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Autore: ChiaKairi    07/10/2012    15 recensioni
Salve a tutti, questa non è la mia prima fanfiction, ma è la prima in assoluto che decido di postare.
Non voglio sprecare troppe parole, ma potrebbe esservi utile sapere che ogni luogo descritto è reale, infatti mi sono ispirata alla mia città di villeggiatura (le foto di mare che inserirò sono state scattate quasi tutte da me e vi aiuteranno ad entrare nella giusta atmosfera).
Questa è una storia di mare, di mistero, di amore e di libertà. E' una storia dove gli Occhi, sono i veri protagonisti.
"Conosci quel suono simile ad un tintinnio, che si percepisce in un posto molto silenzioso? Alcuni dicono che si tratta di una illusione-uditiva causata dalla non possibilità dell’orecchio umano di percepire vibrazioni al di sotto delle frequenze sensoriali. Questo, è completamente sbagliato. Quel tintinnio, copre qualcosa."
Buona lettura e spero di conoscere tante nuove, belle persone qui. :)
Enjoy!
Chiara
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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16. Cose presenti, cose passate, cose future
 

“Sono qui adesso Taemin, e non ti lascio più.” ripeté Minho. I due ragazzi si fronteggiarono per alcuni minuti. Passò un treno.
“Come faccio a crederti? Non so nemmeno chi sei.” Chiese infine il più piccolo, a bassa voce.
“Fidati di te stesso.”
“Non so più chi sono. Mi sento vuoto. Non so niente.”
“Non lo sei.” Minho gli si avvicinò. Alzò una mano per sfiorargli una guancia… “Ti prego. Ti prego… sforzati di ricordare quello che eri. Quello che abbiamo passato insieme.” Iniziò a piegarsi verso di lui, mentre gli accarezzava uno zigomo.
Ho troppa voglia di baciarti…
“Che fai?” gli chiese il ragazzino. Minho non si fermò.
“La prima volta che ci siamo baciati mi hai detto che era tanto che lo desideravi. Adesso lo voglio io.”
“Sì, mi ricordo quello… ma ora non sono pronto.”
“Shh…”
“No, aspetta… No!”
 
Minho sentì freddo e seppe, prima ancora di aprire gli occhi, che erano tornati nella mente vuota e bianca di Taemin. Il ragazzino lo fissava con sguardo offeso, le braccia strette attorno al busto, come per proteggersi.
“Scusami.”
“Sparisci.”
“Cosa devo fare per convincerti.”
“Niente, sparisci.”
Minho sospirò. Si sdraiò per terra, con calma, sotto lo sguardo allibito di Taemin. Chiuse gli occhi.
“Non posso andarmene, mi dispiace. Ma sparirò se vuoi. Me ne starò qui immobile. Sarà come se io non ci fossi.” Il ragazzino esitò.
“Non ti credo.”
“Vedrai. Non ti darò più fastidio.”
 
