sala applaudirono il
nuovo arrivato.
«Vorrà dire» disse Ginny, «che
quando toccherà a voi, sceglieremo noi il nome» concluse rivolgendosi a
Hermione.
«Non ci vorrà molto» disse quasi in un sussurro
la ragazza. Tutti quanti la osservarono, sorpresi.
Solo la signora Weasley non si unì allo stupore generale, rivolgendo ad Hermione un sorriso.
Ron si girò verso di lei e la prese per le
spalle.
«Hermione… stai dicendo… era
questo che volevi dirmi prima?» chiese Ron.
Hermione annuì ed alzò lo sguardo per vedere la
reazione del marito.
Aveva un’espressione seria ed Hermione cominciò ad avere dei dubbi; ma quando Ron la sollevò da
terra, abbracciandola, anche Hermione si unì alle sue grida di gioia, seguiti da
tutti gli altri.
«Avremo un bambino! Avremo un bambino!»
Ron la fece tornare letteralmente con i piedi
per terra e la baciò, incurante degli sguardi maliziosi dei fratelli e di
quelli imbarazzati dei suoi genitori e degli infermieri, ancora presenti nella
sala.
«Non sei arrabbiato?» chiese titubante
Hermione.
«Arrabbiato!?! Vuoi
scherzare? E’ la notizia più bella che avresti mai potuto
darmi»
Ora Hermione non aveva più dubbi; sarebbe
diventata mamma, avrebbe avuto ancora l’amore di Ron e non sarebbe rimasta
sola.
Era davvero ritornata a vivere.
FINE.
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Ed eccoci arrivati
alla fine.
Ora… alzi
la mano chi si aspettava questo finale… forza… ehi,tu:
abbassa la mano, lo so che stai mentendo.
Devo dire che quando ho iniziato la storia non avevo ancora in
mente come doveva finire, ma poi, proseguendo, mi si è accesa la lampadina. Che ne dite? Qualcuno mi ha suggerito (minacciato è la
parola più appropriata) di concludere la storia con un
lieto fine. Spero che sia rimasto soddisfatto.
Ringrazio
tutti quelli che hanno recensito, dall’inizio alla fine: Giuly Weasley, sandrina1986, Lisanna Baston, Hiromi, goldfish, karmy Granger, fiamma90, robby,
Silmaril123, Vichan, eleblack,
mylena, EDVIGE86, stellina250, Carla91, Marauders, kla, 123_amo,
Hiromi91, tom91, picabo, Crist,
rutix2003, ramona55.
Spero
davvero che vi abbai fatto piacere leggere la mia storia, così come è piaciuto a me scriverla. Confesso che quasi mi
dispiaceva mettere la parola fine… mi ci ero
affezionato.
Ancora
una cosa… lo so che ho ancora l’altra storia da finire – e credetemi, sto
cercando in tutti i modi di portarla avanti, anche se credo di essermi bloccato - ma vorrei
comunque un vostro parere: E se decidessi di fare un seguito di “Ritornare a
vivere”? Credete che potrebbe interessarvi? E’ da quando
ho concluso questa storia che ci penso.
Tengo
molto alle vostre opinioni… quindi non siate timidi:
mentre recensite quest’ultimo capitolo – perché mi scriverete un commentino,
vero? – potete darmi qualche incentivo per scrivere un seguito di questa
storia. Una minima idea è già venuta a galla nella mia testa: mi serve solo un
incoraggiamento a metterla in piedi. Fatemi sapere.
Ringrazio
ancora tutti quanti, lettori e recensisti… recensori… recens… insomma quelli che commentano… un bacio a tutti.
CIAOOOOO!!!!!!