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Autore: Tinkerbell92    09/10/2012    6 recensioni
DA REVISIONARE (CONTENUTI E FORMA)
Prima fanfiction su Percy Jackson, raccontata, come nei libri, in prima persona.
La storia di una semidea particolare, figlia di una dea impensabile, a partire dal suo arrivo al Campo Mezzosangue. Leila, la ragazza, affronterà varie situazioni, anche sentimentali, accompagnata da una custode molto particolare, venendo, però, continuamente ostacolata dalla madre, che vuole a tutti i costi decidere del suo futuro.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Castellan, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nel segno della Luna'
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 Tra il traffico in autostrada e il ritardo aereo, arrivammo a Long Island in tarda mattinata.
Il cosiddetto “Campo Mezzosangue” si trovava sulla costa settentrionale dell’isola, così Maggie mi condusse sul ciglio di una stradina. Gettò una di quelle “dracme” d’oro a terra, recitò una strana formula in greco antico -che mi sembrava significasse: “Fermati, o cocchio della Dannazione”- e la moneta venne inghiottita dall’asfalto. 
Dopo aver ottenuto un passaggio da tre vecchiette talmente strane che, se ve le descrivessi, non mi credereste, ed essermi sorbita il viaggio in taxi peggiore della mia vita, giungemmo nei pressi di uno strano paesaggio, costellato da colline, la più alta delle quali aveva un grande pino alla propria  sommità.
Maggie prese la mia valigia e mi intimò di proseguire verso la collina col pino.
Non appena raggiungemmo la cima, Maggie mi disse di fermarmi e mi indicò il gigantesco albero.
- Bene, dato che siamo qui, dovrò iniziare a spiegarti un po’ di cose. Questo- disse, dando dei leggeri colpetti alla corteccia del pino – è l’Albero di Talia. Zeus trasformò in esso la propria figlia mezzosangue quando ella morì, uccisa dalle furie di Ade, dio degli Inferi. Non è facile arrivare fin qui, a meno che tu non abbia un degno Custode che ti protegge.
- E il mio Custode saresti tu?- le domandai con un filo d’ironia.
- Sì- rispose lei senza batter ciglio- Di solito sono i satiri ad occuparsi dei mezzosangue, ma nel tuo caso è diverso. Tua madre ha mandato me, perché sapeva che sarei stata in grado di portarti fin qui sana e salva. Comunque, la cosa più importante da sapere sul pino, è che la sua magia protegge i confini del Campo. Per questo gli umani normali e i nemici non possono entrare qui. E’ l’influenza di questo albero che li tiene fuori.-
Si caricò meglio la propria borsa sulla spalla e mi fece cenno di proseguire:- Andiamo avanti. Non voglio certo stare qui ad elogiare “la povera figlia di Zeus morta per salvare i suoi amici”. Quello che mi premeva era informarti sui suoi poteri. Sia chiaro, non ho niente contro di Talia, ma tendo ad essere piuttosto ostile nei confronti di Zeus, e di tutto ciò che deriva da lui…
- Ti ha fatto qualcosa?- le domandai. Maggie alzò le spalle: - Non a me direttamente. Per ora ti dico solo che è colpa sua se io sono… beh, lo sai…
- Capisco- replicai, proseguendo il cammino – Prima, però, hai detto che mia madre ti ha mandata da me. Immagino che nemmeno tu possa dirmi chi è…
Maggie scosse la testa: - No, Leila. Tua madre è una donna molto particolare, vuole essere lei a rivelarsi. Comunque- concluse indicandomi la valle a piedi della collina - questa sarà la tua nuova casa!
Devo ammettere che restai piuttosto sorpresa da quello che vidi.
Una meravigliosa vallata si stagliava davanti ai miei occhi. Poco più avanti a noi, c’era un enorme edificio di quattro piani, che Maggie mi indicò come “La Casa Grande”.
Un fiume divideva la zona: nella stessa parte di terra della Casa Grande, potevo vedere un campo da pallavolo, un anfiteatro, una specie di laboratorio e, con mio sommo stupore, una gigantesca parete per l’arrampicata. Uno sciame di ragazzi pullulava in quella zona, impegnati in varie attività.
Dall’altra parte del fiume, la prima cosa che notai fu un immenso campo di fragole, il cui odore veniva trasportato dal vento fino a noi. Vicino al campo c’era una grande arena, tipo quelle che avevo sempre visto nei documentari sull’Antica Grecia.
Ma la cosa che mi colpì di più, fu la vista di dodici stupendi edifici, in stile greco, disposti ad U: ce n’erano due alla base e cinque per ogni braccio.