Passarono i minuti, nel silenzio più assoluto. Minho non aprì gli occhi, tanto lo percepiva benissimo. Era nella sua mente, in fondo. In un primo momento il ragazzino continuò a camminare avanti e indietro, come aveva fatto in precedenza. Poi si fermò, come se non fosse più poi tanto interessato alla sua ricerca. Si voltò verso Minho e prese ad osservarlo, da tutte le angolature possibili. Minho non si mosse, paziente. Era già stato troppo precipitoso una volta, non si sarebbe lasciato trasportare di nuovo dai suoi sentimenti.
Era la vita di Taemin, ad essere in gioco, e lui doveva solo farsi da parte.
Alla fine, il ragazzino gli si sedette a pochi passi di distanza, con le gambe incrociate e il mento appoggiato ad una mano.
“Dormi?”
“No.”
“Lo sapevo.”
Minho rise.
“Che c’è? Pensavo non volessi parlarmi.”
“Voglio sapere una cosa. Kibum… l’ho visto piangere. Perché?” Minho aprì gli occhi.
“Per te.” Ci fu silenzio.
“Non voglio che pianga. Che ho fatto di male?”
“Niente, piccolo…”
“Perché sei così gentile? Un momento sei gentile, il momento dopo mi vuoi portare via dal Maestro. Perché.”
“È difficile fartelo capire… non sono bravo con le parole.”
“Da una parte lo rivoglio. Dall’altra… è come se sentissi che forse è meglio così. Sai, che se ne è andato.”
“Lui ti impediva di essere te stesso. Ti ha rubato la libertà e ora ha portato via i tuoi ricordi.”
E ti ha allontanato da me.
“Sì… sì è vero. Non sono sicuro di voler ricordare però. Fa ancora male. Tu… sei tu che hai qualcosa che non va.” Minho sorrise, ancora. Cominciava ad intravedere il suo Taemin, in quelle strane parole. Gli ricordavano la sua innocenza.
“Io ho molte cose che non vanno.”
“No, è come se tutto il dolore che avessi provato mi impedisse di ricordare. E il dolore proviene da te.” Minho si voltò a guardarlo.
“Mi dispiace. L’ultima cosa che voglio è farti del male.”
“Eppure sei qui e stai facendo tutto questo casino nella mia testa.”
“È solo perché voglio che torni in te. Non è giusto non ricordare il passato, per quanto doloroso possa essere.”
“Dici?”
“Sì.”
“Ma io non voglio soffrire ancora.”
“Ci sarò io questa volta, e ti giuro che ti proteggerò.” Gli occhi di Taemin ebbero un guizzo. Per un momento, solo per un momento, tornarono scuri. Poi comparve attorno a loro la stanza da letto di Minho. Il ragazzo più grande era sdraiato, Taemin seduto vicino a lui.
Che mal di testa.
 “Mi ricordo questa situazione. Ma non cosa è successo dopo.” Spiegò Taemin, a voce bassa.
“Vuoi che te lo mostri?”
“Ho una sensazione strana.”
“Lasciati andare, Taemin… chiudi gli occhi e ricorda.” Il ragazzino sospirò a fondo e decise di provarci. Fece come gli era stato detto e una voce echeggiò nella stanza. La sua voce.
Scusami hyung, ma io non so proprio come dirtelo… potrebbe essere l’ultima occasione, capisci?
La fronte di Taemin si contrasse e questo schiuse le labbra, mentre le sue mani si stringevano sulle lenzuola. Silenziosamente, Minho gli si avvicinò e gli posò le mani in vita.
“Ricorda Taemin… ricorda cosa ti è successo, come sei finito qui. Ricorda Kibum, Jonghyun… ricorda me.
“Farà male, me lo sento.”
“Sarò qui a sostenerti.”
“Hyung… ho paura.”
Comincio a pensare che non provi lo stesso per me ma… potrebbe essere l’ultima occasione, capisci?
“Sì Taemin, capisco. E ti voglio anche io, non avere paura…”
“Hyung.”
Le labbra di Minho, finalmente, si unirono a quelle di Taemin. Il giovane rimase fermo un attimo, aspettando il suo rifiuto. Quando questo non arrivò, si mosse e Taemin con lui. Il bacio divenne più profondo, più disperato. Le mani del ragazzo biondo lasciarono le coperte per stringersi al suo petto e Minho lo abbracciò, sentendo il freddo che emanava la sua pelle.
Lasciò scivolare le sue labbra sul mento di Taemin, e poi sul suo collo, mentre quello ansimava leggermente. le sue mani lo presero per la nuca e lo spinsero più vicino, verso le ossa della clavicola…
“Hyung… aspetta.” Minho si costrinse a fermarsi. Sentì le mani di Taemin muoversi nei suoi capelli, poi sulle sue spalle. Si raddrizzò e lo abbracciò, come avevano fatto un tempo, prima che glielo portasse via. Il corpo di Taemin era tiepido ora. Aspettarono che i loro respiri si calmassero, poi il più giovane parlò ancora.
“Adesso me lo ricordo il tuo nome, hyung. Mi ricordo tutto.” Lo tirò leggermente per la nuca, in modo da poterlo guardare in viso.
Qualche lacrima iniziò a sfuggirgli dai lati degli occhi, Minho vide la sua gola tremare.
“No, non piangere… dai, Taemin…” gli asciugò le lacrime con i pollici, mentre gli accarezzava le guance. Taemin scosse il capo, mentre iniziava a singhiozzare.
“Choi Minho.”
“Sì, dimmi piccolo…”
“Non voglio perderti. Fa troppo male.” Minho lo baciò, con forza, poi lo guardò negli occhi.
“Non mi perderai mai più, hai capito? Tu non mi hai mai perso.”
“L’ho fatto solo perché non volevo più soffire. Pensavo fosse finita. Mi dispiace.”
“Lo so, stai tranquillo adesso. Lui non c’è più. Puoi fare quello che vuoi.”
“Posso… posso stare con te?”
“Certo che puoi.”
“Davvero?”
“Sì.”
Taemin rise, in mezzo ai singhiozzi. Affondò il viso nell’abbraccio di Minho e si lasciò stringere.
“Voglio tornare a casa. La tua.”
“La nostra.” Un altro sorriso.
“Sì. Portami a casa.”
“Appena ci sveglieremo ti ci porto.”
“E quando ci svegliamo?”
“Quando vuoi tu.”
“Davvero posso decidere io?”
“Puoi essere tutto quello che vuoi adesso, Taemin. Non c’è più nessuno a dirti cosa devi fare.” Il ragazzino si rilassò completamente, anche se le lacrime continuavano a scorrere, prepotenti, sintomo di un cuore che torna al suo posto, dei pezzi di un’anima che si ricompongono.
“Scusami hyung. È stata tutta colpa mia.”
“No, avrei dovuto proteggerti meglio.” Taemin sciolse l’abbraccio per guardarlo un attimo. Minho si commosse, mentre gli sorrideva e sentì gli occhi pizzicargli. Lo sguardo di Taemin era di nuovo nocciola, non c’era più traccia di azzurro. Era un colore caldo e accogliente, un colore che non si poteva non adorare.
“Hyung non te l’ho mai detto ma… ti amo.” Il ragazzino arrossì.
“Torniamo a casa, ti va?”
“Non vedo l’ora.”
“Prima però…” Minho chiuse gli occhi e riavvicinò le sue labbra a quelle di Taemin. Lo sentì che sorrideva. “Prendiamoci ancora un po’ di tempo per noi.”
Un bacio profondo, un sapore familiare.
“Sì hyung. Grazie.”
 
