Grazie Amantha, la tua recensione è stata rapidissima e ben
gradita.
Grazie Melisanna, anche per i consigli nel definire i punti di vista dei personaggi e nel rifinire il disegno. Hai visto i dettagli nello specchio? Grazie Eleuthera, le tue recensioni sono da antologia. Grazie a kb_master per i suggerimenti. Dalle statistiche del sito, ho visto che il cap. 13 "Sulle ali di una civetta" è stato il meno letto. A giudizio d'autore, è uno dei miei più riusciti, perciò consiglio a tutti gli interessati di non lasciarlo indietro. Come al solito, si può discutere più in dettaglio su http://freeforumzone.leonardo.it/viewmessaggi.aspx?f=4642&idd=8397&p=3 |
PROFEZIE
Riassunto delle puntate precedenti
Elyon si ripresenta a trovare le sue amiche ad Heatherfield. Appare cambiata, esuberante, e racconta del suo progetto di far sviluppare la sua città anche copiando tecnologie terrestri. In un attimo di sconforto, racconta di essere angosciata per una profezia fatta da lei stessa, che la vede nei panni del prossimo tiranno del metamondo. Tempo dopo, Elyon invita le WITCH in pizzeria, dove porta il discorso sulle gocce astrali, le sosia create dalle guardiane e messe in libertà, con nuove identità sconosciute, più di un anno prima. Durante la cena, il gruppo è infastidito da zanzare, che Elyon cattura facendole entrare in un barattolo. Di nascosto dalle WITCH, Elyon affida a Vera, una copia di sè stessa che appare come una ragazza più grande, l'incarico di rintracciare le gocce astrali. Poco dopo, Elyon e Vera si presentano alle ragazze, rintracciate a Midgale. Assomigliano ancora alle originali, ma appaiono cresciute, sui vent'anni. Nel povero appartamento, raccontano di essere state mantenute dalla Fondazione Astro Nascente fino a pochi mesi prima, quando sono state improvvisamente scaricate. Da allora hanno vissuto alla giornata, anche perchè sprovviste di documenti validi. Il giorno dopo, Elyon e Vera tornano dalle gocce; Elyon regala una spilla a tutte le ragazze, poi le lascia con Vera. Questa dimostra subito di essere in grado di materializzare documenti e denaro falsi, ma perfetti. Le gocce sono entusiaste di Vera, tranne Carol, la goccia di Cornelia, che ne è gelosa e vorrebbe riprendere i contatti direttamente con Elyon. Il gruppo si prepara a trasferirsi in una nuova sede. |
cap.16
A prima vista
Heatherfield, casa Portrait
Un alito di vento da una finestra socchiusa muove leggermente le tende
del soggiorno. Un ultimo raggio di luce aranciata, ricordo di un sole già
calato dietro le case vicine, si proietta sulla parete.
La pendola batte le otto di sera. Puntualissima, Vera appare nell’atrio
di casa Portrait.
“Ellie, sono arrivata!”, grida.
Una voce proviene dal piano superiore. “Cara, sono qui in camera.”
Vera sale le scale. “Hai preparato qualcosa da mangiare?”. Non ci conta,
naturalmente.
“No, te l’ho risparmiato”, risponde infatti la voce dalla camera illuminata.
“Sai quanto valgo in cucina”,
“Quanto me! Hai contato le carte di merendine e crackers nel
cestino?”. Vera sa che questa sera se ne aggiungerà qualcuna in
più.
“No, non sono neppure entrata in cucina”.
Elyon, sdraiata sul letto, guarda un libro aperto. Ha ancora indosso
il vestito lungo da regina, di lucente seta verdazzurra. “Cara, hai lasciato
aperto il libro all’inizio dell’Iliade”.
Vera percepisce che l’altra non è serena. “Sì. Ho riletto
della profezia su Paride”. Ho fatto male?
La Luce di Meridian alza lo sguardo dal libro. “Anche di quella su
Edipo, vero? Cosa ne pensi?”.
Vera è a disagio. “Tu mi stai chiedendo delle profezie, vero?”.
La studia un attimo. “Stai ancora pensando alla tirannide”.
Elyon si tormenta le mani. “Vera, io non voglio diventare un tiranno!”.
Il discorso si fa imbarazzante. “Nessuno può farti fare una
cosa che non vuoi”. E’ vero?
