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Autore: La Mutaforma    10/10/2012    2 recensioni
Due ragazze, Morgana e Parcifal, in vacanza, a mezzanotte, a giocare ad Assassin's Creed II. Al loro risveglio si ritrovano nella Firenze rinascimentale, tra intrighi, sangue e misteri. In compagnia di ser Ezio, Morgana e Parcifal per tornare a casa loro dovranno completare il gioco...dall'interno.
[Fanfic a quattro mani, con la collaborazione di Blazethecat31]
Genere: Commedia, Introspettivo, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I tre si accinsero ad oltrepassare la porta d’ingresso, abbandonando quella casa del piacere cosparsa di tende attaccate ai muri, gente ubriaca e cortigiane che sfilavano con abiti non poco scollati, ma vennero subito bloccati da Paola, proprio davanti all’uscio.

“Non potete uscire, sapete che siete ricercati dalle guardie di tutta Firenze?”

“Come sarebbe? Anche noi?” domandò pallida Parcifal, puntando il dito prima verso sé stessa, poi verso l’amica.

“Si, le guardie del gonfaloniere credono che siate complici del reato che secondo loro avete commesso” fece lei, cupa, facendoli tornare nel salone per poi farli accomodare su un tavolino.

“I maledetti Templari sbucano dalle fottute pareti…” si disse Morgana, a bassa voce, digrignando i denti. Fortuna che nessuno l’aveva sentita.

“Non possiamo rimanere qui per sempre. Devo preparare la mia vendetta contro Alberti, e per farlo questa…lama deve essere aggiustata!” irruppe Ezio, sbattendo i pugni contro il tavolo, facendo tentennare tutte le persone all’interno della stanza, immergendosi poi in un monologo interiore.

“Ho provato a fermarlo….ma c’erano troppe guardie…”

“Ezio, non vi terrò qui in eterno. Solo il tempo necessario per insegnarvi alcune cose”

“Insegnerai ad uccidere? Anche alle ragazze?”

“Non ad uccidere, vi insegnerò a sopravvivere, a tutti e tre” sorrise Paola, portando i suoi ospiti nel piccolo cortile dietro la casa.

Entrambe sapevano già cosa sarebbe successo, precedettero quindi le spiegazioni e si infilarono in mezzo ad un gruppo di ragazze, senza destare attenzione.

“Per prima cosa vi insegnerò a confondervi tra la folla, è un buon metodo per aggirare le guardie quando vi vedono. Raggiungete un gruppo di persone e mettetevi al centro, camminando normalmente. Non mostrare nervosismo in questi casi è fondamentale…” avrebbe continuato a ciarlare per ore se non si fosse accorta di una certa presenza, anzi due, che veniva a mancare.

“…ma dove sono finite le tue amiche?” si girò di colpo, vedendo solamente le sue ragazze che ridacchiavano sonoramente come loro solito; si avvicinò ad uno dei gruppi.

Niente.

O almeno, così sembrava.

Morgana stava allegramente imitando le mosse delle cortigiane, non proprio in senso pratico, ma qualcosa del genere, e le stava riuscendo bene -chissà, magari le sarebbe stato utile durante qualche mercatino dell’usato- , mentre la sua amica aveva semplicemente lo sguardo chinato, cercando di non incrociare lo sguardo di nessuno, altrimenti l’avrebbero scambiata di nuovo per un “dolce ragazzino”; e sinceramente della cosa ne aveva più che abbastanza. Paola fece per andare a cercare altrove, preoccupata, quando sentì Ezio dire “dunque siete già riuscite a ingannare l’occhio della vostra insegnante? E brave”.

“Erano davvero nel primo gruppo?”

“Si madonna Paola, erano in mezzo a noi! E abbiamo retto loro il gioco” sogghignò una di loro.

Ma non per questo Paola si sarebbe fatta prendere alla sprovvista.

“Bene, vedo che avete già imparato. Che ne diresti di diventare una delle mie ragazze? Sembri avere i requisiti giusti” tagliò corto lei, avvicinandosi a Morgana.

“VENDETTA!” enfatizzò Parcifal, con voce satanica (?) facendo digrignare all’amica i denti dalla rabbia, ma non troppo visibilmente.

“Eh…cioè…mi piacerebbe…in un certo senso….ma io non ho esperienza con le arti carnali”

Parcifal si alzò sulle punte, raggiungendo l’orecchio di Auditore e bisbigliando qualcosa, qualcosa che trasformò l’ansia del ragazzo in un’espressione che andava tra il divertito e il non convinto.

“Secondo il mio parere i vestiti delle cortigiane di Paola vi donerebbero assai”

“Pensaci bene Morgana, se andassi in giro con quegli abiti potresti levarci i soldati più insistenti di mezzo” ammiccò l’amica, sorridendo maliziosamente -cosa abbastanza inusuale-.

“Facciamo che mi provo l’abito e poi ci penso. L’idea di levarsi di mezzo le guardie così non è male…” che tradotto nella sua lingua significa “se a Ezio piace io non ho nulla in contrario, qualunque cosa accada”

“Va bene, seguimi allora”

 

Per farla breve, dopo un buon quarto d’ora di attesa le due uscirono -col cavolo che Parcifal entrava di nuovo là dentro- e Morgana non sembrava più Morgana, chiunque avrebbe fatto fatica a riconoscerla. L’abito era sul verde scuro, lungo, attillato ma non troppo, sembrava potesse andare bene anche per saltare e arrampicarsi entro alcuni limiti. Inoltre non sembrava scomodo, a differenza degli altri. Chissà dov’era finito il vestito di Claudia.

“Come sto?”

