2 – Roomates Klaine
Friday
Quella giornata è cominciata come tante altre: un
normalissimo venerdì, in cui Kurt si è alzato all’alba, si è infilato sotto la
doccia e ha poi impiegato ben quindici minuti a decidere che crema idratante
utilizzare nel suo rituale mattutino, ed altri quindici a cambiare idea.
Come tutte le mattine ha indossato la divisa della
Dalton con un sospiro e si è sistemato i capelli con cura, e la sveglia di Nick ha suonato proprio in quel momento, costringendo il Warbler ad allungare una mano oltre la massa di coperte ed
afferrarla per lanciarla contro il muro. Evitando Kurt per un pelo, come tutte
le mattine.
“Nick, smetterai mai di
attentare alla mia vita?” borbotta Kurt come d’abitudine. Nick
grugnisce qualcosa che può essere ‘che giorno è?’ come anche ‘voglio un kiwi’, così Kurt alza gli occhi al cielo.
“Se non stacchi la faccia dal cuscino non capisco se
stai chiedendo aiuto perché stai soffocando o se stamattina hai solo voglia di
chiacchierare” gli fa notare gentilmente senza staccare gli occhi dallo
specchio, assorbito dalla sua lotta contro quel ciuffo che non ne vuole sapere
di star giù.
“Mpfh” esala Nick una volta tolta la faccia dal cuscino. “Sei adorabile quando sei sarcastico di prima mattina” Il ragazzo
sbadiglia con tanto entusiasmo da rischiare di slogarsi la mascella e Kurt
ridacchia. “Che giorno è oggi?” biascica poi, passandosi le mani tra i capelli
con aria persa.
“Venerdì. Dai, oggi non sarà tanto male. Abbiamo
francese e poi il fine settimana tutto per noi” risponde Kurt afferrando la
lacca per dichiarare guerra ai suoi capelli.
Nick si alza a fatica e si trascina verso il bagno come
un condannato a morte. “Uh, sto morendo di sonno” commenta, soffocando un altro
sbadiglio. Quando non ottiene risposta si volta verso Kurt, che al momento è
troppo occupato a soffocarsi di lacca per prestargli attenzione.
“Ed eccolo che cerca di aprire il buco dell’ozono un
altro po’” borbotta con una punta di sarcasmo. “Sei una delle maggiori cause
del riscaldamento globale. Tu e il gel per capelli di Blaine, uno dei mali
peggiori del mondo, e – aspetta
un momento”.
Kurt gli lancia un’occhiata a metà tra il perplesso
e lo sconcertato tramite lo specchio che ha di fronte, ma
Nick sembra aver appena avuto la rivelazione della
sua esistenza.
“Oggi è venerdì” annuncia con tono estasiato.
Kurt inarca elegantemente un sopracciglio,
domandandosi perché, perché è passato da un coro di sfigati ad un
coro di pazzoidi scatenati, ma non presta troppa attenzione a Nick.
Pessima idea.
Se avesse prestato abbastanza attenzione al suo
compagno di stanza probabilmente avrebbe notato il luccichio pericoloso nei
suoi occhi o il ghigno di pura malvagità dipinto sul suo volto.
Peccato che Kurt fosse troppo occupato ad allargare
il buco dell’ozono e contribuire al riscaldamento globale per accorgersene.
Chissà, se si fosse accorto forse avrebbe evitato che
la catastrofe avvenisse. Forse avrebbe intuito che quello non sarebbe stato un
venerdì come tanti altri.
O forse no.
*
Blaine Anderson prova nei
confronti della lezione di francese del venerdì un odio talmente viscerale che
ormai è noto a tutta la scuola, insegnante di francese inclusa.
Quella mattina, quindi, si
prepara ad affrontare quella tortura cinese come un soldato che si arma per la
battaglia pur sapendo che morirà alla prima carica.
Una battaglia persa in
partenza, per l’appunto: lui il francese non lo capisce né lo capirà mai. Le
sue conoscenze non vanno al di là di ouì e tour Eiffel,
ad essere sinceri.
Il suo compagno di stanza, Jeff, ha smesso di lamentarsi del suo cattivo umore il
venerdì mattina quella volta che Blaine gli ha tirato il tubetto del gel dritto
in faccia, lasciandogli un bernoccolo al centro della fronte talmente evidente
da farlo sembrare un unicorno biondo con delle ottime mosse di danza.
Ora Jeff
accende una candela sotto al santino di Pavarotti –
pace all’anima sua – ogni giovedì sera, incurante del rischio di dare fuoco
alla loro stanza, se non all’intera Dalton.
