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Autore: La sposa di Ade    10/10/2012    2 recensioni
L' amore viene stroncato e tutto ciò che resta sono lenzuola macchiate di sangue.
La verità riemerge dal mare di bugie, respirando e uccidendo.
La paura brucia e annienta come il fuoco.
Il ghiaccio si scioglie e muore,scivolando tra le dita e bagnando visi.
Il dolore sferza i visi come vento in una tempesta.
La terra trema e abbatte i muri delle bugie, svelando dolorose verità.
Non si ha più paura del buio quando quel qualcosa che ci si nasconde sei tu stesso.
 
“Essere acqua e fluire fra le dita, essere aria e dare respiro, essere terra e donare vita, essere fuoco e ardere d’ umanità.”
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 1.
A foolish villain in an endless chapter.

 
Uno squillo, due squilli, tre squilli.
Un brivido le attraversò la schiena rischiando di farle cadere di mano il cellulare.
Quattro, cinque, sei squilli. Ancora niente.
“Avanti, rispondi.” Le sue parole si trasformavano in nuvolette di condensa.
Sette, otto, nove. Non avrebbe risposto, lo sapeva. Schiacciò il tasto rosso sullo schermo del cellulare e rimase a guardare per un poco lo schermo fattosi nero. Digitò di nuovo il numero, implorando perché suo padre rispondesse e la riportasse a casa.

C’è stato un incidente a tre isolati da qui.
Gracchiò una voce alla trasmittente di uno dei poliziotti.
“Ehi ragazzina, hai un parente che ti possa portare a casa?” Chiese il poliziotto più per sicurezza che per cortesia.
“Si certo.” Le si incastrò la voce in gola. “Mio padre sta arrivando.” Mostrò il sorriso più forzato che avesse mai fatto in vita sua e premendo ancora il tasto rosso del cellulare.
“Sarà meglio che qualcuno resti qui fino a che non arrivi allora.” Infilò le mani nelle tasche pronto ad aspettare.
“No, non c’è bisogno, davvero!” Esclamò lei, tentando di suonare convincente. Pur sapendo che non avrebbe rivisto suo padre prima dell’ alba.
“Dana!” Una voce gentile richiamò la sua attenzione, si voltò e si sorprese non poco di vedere il suo compagno di classe Alex, che non fosse andato alla festa? Non ricordava.
 “E tu chi sei ragazzino?” Chiese sospettoso il poliziotto.
“Sono suo fratello, la posso portare a casa io.” Detto questo strinse con forza il braccio della ragazza attirando la sua attenzione e intimandole di stare al gioco. Dana si ritrovò ad annuire freneticamente, ringraziando quella menzogna che aveva tirato fuori il suo amico.
“Tuo padre eh?” Disse il poliziotto poco convinto girandosi e salendo sull’ ultima vettura rimasta nel parcheggio, i due ragazzi attesero che l’ auto sparisse dopo la prima curva per tirare un sospiro di sollievo.
“Grazie Alex, ti devo un favore.” Disse Dana osservando il volto perfettamente ovale del ragazzo, ciocche di un biondo chiarissimo coprivano appena i suoi occhi del colore del cielo in una giornata di vento.
“Va tutto bene. Ora ti porteremo al sicuro.” Disse lui lasciando la presa sul suo braccio.
“Al sicuro? Perché? Io sono al sicuro.” Aggrottò le sopracciglia decisa a non muovere i piedi da dove si trovava in quel momento. “Senti, ti ringrazio davvero per quello che hai fatto poco fa, ma adesso devo trovare mio padre.” Alex la fissò intensamente, come a voler cercare qualcosa nel profondo dei suoi occhi.
“Cavolo.” Si lasciò sfuggire dalle labbra, per poi tastarsi le tasche in cerca del cellulare. Digitò velocemente il numero di Lili che fortunatamente rispose al secondo squillo.
“Cellulare di Glacies, se vi ho risposto è perché odio la mia suoneria, dica pure.”  La voce canzonatoria di Lili giunse alle sue orecchie come se si trattasse di una consulente messa a forza dietro a una scrivania.
“Non è il momento di scherzare, lei non lo sa.” Disse velocemente lui scoccando un’ occhiata alla ragazza che lo guardava come se fosse impazzito.
“Che cosa non so? Mi spieghi che sta succedendo?” Il tono della sua voce prese una sfumatura altamente nervosa, mentre si rigirava nervosamente tra le mani il telefono.
Dall’ altra parte del cellulare arrivò un sospiro e un breve silenzio.
“Strano, per noi non è stato così. Sono a pochi isolati da voi, finisco qui e sono da voi in cinque minuti. Immagino tu sappia cosa fare, vero?” Il tono della ragazza dall’ altra parte del telefono si era fatta estremamente seria.
“Certo.” Rispose lui un po’ scoraggiato, allontanando il telefono e voltandosi verso la ragazza che lo guardava in attesa di una risposta.
“Allora; ascoltami attentamente.” Prese ancora le braccia della ragazza che continuava a guardarlo confusa. L’ adrenalina ormai era svanita e la stanchezza aveva preso il suo posto. Vide un attimo un’ esitazione negli occhi del ragazzo e poi il suo viso che si avvicinava pericolosamente al suo; provò a dire qualcosa, per allontanarlo ma all’ improvviso sentì l’ aria dei suoi polmoni uscire come da una tazza rotta, iniziò a boccheggiare senza riuscire a staccare gli occhi dalle labbra semiaperte di Alex che lentamente si colorarono di macchie nere insieme a tutto ciò che c’ era intorno.
 