 
 
“Che diavolo è successo qui? Yah! Ragazzo! Choi Minho! Esigo delle spiegazioni!”
Minho si sentì prendere per l’elastico dei pantaloni e strinse i denti.
Ahia.
Si ritrovò la faccia scorbutica del suo datore di lavoro ad un passo dal naso, poteva vedere i pori nella pelle abbronzata e la sottile barba che ricresceva sulle guance.
“Che cosa è successo al mio motoscafo? E’ tutto rigato, sembra che si sia schiantato contro una parete di scogli!”
“M… motoscafo?” balbettò Minho con aria stupida. “Quale motoscafo?”
“Quello nel mio capannone, idiota.” E gli sventolò la chiave davanti. “Come mai le chiavi sono al loro posto e il motoscafo è ridotto in quel modo, me lo spieghi? Manca anche il carburante! Qualcuno ci si è fatto un movimentato giro notturno, ne sono sicuro, e l’unico che sa dove sono le chiavi. Sei. Tu.” Minho deglutì.
“Signore, io davvero non ne so niente, ero a casa mia a dormire e…”
“Sono tre giorni che non lo uso, potresti essere venuto una delle sere scorse, non so esattamente quale, quindi non provare a mentirmi.”
“Le giuro che non so niente!”
“Bene! Allora trovami un’altra soluzione, o dovrai pagare i danni e poi fare in modo che io non debba più vedere la tua faccia da bugiardo qui intorno, mi hai capito?”
“S… signore, se posso permettermi, anche suo figlio sa dove sono le chiavi e anche quei suoi amichetti scalmanati, magari…”
“Stai dando la colpa a mio figlio?”
“No! No certo, pensavo solo che magari…”
“Bah! Sta zitto! E’ meglio se sparisci. Sparisci! Qualunque cosa sia successa, tu non mi piaci e non mi sei mai piaciuto.”
“Mi dispia…”
“Ho detto sta zitto e sparisci! Non finisce qui. Giuro che una prova per incastrarti la trovo!”
“Spero di no, Signore.”
“Ancora parli?”
“No, no, me ne vado. Buona serata!”
“Un corno! Ragazzini…”
Minho raccolse il suo zaino, la t-shirt e corse via, un sorriso che gli si allargava sul volto.
 
