Serie TV > Star Trek
Segui la storia  |       
Autore: eian    07/10/2012    1 recensioni
Un virus che colpisce i telepati, mortale per i vulcaniani, si sta diffondendo sul pianeta Cetacea e rischia di propagarsi per l'intero quadrante, con effetti devastanti. L'Enterprise del capitano Kirk deve indagare sulla possibile origine sintetica del virus e il suo legame con una sperduta località su Vulcano.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Nuovo Personaggio, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

     6. Incontri sgraditi

 
    Le stelle emettevano un vago bagliore dal soffitto trasparente, insufficiente per muoversi con sicurezza nell’ambiente buio.
- Cosa facciamo? Se accendiamo delle luci saremo visibili dall’alto - fece notare Chekov sottovoce.
- Non credo che i tetti delle abitazioni siano sempre trasparenti di notte, non avrebbero nessuna privacy – Uhura si avvicinò cautamente al pannello di controllo ambientale accanto alla porta, studiandolo – Mmmmh, proviamo così: computer, polarizzare il soffitto, cento per cento – ordinò con voce chiara.
- In funzione, attendere prego – rispose una voce con uno strano accento.
Nel giro di qualche secondo il soffitto si oscurò fino a diventare completamente opaco, celando del tutto il chiarore stellare.
- Ottimo, tenente. Ora possiamo accendere le luci per muoverci con più sicurezza –
Attivarono le loro torce a multiled ed esplorarono l’ambiente.
Il laboratorio era una stanza piuttosto spoglia con un bancone al centro che ospitava alcuni emettitori olografici interattivi per l’analisi di dati.
- Queste sono postazioni di lavoro aperte, dubito che Tepam abbia usato queste –
Sulla parete in fondo si trovava un’ altra porta.
- Quello deve essere l’ufficio privato – disse il capitano, avviandosi in quella direzione.
- L’accesso è protetto – dichiarò Chekov, violando nuovamente i codici attraverso il tricorder – Ecco fatto – disse, abbassando lo strumento e aprendo la porta.
C’erano un tavolino, un letto, una piccola stanza da bagno e una postazione di lavoro con un personal computer. In un angolo una vasca rettangolare piena d’acqua costituiva uno di quegli accessi diretti al mare tipici dell’architettura del pianeta.
Era un alloggio piuttosto spartano, anche se la vista al di sotto del livello del mare da sola bastava a decorarlo. Kirk si chiese cosa pensasse un vulcaniano di quella sinuosa immagine da acquario.
Chekov aveva già messo mano al computer.
- Come pensavamo, ha un livello di protezione piuttosto alto. Ci metterò un po’ di tempo. Accidenti, quanta segretezza, questo tipo doveva avere proprio qualcosa da nascondere. Capitano, può passarmi la memoria universale con il programma preparato dal comandante Spock? Grazie -
Si mise rapidamente al lavoro.
- E’ un vecchio computer quantico, non positronico come quelli moderni. Questo rende incompatibili molti dei codici studiati dal comandante. Dovrò scassinarlo con metodi tradizionali… -
Chekov continuò a parlottare tra sé e sé mentre le sue mani volavano sugli schermi proiettati.
Uhura e il capitano attesero, rimanendo incantati dalla vista di una famigliola di pesci viola e celesti che si erano avvicinati attratti dalla luce e li osservavano  attraverso la parete di duraplast.
Il navigatore impiegò quasi venti minuti a forzare la protezione del computer.
- Ecco fatto - disse, alzandosi dalla postazione.
- Uhura, è tutto suo – disse il capitano, facendo un gesto verso la sedia.
La bella bantu scivolò con grazia e attaccò gli archivi del computer, tutti in vulcaniano.
Le sue agili mani erano ancora più veloci di Chekov, se possibile, leggendo e vagliando files ad una velocità che il capitano non credeva possibile in un essere umano.
Quello era il suo equipaggio, pensò, il suo fantastico equipaggio che faceva cose impossibili ai più, con coraggio e determinazione, mostrando alla galassia il meglio dell’essere umano.