 “Ash! Ash!” Una ragazza dai lunghi a candidi capelli iniziò a correre per la casa buia, attraversando un lungo corridoio. “Ash!?” Girò su se stessa, cercandolo nei cantucci bui di quel corridoio non illuminato.
“Ashley è uscito.” Non era una voce piatta, calda e lievemente nasale, quella che sentì era cupa e apatica, arrochita dal fumo di troppe sigarette, una voce che mai si sarebbe attribuita all’ aspetto da ventenne che aveva quell’ ombra. Più semplicemente era una voce diversa da quella che si era aspettata di sentire. La ragazza sospirò scoraggiata aspettando di vederlo uscire dal buio.
La prima cosa a delinearsi fu il viso macchiato di trucco scuro seguito dalle spalle avvolte da un una giacca di pelle nera, la figura uscì quasi completamente dall’ ombra gocciolando dai capelli tagliati in modo irregolare goccioline di scura ombra che andavano perdendosi fra le assi del pavimento. I suoi occhi rilucevano di luce azzurra, tendente all’ indaco, che anche in quel luogo scuro spiccavano come fari mettendo in risalto il pallore del viso. Fece un passo avanti mentre i suoi abiti di pelle scricchiolavano.
“Cosa succede Ether?” Chiese lui abbassandosi -data la sua statura che raggiungeva quasi il metro e novanta- per guardare nei suoi occhi verdi, lei sobbalzò, raramente lui si permetteva di chiamarla per nome.
“L’ho sentito Andy! Il potere di Ignis si è svegliato del tutto.” Esclamò lei quasi saltellando sul posto e congiungendo le mani sul petto all’ altezza del cuore. Lì dove poco prima aveva sentito scoppiare una bolla di calore rovente. Gli occhi color cielo del ragazzo si fecero più tristi e si chiusero un istante per poi tornare esattamente come prima.
“Vado subito.” Si voltò e mentre tornava nell’ ombra da cui era sbucato una scintilla di una sigaretta che si accendeva illuminò per un istante le labbra del ragazzo, facendo luccicare il piercing sulla parte sinistra del labbro, poi sparì così come era apparso, in un attimo, mentre nell’ aria ancora alleggiava la sua voce.
I wish to god I'd known that I, I didn't stand a chance…*” La ragazza abbassò la testa, ascoltando quella piccola parte della sua canzone che si perdeva nel buio, sfuggita alle sue labbra, impossibile da arrestare un sorriso si allargò sulle sue labbra in contrasto con un senso di vuoto che si allargava dentro di lei.
 

