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Autore: Killapikkoletta    07/10/2012    1 recensioni
Un mondo che non ricorda il suo passato, una città che vorrebbe governare su tutto. Ma c’è chi sa, chi ricorda e deve essere eliminato. I ribelli stanno preparando il contrattacco…. Felici Hunger Games che possa la buona sorte sempre essere a vostro favore.
(Momentaneamente in sospeso)
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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La sveglia suonò alle 6:30, ma come al solito la spensi riaddormentandomi immediatamente per poi essere buttata giù dal letto da mio padre.
“Giorgia sono le 7:15 farai tardi a scuola!”, mi gridò papà aprendo la finestra e togliendomi le coperte. Rabbrividii sentendo il vento freddo invernale sulla pelle e sbuffato mi trascinai giù dal letto fino in bagno. Guardai la sveglia sopra il lavandino, mio padre la teneva lì apposta per incentivarmi a preparami in fretta. Segnava già le 7:30, accidenti avrei fatto veramente tardi! E  quel giorno in prima ora avrei anche avuto il compito di inglese! Non che mi preoccupasse la materia, io e Silvia avevamo trascorso un anno in America e sapevo perfettamente parlare in inglese. Il problema era un altro, il giorno prima non avevo studiato niente perché mi ero addormntata sui libri.
Mi vestii e lavai in dieci secondi e corsi verso la fermata dell’autobus riuscendo a prenderlo per un pelo. Durante il tragitto per arrivare a scuola cercai di leggere e memorizzare quante più informazioni potevo su Coleridge e Blake, ma dubitavo fossero abbastanza per avere un voto che superasse la sufficienza. La mia ultima possibilità era Silvia e sperare che lei invece fosse super preparata.
Scesi dall’autobus e feci gli ultimi cento metri per arrivare al cancello di scuola, c’era talmente tanta nebbia che non mi accorsi di andare addosso a qualcuno fino a quando non sbattei il naso contro la sua schiena.
“Scusa non ti avevo visto!”, dissi massaggiandomi il naso congelato.
“Lo credo con questa nebbia non riesco nemmeno a vedermi i piedi!”, si lamentò un ragazzo voltandosi verso di me “Giorgia sei tu?” strizzai gli occhi per riconoscere la sagoma che avevo di fronte, ma da dove veniva quella nebbia così densa?!
“Buongiorno Alessio ”, lo salutai una volta riuscita a riconoscerlo
“Le previsioni del tempo non hanno detto niente a riguardo?”, chiese una seconda voce femminile. Doveva essere Federica, la sua ragazza.
“Stamattina quando mi sono svegliata non c’era ne sono più che sicura”, disse Silvia che ci aveva raggiunti.
“È strano sembra uno scenario di quei film di paura da quattro soldi in cui i protagonisti finiscono tutti male”, aggiunse Alessio rimediandosi un pizzicotto dalla fidanzata.
“Non scherzare cretino! Sai che mi spavento facilmente!”
Risi immaginando la scena che avevo davanti, Federica aveva ragione che cosa gli saltava in mente ad Alessio di spaventarci così? Certo era molto strana quella nebbia e nell’aria sentivo uno strano odore come di fumo di sigaretta. Molto probabilmente qualcuno mi stava fumando a due centimetri dal naso e io neanche me ne stavo accorgendo.
Guardai l’ora, la campanella stava per suonare e presto avrei dovuto affrontare la verifica di inglese. Stavo per chiedere a Silvia se aveva studiato quando sentii un grido provenire da accanto a noi. Cercai di individuare che avesse urlato, ma senza successo. Qualcun altro gridò, seguito da altri ancora. Ben presto la confusione si fece insopportabile, mi tappai le orecchie con forza e mi raggomitolai su me stessa iniziando a tremare. Cosa stava succedendo? Cercai la mano di Silvia, ma non la trovai. Il cuore mi batteva a mille, ero spaventata, non vedevo nulla e la gente continuava a gridare. Mi sentivo terribilmente sola, volevo urlare anch’io con quanto più fiato avevo ma il fiato mi moriva in gola e dalle mie labbra usciva solo un flebile gemito. Improvvisamente il caos si calmò e tornò il silenzio, mi alzai lentamente, la nebbia si stava diradando. Mi incamminai verso una sagoma che mi si parò di fronte, ma non feci in tempo a raggiungerla. Ad ogni passo ero sempre più stanca e le gambe si fecero pesanti, la testa sembrava scoppiarmi e ormai non mi reggevo più in piedi dal dolore. Crollai a terra pesantemente non riuscendo a tenere gli occhi aperti, accanto a me vidi Silvia caduta addormentata come tutti intorno a noi. Qualcuno si avvicinò fino a sfiorarmi la faccia con i suoi scarponi neri sporchi di fango, poi mi addormentai. Un sonno agitato e senza sogni.