“Ma il problema non è che lo voglia adesso. Lo vorrò
in futuro?”. La regina si tira su a sedere sul letto. “Il mondo è
pieno di dittatori, di criminali, di corrotti. Quanti di loro, a sedici
anni, avrebbero voluto diventare così?”.
Vera prende tempo, poi lo sguardo insistente le fa capire che non può
esimersi dal rispondere. “Se dovessi mai diventare così, sarà
attraverso un percorso in cui ogni passo ti sembrerà quello giusto
da fare”.
Elyon spalanca gli occhi, incredula. “Cosa vuoi dire?”.
Vera si siede accanto a lei, e le tiene una mano su una spalla.
“Ellie, vorrei rassicurarti. Vorrei dirti che non diventerai mai come
temi”. Studia un attimo lo sguardo smarrito dell’altra. “Non pensare alla
predizione. Talvolta le profezie si avverano perché ci credi. Altre
volte si avverano proprio per ciò che fai per evitarlo. Proprio
come con Edipo e Paride”. La guarda ancora. Sa che le ha fatto male, ma
sarebbe stato inutile dire qualunque altra cosa. “Non pensarci, forse la
predizione è stata solo una fantasia. E’ il consiglio migliore che
ti posso dare”.
Segue un lungo silenzio.
Dopo un po’, Elyon si alza dal letto. Si sforza di dire qualcosa. “Con
le gocce è andato tutto bene?”.
Vera fa un assenso incerto. “Carol è stata un po’ acida, così
le ho parlato per rompere il ghiaccio”. Per un attimo, tace con un’espressione
persa in qualche amarezza. “Per il resto, molto bene”, conclude.
“Sono contenta”. Fa un sorriso triste, persa a guardare fuori dalla
finestra l’ultimo raggio di sole sul comignolo della casa di fronte. “Così
avrai anche tu le tue amiche”.
“Sì”. Anche Vera guarda la macchia di luce che si fa sempre
più piccola. “Credo che le originali non mi avrebbero mai accettata,
e tanto meno aiutata”.
L’ultimo raggio scompare. Sua Altezza si gira verso l’amica con gli
occhi spalancati, come se si fosse ricordata di qualcosa. “A proposito!
Dovremo informarle!”.
Vera la guarda, costernata. “Le guardiane? Delle gocce?”.
“Delle gocce e di te. Qualche giorno fa gli hai mentito. Se lo scoprissero
da sole, darebbero la colpa a me”.
Vera si agita. Detta così, può sembrare un rimprovero.
“Dovrei venirci anch’io?”.
“Meglio di sì. Ti presenterò”.
Per la prima volta da quando esiste, Vera si sta arrabbiando. “Mi presenterai
a delle persone che non mi accetteranno più di una banconota falsa,
e mi sconfesserai davanti a loro!”.
“Sconfessarti? No… che dici?”. Elyon si accorge della frustrazione
dell’altra. “Però devo recuperare la situazione. Sai come mi sentirei
senza di loro”. Le passa un braccio attorno alle spalle. “Sopporta per
stasera, cara, domani sarai di nuovo con le tue amiche”.
“Stasera?”, trasale Vera.
“Sì, ho già preso appuntamento con loro”. Sua altezza
guarda la sua immagine riflessa sulle ante specchianti del guardaroba,
mentre, con un tremolio, l’abito lungo di seta si trasforma in un completino
grigioazzurro che non attirerà troppa attenzione. “Alla antica libreria”.
“La loro tana!”, esala Vera rassegnata.
Heatherfield, centro storico
Mezz’ora dopo, le due ragazze percorrono a passo veloce le strade del
centro storico di Heatherfield. Elyon fa strada, e di tanto in tanto si
volta a guardare l’amica, rimasta indietro di due passi. “Vera, non essere
così nervosa. Sono io quella che ha più da perdere, se le
cose dovessero andare male”.
“Vedrò di ricordarmelo”, risponde con voce riluttante.
Appena girato l’angolo, trovano sulla loro sinistra la vetrina dell’antica
libreria, che mette in mostra un’alta scansa di libri antichi, oltre la
quale si intravede una luce accesa. Questo mobile una volta non era qui,
ricorda Elyon. E’ stato posizionato di recente, senza dubbio un paravento
per garantire un po’ di riservatezza.
