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Autore: zmarz    07/10/2012    2 recensioni
Lee Jordan conosce molto bene i Weasley, visto che li frequenta da quando aveva undici anni, essendo il migliore amico di due di loro: sa che la signora Weasley prepara ottime torte, il signor Weasley adora i motori babbani, Percy è un rompiscatole, Charlie è spassoso quasi quanto i gemelli, Bill è il più ragionevole, Ron è un piagnucolone e Ginny.. come sarà la piccola Weasley agli occhi di Lee, assiduo frequentatore della Tana?
Lee e Ginny sviluppano un legame particolare, che durerà per molto tempo e si evolverà negli anni..
Se vi ho incuriosito, cominciate a leggere!
Dedicata soprattutto a xproudofthem, che voleva sapere di più di questa coppia, già accennata nella mia storia precedente "La Storia che tutti conosciamo".
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Ginny Weasley | Coppie: Dean/Ginny, Harry/Ginny
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Sorriso



La Tana non aveva un vero e proprio giardino davanti a sè. Diciamo che oltre il cortile polveroso si estendeva già il bosco, oltre l'orticello e il piccolo giardino, che la signora Weasley curava con amore e dedizione. Subito la natura cresceva incontrollata: gli alberi, i cespugli, i fiori, ricoprivano il suolo verde e sembrava di essere già nella foresta, sulla collina.

Lee Jordan aveva ascoltato tanti racconti di Fred e George su quel bosco, e sapeva che poteva aspettarsi di tutto: da animali selvatici ai piccoli gnomi poco amichevoli.

Era con gli altri fratelli Weasley, con il manico di scopa in spalla, pronti a cercare una piccola radura riparata da sguardi indiscreti per giocare a Quidditch. Mentre i ragazzi Weasley erano tranquilli, Lee era guardingo.

Ma non fu abbastanza attento e lei apparve: piccola, rossa, veloce, selvaggia.

Che fosse uno spirito di quella incolta foresta?

L'urlo lo fece trasalire.

"Vattene a casa, Ginny" disse il fratello maggiore, Bill, alla creatura.

"No!" urlò lei, indispettita.

"Lei è Ginny, nostra sorella" gli disse Fred "una vera piaga"

Ginny guardò dalla loro parte, gli occhi di fuoco. Lee deglutì: non aveva mai visto uno sguardo così vivo.

"Ginny, vai a casa o diremo alla mamma che sei arrivata fino qui da sola" le disse Percy.

"E diglielo!"

"Ti metterà in punizione" le ricordò Ron.

"Non importa"

"Puoi fare quello che vuoi, noi non ti faremo giocare con noi" disse George.

"Su, andiamo" disse Charlie.

I sette ragazzi si incamminarono lasciando la bambina da sola. Lee si voltò a guardarla: incredibile che non stesse piangendo.

I suoi occhi, malcelavano una profonda tristezza.

Appena si accorse che Lee la guardava gli lanciò uno sguardo di fuoco.

Il ragazzo si voltò di scatto.

"Perchè non la facciamo giocare?" provò "in fondo non è tanto più piccola di Ron"

"No, Lee, non si può" rispose Fred.

"Ginny non ha mai volato su una scopa" disse Bill.

"E non ne sarebbe in grado" aggiunse George.

"La mamma, poi, si arrabbierebbe molto" proseguì Ron.

Lee annuì: le risposte, in fondo, erano giuste. Ma perchè gli dispiaceva tanto per quella bambina?

"Però, lasciarla tutto il pomeriggio da sola.." ritentò Lee.

"Sono solo capricci, i suoi" rispose Percy "non le interessa salire veramente su una scopa, deve solo copiarci. Non può ottenere sempre tutto quello che vuole!"

I ragazzi erano arrivati sulla collina. Ma Lee non riusciva a giocare bene: ogni volta le ritornavano in mente quegli occhi scuri tristi, e una morsa gli attanagliava lo stomaco.