Appena entrò in casa, gli arrivò un giornale in testa.
“Hyung! Ma hai detto a Jinki-hyung di non svegliarmi?”
Gettò il giornale di lato e, con un sorriso incontenibile, andò ad abbracciarlo.
“Mpppf, yah!” Taemin si divincolò, alzando il capo per parlare, ma Minho non mollò la presa. Onew sedeva per terra. Incrociò lo sguardo di Minho e i due si sorrisero.
Grazie.
“Minho-hyung! Come hai potuto lasciarmi qui da solo? Volevo vederti ma loro hanno detto di non venirti a disturbare al lavoro!”
Minho non rispose, sorrideva e basta, scompigliandogli i capelli.
“Taemin-ah…” Il ragazzino smise di divincolarsi e arrossì, sentendosi chiamare con quel tono caldo.
“Jinki.”
Il ragazzo biondo affondò le mani nelle tasche dei pantaloni larghi. I suoi occhi erano di un bel marrone scuro, e il suo viso era davvero rassicurante, tranquillo e sereno.
“Minho-goon, com’è andata la giornata? Licenziato?”
“No, non ancora.”
“Meno male. Sarebbe stata anche un po’ colpa mia.”
“Tranquillo.”
Kibum e Jonghyun sbucarono in quel momento dalla cucina, mano nella mano.
“Hai visto? È più rompiscatole di prima.” Gli sorrise Kibum, accarezzando la testa di Taemin. Minho guardò il ragazzino, sentendosi leggero.
“Meno male.”
“Allora ragazzi, che si fa stasera? Si va?” chiese Jonghyun, gli occhi scintillanti.
“Dove?” chiese Taemin, curioso.
“Si va.” Confermò Minho.
 
