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Autore: Lucy Light    09/10/2012    5 recensioni
“Dottore, io non riesco a levarmelo dalla testa.”
"Capisco"
“No, lei non può capire. Voglio dire, ero a tanto così dall’essere nominata scrittrice dell’anno. A tanto così” dissi, unendo pollice e indice “a un niente. E lui cosa fa? Cosa fa?”
“Salva l’intero mondo magico da una feroce dittatura basata su violenza, terrore e distruzione.”
“Precisamente.” risposi abbandonandomi di schianto sul lettino “E’ inconcepibile. Inammissibile. Insopportabile.”
“Signorina...”
“Io non capisco dove ho sbagliato. Un giorno occupavo le prime pagine dei giornali e il giorno dopo questo ragazzino, questo pivello con manie di grandezza mi frega ogni dannata colonna disponibile.”
La fronte del dottore si corrugò in tante rughe d’espressione. “Io credo che lei dovrebbe fare una vacanza. Schiarirsi le idee. Ecco, che ne dice di Bali? Un mio paziente c’è andato per una settimana e ne è tornato come nuovo. Allora? Che le pare?” chiese, ansioso di togliersi la sottoscrita dalle scatole.
Lo squadrai con sufficienza “Quelle rughe le diventeranno un problema fra qualche anno, sa?”
Mai dimenticarsi di Rita Skeeter.
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Rita Skeeter
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Se io ero scossa, Perfettini pareva pietrificata.
Credo non stesse neppure respirando, il che rendeva tutto melodrammatico e, insomma, un po’ ridicolo.
Tutte quelle storie solo perché i due fratelli del suo cuore erano nella stessa stanza... che mancanza di autocontrollo!
“Datti una mossa, Perfettini. Non possiamo stare sulla porta fino all’alba, giusto?”
Forse fu il mio tono leggiadro, forse lo spintone che le diedi, fatto sta che lei sembrò riscuotersi. Entrò timidamente, come se quella non fosse stata casa sua (ma devo ammettere che, a quel punto, non avrebbe avuto tutti i torti).
Esitò ancora un attimo, poi accadde l’impensabile. Perfettini non si indignò perché il suo ex era entrato in casa col suo amante mezzo morto, non dichiarò il suo amore a nessuno dei due Weasley maschi presenti, non svenne neppure dall’emozione. Si avvicinò a Rosso, lo guardò con calma negli occhi e disse “Cos’è successo?”
“Poche ore fa si è smaterializzato a casa mia. Il tempo di riconoscerlo e... ed è svenuto. Volevo parlare con Ginny, ma non sapevo dove fosse e ho cercato te” Rosso non si smentì e cambiò sfumatura “Ho preso un colpo quando ho visto la sua faccia fra le fiamme del tuo camino.”  
Ginevra ora si era seduta accanto a suo fratello George e gli accarezzava piano i capelli rossi. Non piangeva, ma allo stesso tempo credo non avesse nessuna voglia di parlare. Soprattutto, non sembrava minimamente preoccupata di cercare una scusa plausibile per spiegare a suo fratello come mai si trovasse nel continente sbagliato.
“Non si è mai svegliato?” chiese piano Perfettini.
“Per ora no. Non sembra maledetto né ferito. Non ho provato nessun incantesimo, neppure l’Innerva, sai... Qualunque cosa gli sia successa, credo gli faccia bene una dormita.”
Innerva?
Dormita?
Perché non discutevano dei loro sentimenti? Perché erano così civili? Come accidenti facevano a non saltarsi alla gola?
“Ma certo!” pensai, felice di aver trovato la spiegazione. Stavano chiaramente evitando il problema. Per questo facevano finta di essere così assurdamente preoccupati per George: Ginevra cercava di rimandare le domande di Rosso, Perfettini provava a non affrontare i suoi spasimanti. Quanto al proprietario dei Tiri Vispi, fossi stata in lui non mi sarei voluta svegliare neppure per tutta la polvere Buiopesto del mondo dopo i guai che aveva combinato.
Come al solito, toccava a me sbloccare la situazione fra i mocciosi muovendo le acque.
“Andiamo, cos’è quest’atmosfera lugubre? Non è mica morto! Fra qualche ora si alzerà e ricomincerà a inventare bacchette ammaliatrici o cappelli mutaforma! Qual è il vostro problema?”
Ginevra e Rosso mi guardarono spaesati, rendendosi conto per la prima volta della mia presenza. Ma come osavano avermi ignorata?
Prima che potessi reclamare un altro po’ di giusta attenzione, qualcosa di rugoso e stupido mi tirò il lembo del mantello. Qualcosa che sembrava la mia ex elfa domestica.
“Skeeter” disse senza guardarmi “Barberius volere vederti”
Era un messaggio in codice: significava che Tinky aveva assolutamente bisogno di parlarmi. L’avevo educata rigidamente per quanto riguardava queste procedure: in mia presenza, Tinky doveva sembrare a tutti l’elfa domestica più rispettosa e sottomessa della terra. I suoi commenti personali non erano certo graditi se eravamo in pubblico, e in questo modo avevo evitato che tutti scoprissero che avevo l’elfa più sboccata, impudente e alcolizzata della storia.
Ovviamente, visto che non era più al mio servizio, poteva fare quello che le pareva, ma era sempre stata fissata con questa specie di educazione che le avevo imposto. Probabilmente perché non ne conosceva altre.
Di sicuro, visto che era una pugnalatrice alle spalle, avrei potuto far finta di non aver sentito e continuare a rimbeccare i ragazzini... ma quei tre erano tornati a discutere di George Weasley, dandomi così sui nervi che acconsentii e seguii Tinky nella sua nuova camera.