Finse di non sentirsi bene e di voler tornare a casa. I gemelli si offrirono di accompagnarlo, ma Lee gli disse che si ricordava bene la strada e li avrebbe aspettati a casa. I due non si fecero pregare e continuarono a giocare.

Lee incontrò Ginny poco dopo, nascosta dietro dei cespugli.

"Ciao" le disse, sorridente.

Ginny non ricambiò e lo squadrò da capo a piedi.

"Che fai?" chiese il ragazzo.

"Guarda che io non ci casco ai vostri stupidi scherzi"

Lee scrollò le spalle.

La ragazzina non abbassò lo sguardo.

"Ti va di fare qualcosa?" chiese Lee.

Ginny lo guardò in modo strano.

"No" rispose.

Lee scrollò nuovamente le spalle.

"allora vado a casa"

"Perchè?" chiese Ginny.

"Non mi andava più di giocare a Quidditch"

"E perchè mai?" chiese lei, sempre più stupita. Come poteva non andargli di giocare a Quidditch?

"Non esiste solo il Quidditch" rispose lui "se vuoi possiamo fare qualcosa insieme"

Ginny era sospettosa, ma cominciava a calare le difese. Lee lo aveva capito e sorrise, conciliante.

"Se vuoi, ti insegno a volare" propose.

Il volto di Ginny si trasfigurò in un ghigno molto simile a quello dei gemelli.

"Andiamo"

Lo condusse verso il capanno delle scope e ne uscì con una vecchia scopa malconcia. Lee aveva la sua tra le mani.

"è la vecchia scopa di Charlie" spiegò Ginny "mamma e papà gliel'hanno comprata una nuova quando è diventato Capitano"

Lee si sentiva molto fiero di fare qualcosa di utile per quella bambina.

"Ti faccio vedere come devi fare per farla alzare" disse.

La ragazzina ghignò di nuovo. Lee aggrottò le sopracciglia.

"Fammi vedere" disse lei.

Lee posò a terra la scopa e, come gli aveva insegnato suo padre e Madama Bumb, gridò 'su'.

La scopa si alzò da terra e lui la cavalcò.

"Ecco, vedi, e poi.."

Alzò lo sguardo. Ginny era sparita.

"Ginny!" gridò il ragazzo. Sentì una risatina argentea in un punto imprecisato sulla sua testa. Alzò lo sguardo: Ginny era sulla sua scopa, a mezz'aria.

"Ginny!" esclamò, improvvisamente terrorizzato "non so come hai fatto, ma scendi subito, potresti farti male"

Come aveva fatto una ragazzina di nove anni a librarsi in volo la prima volta che si avvicinava ad una scopa?

"Non mi dare ordini!" ringhiò lei.

"Dico sul serio, è pericoloso, non eri mai salita su una scopa prima"

"Ho imparato a volare a sette anni, spiando gli altri" rispose lei.

Lee era a bocca aperta. Aveva imparato a volare.. da sola?

Ginny atterrò con grazia a fianco a lui.

"Non dirlo a nessuno, va bene?" gli disse.

Lee annuì.

"nessuno lo sa?" chiese.

"Già" rispose Ginny.

"Com'è lo hai detto a me?"

Ginny scrollò le spalle.

"Perchè tu sei il primo ad avermi dato la possibilità di imparare e di partecipare ai vostri giochi" rispose Ginny "sei stato gentile"

Lee si sentiva vagamente accaldato.

"era giusto così" balbettò.

Ginny sorrise: il primo vero sorriso che la bambina concedeva al ragazzo.

Era luminoso.

"Prometti che non lo dirai mai a nessuno?" chiese Ginny.

"Lo giuro" rispose Lee solennemente. Ed era sincero.

"Ti va di farci un giro? Mi fai vedere di cosa sei capace"

"Va bene!"

I due ragazzini si librarono in aria, ben nascosti dalle fronde degli alberi. Lee mantenne la promessa e quel sorriso di Ginny gli rimase per sempre tra i suoi ricordi più belli.

  
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