Non si avvertiva più il freddo della notte, all’ ampio piano terra del palazzo si respirava un’ aria umida con un lieve sentore di bruciato.
“Allora? Non le hai detto niente?” La sua voce fredda lo portò a distogliere lo sguardo dalla ragazza sdraiata a terra puntarlo a quella in piedi affianco a lui; lunghi capelli scuri si muovevano come serpenti alla destra del suo viso pallido.
“Detesto queste cose.” Sospirò lui tornando ad osservare il volto coperto da capelli biondi di Dana, quindi si alzò. “Nn sarebbe meglio aspettare un po’. Hai visto cosa è successo.” Lili lo guardò male, come se avesse spento di nuovo la sua ultima sigaretta.
“Ho capito. Spostati.” Con poca gentilezza e una spallata spostò Alex che per poco non cadde a terra. Dopodiché prese per le spalle la ragazza a terra, e scuotendola iniziò a urlare, l’ eco della sua voce rimbalzava contro le pareti lisce.
“Sveglia ragazzina! Tuo padre è morto!” La scosse ancora, mentre sul volto di Dana appariva una smorfia e gemeva. Una mano forte seppur leggera strinse la sua spalla intimandole di smetterla.
“Lili, ma che stai dicendo?!” Lei si voltò, esasperata e fredda. Il vento fuori si alzò, sibilando e urlando, mentre l’ ambiente si raffreddava.
“La verità, ovvio.” Ed era vero, perché il ghiaccio è trasparente e le menzogne non lo possono intaccare. Sospirò, vedendo l’ espressione sorpresa di Alex, lasciò la presa sulle spalle della ragazza, che sembrava comunque più lucida di prima, le sue palpebre tremavano ancora, troppo pesanti per sollevarsi.
“C’è stato un incidente a tre isolati da qui, sono andata a controllare per vedere se Ether aveva mandato qualcuno, ma…” La sua voce era diventata un sussurro ed esitò, non del tutto sicura di rivelare ciò che era successo davvero.
“Lili.” Le intimò di proseguire. La ragazza sdraiata a terra riuscì finalmente ad aprire gli occhi, battendo più volte le palpebre, la sua espressione si fece interrogativa, nel vedere il volto poco conosciuto di Lili.
“Che è successo?” Si mise a sedere, guardandosi intorno e riconoscendo il luogo. “Che mi avete fatto?” Il suo sguardo si indurì fissandosi su Alex, anche Lili si voltò verso di lui.
“Perspicace la ragazza.” Quest’ ultima continuava a non capire; anzi era certa che quei due stessere facendo di tutto per mandarla in confusione, come se non fosse già abbastanza sfinita a causa di quello che era successo quella sera stessa. “Glielo spieghi tu?” Continuò Lili alzandosi e guardando Dana, indecisa se porgerle la mano o meno.
“Spiegarmi cosa? Non capisco!” Il suo volto era stanco ed esasperato.
 “Spiegarti che è stata colpa tua.” I tre lì presenti si guardarono intorno, senza riuscire a capire da dove provenisse quella voce. Una voce da adulto, profonda e rovinata dalle sigarette. Lili sospirò alzando gli occhi al cielo e prendendo per il polso Dana che si era alzata, e mettendosi tra lei e l’ angolo meno illuminato del piano terra; la luce della lampadina tremolò, illuminando a malapena il profilo da ragazzo dell’ individuo appoggiato al muro; i suoi abiti scuri sembravano essere un tutt’uno con l’ ombra intorno a lui, una scintilla si fece notare in quell’ alone di buio, per poi spegnersi di nuovo, un sospiro di fumo bianco uscì dalla sua bocca. Un ragazzo dall’ aspetto di un ventenne emerse dall’ ombra, mentre l’ eco di gocce che cadevano a terra si perdevano nell’ ampio spazio.
“Un Mors.” Si lasciò sfuggire Lili dalle labbra contratte.
“Preferisco Andy.” Le sopracciglia scure del ragazzo si aggrottarono e subito dopo un angolo delle sue labbra si tese. “Lilith.” La ragazza in questione storse il naso sentendosi chiamare per intero. Il vento al di fuori dell’ edificio sovrastava ogni cosa, mentre i respiri dei presenti si trasformavano in nuvolette di condensa.