Un sentimento di orgoglio lo pervase, come milioni di altre volte durante quei lunghi anni di avventure insieme.
- Capitano, ho trovato qualcosa di interessante – lo richiamò la voce del tenente, riportando la sua attenzione allo schermo anche se la sua conoscenza del vulcaniano era limitata – credo che sia una sorta di diario personale di Tepam. E’ criptato, ma forse…-
- Non perda tempo, copi tutto sulla memoria, ci lavorerà al rientro sull’Enterprise. Ha trovato gli appunti di lavoro?-
- Sì, già presi. Sto cercando di trovare tracce della trasmissione… -
Furono interrotti da alcuni rumori dall’esterno.
Inconfondibili rumori di colpi di phaser.
- Uhura, resti qui e continui. Chekov, venga con me –
Superarono la porta dell’alloggio chiudendola dietro di sé, passarono nel laboratorio impugnando i phaser, spensero le torce e si accostarono alla porta che dava sul corridoio.
Si sentiva rumore di colluttazioni; aprirono leggermente la porta e videro che la guardia, accovacciata dietro una cassettiera di metallo, stava rispondendo ai colpi di due cetaciani, a loro volta riparati dietro un divano.
La guardia era in gamba, ma uno dei due si spostò rapidamente dietro un altro riparo mentre il secondo la teneva impegnata, riuscendo così ad avvicinarsi abbastanza da colpire il guardiamarina, che si accasciò.
I due uscirono dai loro ripari, uno di loro verificò velocemente le condizioni della guardia, poi fece uno strano richiamo acutissimo, che sconfinò negli ultrasuoni; Kirk e Chekov dovettero ripararsi le orecchie, mentre altri due cetaciani, un uomo e una donna, raggiungevano i loro complici.
Si avvicinarono alla porta dell’ufficio; notandola socchiusa procedettero con maggiore circospezione, impugnando le loro armi.
- E questi chi sono? – chiese sottovoce il navigatore.
- No lo so, ma non sembrano molto amichevoli – rispose Kirk - Chekov, si nasconda dietro il bancone, presto. A lei il primo che mette il naso dentro, ma aspetti la mia mossa. Phaser su stordimento, mi raccomando – sussurrò il capitano, appiattendosi dietro la porta dotata di classica apertura su cerniere.
- Sissignore – rispose Chekov correndo piegato verso il riparo metallico e controllando l’arma contemporaneamente.
Dopo un minuto lungo un secolo, in cui trattennero il respiro, la porta si aprì lentamente e il primo cetaciano entrò con l’arma spianata, frugando con difficoltà con lo sguardo nel buio; lui, invece, era perfettamente illuminato dall’esterno.
Appena anche il secondo si stagliò nel vano Kirk diede una spallata alla porta dietro la quale si trovava, sbattendolo a terra, mentre Chekov centrava il primo entrato, che si accasciò.
Mentre la porta ancora rimbalzava sulle figure distese a terra, il capitano si mosse velocemente fino all’altra estremità del bancone.
A quel punto gli altri due aggressori si erano riparati all’esterno, ai lati del vano della porta; si affacciarono e spararono velocemente qualche colpo per poi ritirarsi, mentre Kirk e Chekov rispondevano al fuoco.
- Computer, accendere le luci – ordinò uno, con una strana voce acuta.
Le luci si accesero, bianche e abbaglianti dopo tutto quel buio.
Kirk sparò due colpi per far ritirare gli aggressori, poi si approfittò per strisciare velocemente lungo il bancone e raggiungere il compagno.
- Chekov – disse, appoggiando la schiena alla dura superficie metallica, mentre due raggi rossicci raggiungevano il punto dove era stato poco prima – dobbiamo raggiungere Uhura e barricarci nell’alloggio di Tepam. Ci serve un diversivo-
- Si signore, ci penso io. Mi dia un minuto –
Armeggiò velocemente col  tricorder .