Il punto è che Blaine odia
talmente tanto il francese che non solo passerebbe a Jeff
i fiammiferi con un ghigno; se avesse dell’acqua per spegnere il fuoco, la berrebbe.
Tanto per
essere chiari, ecco.
Quel venerdì mattina,
quindi, non fa eccezione: Blaine scivola per i corridoi tetro
come un Dissennatore, il malumore a livelli mai visti, succhiando via la gioia
da tutti gli studenti che ha la sfortuna di incrociare.
Poi si domandano perché il
venerdì sera ci va pesante con l’alcool!
Di Warblers in giro non ce
ne sono, ma ormai quasi tutti hanno imparato a stargli alla larga; non è saggio
rivolgere la parola a Blaine Anderson il Giorno del Male.
Perso nei suoi funerei
pensieri, Blaine gira l’angolo senza guardare e un secondo dopo entra in
collisione con qualcosa di molto caldo, molto morbido e molto profumato che
squittisce all’impatto.
Il suo radar del malumore
gli suggerisce qualcosa come ‘nessuno va a sbattere con Blaine Anderson di
venerdì mattina’ e sta per comunicarlo allo sventurato che ha osato compiere
cotanta efferata azione, quando un ciuffo molto familiare e due brillanti occhi
azzurri invadono il suo campo visivo.
“Oh, Blaine, scusa, non ti
avevo visto!”
Oh. È Kurt.
“Ehi! No, tranquillo, ero
distratto e non ho guardato dove stavo andando” gli risponde con un sorriso,
sistemandosi la tracolla sulla spalla e affiancandolo nel suo tragitto.
Ebbene sì, Blaine ha
scoperto che Kurt è l’eccezione alla Regola del Venerdì. Difatti sembra essere
l’unico mammifero in grado di avvicinare Blaine prima, durante e dopo la
lezione di francese ed uscirne illeso.
Kurt è la luce attraverso
il buio, il Patronus del suo Dissennatore interiore,
l’unico pensiero felice di venerdì mattina e – Kurt lo sta anche fissando con
aria preoccupata. Ops.
“Ehi, va tutto bene?” gli
domanda scrutandolo in cerca di segni di malessere. “Sembri…di cattivo umore”.
Ah, già. Uhm, la verità è
che Kurt non è a conoscenza del suo piccolo problema con la francia,
le baguettes
e le lumache crude (escargot, che schifo!).
Il controtenore non ha mai
avuto l’occasione di scoprirlo: il primo venerdì dopo il trasferimento di Kurt
alla Dalton, Blaine si era svegliato nelle tenebre più oscure ed era marciato
verso l’aula come sempre, quando qualcuno aveva delicatamente picchiettato
sulla sua spalla per richiamare la sua attenzione.
L’intero corpo studentesco
aveva trattenuto il fiato all’unisono e Blaine si era voltato, pronto a
lanciare un’occhiataccia capace di gelare il Texas, e si era ritrovato di
fronte Kurt.
Kurt, con un sorriso
meraviglioso, una divisa orgogliosamente blu e rossa ed orgogliosamente
indossata e – oh, un medium drip tra le mani.
“Ho pensato di portarti del
caffè” aveva mormorato timidamente, ignaro degli occhi di mezza scuola puntati
su di loro in attesa del cataclisma. “So che non fai
mai in tempo a passare in Caffetteria perché sei sempre in ritardo, la mattina,
così…” e aveva semplicemente alzato le spalle, con quel suo modo di arricciare
il naso da far perdere la testa.
Blaine l’aveva guardato e
aveva sorriso, così, spontaneamente,
per poi seguirlo in classe e ringraziarlo per il pensiero.
Venti teste di Warbler avevano fatto capolino dalla porta dell’aula e
Blaine aveva sorriso anche a loro, lasciandone metà basiti
e metà sull’orlo delle lacrime. Jeff singhiozzava
senza ritegno sulla spalla di Nick.
Insomma, il riassunto è che
Kurt non ha mai saputo del Giorno del Male, né del fatto che la sua presenza ne
allevi gli effetti. David, Wes e tutti gli altri sono
stati ben attenti a non spifferare nulla e Blaine ha il sospetto che sia perché
sono convinti che se Kurt sapesse, l’effetto svanirebbe.
Blaine ha persino beccato Wes e Trent a nascondersi dietro
Kurt, un paio di venerdì mattina.
“Tutto ok” si decide a rispondere Blaine, accettando il caffè che Kurt gli
porge, come tutte le mattine, con un sorriso di gratitudine. Inspira
profondamente, quasi infilando il naso nel bicchiere. Aaah, caffè. “Sono solo stanco, credo. Fortuna che oggi inizia il fine
settimana”.