La spiaggia era gremita di gente, fatto insolito a quell’ora. Era buio, ma si intravedevano i visi sorridenti delle famiglie, dei bambini, mentre si predisponevano i tavoli con i lumini da accendere. Erano delle semplici barchettine rotonde, ed ognuna conteneva un piccolo cero. Non appena tutti gli scatoloni fossero stati vuoti, ognuno avrebbe preso il proprio cero e accenderlo, per poi portarlo in mare.
Minho coordinava il tutto, in qualità di bagnino della sua spiaggia. Salutava, sorrideva e stringeva mani, aspettando paziente.
Gettò di lato l’ultimo scatolone, e annunciò che i lumini erano pronti. Chiese di mettersi in fila, prima i bambini. Accese un fiammifero, e si mise in posizione.
I più piccoli iniziarono a sfilargli davanti, ansiosi di afferrare un lumino e passare da lui, che glielo accendeva toccandolo brevemente con il fiammifero.
Dopo qualche minuto, iniziarono ad arrivare i più grandi, ragazzi, genitori e nonni. La spiaggia, iniziò ad illuminarsi di un tenue chiarore arancione, mano a mano che i lumini venivano accesi. Il mare sciabordava tranquillo alle loro spalle, le voci rimanevano quiete, perché non era ancora il momento di festeggiare. Quello, era un momento di trepidazione.
Il primo che vide davanti a sé, fu Jonghyun. Quante parole si scambiarono in un unico sguardo, mentre il sorriso strabiliante dell’amico lo accecava ancora una volta.
Gli battè una mano sulla spalla mentre Minho gli accendeva il lumino.
“Grazie!” esclamò sornione il ragazzo, poi si fece da parte e alle sue spalle comparve Kibum.
Gli strinse un avambraccio gentilmente.
“Grazie.” Gli disse Kibum.
Non gli aveva ancora acceso il lumino.
“A te.”
Poi Kibum si aggrappò al suo collo e rimase un attimo in punta di piedi per sussurrargli all’orecchio: “Vedi di trattarlo bene. Te lo affido.” E sgusciò via.
Dietro di lui, seguiva Jinki.
“La fate spesso questa festa?” gli chiese, guardandosi intorno.
“Ogni anno.”
“Bello. Mi piace qui.”
“E allora rimani.”
“Non so se ci sarà posto, a casa di Jonghyun.”
“Una sistemazione te la troviamo, tranquillo.”
“Mi servirà un lavoro.”
“Si trova anche quello.”
Il lumino era acceso. Lee Jinki gli sorrise.
“Bene. Oramai, la strada sarà tutta in discesa, non è vero?”
“Sì.”
Non appena il viso docile di Jinki svanì dalla sua visuale, finalmente Minho si trovò faccia a faccia con Taemin. Si stupì nel notare che indossava la sua t-shirt grigia troppo grande, quella che gli aveva rozzamente infilato la notte in cui l’aveva trovato sulla spiaggia. Il ragazzo gli porse il suo lumino, le mani bene aperte e gli occhi che non si staccavano da Minho.
“Che c’è?” Gli chiese, malizioso.
“Niente. Guardavo.” Rispose Minho. “Dove l’hai presa quella maglietta?”
“Lo sai benissimo.”
“Voglio sentirtelo dire.”
“L’ho presa dal tuo armadio. Ha il tuo odore.”
Minho sentì una scossa percorrergli la spina dorsale.
“Mi sei mancato da morire.”
“Anche tu. Fai presto.”
Minho annuì mentre Taemin se ne andava, tirandosi su la t-shirt che gli era scesa lungo una spalla.
Scoccò un’occhiata alla fila che ancora aspettava, e decise di darsi una mossa.
 