La stanza di Tinky era stata ricavata in uno sgabuzzino minuscolo, ma almeno era ordinata e pulita.
Tinky aveva cercato di renderla accogliente a modo suo: il tintinnante cuscino era una bottiglia squadrata di Idromele e alle pareti erano appese pubblicità in bianco e nero di alcolici famosi.
Una in particolare spiccava fra le altre, la foto di una bottiglia di Whisky Ogden... Terranova, Tennessee - o qualcosa del genere.  
Perfino l’orribile coperta patchwork lavorata a maglia da Perfettini, nel complesso, dava un tocco kitsch sopportabile all’ambiente. Una vera impresa, ma non mi lasciai impressionare. “Be’, piccola traditrice, che c’è?”
“Tu continuare a rischiare tua vita. E tu no capire nulla” sospirò lei sedendosi sul letto “Sai perché nessuno parlare in salotto?”
“Certo, carina. Perché se parlassero, dovrebbero avventarsi l’uno contro l’altro. Tra l’altro se iniziano a schiantarsi e io non sono presente giuro che te la farò pagare cara...”
“Skeeter, loro non sono come persone che conosci!” mi interruppe lei “loro non fingono. Loro sono... diversi”
“Diversi?” ripetei scettica.
“Sì, diversi!” Tinky mi fronteggiò scattando di nuovo in piedi “Neppure io poteva credere all’inizio. Poi Hermione avere cercato di aiutare te nonostante il tuo libro. E io essermi accorta che qualcosa non tornava. Io ho passato notti intere a chiedermi perché lei vuole aiutare te. Ho capito che lei era preoccupata per te. Weasley femmina non avere capito, ma io sì!” più la foga aumentava, meno il suo linguaggio era controllato “Loro preoccuparsi per  gli altri. Essere cosa da pazzi, ma è così. Loro essere preoccupati per signorino Weasley. Ora loro non importare baci, fughe, tradimenti. Loro avere paura che George muoia, come suo fratello. Lui per loro è importante.“
Cercai di assimilare il cumulo di idiozie che la mia ex domestica cinica aveva appena pronunciato, ma non ci riuscii.
“Tu hai guardato troppa di quella spazzatura babbana, Vermicola” dissi sprezzante.
“Tu puoi offendere me, ma io non cambiare idea. Skeeter sbaglia. Io non essere sicura, ma... per la prima volta io avere capito cosa forse essere amici.”
Fu più forte di me: scoppiai a ridere dandole pacche affettuose sulla testa.
“Oh, Tinky. In fondo sei così ingenua! Ascoltami bene: gli amici non esistono. Se Perfettini ha fatto di te il suo animaletto domestico è solo per pietà verso la tua specie. Non le stai certo simpatica. E poi, chi può volere bene a un essere brutto come te?”
Non era la prima volta che dicevo una cosa simile. Tinky era talmente abituata ai miei insulti che reagiva sempre allo stesso modo: stringeva i pugni, borbottava qualche parolaccia incomprensibile e andava via.
Quella volta, invece, no.
”Skeeter sbaglia. Se solo tu volessi vedere davvero come è Hermione, come loro sono. Tu non avere voluto amici. Non sapere neppure cosa essere.”
Stirai le labbra in un sorriso sarcastico, pronta a risponderle a tono, quando improvvisamente mi tornò in mente Luna Lovegood: le sue chiacchiere strampalate, i suoi vestiti orribili, ma anche la sua fiducia e il modo in cui pendeva dalle mie labbra.   
Esitai un attimo, poi uscii dalla stanza senza parlare.
Tinky si sbagliava. Io avevo voluto un’amica, e l’avevo persino avuta.
Solo che alla fine, come tutti, mi aveva voltato le spalle e se n’era andata.