Alla loro sinistra
compaiono David e Wes, giusto un po’ più indietro nel
corridoio, e prendono ad osservarli attentamente. Blaine li ignora, troppo
occupato a godersi gli occhi di Kurt – stamattina un bel grigio brillante, che
riflette il cielo nuvoloso fuori dalla finestra –
illuminati di entusiasmo.
“Oh, ho in programma un
pomeriggio fantastico!” esclama Kurt, posandogli la mano sul braccio con
delicatezza. “Non vedo l’ora! Ho organizzato una sessione di shopping con
Rachel e Mercedes e – ma che accidenti -“
Blaine avrebbe dovuto
aspettarselo fin dal momento in cui ha notato Wes e
David far loro la posta dal corridoio, ma non è che passa le giornate a
sospettare che i suoi amici complottino contro di lui, quindi forse è
giustificato se non ha avuto la prontezza di riflessi
necessaria a reagire.
Perché in fondo Blaine
Anderson odia il francese di venerdì mattina, sì, ma forse essere rapito dagli
Warblers proprio fuori dall’aula è peggio.
Il suo
ultimo pensiero prima che
qualcuno gli infili un calzino in bocca e una mano gli copra gli occhi,
trascinandolo indietro, è chiaro quanto doloroso.
No. L’Operazione Canarino Incarcerato no.
*
Kurt pensava di essersela meritata, una vita tranquilla. Visti i
suoi trascorsi al McKinley, sperava che le dorate
mura della Dalton e i suoi costosi divanetti sopra ai quali Blaine ama tanto
saltare l’avrebbero tenuto lontano dai guai.
Non immaginava certo che si
sarebbe ritrovato stipato nello sgabuzzino delle scope insieme all’intero
gruppo di Warblers intento a fulminarli con lo sguardo talmente tanto da farsi
venire un tic all’occhio.
Ammanettato al suddetto
Blaine.
Ecco, quello è un problema.
Perché diavolo è ammanettato a Blaine, di grazia?
Blaine è seduto su un
secchio rovesciato proprio di fianco a lui, ha raggiunto una colorazione
violacea un po’ preoccupante e sta guardando gli
Warblers come se stesse immaginando di scioglierli nell’acido.
Non parla, cosa che
impensierisce abbastanza Kurt più dell’assurdità della situazione.
Nessuno sta parlando,
nemmeno gli Warblers. Quelli se ne stanno lì come una
serie di canarini rincitrulliti a fissarli con aria soddisfatta.
E lui ha un polso
ammanettato. Ha un polso ammanettato al polso di Blaine.
Quello è il pensiero che lo
riscuote dal suo stato di shock e lo spinge a domandare, con voce meno decisa di quanto voglia: “Qualcuno si degna di spiegarmi che
diavolo sta succedendo?”
Canarino Wes – o meglio, così dice la targhetta di carta appiccicata
con lo scotch sulla sua divisa, di fianco alla D di Dalton – si fa avanti
schiarendosi la gola e ghigna.
“Questa, Warbler novizio Kurt, è l’Operazione Canarino Incarcerato”
gli annuncia indicandosi il petto con l’onnipresente martelletto. Kurt sbatte
le palpebre un paio di volte, e se non avesse la mano
ammanettata a quella di Blaine probabilmente si sarebbe dato un pizzicotto.
“Una cosa piuttosto semplice: dovrete rimanere ammanettati per ventiquattro ore
a partire da – butta un’occhiata all’orologio – adesso. Divertitevi”.
“Ma cosa cavolo – Wes, dove avete preso le manette?” esclama Kurt, guardando gli Warblers come se fossero un gruppo di alieni appena
sbarcati sul tetto di casa sua.
Canarino Jeff – lui il foglietto ce l’ha
attaccato in fronte e dio, Kurt spera
tanto che non abbia usato la gomma da masticare come colla – affianca Wes nello spazio già stretto dello stanzino.
“Mio padre è uno sceriffo
in pensione” spiega con una scrollata di spalle.
“Ma è legale, almeno?” Questi sono pazzi.
Blaine ancora non ha
fiatato.
“Certo che no” esclama
David come se fosse la cosa più naturale del mondo ammanettare insieme il
solista e il membro più giovane del coro che gestisci.