Dopo una mezz’ora, tutti ebbero il loro lumino acceso, Minho compreso. Insieme ad altri ragazzi della spiaggia, salirono su una barca a remi e iniziarono ad allontanarsi, per posare il primo lumino fra le onde. Tutti li guardavano, trepidanti, un desiderio in ogni cuore.
Minho smise di remare e guardò la spiaggia poco lontana, e tutte quelle lucine tremolanti nella notte. Era sempre uno spettacolo emozionante, ma quell’anno era diverso. E anche Minho non era più lo stesso. C’erano quattro nuove persone che lo aspettavano a riva, persone fondamentali per la sua vita.
Ammirava Jinki per il coraggio che aveva avuto, nel rimanere solo nella tana del lupo per tutto quel tempo, recitando la sua parte, con un solo scopo in mente: aiutare i suoi fratelli quando sarebbe giunto il momento e ingannare il Maestro.
Ammirava la forza di Kibum, la sua anima arguta e la cura che aveva avuto nel prendersi cura di Taemin. Era stato lui a mettere in discussione per primo le parole che gli venivano insegnate, e questo dimostrava la sua intelligenza. Il fatto che ora stesse con Jonghyun poi, non poteva che dimostrare il suo buon cuore.
E poi c’era il suo migliore amico appunto, sempre lì, al suo fianco, come un pilastro che non cede mai.
E infine Taemin.
Posò il suo lumino con cura fra le onde, accertandosi che galleggiasse e non si spegnesse, prima di lasciarlo andare, dolcemente. Chiuse gli occhi, ed espresse il suo desiderio. I suoi compagni di barca fecero lo stesso, e dalla spiaggia si levò un lungo applauso, seguito da risa ed esclamazioni felici. I bambini corsero in acqua, qualche lumino si spense, ma nessuno si perse d’animo. Entravano nell’acqua calda di mezzanotte fino alla vita e spingevano i loro lumini affidandoli alla corrente, che li avrebbe sparsi e portati lontano. Presto il mare non sarebbe più stato oscuro come tutte le notti. Minho osservò con stupore come tutte le spiagge, lungo l’intera costa rilucevano di quell’arancio-dorato, mentre centinaia e centinaia di persone esprimevano i loro desideri e li donavano alle onde.
Toccato, remò per tornare a riva. I suoi amici ancora lo aspettavano.
“Allora, non andate?” chiese loro mentre Taemin lo prendeva per mano.
“Sì, adesso sì.” Gli rispose il ragazzino. Li accompagnò nell’acqua tiepida, scaldata dal sole che aveva battuto tutto il giorno, e li osservò mentre chiudevano gli occhi e poi, delicatamente spingevano i loro lumini il più al largo possibile, attenti a non farli spegnere.
“Fatto.” Esclamò Jonghyun. Poi si voltò verso Kibum, e nella penombra i due si baciarono. Poco lontano, intravide un familiare gruppetto di ragazze che si avvicinavano a Jinki. Riconobbe Yuri. Lui le fece un inchino, e i suoi occhi si illuminarono sotto il saluto gentile del ragazzo. Minho sorrise.
 Taemin stringeva ancora fra le mani il suo lumino. Emise un profondo sospiro, e lo lasciò andare.
Minho lo prese per le spalle e se lo tirò vicino, tirandogli su la maglietta che scivolava da ogni parte.
“Bravo.” Gli sussurrò.
“Minho hyung, voglio stare solo con te.” Quella richiesta era arrivata così diretta e sincera, che Minho non poté obiettare. Silenziosamente, i due uscirono dall’acqua ed iniziarono a risalire la spiaggia. Non avrebbero trovato la calma che cercavano lì, quella notte. Uscirono in strada e si avviarono verso il lungo mare, più deserto del solito. Oltrepassarono il centro, e tornarono, di comune accordo, alla collinetta dove Yuri aveva portato Minho quella volta in cui non era in sé. Insieme, si sedettero sul bordo dello strapiombo, e la vista che ebbero dinnanzi fu a dir poco mozzafiato: un mare di luci danzavano sotto i loro piedi, muovendosi in lunghe file disordinate dalla costa verso il mare aperto, dove il cielo e l’oceano si confondevano perché erano dello stesso colore.
Taemin appoggiò il capo ad una spalla di Minho e il ragazzo gli cinse i fianchi con un braccio, come erano soliti fare anche Jonghyun e Kibum. Sentì Taemin respirare profondamente.
“Ti amo.” Gli disse poi il ragazzino, nessuna esitazione della voce. Minho esitò, ma Taemin lo precedette ancora, e con grande forza lo baciò sulle labbra. Minho allora lo strinse, accarezzandogli il collo, e continuarono a baciarsi senza esserne mai sazi, fino a quanto Taemin non si allontanò per parlare.
“Non ti dimenticherò mai.”
“Nemmeno io, Taemin. Non te ne andare, ti prego.” Il ragazzino si morse le labbra, poi lo baciò di nuovo, e questa volta fu più intenso e le mani iniziarono a viaggiare, lungo i fianchi, nei capelli, sotto le magliette. Si staccarono di nuovo.
“Kibum vuole andare. Noi dobbiamo andare.”
“Allora vengo con te. Sono sicuro che Jonghyun verrà. Andremo tutti insieme.”
“No hyung, non è giusto, voi avete la vostra vita qui.”
“Non ho niente. Voglio venire.” Taemin sospirò e Minho gli prese il viso fra le mani. Lo baciò ancora, a fior di labbra, e chiuse gli occhi per sentire la morbidezza di Taemin e imprimerla nella sua mente.
“Ti amo.” Il ragazzo più piccolo nel sentirlo pronunciare quelle parole per la prima volta, gli si gettò al collo e strinse con una forza che Minho non credeva potesse avere.
“Hyung, non ci metteremo molto, vedrai. Vogliamo solo ritrovare l’orfanotrofio dove è iniziato tutto, per… ricostruire noi stessi, capisci? E’ difficile tornare a vivere, adesso.”
Minho annuì e gli accarezzò la schiena, sentendo la spina dorsale e le ossa dietro alle spalle. “Voglio sapere se i miei genitori sono morti davvero, o se… forse…” Taemin esitò, scuotendo il capo.
“Taemin, io spero davvero che lui abbia mentito.” Taemin sorrise.
“Grazie hyung. Tornerò subito, lo giuro. Sei tu la mia famiglia adesso.”
“Sì, lo so. Lascia solo che ti accompagni.”
“Questa è una cosa che dobbiamo fare soli, noi tre e basta. Ma vedrai, staremo via solo poche settimane e poi saremo di nuovo qui. Sarò qui.” Si guardarono negli occhi. Minho non sapeva dove mettere le mani, aveva così poco tempo e una voglia infinita di esplorare ogni singolo centimetro di Taemin…
Lo baciò e Taemin gli si abbandonò completamente.
“Andiamo a casa, vuoi?” gli chiese. Quelle parole erano troppo eloquenti, per essere fraintese. Il sorriso di Taemin si allargò nel buio. Gettò un ultimo sguardo alle luci sul mare, e sussurrò.
“Si è già avverato. Grazie…”
 