L’insegna verde e bianca, dipinta a mano, non è cambiata, e
neppure le modanature in legno che tentano di conferire un’aria ottocentesca
al negozio, anche quando la palazzina di mattoni non può avere più
di ottant’anni.
Ricordi drammatici stringono il cuore della regina, ma li scaccia nel
tempo di un battito di palpebre.
“Ecco, siamo arrivate”.
Quando allunga la mano verso la porta, questa si apre da sola. Niente
telecinesi, c’è Cornelia sorridente a farla entrare. “Ciao, Ellie”.
“Ciao, Corny cara”.
In fondo alla stanza ci sono le altre amiche sorridenti.
“Ciao Elyon” “Ciao piccoletta” “Eccoci qui”.
Elyon allarga le braccia e cinguetta: “Ragazzeee!”.
Will, in piedi, le indica la strada per la saletta di lettura nascosta
dietro gli scaffali. “Vieni, andiamo di là. Conosci il posto, credo”.
Elyon si guarda in giro. “E’ stato un po’ riorganizzato da… da quei
tempi”. Percepisce la presenza di un grande potere nascosto da qualche
parte nel locale, un qualcosa che le è ancora sconosciuto.
“Merito di Cedric”, riconosce Will.
Quel nome è una stilettata per Elyon. Non riuscirà mai
a parlarne con naturalezza.
E’ un attimo soltanto. Torna subito presente a sé. “Ragazze,
ho qualcuno da presentarvi”. Si scosta dalla porta e si volge per far vedere…ma
l’ingresso resta vuoto.
Ma che fa Vera? “Vieni, cara, vieni avanti”.
La ragazza più grande compare nel vano della porta. E’ visibilmente
titubante, a braccia e gambe incrociate.
“Vieni avanti ancora!”.
Cerca di sciogliersi, fa ancora qualche passo in avanti. Si pianta
lì a gambe strette, poi torna ad incrociarsi tutta.
“………” “……….” “………..” “………..”
“……….”
“Ragazze, Vera è la mia copia, anche se la vedete diversa da
me. L’ho fatta al meglio delle mie capacità e della mia immaginazione,
e sono orgogliosa di lei”.
L’altra, passo passetto, si defila dietro di lei, rimpiangendo di essere
più alta della sua creatrice.
“…..”
Irma è la prima a rompere il silenzio.
“Ecco, ve l’avevo detto. Sono in due!”. Fa un largo sorrisone a Cornelia,
che è rimasta impietrita a tenere la porta aperta. “Cosa mi dice
ora Corny io-so-tutto?”.
Will si riscuote dallo stupore. “Era lei ad aprirci l’altra sera?”.
Vera fa cenno di sì con la testa.
Lo sguardo della guardiana si fa ostile. “E ti sei trasformata in lei?
Ci hai ingannate?”.
“Will, ti prego! C’è una spiegazione a tutto”, interviene Elyon
conciliante. “Non dovevamo sederci?”
Le guardiane fanno strada verso la saletta di lettura. Irma getta occhiate
trionfanti verso Cornelia, che finalmente si riscuote chiudendo la porta
di malagrazia.
Elyon le segue, trascinando Vera per la mano. Ma che cos’hai stasera?
Taranee ed Hay Lin sembrano più che altro curiose di conoscere
la nuova arrivata, e si siedono ai lati del tavolo. Hay abbozza un sorriso
incerto.
Will prende posto sul lato del tavolo di fronte a Elyon e Vera, ma
resta in piedi a braccia conserte. “Allora?”.
Elyon si siede, cercando di sfoggiare un sorriso disinvolto. Com’è
difficile! Guarda Cornelia che entra per ultima, e prende posto su una
sedia nel lato più lontano e in ombra della stanza. Perché?
“Will, ragazze, io e Vera non avevamo concordato niente da dirvi,
perciò, quando la avete affrontata, ha preso tempo per permettermi
di tornare a spiegarvi”.
Irma si sente il trionfo in mano. “E scommetto che le zanzare stavano
uscendo dal barattolo, non entrando!”.
La Luce fa un buffo inchino con la testa. “Hai vinto la scommessa,
Irma”.
La Signora dell’Acqua si gira verso Cornelia imbronciata. “Aha, Corny
io-so-tutto, come la mettiamo?”.
L’altra ricambia con un’occhiata astiosa e tace.
Irma cerca l’en plein. “E so anche a cosa servono le zanzare.