“Ma – ma – non possiamo andare in giro ammanettati
per ventiquattro ore!” protesta Kurt indignato. Nota proprio ora che lui e
Blaine sono senza blazer. Qualcuno degli Warblers deve averglieli sfilati per
ragioni a lui sconosciute. Blaine tace. Forse è morto. Certo che con solo la
camicia sta benissimo. Dovrà punzecchiarlo con un rametto? Non ha tempo ora per
controllare se respira. Magari una respirazione bocca a bocca… “Voi siete pazzi”.
E ci farete diventare anche me.
Canarino Nick solleva un sopracciglio e sbuffa. “Andate sempre in
giro come se foste attaccati con la colla. Cosa cambia?”
“Che io avevo dei programmi
per oggi pomeriggio?” ribatte Kurt acidamente. Blaine è muto come un pesce
stecchito.
“Portalo con te!”
Kurt fa scorrere lo sguardo
da lui al foglietto attaccato a mo’ di orecchino per un istante.
“A fare shopping. Ammanettati. Sul serio?”
Gli Warblers alzano le
spalle quasi in contemporanea e Kurt si complimenterebbe con loro per la
sincronia impressionante, se non fosse sul punto di strangolarli. Blaine sta
ancora litigando con le corde vocali, che a quanto pare
hanno fatto le valigie lasciandolo – beh, muto.
“Oh, dio”. Che poi perché
Blaine non si sta rendendo utile? Si volta verso di lui e gli lancia uno
sguardo disperato. “Pensi di fare qualcosa?”
Blaine si riscuote dalla
sua momentanea alienazione e lo osserva a lungo prima di pigolare: “Non c’è
verso di farsi dare le chiavi – e solleva il polso ammanettato trascinandosi
dietro anche la mano di Kurt, per dare una prova evidente del fatto – perché
come minimo Wes le ha ingoiate. Ci toccherà rimanere
così per un giorno intero”.
“Ti arrendi così? Sul
serio?” esclama Kurt incredulo.
“Ben detto, Warbler Solista Blaine!” esclama David allegramente. Kurt
si domanda perché ancora non è saltato addosso ad uno di loro a random per farlo a pezzi e sfogarsi.
Blaine incenerisce David
con lo sguardo. “La mia vendetta sarà atroce. Steccherò su Raise Your Glass e
lo farò davanti a tutto il pubblico delle Regionali. Giuro sulla tomba di Pavarotti – pace
all’anima sua – che lo farò, e non potrete fare niente per fermarmi, se non
farmi sparare da un cecchino appostato in fondo alla sala”.
Wes sorride, ma sembra agitato. “Non oseresti”.
Blaine solleva il mento e
arriccia il naso. “Mettimi alla prova”.
Kurt continua a non capirci
nulla. “Posso sapere almeno perché?”
domanda agli Warblers che se ne stanno andando senza lasciar loro la chiave, come se niente fosse.
“Oh, chiedilo a Blaine”
risponde Wes facendogli l’occhiolino. “Lui lo sa
eccome”.
*
Blaine lo sa, il perché, ma
per nessun motivo al mondo lo confesserà a Kurt.
Non se ne parla.
Essere il solista degli
Warblers prevede non solo diritti – su tutti gli assoli,
perché sì – ma anche doveri. Alcuni
sono assurdi, come per esempio leggere l’allucinante Costituzione e il
Regolamento degli Warblers.
Perciò, legge
103, stilata in seguito all’Incidente
della Gabbietta del 1973: “In caso di
tensione sessuale o sentimentale irrisolta tra due membri, mettere in pratica
l’Operazione Canarino Incarcerato con effetti immediati. L’Operazione avrà la
durata necessaria a raggiungere lo scopo previsto e verrà
dichiarata completata solo al raggiungimento dello stesso. Questo per evitare
che i disastrosi eventi del 1973 si ripetano”.
Non c’è assolutamente
nessun motivo per cui mettere Kurt a conoscenza della
legge 103. Nessuno.
Blaine non ha nessuna
intenzione di spiegare a Kurt perché gli Warblers sono convinti che ci sia tensione sessuale o
sentimentale tra loro, soprattutto perché la risposta potrebbe non piacergli.
Perché è colpa di Blaine.
Da bravo pollo qual è, ha
avuto la brillante idea di confessare a Nick quella cosa riguardo ai suoi sentimenti
per Kurt e su come sono molto più chiari da quando il
suo piccolo controtenore ha cantato Blackbird – povero Pavarotti,
pace all’anima sua – e naturalmente Nick deve averne parlato con gli altri, quel branco di suocere, e insieme devono aver messo su
questa pagliacciata.