Taemin era sempre stato un passo avanti a Minho, fin dall’inizio, e anche adesso, che i due si stringevano nel silenzio della casa che avevano condiviso per tutto quel tempo, era Taemin a condurre il gioco, incoraggiandolo ad andare avanti. Minho, timoroso, gli tolse la maglietta troppo larga, ricordando le sensazioni che aveva provato quella notte, mentre gliela infilava. Sembrava passato un secolo.
Ora voleva guardarlo e niente al mondo sarebbe riuscito a distogliere i suoi occhi dal corpo esile, dai muscoli solo accennati di Taemin. Lo spinse piano verso la camera da letto, mentre si guardavano negli occhi.
“Non voglio farti male. Voglio solo farti sentire bene. Ti amo.” Disse Minho. Il più piccolo si sedette sul letto e lo trascinò sopra di sé.
“Minho… io non sono vergine. Ti fa schifo la cosa?” il ragazzo rimase un attimo interdetto, non appena comprese il significato di quelle parole scosse violentemente la testa, accarezzandogli le guance. “Scusa, dovevo dirtelo prima, ma non avevo il coraggio.”
“Non fa niente… solo, come… chi?” Taemin abbassò lo sguardo, rabbuiandosi.
“Lui. Ma non mi sono mai nemmeno eccitato con… quell’uomo, capisci? Non era niente. Era solo doloroso. Nemmeno capivo cosa fosse, all’inizio.” Taemin rabbrividì e Minho si impose il silenzio.
Il solo immaginarlo sotto le mani di quello, rischiava di mandarlo fuori di testa, ma ormai era tutto finito. Lo baciò ancora e lo fece sdraiare, mentre si metteva sopra di lui, premendo piano per non pesargli troppo.
“Non mi fa schifo. Ho accettato tante cose di te, accetterò anche questa.” Lo sentì stringergli le mani sulla schiena.
“Ti amo.”
“Anche io.”
“E non lo dico così per dire, giuro.”
Minho rise.
“Lo so. Adesso lascia che te lo dimostri.” Si tolse la maglietta, e per un attimo gli occhi di Taemin viaggiarono sul suo corpo. Il sangue iniziò a pompargli nelle vene quando sentì le mani tiepide di Taemin scorrere dalle sue spalle giù, sul petto fino agli addominali.
“Sei… sei bellissimo hyung.” Minho gli prese le mani e se le portò sul suo collo, mentre si abbassava per baciarlo e accarezzarlo in vita.
“Anche tu.”
“Non userò mai più le mie capacità. Voglio essere una persona normale. Perfettamente normale. Per poter vivere con te.”
“Ora puoi, Taemin. Ora scegli tu. Non c’è bisogno che mi dici niente. Io ci sarò.”
Con un sospiro, il più piccolo si abbandonò completamente alle mani di Minho, chiudendo gli occhi e lasciandosi spogliare, baciare, toccare…
“Hyung” esalò fra i sospiri, non appena fu pronto. Minho lo guardò con il cuore che gli batteva frenetico nel petto.
“Ho… ho il terrore di farti male.” Dichiarò Minho.
Taemin gli accarezzò le labbra con un dito.
“Com’è fare l’amore?” gli chiese, le guance arrossate.
“Non lo so Taemin.”
“Ma come… tu hai avuto tante ragazze prima di me.”
“Appunto. Prima di te, non ho mai amato nessuno. E non… non l’ho mai fatto con un ragazzo.”
“Secondo me è bello. Ho così tanta voglia di sentirti che…” Taemin si morse un labbro e lo baciò, irruento. Minho sentì il suo corpo che si irrigidiva, e capì che ne aveva bisogno. Non era più il tempo degli sguardi, dei sospiri…
Era ora di fare sul serio.
Gli accarezzò le cosce e fece in modo che lui si aprisse di più, per potersi poggiare più comodamente fra di esse. Poi gli prese le mani e le loro dita si intrecciarono ai lati della desta di Taemin, sul cuscino.
“Vedrai, ti farò stare bene. Voglio solo che tu sia felice.” Taemin annuì, gli occhi lucidi ma l’aria determinata e sicura.
“Fammi tuo. Ora che posso scegliere, voglio esserlo, finalmente. Tuo e di nessun’altro.”
Minho si spinse in avanti, dolcemente, sprofondando nel corpo di Taemin che ormai era caldo.
Espansero le loro menti per un’ultima volta, e mentre gemevano insieme, scoprirono cosa significa essere un tutt’uno, mente, anima e corpo.
Mentre le luci inondavano di dolcezza il mare, e il più profondo di quei desideri veniva esaudito.
 