Avete cercato le gocce astrali con i campioni del nostro sangue!”.
Elyon si gira un attimo verso Vera. Le vede negli occhi lo stesso stupore.
“Irma, sei un genio! O te lo ha raccontato qualcuno?”.
Irma scuote piano la testa, con un’espressione soddisfatta che non
le avevano mai visto. “E ora siete venute a dircelo solo dopo che le avete
già contattate!”.
Un’altra sferzata per le altre guardiane, i cui sguardi vagano dal
suo viso a quello di Elyon e Vera.
“Cosa?” “Ma è vero?” “Già contattate?”.
Elyon è meravigliata. “Ragazze… avete una chiaroveggente o una
telepate! E’ proprio così!”.
“No, solo un po’ di intelligenza!”. Irma fa un larghissimo sorriso
a Cornelia, che si stringe nelle braccia facendo la faccia più brutta
di cui è capace.
Will è risentita. “Lo hai fatto di nascosto. Perché?”.
“Ma Will, ragazze, lo ho fatto solo per non mettervi in imbarazzo.
Immaginate che l’altro giorno vi avessi detto: ‘sto cercando le vostre
gocce, ma non ditelo all’oracolo’. Voi cosa avreste fatto?”. E’ una
domanda retorica a cui non si aspetta risposta. “Avreste dovuto scegliere
chi tradire. Ebbene, io ve l’ho risparmiato”.
“Non c’è che dire, Elyon, la stai girando bene”. Will
non sembra convinta. “E perché le hai cercate?”.
“E’ ovvio”, risponde Irma sorniona. “Per fare compagnia alla sua goccia!”.
“Giusto, Irma. Vera ha bisogno di loro”. Elyon volta leggermente la
sedia verso di lei, cercando di coinvolgerla nel discorso.
Taranee le sta scrutando molto attentamente. Sta cercando di leggergli
il pensiero?
“Elyon, non è solo questione di compagnia, vero?”. A lei non
piacciono le spiegazioni così superficiali. “Vera è qui per
uno scopo. Qual è?”.
“Raccoglierà tecnologie per far sviluppare Meridian”. Studia
gli sguardi di tutte. “Le gocce la aiuteranno”.
Tutto qui?, sembrano dire gli sguardi.
“Dove sono, ora?”, chiede Hay Lin.
“Vera, vuoi rispondere tu?”. Elyon si volge a lei sfiorandole la mano.
“Così sentirete la sua voce”.
Tutta l’espressione di Vera, trincerata dietro le braccia conserte,
sembra rispondere ‘no, non voglio’. Però gli inviti cortesi della
Luce di Meridian sono degli ordini, per lei.
Si schiarisce la voce, poi inizia. “Le ragazze sono a Midgale. Abitano
in una topaia perché sono state abbandonate a sé stesse.
Ci hanno accolto a braccia aperte, e collaboreranno con noi”. Poi, con
tono più acido: “Non so cosa gli avesse promesso il vostro Oracolo,
ma pare che non abbia mantenuto!”.
Le ragazze sono ammutolite.
Hay Lin chiede ancora: “Sono cambiate?”.
“Le ragazze vi somigliano ancora, ma dimostrano venti anni”.
“E si chiamano…?”.
“Wanda… Irene… Terry… Carol… Pao Chai”, scandisce Vera, guardando ad
ogni nome la guardiana corrispondente.
Irma sfreccia: “Hay Hey, se la tua goccia non fosse stata originale
come te, potrebbero chiamarsi WITCH anche loro!”.
Hay Lin risponde con una scrollata di spalle. “Sarebbe stato peggio
se la goccia di Will avesse voluto chiamarsi Beatrix”.
Will scocca un’occhiata storta ad Hay. Non ha gradito la battuta. Poi
si rivolge ancora a Vera. “Vorrei incontrare le gocce. E’ possibile?”.
“Sì”, risponde l’altra fissandola negli occhi, quasi per sfida.
“Ma devi sapere che alcune vi portano rancore. E’ meglio che ne parli prima
con loro”.
Anche Will si trincera dietro le braccia conserte. “LORO ci portano
rancore!”
Elyon fa un gesto conciliante. “Io spero che le cose si sistemeranno.
Lasciate loro un po’ di tempo. Mi farò viva di nuovo nei prossimi
giorni!”.