Quindi, fondamentalmente, è
colpa di Blaine. E non può certo andare da Kurt e dire: “Ehi, ci hanno
ammanettato insieme perché ho accidentalmente confessato a Nick
di essere pazzo di te, e il procedimento Warbler
prevede che, se il solista si prende una cotta per il membro più giovane,
dovranno essere ammanettati insieme fino a che uno dei due non confessa
all’altro i propri sentimenti. Quindi abbiamo ventiquattrore di tempo”.
Tra l’altro non può andare
da Kurt a dirglielo perché a) Kurt è già lì, ammanettato al suo maledettissimo polso e b) Kurt non ha idea dei
sentimenti che Blaine prova per lui.
Che è proprio il motivo per cui l’Operazione
Canarino Imbavagliato è stata messa in piedi.
Li ammazzo. Stavolta li ammazzo.
“Blaine” chiama debolmente
Kurt di fianco a lui, muovendo la mano sinistra e trascinandosi dietro il suo
polso. “Oh, scusa. Ehm. Cosa facciamo adesso?”
Blaine sospira. Non posso confessarti quello che provo
perché dubito fortemente che tu ricambi ancora i miei sentimenti dopo Jeremiah e Rachel e la mia momentanea bisessualità. “Ci
organizziamo. Vedrai che troveremo un modo per far funzionare questa cosa e
sopravvivere ventiquattro ore”. Tenta di sorridere a Kurt, che alza gli angoli
della bocca in risposta, arrossendo. “E quando avremo
quelle maledette chiavi…tu li tieni e io li picchio”. Blaine alza la mano
destra e la avvicina alla faccia, trascinandosi dietro anche Kurt. “Oh, scusa,
mi pizzicava il naso”.
Kurt lo sta guardando di
sottecchi. “Credevo fossi un non violento” commenta alzandosi da terra e
sbilanciandosi. Si aggrappa al braccio di Blaine e finiscono per intrecciarsi
con le manette.
Blaine alza un
sopracciglio. “Tiro di boxe ogni tanto, non te l’ho detto?”
E oh, l’espressione di pura meraviglia sul viso di Kurt gli fa
pensare per un breve, folle istante che forse l’Operazione Canarino Sbucciato –
o quello che è – non è poi così male.
*
L’esperimento dello
shopping, nemmeno a dirlo, fallisce prima ancora di iniziare davvero.
“Kurt, sei sicuro che
questa cosa funzionerà?” sussurra Blaine ansiosamente, una mano infilata nel
camerino e il resto del corpo fuori.
Kurt, oltre la tenda dei
salottini prova, sta tenacemente tentando di provarsi dei pantaloni.
“Ma certo, dammi solo un
minuto. Non è facile fare le cose con una mano sola!”.
Finirà in tragedia, Blaine
se lo sente come sente lo sguardo del commesso del negozio trapassargli il
cranio da parte a parte.
“Mi sento un tantino
osservato” sussurra spostando il peso da una gamba all’altra a disagio. “Perché
Mercedes e Rachel non sono più volute venire? Una
delle due avrebbe potuto aiutarti con i vestiti”
La testa di Kurt spunta
dalla tenda, le lacrime agli occhi. Deve aver mosso il braccio, perché Blaine
si sente tirato verso il camerino per il polso. “Scusa” mormora Kurt
sfiorandogli il dorso della mano. “Niente da fare, non riesco a slacciarli. E
Rachel e Mercedes mi sono scoppiate a ridere in faccia quando ho detto loro che potevo venire ma dovevo
portare anche te perché ci avevano ammanettato. Quindi le ho bandite dal mio
pomeriggio di shopping”.
“Oh”.
Beh, c’è un problema.
Blaine non è sicuro di essere in grado di entrare nel camerino con Kurt e
togliergli i pantaloni. Potrebbe non riuscire a tenere le mani a freno.
Uhm.
*
Dopo quattro tentativi
falliti e una lunga serie di occhiatacce da parte dei commessi, Kurt è
costretto ad abbandonare le sue compere, maledicendo sottovoce gli Warblers e le loro idee folli.
Se non altro è andata
meglio del pranzo, dove non avevano idea di cosa fare né di come mangiare, e
continuavano ad andare a sbattere tra di loro o
intrecciarsi con le manette, e “Sono mancino, Blaine, per la miseria!”.
Una tragedia.
“Cosa possiamo fare
adesso?” domanda Kurt guardando sconsolato il centro commerciale, ormai fuori dalla sua portata. “Eccetto sterminare gli Warblers, naturalmente”.
“Cos’è che non richiede
l’utilizzo delle mani?” domanda Blaine arrossendo velatamente, perché in effetti un paio di idee ce le avrebbe, ma purtroppo
richiedono molto, molto utilizzo delle mani e – che diavolo sta pensando?