“Cosa sta succedendo? Cosa è colpa mia?” Dana, seppur confusa aveva avvertito il pericolo e le sue mani erano tornate a tremare, mentre il sale premeva contro i suoi occhi. E nonostante la temperatura in quell’ ambiente si fosse abbassata di colpo continuava a sentire dentro di se un tepore più o meno rassicurante. Guardò meglio il ragazzo che era spuntato dal nulla, provando una sorta di avversione verso di lui; i suoi occhi azzurri cerchiati da trucco nero la fissavano spudoratamente, facendola innervosire ancora di più. Alex e Lili erano due presenze fredde e protettive davanti a lei.
“Non gli avete detto niente?” I due si irrigidirono e Dana nel sentire la sua voce le venne in mente il suono di carta strappata e le sembrò che la sua voce fosse rovinata non a causa delle sigarette, bensì dalle urla, quelle che si scappano alle labbra quando si odia il mondo intero, quando non si desidera altro che giacere sfiniti dopo aver consumato tutto il fiato. La sua sigaretta si illuminò di nuovo e Dana si concentrò su quella luce evanescente per scacciare tutto il resto. Il suo cuore perse un battito quando vide la carta che fungeva da rivestimento al tabacco prendere fuoco e consumare in pochi istanti ciò che restava della sigaretta che lui prontamente lasciò cadere a terra. il ragazzo puntò lo sguardo nei suoi occhi.
“Come ti chiami, piccola scintilla?” Andy la guardò con gli occhi di un predatore che sta osservando con attenzione il buco nero della tana della preda, poi rapidamente come la sigaretta era caduta a terra un ampio sorriso si dipinse sul suo volto, reso ancora più spettrale dalla riga di trucco nero che proseguiva dall’ angolo sinistro delle labbra come una cicatrice con dei punti di sutura. In quello stesso istante i vetri della porta dietro di loro si infransero, facendo entrare il vento freddo della notte. Dana si sbilanciò in avanti tanto erano forti le raffiche
“Che vuoi fare Aer? Farmi lacrimare gli occhi con questo venticello?” Urlò sprezzante il ragazzo per sovrastare il ruggito del vento.
“Vai via e portatela dietro.” Intimò con decisione Lili ad Alex che già si era voltato verso Dana la cui espressione era a dir poco shoccata.
“Non puoi farcela da sola!” Urlò lui prendendo comunque tra le braccia Dana.
“Si invece, ora va’ via.” Rispose lei mentre il vento portava all’ interno schegge di vetro.
Alex imprecò, sollevando di forza Dana e correndo via veloce come il vento stesso. Andy non distolse lo sguardo dal viso ovale della ragazza fino a che non fu lontana, spostò poi l’ attenzione sull’ unica persona rimasta.
Lili si era raddrizzata con le braccia incrociate al petto e sul volto un’ espressione molto più calma e serena rispetto a prima.
“Immagino non sia la solita visita di cortesia vero, Andrew?” Il ragazzo si avvicinò chinandosi leggermente per poter essere all’ altezza dei suoi occhi.
“È tutt’ altro che una visita di cortesia, cara.”

[Non è banalità, è pigrizia]

Bene, vi informo che aggiornerò ogni cinque giorni (detesto aspettare). Mai dato così poco tempo tra un capitolo e l' altro, wow. Comunque il capitolo precedente oltre a fungere da prologo mi ha dato un mucchio di problemi con l'HTML, perchè a quanto pare i colori e i caratteri che uso io non piacciono a EFP u.u, vabbè, vedremo come varrà fuori questo.
Ringrazio tutti i lettori, in particolare Homicidal Maniac per la recensione e Andry_S, che ha aggiunto alle seguite la storia ^^

chiama e assomiglia al cantante dei Black Veil Brides, è proprio lui! ._. 

* Dalla canzone Carolyn dei Black Veil Brides: Prego Dio che sapessi (in passato) che io, io non avevo possibilità di successo.”
La canzone ovviamente non è realmente dedicata a una ragazzina, bensì alla madre del chitarrista principale della band che era molto malata. Io mi sono permessa di prendere in prestito la canzone, ma mi sembrava il caso di specificare questo. Fine.

  
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