“Giorgia! Giorgia svegliati!” Aprii gli occhi sbattendo le palpebre più volte accecata dalle luci a neon.
“Finalmente ti sei svegliata ci hai fatto preoccupare”, mi disse Silvia con fare premuroso. Mi misi lentamente a sedere e mi stropicciai gli occhi guardandomi intorno. Ero sdraiata su un letto d’ospedale ed ero circondata da un gruppo di ragazzi che non avevo mai visto.
“Dove sono? Cosa è successo? E chi sono loro?!”, chiesi in preda al panico indicandoli uno ad uno.
“What’s the problem?”, chiese un ragazzo alla mia destra stringendomi la mano. La ritirai in malo modo e lo fissai incredula, chi era? E perché parlava inglese? Che stava succedendo? Cercai con lo sguardo gli occhi di Silvia che mi stava fissando pensierosa.
“È stanca dobbiamo lasciarla riposare, dopotutto non è facile riprendersi da una bastonata in testa”, disse gentilmente alla folla di spettatori intorno al mio letto e convincendoli a lasciarci sole li accompagnò fuori dalla stanza.
Una volta chiusasi la porta alle spalle sospirò voltandosi nella mia direzione e correndo ad abbracciarmi.
“Sono così felice che tu ti sia svegliata! stavo iniziando a pensare che saresti morta!”, singhiozzò la mia amica. La allontanai asciugandole le lacrime e guardandola seria le riposi le stesse domande di poco prima con più calma.
“Giorgia, sono contenta che anche tu ricordi”, mi disse entusiasta.
“Ricordo? Cosa dovrei ricordare?  E dove sono Alessio e gli altri?”
“Da quello che so Alessio e Federica dovrebbero essere nel distretto 2 ma non ne sono sicura non ci permettono di comunicare con gli altri distretti.” Sgranai gli occhi, mi prendeva in giro? Distretti? Non possiamo comunicare? Silvia intuì i miei dubbi e prese un gran respiro, pronta a darmi spiegazioni.
“Hai dormito per una settimana. Siamo in America, anzi più precisamente nel distretto 6 adibito ai trasporti”, mi rivelò lasciandomi di stucco.
“Ma cosa dici? Mi prendi in giro? È uno scherzo vero?” lei scosse la testa tristemente.
“Vorrei tanto fosse uno scherzo, ma non è così. Nessuno ricorda il mondo di una volta. È come se non fosse mai esistito e tutti avessero sempre vissuto all’ombra di Capitol City.”
“Non è possibile”, non riuscivo a credere alle mie orecchie. Capitol City? Mi alzai dal letto e corsi alla finestra, lo scenario che mi si presentò davanti agli occhi mi lasciò senza fiato. Per le strade giravano decine di pacificatori vestiti con le loro uniformi bianche e su ogni muro era attaccato un manifesto che pubblicizzava gli imminenti Hunger Games. Era come se il mio incubo fosse diventato realtà. Mi cedettero le gambe e mi ritrovai in ginocchio per terra a singhiozzare come la più debole delle ragazze, non era possibile rivolevo il mio mondo, la mia vita!
“Il mio papà!”, mi rivolsi a Silvia “dov’è papà?”
“Non lo so. Ho perso anche la mia mamma”, disse non riuscendo a trattenere le lacrime. Sentii il mondo crollarmi addosso, avevo perso la mamma e ora anche il mio papà mi aveva abbandonata. Era un incubo! Non poteva essere vero, mi diedi un pizzicotto convinta che mi sarei svegliata ma non fu così. Ero già sveglia, il sogno era diventato realtà.
“Perché nessuno ricorda la sua vita passata?”
“Non ne ho idea”, mi disse Silvia aiutandomi ad alzarmi e a vestirmi “ma scommetto che c’entra qualcosa quella strana nebbia!”
“Già”, annuii infilandomi la giacca e uscendo dalla stanza d’ospedale “ma la cosa strana è che questa specie di droga non abbia funzionato su di noi.”
“Chiunque abbia voluto ricreare il mondo distopico di Suzanne Collins è un pazzo, chi vorrebbe vedere ventitré ragazzi morire assassinati?”, chiese disgustata dalla sola idea.
“Qualcuno che farebbe di tutto pur di governare sul mondo intero. 
  
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