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Autore: Kiarachu    09/10/2012    2 recensioni
Avete presente il momento nel film dove Megamind (come Bernard) confessa a Roxanne che nessuno lo voleva a scuola? E che lei ha detto "Peccato che non eravamo nella stessa scuola"
Beh, in questa AU esplorerò la possibilità che Roxanne fosse andata alla scuola di Megamind. Che cosa succederà?
Genere: Angst, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Megamind, MetroMan, Minion, Roxanne Ritchi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Il direttore andò a svegliare Blue un’ora prima del solito, portando un pacco sotto braccio.
Aveva pensato al discorso del ragazzo sul binkey della sera prima, e gli era venuta in mente una cosa che aveva notato quando l’infante alieno era atterrato nel cortile della prigione.
 
“Hei, Blue, sveglia! Sveglia figliolo, che devo farti vedere una cosa”, disse il direttore, scotendo il piccolo alieno.
 
Blue si stiracchiò e mugolò, “Mmnmh…ancora due minuti, papà”, abbracciando stretto la boccia con Minion.
 
L’uomo con i capelli brizzolati ridacchiò in modo affezionato, sentendo come l’aveva chiamato il piccolo alieno.
 
“Eheh…dai sveglia, dormiglione. Ho una sorpresa per te. Hm…qualcosa di tecnologico”, disse, sapendo che questo avrebbe destato il bell’addormentato.
 
L’alieno aprì all’istante gli occhi, quando sentì la parola “tecnologico”, tirandosi su di scatto, facendo quasi cadere Minion, ma prendendolo in tempo con le agili dita.
 
“Oh, scusa, amico! Tecnologico? Dove? Cosa? Che ore sono?”, disse freneticamente, in un turbinio di domande, ed arrossendo per come aveva chiamato il direttore.
 
Il curatore della prigione sorrise, compiaciuto che il suo trucchetto avesse funzionato.
Poi mise la scatola chiusa sul pavimento, e il bambino blu la guardò perplesso, inarcando un sopracciglio.
 
“Aprila, è un…regalo”, gli disse l’uomo dai capelli brizzolati.
 
Blue l’aprì, ed i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa: dentro la scatola c’era la sua navicella, quella con cui era arrivato sulla Terra.
 
La toccò con le lunghe dita blu, quasi carezzandola, e poi guardò con serietà l’uomo che era quasi un padre per lui.
 
“È la mia navicella. Pensavo che l’avevate buttata, smontata o addirittura data a degli scienziati. Perché me la vuole ridare?”, chiese il piccolo genio, con un tono serio che andava ben oltre la sua età.
 
Il direttore annuì. “L’abbiamo tenuta nascosta qui per lo stesso motivo per cui abbiamo tenuto te qua dentro. E voglio ridartela, perché mi era venuta in mente una cosa ieri pomeriggio, mentre parlavi del binkey.”
 
Il piccolo alieno voleva ancora risposte.
 
“E qual è questo motivo? È forse perché nessuno vuole adottare un fenomeno come me? E che cosa le è venuto in mente?”, chiese prima con tono triste e poi curioso.
 
A Gordon Hudson piangeva il cuore a vedere quel bimbo di cinque – quasi sei – anni, a fare domande del genere.
 
“Non è vero che nessuno ha voluto adottarti, Blue. Io ti ho adottato, o meglio, io sono il tuo tutore legale, fino a che non raggiungi i diciotto anni, ed ho preferito tenerti qui dentro, per proteggerti da gente senza scrupoli che approfitterebbero del fatto che non sei un terrestre.”
 
“Lo so che è difficile da capire, ma l’ho fatto per il tuo bene. Ho pensato che fosse meglio tenerti chiuso in prigione, piuttosto che rischiare di vederti su un tavolo autoptico, in qualche rivista scientifica.”
 
“Ho fatto carte e carte speciali, in modo tale che tu sia sotto la mia protezione, e sei a tutti gli effetti un cittadino Americano, residente in Michigan. Riesci a capire quello che ti sto spiegando?”, il direttore chiese a Blue.
 
Il genietto aveva capito tutto quello che l’uomo gli aveva detto, ed annuì lentamente, assorto nei suoi pensieri.
 
“Sì, capisco quello che mi ha spiegato, ma ancora non comprendo perché vuole darmi la navicella. Che ha ricordato ieri?” chiese con occhi che luccicavano dalla curiosità.
 
“Oh, giusto! Ieri hai spiegato che non hai saputo calcolare la potenza del binkey per costruire quel robottino per Minion con raggio per fare i pop-corn, e mi è venuto in mente questo. Guarda”, finì, tirando fuori la piccola navicella tonda dalla scatola, e mostrando una depressione delle dimensioni e forma del binkey, dietro il sedile.
 
Blue e Minion spalancarono occhi e bocche a quella vista.
“Wow…io…non lo sapevo! I miei genitori non mi avevano detto nulla…ma magari pensavano che l’avrei scoperto più avanti”, il piccolo alieno blu ponderò ad alta voce.
 
Il direttore fece una strana espressione, come di delusione e curiosità.
 