Cornelia è ancora imbronciata e a braccia conserte. “Elyon,
passa da me. Ti devo dire due cosine a quattr’occhi!”.
“Certo, Corny!”. Sorrisone. “Domani pomeriggio?”.
“Tempesta in vista?”, ridacchia Irma.
Vera le getta una bruttissima occhiata. Alzandosi per andare via, aggiunge:
“Ah, se qualcuno intendesse seguirci, stiamo andando a casa Portrait”.
Irma resta gelata. L’allusione è così scoperta che non
può essere ignorata.
“Vera!”. Elyon la guarda un attimo con rimprovero, poi si volge alle
sue vecchie amiche. “Scusate, ragazze…tornerò”, saluta mentre spinge
l’altra verso la porta.
L’uscita delle due è accompagnata da un silenzio imbarazzato.
“Al meglio della sua immaginazione…”, sentono dire da dentro, neanche
troppo piano.
Appena fuori, Elyon la rimprovera. “Sai quanto ci tengo a loro! Perché
sei stata così acida?”.
La ragazza più grande è furente. “Quelle… Non mi hanno
neppure salutata, quando mi hai presentata! Mi hanno trattato come un robot!”.
Prendendo a calci uno sfortunato ciottolo, aggiunge: “Se tu avessi
portato un cagnolino, sono sicura che lo avrebbero coccolato per tutto
il tempo! Perché ti meravigli se le loro gocce le detestano?”.
Nella libreria, le WITCH sono rimaste gelate attorno al tavolone.
Mentre Irma sta per dire qualcos’altro dietro a quell’arrogante appena
uscita, Will la precede con un rimprovero. “Irma, abbiamo capito che sei
tanto intelligente… ma mi sarebbe interessato sentire ciò che ci
avrebbe detto Elyon senza che fossi tu a metterle in bocca le risposte”.
L’altra non parla. L’espressione trionfante ha lasciato il posto ad
uno sguardo risentito.
Hay Lin ha estratto un notes e una matita. Non disegna nulla, ma quel
gesto la aiuta a schiarirsi le idee. “Punto uno”, scrive, poi resta in
attesa di un’ispirazione.
Taranee si volta verso Cornelia, immusonita in un angolo. Anche le
altre seguono il suo sguardo. Tutte loro capiscono il perché di
questa reazione: giorni prima, lei aveva ribadito di sapere per certo che
Vera era la stessa Elyon, ed aveva bollato come fantasie demenziali le
ipotesi di Irma.
Will guarda le facce delle amiche, una per una. Per un attimo, si chiede
come appaia la sua. “Taranee, sei riuscita a capire cosa pensava quella
Vera?”.
Taranee gira gli occhi da Cornelia. “Sì, Will, ma non aggiunge
niente a quanto ha chiaramente dimostrato”.
Hay Lin estrae la matita dalla bocca, e segna una crocetta sul foglio.
“Qualcosa non quadra”, riflette ad alta voce. “Quella Vera dovrebbe essere
una super spia. Ricordate come è stata convincente qualche giorno
fa?”.
“Già”, riflette Will. “Ci ha mentito senza che neanche tu riuscissi
a percepirlo”.
“Vi affidate troppo ai poteri”, brontola Irma. “Bastava…”. Si interrompe,
vedendo gli occhi di Taranee lampeggiare.
Hay ignora l’intervento. “Ed allora, come mai il comportamento così
emotivo di stasera?”. Riprende a mordicchiare la matita. “Questo la svantaggia”.
Taranee cerca di ricordare le sue percezioni. “Forse voleva far scontare
ad Elyon di averla portata qui malvolentieri”.
Will assente. “In ogni caso, questa ostilità aperta mi dà
meno pensieri di…”. Stava per aggiungere ‘… dell’atteggiamento ambiguo
di Elyon’ , ma si trattiene, vedendo lo sguardo di Cornelia perso nel vuoto.
Segue questo sguardo, che termina in un angolo in ombra tra le scansie
di libri antichi.
Ora anche la sua attenzione si perde sugli scaffali sorprendentemente
puliti. Ricorda il passaggio per Meridian aperto anni prima tra quelle
stesse scansie, lo stesso giorno in cui l’istruttrice Vera si rivelò
un inganno.