 
 

“Conosci quel suono simile ad un tintinnio, che si percepisce in un posto molto silenzioso? Alcuni dicono che si tratta di una illusione uditiva causata dalla non possibilità dell’orecchio umano di percepire vibrazioni al di sotto delle frequenze sensoriali. Questo, è completamente sbagliato. Quel tintinnio, copre qualcosa. Se sei intelligente, paziente, e magari anche un po’ fortunato, sarai in grado di sentire oltre il tintinnio.
 Quello che sentirai, saranno voci che si sussurrano l’una all’altra. Si zittiranno presto, ma con la pratica diventerà più facile captare e capire ciò che dicono. Allora sentirai cose del passato, cose presenti e cose future. Comunque, devi stare attento. Perché non esiste nulla, come una voce priva di corpo. E quando tu inizierai a notarle, loro inizieranno a notare te.
 
Ma non temere: ciò che imparerai, sarà profondo e selvaggio come le onde del mare, ma non ti nuocerà.
Solo, ti darà qualcosa da amare e da proteggere.
Ti insegnerà che nella vita, non è importante vedere, ma sentire. ”
 
 
 
 
Eyes.
 
 
FINE.


 

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OK RAGAZZI, ECCOCI QUI!!!
Allora, questa storia è davvero così radicata in me, così importante, che porre la parola fine è davvero difficile. Ma che vi devo dire, ci siamo!!
Grazie a tutti quelli che hanno letto, curiosato, commentato, GRAZIE DAVVERO. Spero di non avervi annoiato e di avervi fatto sognare almeno per un po'. Sinceramente, proprio perchè fatico ad allontanarmi da questo racconto, vorrei scrivere una sorta di capitolo 'bonus' però sta a voi dirmi se vi andrebbe o no di leggerlo, sarà un semplice e corto epilogo per chiarire le ultime cose. Comunque domani inizio l'università e quindi... non so davvero, ditemi voi. Per ora metto 'completa'.
Posto perchè sono felice ed ho appena visto il full pv di Dazzling Girl, quindi diciamo che per festeggiare metto questo ultimo capitolo.
Beh che dire, fatemi sapere cosa ne pensate e.... ci sentiamo!
Un'ideuzza per una nuova ff ce l'avrei, ma tra il dire e il fare......
VEDREMO VEDREMO... XD
Grazie ancora a tutti e...... ONCE A SHAWOL, ALWAYS A SHAWOL. *si commuove*

  
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