Arrivammo nei pressi della Casa Grande, dove trovammo, seduti attorno ad un tavolino, due strani personaggi.
Il primo era un uomo di mezza età, con la barba ed i capelli castani un po’ radi, che stava su una sedia a rotelle dall’aria scomoda. Il secondo era un tipo leggermente paffuto, con la testa piena di riccioli neri, che indossava una camicia hawaiana di pessimo gusto. Le sue guance ed il suo naso erano leggermente arrossati, come se fosse appena uscito da una brutta sbornia.
Stavano giocando a carte, ma, quando arrivammo vicino a loro, l’uomo sulla sedia a rotelle interruppe immediatamente la partita e ci fissò con un sorriso.
- Maggie! Ben arrivata, è bello riaverti qui… e lei immagino che sia…
- Leila- rispose la mia amica – la mia protetta.
Il tipo mi tese la mano, ed io la strinsi con un po’ d’esitazione: - Molto piacere, Leila. Io sono Chirone e sarò il tuo insegnante. Sei già stata assegnata ad una cabina?
- Ehm…- risposi incerta, ma Maggie si intromise- Per ora è Indeterminata, ma verrà riconosciuta presto.
Chirone mi fece un bel sorriso:- Oh, beh, in tal caso sei fortunata.
- Sì, sì, certo- borbottò il tizio con i capelli neri – Fortunata… aspetta e spera, voglio proprio vedere se il suo genitore divino si farà vivo prima della fine della mia punizione!
- Signor D- lo rimproverò Chirone – Non dovrebbe essere sempre così scontroso. E poi le buone maniere le imporrebbero di presentarsi.
- Uff, le buone maniere- sbuffò il tipo, che mi stava già fortemente antipatico – Ebbene, cara seccatura, io sono il signor D e sono il direttore del Campo.
- Buono a sapersi- borbottai con aria sfacciata, ma Maggie mi diede una gomitata: - Lascia perdere. Non inimicarti un dio il primo giorno al Campo.
- Un dio?- esclamai sorpresa – Cioè, quest’uomo sarebbe un dio!
- E tu saresti una semidea?- rispose lui, leggermente offeso – Che cosa ti aspettavi, che gli dèi fossero tutti enormi e fosforescenti, signorina?
Io lo fissai per storto e Chirone decise di intervenire: - Il signor D non è altri che il divino Dionisio, dio del vino e dell’ebbrezza. Sicuramente conoscerai più avanti i suoi due figli gemelli, tra i tuoi compagni al Campo.
- Ah, va bene – risposi, un po’ a corto di parole.
Chirone fece per alzarsi dalla sedia a rotelle e, prima che riuscissi a dire qualcosa, un enorme posteriore equino apparve innanzi ai miei occhi increduli.
- Oh, molto meglio… direi che possiamo raggiungere i tuoi compagni.
Io boccheggiai per la sorpresa, mentre il signor D alzò un sopracciglio annoiato: - La partita è rimandata?
Chirone si sgranchì le quattro zampe e rispose: - Aspetti cinque minuti, accompagno le ragazze. Non sbirci le carte!
Dionisio sospirò, mentre il centauro fece cenno a me e alla mia amica di seguirlo.
 
Le dodici case, che avevo notato prima, erano ancora più incredibili viste da vicino.
Maggie mi disse che ognuna di esse era dedicata ad un dio e, se questi aveva avuto dei figli mezzosangue, la casa consacrata al loro genitore divino li avrebbe ospitati.
Ogni cabina aveva dei segni distintivi: quella di Apollo, ad esempio, era tutta d’oro e risplendeva sotto i raggi del sole, quella di Poseidone era lunga e grigia ed esalava un odore di brezza marina, e così via. Le cabine vuote, ossia consacrate agli dèi che non avevano figli mezzosangue, erano state costruite solo per una questione di rispetto. Non potei fare a meno di notare quanto fosse bella la casa vuota di Artemide, che brillava maestosa nella sua stupenda tinta argentata.
La casa davanti alla quale ci fermammo, però, devo ammettere che non incontrava proprio i miei gusti: era vecchia, rovinata dal tempo, con un’orrenda verniciatura marrone screpolata. In alto, sulla soglia d’ingresso, c’era un simbolo: un bastone attorno al quale erano arrotolati due serpenti.
Lo riconobbi: era il caduceo di Ermes, messaggero degli dèi e dio dei viandanti e dei ladri.