“Uhm” commenta Kurt,
totalmente ignaro dei suoi pensieri poco consoni. “Potremmo andare a vedere un
film”.
Blaine gli sorride e si
sistema un ciuffo ribelle, costringendo Kurt a seguire la sua mano. Nel
movimento, il polso del ragazzo gli sfiora la guancia.
“Oh, scusa. Cinema o
preferisci tornare alla Dalton e vedere qualcosa sul computer in camera mia?”
chiede piegando la testa.
Kurt gli sorride
timidamente. “Caffè al Lima Bean e poi film alla
Dalton? Così possiamo rivedere West Side Story”.
“Mi sembra perfetto”.
Il momento meraviglioso
tutto rose e fiori è rovinato dal fatto che prendono due direzioni diverse, vengono tirati indietro dalle manette e una vecchietta li
indica con l’ombrello rosa a pois ed esclama: “Pervertiti!”
Maledetti abitanti dell’Ohio.
*
Kurt e Blaine hanno trovato
una sorta di equilibrio. La ciotola dei popcorn è in bilico sulle loro gambe e
sono costretti ad usare la mano libera per tirare su i pop corn,
ma le cose vanno decisamente meglio. Probabilmente il fondo l’hanno toccato quando la barista del Lima Bean
ha riso loro in faccia.
Hanno visto West Side Story
e poi hanno deciso di mettere su anche Les Miserables, al quale è seguito Love Never
Dies per la centesima volta. Non sono andati a
sbattere meno volte di prima, ma è un inizio.
“Ora di cena” borbotta Kurt
adocchiando l’ora al lato dello schermo del computer.
“Mhm.
Tu hai fame?”
“No, tu?”
“No”.
Kurt sospira e si butta sul
cuscino, facendo sbilanciare Blaine che cade all’indietro.
“Ops.
Scusa” mormora arrossendo.
“No, niente”. Nessuno dei
due parla per un paio di minuti, poi Blaine trova il coraggio di confessare ciò
che gli preme da almeno metà pomeriggio.
“Kurt”
“Mhm”
“Kurt, devo – devo andare
in bagno”.
“Merda”.
*
Kurt trascina Blaine fuori dal bagno senza riuscire a smettere di ridacchiare.
Blaine ha le guance rosse per l’imbarazzo e gli occhi lucidi, ma sta
sorridendo.
“Che imbarazzo” commenta
prima di scoppiare a ridere di nuovo. Si appoggia a Kurt per non cadere e si
ritrova a premergli la fronte sulla spalla, sorretto dal suo braccio intorno
alla vita. Non è la prima volta che si abbracciano, in fondo sono migliori amici, ma Blaine, questa volta più di altre, si sente a casa.
“Questa storia non uscirà
da questa stanza” esala Kurt, ancora violaceo di vergogna – o dal ridere,
chissà.
“Assolutamente no. Giura
sulla tomba di Pavarotti – pace all’anima sua – che gli Warblers non
lo sapranno mai!”
“Non puoi nemmeno farmi il
solletico, Blaine, siamo ammanettati!”
E Kurt è talmente bello mentre ride che Blaine pensa che forse potrebbe
ammettere di provare qualcosa per lui e vedere cosa succede.
Coraggio, Blaine.
“Kurt, io dovrei dirti una
cosa. Si tratta di –“
E naturalmente qualcuno
bussa alla porta.
E che cazzo, allora.
*
“Nick,
hai tre secondi per sparire dalla porta della mia camera, prima che ti stacchi
la testa a morsi”.
Nick gli sorride angelicamente, nascondendosi dietro Jeff. “Siamo solo venuti a dirvi che capiamo la vostra
situazione e che per stasera vi lasceremo essere compagni di stanza, visto che
in due camere diverse non potete dormire. Tutto qui”.
Oh, a questo Blaine non
aveva affatto pensato. Merda.
“Vi odio”.
*
“Allora” dice Blaine
stringendo le labbra e fissando il letto.
“Allora” gli fa eco Kurt
con voce strana. E oh, è terrorizzato.
Non riesce a capire perché gli Warblers gli hanno fatto un torto del genere. Perché,
dannazione? Lui muore dietro a
Blaine.
Pensavano forse che
ammanettarli insieme per un’intera giornata e nascondere la chiave delle
manette nella sua tasca avrebbe risolto qualcosa?