Non credo che capiti spesso di venire giudicati negativamente da un elfo domestico. Era strano come Tinky avesse potuto, per la prima volta da sempre, avere l’ultima parola su una questione del genere.
Il motivo era semplice: mi stavo rammollendo. Col passare degli anni avevo cominciato ad affezionarmi agli altri. In un momento di rara sincerità, o di pieno delirio, mi resi conto con orrore che forse mi ero legata perfino a quell’elfa sciagurata. Possibile che di questo passo avrei provato nostalgia di Ginevra o addirittura... di Perfettini?
Scacciai l’idea in fretta come mi era venuta, ma il problema restava. Che mi stava succedendo?
Ricordai vagamente il mio dottore che mi parlava di rapporti conflittuali con mia madre e sciocchezze simili. Ma non poteva essere quello. Andiamo, avevo abbandonato mia madre a sedici anni, cosa poteva importarmi di lei?
A dirla tutta davo per scontato fosse morta, anche se non ne ero poi così sicura.
Quindi stavo forse... in... inv... invecchiando?
Certo, mi tingevo i capelli ogni settimana per mantenerli biondi, e ultimamente mi ero avvicinata in modo sospetto alla cucina, ma... davvero era giunto il fatidico momento?
Mentre ero assorta nei miei pensieri la bestiaccia pelosa, allontanata dal salotto, mi scivolò tra le caviglie facendomi quasi perdere l’equilibrio. Provai a lanciargli addosso una scarpa, ma purtroppo lo mancai di qualche metro.
Sbuffai.
La vecchiaia era cominciata da appena un minuto e già la odiavo.
 


Se Rita aveva le sue domande da porsi, Hermione, Ron e Ginny non erano da meno. Dopo due ore George si era risvegliato, ma sembrava assolutamente confuso e stremato. Anche se da tempo non era più il ragazzo allegro che era stato a Hogwarts, Hermione si sentiva attanagliare lo stomaco a vederlo così sfinito.

Sembrava che ogni minimo gesto gli costasse una fatica enorme. Teneva gli occhi chiusi e ogni tanto biascicava qualche parola, la mente inesorabilmente rallentata. Solo Ginny sembrava avere la forza di rispondergli con un po’ di vitalità, mentre lei e Ron si guardavano senza sapere cosa dire.
Ma, oltre alla pietà, Hermione sentiva crescere dentro di sé anche una rabbia inaspettata. Dopo la guerra pensava che avrebbe finito di vedere i suoi amici in pericolo di vita. Aveva sperato con tutta se stessa che, una volta finiti i combattimenti, sarebbero finite anche le vittime. Lo aveva sperato per sé, per i Weasley, per Harry.
Vedere George in quello stato, cosciente ma incapace di fare un discorso più complicato di quello di un bambino, la faceva sentire un’illusa.
Cosa poteva essere successo?




Salve a tutti. Rita vi ringrazia per il sostegno nell'ultimo capitolo (leggete "sostegno" e sostituite con "doveroso tributo", babbani!) e io mi aggiungo volentieri. Capita (davvero molto  raramente, senza dubbio, ma capita) che ci sia chi, in un forum, dice di stare leggendo proprio questa fan fiction. Rita va in deliquio tutte le volte.
Io resto molto sorpresa, ma vi ringrazio.
Volevo aggiungere due parole su George: trovare un modo per descrivere ciò che Rita mi raccontava è stato difficile e ho attinto a un'esperienza personale vissuta da esterna. Spero, anche andando avanti, di fare del mio meglio. 
A presto
Sempre vostra
Scribacchina
  
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