Maggie mi diede una leggera spintarella per farmi entrare, ma io mi voltai a fissarla disgustata:- Non ci penso nemmeno!
Chirone trattenne una risatina e mi rassicurò: - E’ una sistemazione momentanea. Finchè tua madre non ti avrà riconosciuta, alloggerai nella casa di Ermes, come tutti gli Indeterminati che arrivano al Campo.
Con un sospiro, entrai guardinga, tenendo stretto il mio trolley.
Fu anche peggio di come mi ero immaginata: una marea di ragazzi chiassosi stavano ammucchiati in uno spazio decisamente troppo piccolo. C’erano oggetti e vestiti sparsi qua e là per la stanza, ed il disordine regnava sovrano.
Non trattenni una smorfia, mentre Maggie mi affiancava con aria afflitta.
Non appena si resero conto della mia presenza, i giovano cialtroni si azzittirono, lanciandomi delle occhiate curiose, mentre un tipo con i capelli biondi mi si avvicinò.
Dimostrava più o meno quindici anni, era abbastanza alto e, per la sua età, presentava già una bella muscolatura definita. Aveva le sopracciglia arcuate, un sorriso scaltro e gli occhi azzurri.
Lo ammetto: era molto carino, anche se la sua espressione furba mi impedì di restare imbambolata.
- Hey, non arrivano tutti i giorni belle ragazze qui… Regolare o Indeterminata?- domandò, rivolto alla mia Custode.
- Indeterminata- rispose Maggie, ed un mormorio di disapprovazione si diffuse nella stanza.
Il ragazzo sembrò abbastanza deluso: - Oh, che peccato. Speravo che restassi con noi a lungo…- mormorò languido, dando un’occhiata furtiva alle mie curve, ma io feci un passo indietro, sulla difensiva: - E invece me ne andrò molto presto.
Una risata generale scoppiò nella sala, facendomi avvampare per la vergogna. Ma il ragazzo sorrise e mi tese la mano: - Dai, non offenderti. Io mi chiamo Luke e sono il Capogruppo della casa di Ermes. Tu come ti chiami?
- Leila Swift- risposi, stringendogli la mano con fare incerto.
- Bene, Leila Swift. Ti va di sistemare qui la tua roba e fare un giro?
- Mmmh- diedi una rapida occhiata a Maggie, la quale mi fece un cenno di incoraggiamento- Va bene… ma se qualcuno di voi si avvicina al mio trolley lo faccio a pezzi.
- D’accordo. Ragazzi, non rubate niente.
Altro mormorio di disapprovazione, ma Luke li ignorò e mi condusse fuori da quel ricettacolo di disordine. Maggie ci seguì, lanciando un’occhiataccia di avvertimento a tutti i presenti.
Luke mi fece fare un rapido giro della zona attorno alle case, spiegandomi le varie regole.
Non smise, però, di provarci con me un solo istante.
Arrivati davanti alla casa di Ares, mi attardai un istante a fissare l’enorme testa di cinghiale che spiccava sulla soglia. Era decisamente di pessimo gusto, così come le secchiate di vernice rossa che erano state gettate sulle pareti esterne.
Luke fece per farmi spostare da lì, ma, in quel momento, una ragazzona, più giovane di me di qualche anno, uscì dalla casa degli orrori, fissandomi con aria scorbutica: - Oh, ma guarda, abbiamo una nuova pivella! Cos’è, ti sei trovato la ragazza, Castellan?
Maggie alzò gli occhi al cielo: - Oh, andiamo, Clarisse! Non cresci mai?
La ragazza la fulminò: - Non stavo parlando con te, ma con la pivella! Hey tu!- gridò poi rivolta ad una ragazza piuttosto carina, con i capelli lunghi e neri, che si era fermata a guardare – Gira al largo! Non è posto per femminucce questo!
Quella si mise le mani sui fianchi con fare offeso, ancheggiando più che mai: - Maleducata! Non si interrompe la gente mentre si sta truccando! Certo che tra te e la ragazza nuova non so chi sia messa peggio.
La tipa che si chiamava Clarisse fece per ribattere, ma io fui più lesta: - Stammi a sentire, Boccuccia di Rosa! Io vado in giro come mi pare e piace! E poi, se sei piena di arie, ma non hai le palle, non vai da nessuna parte! Ti consiglio di sloggiare, se non vuoi che ti rompa quel tuo bel faccino!
La tipa scappò via sconvolta, mentre Clarisse mi fissò con un’espressione colpita.
- Figlie di Afrodite- borbottò Maggie – Non mi sono mai piaciute.
