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Autore: Darkvayne    07/10/2012    0 recensioni
Smokey Town e una piccola città,isolata dal resto del mondo.
Non vi sono scuole.I genitori fungono da insegnanti.
I bambini crescono con la convinzione che non esista mondo oltre le mura di Smokey Town.
Imprimono nelle loro menti solo ciò che serve a continuare a vivere relativamente tranquilli a Smokey Town.
Shawn è solo un ragazzino,l'ultimo rimasto dopo la grande Migrazione.
Non vi sono più abitanti a Smokey Town,se non una,una sola abitante di cui egli non conosceva l'esistenza. Shawn è sempre stato diverso,non studiava ciò che gli veniva imposto,immaginava ciò che voleva,e conosceva ciò che lo incuriosiva. E questa sua caratteristica lo porterà a conoscere qualcosa che va oltre le mura di Smokey Town. Imparerà ed acquisirà la coscienza di sentimenti davvero umani in un mondo molto più spaventoso e incredibile dei libri che tanto ama.
Questo è il primo effettivo racconto originale che pubblico,spero lo apprezzerete.
Vi chiedo scusa ma la trama sarà un poco lenta all'inizio (suppongo che il primo capitolo possa essere noioso essendo più un'introduzione),ma spero l'apprezzerete,come scrittore sono abbastanza schizzofrenico.
Scrivo a volte tanto a volte poco,perdonatemi.
Grazie a tutti.
Genere: Drammatico, Horror, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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I morti hanno l’odore pungente del dolore.
Quel curioso aroma che ti penetra nel corpo e ti fa pentire di esistere.
Eppure egli non aveva provato nessuna di queste sensazioni al buio.
Forse perché egli mai in vita sua aveva visto un morto in decomposizione.
Forse perché la morte è una realtà più grande di un semplice ragazzo.
Dolore,disgusto,un’atroce sensazione di panico,tutte insieme avvolsero l’intero corpo di Shawn,il quale non riusciva nemmeno a gridare,la vista di quella testa mozzata a terra lo aveva stordito,era palesemente scosso.
D’un tratto chiuse gli occhi,li chiuse e li serrò,pregando se stesso di non aprirli finché non sarebbe uscito da quella dannata abitazione.
I suoi passi erano rapidi,pesanti e frenetici.
Corse fino ad uscire dalle porte dell’abitazione,corse fino a giungere ai cancelli dell’enorme giardino di Casa Vircerce,e lo scavalcò,senza mai girarsi.
Appena si trovò fuori dalla residenza si appoggiò al cancello,accasciandosi lentamente a terra.
Si coprì le mani con il volto,e rimase fermo in quella posizione.
Per minuti,forse ore.
Il tempo si era fermato in quell’unico istante di puro terrore.
Eppure quello non era terrore. O forse non era il terrore che neppure lui si sarebbe aspettato,sapeva cos’era la morte solo oggettivamente,le scienze inculcategli dai suoi genitori avevano provveduto ad educarlo al riguardo.
Eppure ora che ci si trovava davanti le cose erano così diverse.
Lo schifo per la propria reazione di fronte ad un morto,il dolore sconosciuto provato alla sua vista…cosa poteva essere quella sensazione trascendentale e misteriosa?
Nei suoi amati libri la morte era un tema spesso trattato,non conosceva neanche ,se non di vista quei due morti.
Manfredi e Salvatore Vircerce.
Perché diavolo erano morti?erano troppo giovani,e in ogni caso la vecchiaia non porta al distaccamento spontaneo del capo,quindi non vi erano sbocchi.
Ancora non si capacitava di ciò che aveva visto. Le cose cambiano quando vedi un morto,fino a poco prima Shawn si sentiva il nuovo re di Smokey town,ora che gli altri abitanti se n’erano andati chissà dove.
Sin dalla morte di suo fratello Dan,lui ha sempre pensato di essere morto.
Perché Daniel diceva che si muore davvero quando non vi sono più persone per cui vivere,o persone che ti amano.
Fino a quel giorno Shawn aveva pensato che morire e non avere nessuno fosse pressappoco la stessa cosa.
Eppure quel giorno aveva provato una sensazione più che viva dentro di se.
Forse aveva compreso male ciò Dan gli disse.
O forse non si muore veramente  quando non ci si muove più.
Non capiva.Effettivamente benché non avesse più legami e affetti,riusciva ancora a muoversi,quindi non era morto,o non del tutto.
Questo pensiero era tornato dentro di se più forte che mai,dopo averlo perseguitato per anni.
Era inutile pensarci ora.
Doveva decidere cosa fare. Se fosse tornato dentro Villa Vircerce,forse avrebbe trovato le sue risposte. Se se ne fosse tornato indietro dimenticandosi per sempre di Villa Vircerce allora forse sarebbe morto davvero.
E per la prima volta ebbe un pensiero,semplice e fulmineo,fece scattare il suo corpo come una molla,che immediatamente si girò verso la villa:”Io voglio vivere”. Questo fu il pensiero.
Scavalcò nuovamente il cancello e corse nuovamente verso la grande porta della villa,che non si era curato di chiudere durante la fuga.
Si stava facendo sera,e l’oscurità di Smokey Town si fece più fittizia,esaltando così i lumi di Villa Vircerce che aveva lasciato acceso.
Ansimante si fermò all’entrata,era ora di rivedere i cadaveri.
Non doveva avere paura,non gli avrebbero fatto del male.
Stava sudando continuamente mentre tentava di trovare il coraggio di riaprire la porta.
Infine si decise,chiuse gli occhi e fece un lungo respiro,e finalmente spalancò del tutto la porta per vedere i due cadaveri.
D’un tratto però il suo sangue gelò ,impallidì di fronte a quella visione.