- Sono pronto, questo dovrebbe disorientarli per qualche istante. Uno, due… tre -
Dal tricorder uscì un suono bassissimo, come un rombo di tuono, che andò ancora più abbassandosi di tono fino quasi a sparire dall’udibile umano, sotto i venti Hertz di frequenza. Per i due dell’Enterprise era estremamente sgradevole, la vibrazione permeava le ossa e faceva dolere i timpani, ma sui cetaciani l’effetto fu ancora più grave: si portarono le mani alle orecchie con un’espressione di profonda sofferenza, lasciandosi scivolare a terra.
- Ora! – esclamò il capitano, correndo verso la porta dell’alloggio.
Si tuffarono all’interno e si chiusero la porta dietro, facendo scattare la serratura.
- Capitano! – esclamò Uhura – Lei è ferito! tutto a posto?– esclamò, preoccupata ma sempre padrona di sé.
- Sì, certo – rispose Kirk, guardandosi la manica strappata e insanguinata come se se ne fosse accorto solo in quel momento – E’ solo un graffio – la rassicurò col suo sorrisetto impertinente – Lei a che punto è? Non c’è più molto tempo, abbiamo degli amici là fuori che vorrebbero assolutamente unirsi a noi – disse, iniziando a barricare la porta con tutto il possibile –Chekov, mi aiuti a spostare quell’armadietto –
In due si misero a spingere l’armadio di metallo contro la porta.
- Ho trovato traccia del messaggio emesso da Tepam, le coordinate coincidono in linea di massima. Sto lavorando sulla chiave di criptatura, credo sia contenuta nel computer stesso. Sto copiando tutta la memoria dei dati attraverso un programma selettivo, ci vorrà ancora qualche minuto –
Sentirono i primi colpi sulla porta.
- Non so se avremo abbastanza tempo – disse Kirk.
Si guardò rapidamente intorno alla ricerca di vie d’uscita, ma l’alloggio non aveva aperture verso l’esterno.
- Capitano, come facciamo ad uscire?- chiese Chekov, guardandolo con lo stesso sguardo, la stessa domanda negli occhi che lo aveva ossessionato per anni su tutti i volti dell’equipaggio, soprattutto del ponte; quando la situazione diventava critica, apparentemente senza via d’uscita, tutti si aspettavano che lui estraesse fuori l’ennesimo coniglio dal cappello, inventando soluzioni inesistenti e tirandoli fuori dai guai.
Sospirò. Era per questo che lo pagavano.
- Useremo il metodo locale: le uscite a mare. Tirate fuori le dotazioni da immersione e preparatevi, presto –
I due aprirono velocemente i loro zaini, si sfilarono la divisa da sbarco  e iniziarono ad indossare le tute da immersione.
Anche lui prese il suo zaino, ma un colpo di phaser alla porta lo interruppe.
- Presto! – ordinò, tenendo sotto tipo la porta.
Gli altri due erano pronti.
- Uhura, ha finito con quei dati? –
- Sì signore – confermò il tenente, sganciando tutta l’attrezzatura e riponendola nello zaino a tenuta stagna.
- E lei, signore? – chiese Chekov indossando lo zaino.
La porta stava per cedere, era evidente.
- Vi proteggerò le spalle. Lo scarico a pressione è per due persone alla volta. Vi seguirò subito dopo –
- Signore… - cercò di protestare Uhura.
- Tenente, non si preoccupi per me. So come cavarmela – riuscì a sorriderle rassicurante tra uno sparo e l’altro verso la porta – dirigetevi verso la navetta, tornate immediatamente a bordo e fate rapporto al comandante Spock. Ci vediamo più tardi – le fece l’occhiolino.
In quella la porta cedette e una figura si affacciò leggermente, subito ricacciata indietro dagli spari del phaser di Kirk.
- Andate, ora!  - esclamò in tono autoritario.
- Si, capitano. Buona fortuna – risposero;  si infilarono gli snorkel, azionarono i caschi ad energia e si immersero nella vasca.
Chekov azionò il pulsante di espulsione e furono sparati negli abissi in un’esplosione di bollicine.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: eian