Sì, avete capito bene. Kurt
ha la chiave delle manette in tasca sin dal primo istante in cui gli Warblers li hanno rapiti. Ce l’ha
infilata Nick, facendogli l’occhiolino con aria
cospiratoria, e lui non ha avuto il coraggio di dirlo a Blaine perché per un
attimo ci ha sperato anche lui che magari dopo una giornata passata
attaccati per un braccio avrebbe trovato il coraggio di confessare a Blaine che
è innamorato di lui praticamente fin da quando hanno cantato Baby It’s Cold Outside.
È stato sul punto di
fingere di trovarla tante volte – una delle quali quando
si sono ritrovati in bagno con una vescica gonfia e nessuna idea di come
svuotarla – perché pesa sempre di più nella sua tasca, brucia anche a contatto
con la stoffa, quasi a ricordargli che è lì e può liberare Blaine in qualsiasi
momento, ma c’è una parte disperata del suo cervello che gli sta urlando di non
farlo ininterrottamente da dieci ore, e fino ad ora ha avuto la meglio.
“Facciamo così” sospira
Blaine alla fine, arrossendo violentemente in zona orecchie. “Ci stendiamo e –
e vediamo come va, ok? Mi dispiace che questa cosa ti metta in imbarazzo, Kurt,
è colpa mia, io –“
“Non mi mette in imbarazzo”
si affretta a mentire Kurt. “Cioè, un po’ sì, ma non fa niente. E non è colpa
tua, davvero”. No, la colpa è tutta sua
che ha raccontato a Nick di avere una cotta per
Blaine, maledizione! Che pessima, pessima idea.
“Ok, allora” gli sorride
timidamente Blaine, spostando il polso e facendo scivolare la catena piuttosto
corta delle manette in modo da poterlo prendere per mano.
Kurt si sente un budino
anche solo così, quindi non osa immaginare come starà quando
andranno effettivamente a dormire nello stesso letto.
Cosa che è già successa,
sì, ma questa volta sono ammanettati e Blaine non rischia di vomitargli addosso
perché è ubriaco fradicio.
“Aspetta” lo ferma,
tirandogli delicatamente la mano. Il solista degli Warblers alza su di lui gli
occhi dorati con un’espressione perplessa.
“Non penserai mica di andare
a dormire vestito, vero?”
Quando Blaine spalanca gli
occhi e la bocca contemporaneamente, Kurt si rende conto del sottile doppio
senso della sua frase e si affretta a correggersi.
“Nel senso – domani mattina
avremo la divisa tutta stropicciata. Kurt Hummel non va mai in giro
stropicciato, nemmeno per un’occasione come questa”.
Blaine gli lancia uno
sguardo carico di dubbio.
“Siamo ammanettati. Anche
se le giacche ce le hanno tolte stamattina, come
facciamo a toglierci le camicie, esattamente?”
Ecco, a questo dettaglio
Kurt non ci aveva proprio pensato – ma a quanto pare
gli altri Warblers sì, perché i loro blazer sono chissà dove. Merda.
“No, hai ragione” esala
Blaine lanciando un’ultima occhiata al letto. “Hai perfettamente ragione, non
oso immaginare come sarà domani mattina la camicia se ci dormo sopra. Ok,
proviamo?”
Kurt, suo malgrado,
deglutisce rumorosamente. “Proviamo” sussurra, piazzandosi di fronte a Blaine. “Puoi
– puoi chiudere gli occhi?” E dio, quanto si sente ridicolo.
Blaine sorride e gli fa l’occhiolino
– oh mio dio, oh mio dio – prima di
abbassare le palpebre e abbandonare la mano alla suo
controllo, cercando di seguire i suoi movimenti nonostante non riesca a
vederlo.
Kurt si perde un attimo ad
osservare l’ombra delicata delle ciglia di Blaine riflessa sugli zigomi prima
di portare le mani alla cravatta ed iniziare a slacciarla con difficoltà,
riuscendo persino ad intrecciarsi con il nodo per quanto gli tremano le mani.
“Maledizione” borbotta a
denti stretti, sentendo le guance arrossarsi.
Blaine sospira e
improvvisamente le sue dita sono intrecciate a quelle del ragazzo, ferme sopra
al nodo della cravatta ancora al suo posto.
“Aspetta” sussurra Blaine
con un lieve sorriso e oh, Kurt non riesce nemmeno a smettere di guardarlo mentre alza delicatamente anche l’altra mano e, ad
occhi chiusi, inizia a trafficare con il nodo della cravatta di Kurt, riuscendo
a slacciarlo del tutto.
Non sta succedendo davvero.