Il Nulla.
Semplicemente nulla.
I cadaveri non c’erano più.
Solo una scia di sangue che ne testimoniava la presenza passata,e che continuava fino a raggiungere un’altra stanza.
Non era solo.

Il desiderio di tornare indietro si fece più vivido dentro d se, il suo istinto stava artigliando il suo cuore supplicandolo Shawn di tornare indietro.
Ma non poteva permettersi ora di tornare indietro. Non ora che aveva trovato il coraggio di entrare nell’abitazione.
Prese un candelabro posto vicino all’entrata e iniziò a seguire le lunghe scie di sangue dei due cadaveri.

La scia continuò per circa cinque stanze,unite tra di loro,la quinta era successiva ad un lungo corridoio,ed era uno studio.
La prima cosa che notò fu che il pomello era sfondato,e l’impronta di una mano insanguinata era presente sulla porta,testimoniando che qualcuno l’aveva spinta.
Si fece forza e la spinse a sua volta,entrando così nel grande studio.
Si stupì della quantità di libri li presenti. Ad occhio erano libri abbastanza vecchi,le cui copertine erano parecchio rovinate ,ed erano sparsi per tutto lo studio.
La traccia portava verso un camino.
Curiosamente a differenza delle altre stanze nello studio non vi erano finestre quindi riusciva a vedere a malapena dove la traccia conducesse senza riuscire a guardare oltre dal momento che l’unica luce che gli permetteva di vedere lo studio era quella del corridoio da cui era venuto.
Nonostante il caos della stanza e la poca visibilità notò una cosa sopra la scrivania dello studio,del tabacco.
Per cui con ogni probabilità dovevano esserci dei fiammiferi li vicino.
Si avvicinò alla scrivania e andando a tentoni cercò qualcosa che potesse assomigliare ad una scatola di fiammiferi.
Ci volle un po’,ma infine in uno dei tre cassetti della scrivania rinvenne ciò che cercava.
Accese un fiammifero riuscendo quindi ad accendere il candelabro che si era portato dietro come arma.
Si avvicinò al camino e con grande stupore constatò che al posto del camino vero e proprio vi era un lungo tunnel  che portava probabilmente nei seminterrati della casa.
Chiunque fosse la persona che stava trasportando i corpi doveva aver vissuto parecchio li,o se non altro l’ambiente gli doveva essere familiare.
Riflettendo vi era anche un altro elemento che lo portava a pensare ciò,fino al suo arrivo tutte le luci erano spente.
Quindi chiunque fosse il suo predecessore in fondo al tunnel,si era mosso senza accendere una sola luce,nell’oscurità più totale.
Rimase fermo qualche minuto davanti all’entrata del tunnel,ma infine riuscì ad entrarvi attingendo a tutto il suo coraggio.
I suoi passi erano silenziosi e calcolati.
L’unico altro rumore che era possibile udire era il lieve respiro di Shawn,che si faceva sempre più affannato man mano che si addentrava.
Infine camminando vide un lume,e in seguito gli parve di percepire anche un’odore,odore di incenso.
Si avvicinò vicino lentamente,quando d’un tratto una forte presa gli stritolò il collo.
Artigli dalla presa d’acciaio che non accennavano  ad allentare la presa al collo di Shawn.
Il candelabro cadde a terra.
La fioca luce della fiamma illuminò il volto dell’assalitore,una ragazza,dal volto magro.
L’aria gli mancava,la vista gli si annebbiava,e in un attimo si accasciò a terra,privo di coscienza.
   
 
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