Luke mi prese delicatamente per un braccio: - Okay, meglio andare… non mettiamoci ad attaccare briga con tutti.
Io sbuffai seguendolo, rivolgendo un saluto piuttosto seccato a Clarisse: - Ci si vede in giro.
- Puoi scommetterci- mi rispose, sempre fissandomi con una strana espressione.
 
Eravamo giunti nei pressi della casa di Artemide, quando incontrammo nuovamente Chirone.
-Leila!- mi salutò allegro – Come ti trovi? Hai fatto nuove amicizie?
- Un sacco- risposi poco convinta.
Luke mi sorrise, mentre il centauro mi mise una mano sulla spalla: - Sta’ tranquilla. Presto tua madre si farà vedere. Intanto, potresti scegliere con Luke i vostri prossimi avversari per la Caccia alla Bandiera!
Stavo per domandargli cosa fosse, quando una specie di vociare crescente si diffuse nel Campo.
Chirone si guardò attorno, cercando di individuare quale fosse la causa di tanta agitazione, ed un ragazzo con i capelli biondi gli corse incontro gridando: - La Cacciatrici! Arrivano le Cacciatrici!
Il centauro si voltò sorpreso, mentre il suono di un corno da caccia giunse alle mie orecchie.
La folla di semidei attorno a noi si divise, lasciando spazio ad un gruppo di ragazze, tutte tra i dodici e i quattordici anni, che marciavano decise. Erano abbigliate con un’armatura leggera e, sui loro volti, c’era lo sguardo fiero delle eroine dei fumetti.
A capo di esse, avanzava una ragazza sui venticinque anni, con i capelli lunghi e rossi, alta e armata con un arco d’argento. Ai lati del gruppo, notai alcuni lupi che seguivano le giovani come cagnolini fedeli.
- Che sta succedendo?- domandai allarmata, mentre Luke fissava ad occhi spalancati un punto sopra la mia testa.
Alzai lo sguardo, per vedere cosa stesse guardando, e vidi una piccola mezzaluna che risplendeva sopra di me, irradiata di luce argentata.
Chirone guardò me, poi la donna che conduceva il gruppo, come se non riuscisse a credere ai propri occhi: - Non può essere…
Il gruppo si fermò poco distante da noi.
Udii i commenti dei ragazzi attorno a me: - Le Cacciatrici? Che cosa ci fanno qui? E Artemide? Perché è in forma adulta?
La donna che stava a capo del gruppo avanzò lentamente, fermandosi a pochi passi da me.
Mi fissò: i suoi occhi sembravano cambiare colore continuamente, diventando prima argento poi oro, poi entrambi, in un ciclo che sembrava non finire mai.
Era bella, con il volto leggermente più pallido rispetto a quello delle persone normali, e con la testa cinta da una coroncina argentata, al centro della quale c’era incisa una piccola mezzaluna, identica a quella che girava sopra la mia testa.
- Ciao, Leila – mi disse, con un lieve sorriso – E’ da tanto che non ti vedo. Sei cresciuta bene.
Io ero troppo sorpresa per parlare, ma Maggie fece un passo avanti, inginocchiandosi: - Mia signora.
La donna la fissò benevolmente: - Margaret. Hai adempiuto ai tuoi doveri con successo. Hai fatto un ottimo lavoro. Ti sono riconoscente per questo.
Maggie chinò la testa in segno di rispetto, poi si rialzò.
Una bambina sugli otto anni, con i ricciolini biondi e gli occhi grigi, sgomitò tra la folla, scuotendo la testa: - Lei è una dea vergine! Com’è possibile? Dev’esserci una spiegazione!
La donna dai capelli rossi si voltò a guardarla: - A tutto c’è una spiegazione, Annabeth Chase. Ma non è affare che riguardi te o chiunque altro qui, al momento.
- Divina Artemide…- mormorò Chirone, forse più scioccato di me per quanto stava succedendo.
La tipa, che ormai avevo capito essere la dea Artemide, mi mise una mano attorno alle spalle, con fare, però, decisamente poco affettuoso, e gli rispose: - Chirone, vedo che stai mantenendo questo posto in maniera perlomeno decente… mi fermerei volentieri a parlare con te, ma ho una faccenda piuttosto urgente da sbrigare.-
Fece un cenno alle Cacciatrici, che si disposero in maniera ordinata davanti alla cabina numero Otto, ossia quella consacrata alla loro dea.
– Immagino non ti dispiaccia se occupo la mia casa per qualche minuto. Vorrei scambiare quattro chiacchiere con mia figlia.
  
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