Taranee si alza dal suo scranno, e va ad accarezzare una spalla all’amica
chiusa in sé stessa. “Cornelia, sono sicura che Elyon non sta facendo
niente di male. Oggi è venuta a mostrare il viso. Ci tiene a noi,
e soprattutto ci tiene a te. Domani la rivedrai, e chiarirete tutto”.
Questo fa effetto a Cornelia. Lentamente, alza gli occhi con gratitudine
sull’amica.
Will vede con sollievo che il momento peggiore sta passando. Per un
attimo, si vergogna di non avere preso lei l’iniziativa. Però, nella
sua stessa bocca, quelle parole le sarebbero suonate false.
Tra tutti i personaggi che Elyon poteva costruire per la sua aiutante,
doveva proprio sceglierne uno capace di riaprire una ferita chiusa?
“Dobbiamo riferire all’Oracolo queste novità”. Si alza dallo
scranno. “Mettiamo in disparte i nostri sentimenti feriti. Siamo le guardiane,
non ragazzine capricciose”.
Poco dopo, si trovano tutte allineate davanti al portale nel locale
più remoto della antica libreria. La sua luminescenza azzurrina
si riflette sui visi e negli occhi delle ragazze.
“Il nostro specchio magico”, scherza Hay Lin. Qualche volta,
questa ragazza è come un refolo che allontana le nubi di tempesta.
Anche Cornelia fa un fugace sorrisino.
“Pensate all’Oracolo”. Will cerca di dare l’esempio del comportamento
solenne che ci si aspetterebbe in quelle occasioni.
Dopo pochi secondi, l’immagine ieratica dell’oracolo appare.
“Guardiane, vi ascolto”.
Il racconto di Will è puntuale e dettagliato.
L’espressione impassibile dell’uomo appare vagamente turbata quando
si accenna all’abbandono delle gocce astrali.
Alla fine del racconto, Will tace, in attesa di un commento che tarda
a venire. Per un attimo, ha la sensazione che quegli occhi guardino dentro
di lei.
L’attesa si prolunga. Dopo un po’, vede con la coda dell’occhio che
Irma inarca un sopracciglio. Spera che non stia pensando qualcosa di sarcastico.
Finalmente l’Oracolo risponde. “Guardiane, grazie di avere riferito
questi avvenimenti. Però mi accorgo che non siete serene. Il vostro
coinvolgimento emotivo potrebbe complicare una situazione nella quale,
per ora, non vedo niente di male”.
“Neanche il fatto che abbiano rintracciato le gocce di nascosto?”,
chiede Irma, vedendosi sminuire il suo bel teorema.
“Le gocce… erano nelle mani di Kadma, non ho più pensato a loro
dopo la vostra separazione”. L’Oracolo si volta verso un’altra persona
fuori campo. Per un attimo, l’espressione sembra un po’ turbata. Poi lo
sguardo torna sulle guardiane. “Mi dispiace per come gli è andata.
Non ho niente in contrario se Elyon di Meridian dà un’altra possibilità
a quelle ragazze”.
Heatherfield, casa Hale
Iniettive, suriettive, biiettive…E’ inutile, queste funzioni non entrano
in testa!
E’ perché c’è già una cosa che ci ronza dentro.
Elyon arriverà tra poco.
Questa notte Cornelia ha sognato proprio di lei, del loro incontro.
Invero lo ha sognato in tre modi diversi, e non ricorda alcuna parola,
solo i sentimenti che provavano.
In uno dei sogni Cornelia aggrediva a parole la sua amica, lei se ne
usciva dalla stanza piangendo, e quando la seguiva, uscendo dalla camera
sul soppalco, trovava le scale vuote.
In un altro sogno si fronteggiavano come sconosciute, e si allontanavano
nella più completa indifferenza. In un altro ancora, l’ultimo, si
abbracciavano felici.
L’unico punto in comune dei tre sogni era l’ora di arrivo di Elyon.
Le 3,32 del pomeriggio.
Guarda nuovamente l’orologio della scrivania. Ora fa esattamente le
3,30.
Se è stato un segno, si saprà adesso. Si alza in piedi,
guarda dalla finestra verso il portoncino.
Eccola laggiù, la Luce di Meridian, puntuale come il destino.
Poco dopo, Cornelia origlia attraverso la porta della camera. Sente
il campanello suonare, poi la voce di sua mamma. “Ciao Elyon”. Si immagina
il suo sorriso cortese e un po’ freddo.