“Oh…quindi il binkey non serviva ad alimentare l’astronave. Mi chiedo a che servi, allora. Abbiamo ancora tempo, vuoi provare a vedere che succede se metti il binkey in quella cavità?”, chiese, sapendo che avevano all’incirca mezzora, prima che il bambino alieno si dovesse preparare per scuola.
 
Blue ponderò per un po’ la situazione, e poi annuì.
 
“Sì, ma è meglio andare nel suo ufficio, lontano da sguardi ed orecchie indiscreti”, disse, avendo un presentimento, e sapendo che tipi erano alcuni dei carcerati.  
 
Gordon Annuì, rimise la navicella nella scatola, ed uscirono tutti e tre dalla cella, chiudendola.
Arrivarono nell’ufficio, ed il direttore fu cauto, e chiuse la porta a chiave.
 
Infine tirò fuori la navicella, mettendola sul tavolo, e il bambino prese il binkey da una tasca nella tuta arancione, collocandolo nella fessura.
 
L’astronave s’illuminò all’improvviso, scansionando l’area con una luce blu, e dei suoni strani uscirono da essa. Poi una voce femminile disse “Lingua impostata: inglese. Ho rilevato la presenza di una persona estranea, iniziare il messaggio in ogni caso? Affermativo, dire si, negativo dire no.”
 
Blue sbatté gli occhi, stupito, e dopo un po’ disse “Sì”, e una proiezione olografica comparve sulla parte superiore della navicella.
Il bambino ed il pesce ansimarono di sorpresa, perché la proiezione rappresentava i genitori del giovane alieno, abbracciati assieme.   
 
Quindi sua madre parlò per prima, “Se tu stai guardando questo messaggio, vuol dire che non ci siamo più, e abbiamo spedito te e Meen-yawn sulla Terra. Abbiamo deciso di salvare te, Eiyuu, invece che noi, perché ti vogliamo bene”, lei finì con un dolce e triste sorriso. 

Poi parlò il padre, “Questa navicella è come un’enciclopedia di te e della nostra razza, ed anche di quella di Meen-yawn. Il tuo binkey è una fonte quasi infinita d’energia, e per rinnovare quel potere devi leccarlo ogni tanto. Pure le informazioni della navicella cambiano, perché sono scatenate dal DNA e dall’età. Per sentire le varie informazioni, premi i vari bottoni dell’astronave. Spero che la Gran Conoscenza sia con te”, finì con un’espressione fiera.  

La proiezione svanì lentamente e il messaggio finì, Blue e Minion – o meglio Eiyuu e Meen-yawn – erano shockati, contenti e pieni di domande.
Eiyuu aveva un velo di lacrime che gli ricoprivano gli occhi e Minion cercò di confortarlo, premendo la palla più che poteva sul pancino.
 
Il bambino guardò in giù, e sorrise lievemente, sbattendo gli occhi, mentre il direttore gli passava un fazzoletto di carta.
Adesso conoscevano i loro veri nomi, anche se il piccolo alieno aveva sempre pronunciato nella maniera giusta quello del suo acquatico amico.
 
Il direttore era contento di sapere il vero nome del suo protetto, e si giurò che non l’avrebbe detto a nessuno, salvo che non fosse una persona di fiducia.
 
“Eiyuu…hai qualcosa da dire? Mi preoccupi a comportarti così, ed a stare in silenzio”, disse, pensando alla tristezza e shock del bimbo, ed al fatto che stava guardando nel vuoto, con uno sguardo fisso, senza dire una parola.
 
“Eh…ah…no…è solo che son sorpreso…non m’aspettavo una cosa del genere. Mi promette che non rivelerà i nostri nomi ad estranei, a meno che non siano persone di fiducia?”, chiese seriamente a Gordon, il quale annuì.
 
“Ma certo, Eiyuu, hai la mia fiducia. Ci stavo proprio pensando adesso. Se vuoi, la navicella la posso tenere io, e quando vuoi consultare l’enciclopedia, me lo dici che così vieni qui e l’ascolti con comodità”, propose il direttore.
 
Eiyuu aggrottò le sopracciglia, pensando a quella soluzione, poi gli venne un’idea.
 
“Dov’era conservata prima? Secondo me sarebbe meglio rimetterla li, e poi potrei andare a consultare l’enciclopedia li, chiedendo sempre a lei”, disse seriamente.
 
Gordon si grattò la mascella, pensando.
 
“Sì, in effetti, si può fare. Vieni sempre a chiedere a me, che così ti accompagnerò nello scantinato. Era conservata in una stanza di sicurezza da basso.”
 
Il piccolo alieno annuì, e il direttore lo accompagnò in mensa per fare colazione, e poi in cella, per lavarsi e cambiarsi, per andare a scuola, mentre riportava la navicella dov’era prima.
Poi l’uomo brizzolato lo accompagnò all’uscita della prigione, dove c’era l’autobus che l’avrebbe portato a scuola.
 
Il giovane alieno aveva un pochino più di speranza ed allegria, dopo il discorso del suo tutore, e anche per la scoperta del suo vero nome.
Sperava che il resto della giornata passasse altrettanto bene, o almeno scevra da problemi. 
  
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