Ha le guance arrossate e
gli occhi ancora chiusi e Kurt non riesce a capire come, ma la sua mano è
salita ad accarezzare la guancia di Blaine. Mentre i polpastrelli scorrono
delicatamente sul filo di barba quasi inesistente, le mani di Blaine scorrono
sui bottoni della sua camicia, aprendoli uno ad uno, facendogliela scivolare
lungo la spalla con leggerezza. Blaine sospira e Kurt non ce la fa più.
“Blaine” sussurra, talmente
piano che teme quasi che Blaine non lo senta, e nonostante tutto incapace di
spezzare la magia del momento. Fa scivolare la mano dalla sua guancia alla
tasca, stringendola attorno alla chiave. “Blaine, a-apri gli occhi”.
È questione di un istante.
Blaine solleva le palpebre lentamente, dischiude le labbra e alza gli occhi nei
suoi.
“Io – non te l’ho detto
subito perché sono un idiota – mi dispiace, non so cosa mi è preso, ma Nick mi ha lasciato la –“
“Chiave” sussurra Blaine,
completando la frase al posto suo con un lieve sorriso. “Lo so, l’ho sentita prima quando ho iniziato a farti il solletico. C’è una cosa
che non ti ho detto, Kurt”.
“Tu sapevi che – cosa?”
Blaine si prende un momento
per osservarlo, facendo scorrere lo sguardo dalla cravatta slacciata alla
camicia aperta sopra la t-shirt, agli occhi azzurri pieni di lacrime.
“Tu – mi commuovi, Kurt.
Quel duetto era solo una scusa per passare più tempo con te. Sono – sono contento
che tu non abbia aperto le manette, perché – perché adesso posso fare questo”.
Kurt spegne il cervello,
perché chi ha bisogno di un cervello, adesso che Blaine Anderson si è chinato
in avanti per baciarlo?
Si scioglie letteralmente
tra le sue braccia, sospirando sulle sue labbra quando
Blaine gira il polso e gli prende la mano oltre le manette, portandosela sulla
guancia. Continuano a baciarsi fino a non avere più fiato. Quando Kurt si
stacca, tutto quello che riesce a fare è tirare fuori la chiave e premerla sul
palmo di Blaine, lasciandogli un altro bacio lieve a fior di labbra.
Per una volta, non hanno
bisogno di tante parole.
Blaine sorride, apre le
manette con uno scatto e le sfila dal polso di Kurt, avvicinandosi poi per
continuare a baciarlo e sfilargli la camicia. Un istante dopo, anche la sua è
appoggiata in fondo al letto.
Kurt ridacchia leggermente
sulle sue labbra e sussurra: “Ci voleva questo per convincerti a baciarmi?”
“Scusa” sussurra Blaine di
rimando. “Meglio tardi che mai”. Poi, con un sorriso un po’ più ampio, gli
prende la mano e gli richiude le manette intorno alla mano.
Kurt chiude gli occhi e
sospira.
“Blaine”.
“Mhm”.
“Dì un po’, ora i pantaloni
come ce li leviamo?”.
“Oh”.
*
Gli Warblers sono ammassati
sotto al tavolo della mensa. Fin qui, niente di strano. Lo sanno tutti che gli Warblers sono fuori di testa. La cosa strana è che con
suddetto tavolo è stato costruito un fortino, e che sono tutti intenti ad
osservare Kurt e Blaine, dall’altra parte della sala, intenti a destreggiarsi
con la colazione, ancora ammanettati l’uno all’altro.
“Ma Kurt aveva la chiave”
protesta Nick sottovoce, spintonando Jeff per vedere meglio. “Dite che glie l’ha detto che ce l’aveva?”
“Secondo me
sì” risponde Wes saggiamente. “Però non subito”.
“Dite che ha funzionato?” domanda
David, tormentandosi il labbro inferiore tra i denti.
Kurt e Blaine, dall’altra
parte della sala, si piegano l’uno sull’altro e si passano piatti e tazze di caffè
con una destrezza impressionante, finendo in un abbraccio quando Kurt si sporge
oltre Blaine per prendere lo zucchero. Blaine sorride e gli alza delicatamente
il mento con il gomito, Kurt sorride e – oh, si stanno baciando.
“Si stanno baciando!” grida
Jeff, spuntando fuori dal
fortino, tirando la manica del blazer di Nick come un
invasato. “Ha funzionato, si baciano!”
La chiave tirata dritta
verso di loro arriva direttamente in testa a Wes e
beh, se lo sono meritato.
*
Note dell’autrice
Fa schifo, ma ho fatto del
mio meglio. Quella di domani (
Fra. Spero vivamente che
non ti faccia pena xD
Cosa c’entra col