“Buongiorno, signora, C’è…”. Questa è Ellie.
“Cornelia è in camera. Sali pure”.
Mentre si allontana dalla porta, Cornelia si immagina cosa provi l’altra.
Prima d’ora, era sempre andata ad accoglierla di persona.
La porta della camera si apre prudentemente. “Si può?”.
“Ciao, Elyon”. Cornelia è in piedi a braccia conserte, e le
dà un fianco.
“Non sono più Ellie?”, mugola.
“Dipende da te. Ti sarai accorta di una cosa…”.
“Di tante cose. Mi dispiace che Vera…”.
“Vera è Vera. Non ne faccio una colpa a te”.
“Allora, hai capito perché non potevo…”.
“Lo ho capito”. Le lancia un’occhiata penetrante. “Ma c’è una
cosa in più”.
“In più…”.
Cornelia tiene in sospeso l’altra per qualche secondo. “Sai che io
ti ho sempre difesa a spada tratta, quando ti hanno criticata, no?”.
“Sì…”.
“E’ una questione di fiducia in te, e nelle informazioni che mi hai
dato”.
“Ma io non ti ho mai mentito!”, si difende Elyon, sempre più
a disagio.
“Però tu mi dicesti che avresti assunto l’identità di
Vera, e poi ho scoperto che siete persone diverse”.
“…”
Inarca un sopracciglio. “Allora?”.
Dopo l’esitazione, la giustificazione prorompe con un tono quasi angosciato.
“Corny, dopo quella volta ho dovuto rimettere ordine nella mia vita.
Ho cominciato a seguire tutte le riunioni del consiglio, a interessarmi
sul serio a mille doveri. Farmi sostituire ad Heatherfield mi è
costato, credimi!”.
“Ti credo”, lascia cadere dall’alto. “Però ci ho rimesso la
faccia. Contro Irma, per giunta!”.
Freme a ricordare quel suo sorriso di scherno, e la battuta: ‘no, solo
un po’ di intelligenza’, che sembrava un epitaffio su una tomba scavata
nella cacca!
“Mi sarà rinfacciato ogni volta che tenterò di difenderti
ancora”.
Guarda Elyon. Ha lo sguardo basso, gli occhi arrossati. E’ stata troppo
dura? Per un attimo, ha paura che si volti ed esca a testa china. Non vuole
questo.
La vocina che proviene da sotto il disordinato caschetto di capelli
biondi sembra quella di una bambina. “Ti prego, Corny. Non trattarmi così!
Sei la mia migliore amica!”.
Ecco, questo voleva! Finalmente le traspare un sorriso. “Allora non
ci devono essere segreti tra noi!”.
Elyon la guarda, già più speranzosa. “I segreti pesano.
Volevo risparmiartelo”.
“Ho le spalle forti”, sorride sicura.
“Resteranno tra noi?”.
“Tra noi”, assente Cornelia facendo l’occhiolino.
“L’hai voluto!”.
A pomeriggio inoltrato, Cornelia saluta dalla terrazza la sua amica
che se ne sta andando. “Ciao, Ellie”, si sbraccia.
“Ciao, Corny”, risponde la vocina dalla strada.
Cornelia siede alla sua scrivania. Non sa se essere trionfante o turbata.
Ellie,
piccola pazza, ne hai di fantasia!
Dunque, ora è venuto il tempo di studiare queste benedette funzioni.
Iniettiva
vuol dire che, dato un…un….
Niente, la concentrazione non c’è, e non ha idea di come levarsi
dalla testa i pensieri che vi si agitano. I suoi occhi vagano sulla libreria.
Tra gli altri, riconosce un libro di mitologia greca uguale a quello che
regalò alla sua migliore amica più di quattro anni prima.
Apre il cassetto. Il ritratto di Caleb, fatto da Elyon molto prima
che entrambe lo conoscessero, è ancora lì. Perfetto in
ogni dettaglio, anche il taglio del cappotto. Come potrebbe dubitare
che…
Richiude il cassetto. Acqua passata, pensava fino a poche ore fa.
Il tempo stringe. Alle sette passerà Peter. Caro Peter!
Pensa a quella volta che lui, guardandola negli occhi, aveva detto che
non dovevano esserci segreti tra loro…
Cosa poteva rispondere lei se non: ‘Hai ragione, caro’?