“Sembri più magra”

“Zitta ultima, non dicevo a te”

“Se volevi conoscere il mio giudizio…concordo con la tua amica”

“Proprio ciò che volevo sentire, Ezio”

 

Partirono per  un giro di prova. O le guardie erano cieche o erano già diventati tutti esperti nel mimetizzarsi, e i civili non provarono fastidio.
Probabilmente nel Rinascimento la gente era abituata a ritrovarsi un assassino, una cortigiana e una “bambina” alta un metro e sessantacinque nella propria comitiva.

“Molto bene, ora utilizzeremo la mimetizzazione per fare molto di più. Vi insegnerò a rubare”
A Morgana iniziarono a brillare gli occhi, aveva una certa passione e abilità per i furti, da quelli di dolci presi di nascosto dal vassoio ai big money -si fa per dire-, ed era proprio ciò che stavano andando a prendersi. Non fu molto difficile derubare delle persone che tenevano i loro fiorini sempre nella stessa tasca.
Parcifal era brava con il joystick, ma non “realmente”, infatti fu l’unica a venire sgamata più di una volta, e che fu costretta a sfruttare le sue discrete conoscenze sul combattimento per levarsi di mezzo l’uomo appena derubato.
Era muscolosa, le mosse le sapeva. Cosa si poteva desiderare di più?

 

 

“Vi ho insegnato tutto ciò di cui avete bisogno, siete liberi di andare ora” li congedò Paola con un inchino, mentre si accarezzava la lunga treccia bruna.

“Ti ringrazio infinitamente Paola. Però ora ho da chiederti una cosa: perché aiutare proprio noi, dei prefetti sconosciuti?”

“Anche io conosco la sofferenza e il tradimento, caro Ezio…” e detto questo si tirò indietro la manica del vestito, scoprendo il braccio pieno di lividi e graffi.

“Faremo tesoro dei tuoi insegnamenti, Paola!” fecero le due ragazze, abbracciandola dolcemente.

Ma sì, dopotutto anche lei faceva parte della Confraternita.

Usciti dalla casa si sedettero su una panchina, riposandosi un po’ e contando i soldi arraffati -naturalmente era come se non ci fossero-, dopodiché raggiunsero subito la bottega di Leo.

 

“Ezio, che piacere rivederti! Certo non mi aspettavo una tua visita dopo ciò che è successo…” lo salutò il pittore-inventore-uomocheprovaanchetroppasimpatiaperaltriuomini, abbracciandolo anche con troppa foga; non gli diede nemmeno il tempo di parlare, in pochi attimi lo aveva fatto deprimere di nuovo e lo stava soffocando, naturalmente per lui non esisteva la presenza delle ragazze. Che genio…

“Leo, non dovresti dirgli queste cose… piuttosto dovresti aiutarci a riparare quest’arma” interloquì Parcifal, leggermente -ripeto, LEGGERMENTE- nervosa per il comportamento di quest’ultimo.
Naturalmente per lei la formalità era un optional, lo aveva “visto” così tante volte quando stava da sola in quella villa a tre piani comunemente definita come “casa di papà” davanti allo schermo piatto a giocare in compagnia di un cane e un gatto malnutriti che litigavano continuamente.

“Oh, perdonate la mia indecenza. Lasciatemi fare un po’ di spazio” si avvicinò ad un tavolino di legno e prese a spostare gli oggetti che erano lì sopra, creando uno spiraglio di tavolo da lavoro.

“Dai Ezio, fagli vedere la lama” fece Morgana, mentre stava utilizzando lo strumento fondamentale che ogni cortigiana deve avere.
No, non la voglia di accoppiarsi con tutti in qualsiasi momento, ma l’invenzione migliore di tutte dopo il tostapane –che oltretutto a quei tempi non esisteva, quindi era l’invenzione migliore di tutte-.
Un meraviglioso ventaglio ornato di merletti e quant’altro.

Ezio la mise sul tavolo, dandogli il tempo di esaminarla.

“Sembra un oggetto molto sofisticato…non ho mai visto niente di simile. Credo di non poter fare niente senza…” Parcifal si avvicinò di colpo, non dandogli il tempo di finire la frase, e tirò fuori dalla polsiera una vecchia pergamena che aprì con molta cautela.

“Perfetto! Grazie mille…”

“Mi chiamo Parcifal. Scusa per come mi sono comportata l’altra volta, ma ero un po’ scombussolata per il viaggio che ho fatto. Nel mio paese ho sentito parlare di te, sei più popolare di quanto credi. Inoltre so che noi abbiamo qualcosa in comune”

“Ovvero?”

“Scrivere al contrario, anche io sono mancina. Ora ti lascio lavorare” incredibile ma vero, era da molto che sognava di potergli dire qualcosa del genere. Tornò dall’amica, cercando insieme a lei una sedia, sapeva che ci sarebbe stato un bel po’ di tempo prima di finire con l’arma, Leonardo era anche famoso per la sua velocità nel finire i lavori.

“Dammi il ventaglio, sai com’è andare in giro con la camicia?”

“Ci pensavi prima, la prossima volta che andiamo da Paola ti fai vestire come me”

“Ma anche no. Non ci penso nemmeno ad andare in giro con le gonne, lunghe o corte che siano”

“Non sono gonne, sono abiti lunghi. Ora ho capito perché ti scambiano per un maschio”

“Senti, sto cercando di dimenticare questa faccenda, mi farebbe piacere non parlarne”

 

 

“Notevole…se trasponiamo le lettere e ne scegliamo una ogni tre…”
Trascorsero una bella manciata di ore a dormire sulle proprie sedie, con le teste appoggiate alle spalle di Ezio, e la cosa era stata fatta inconsapevolmente. Sentire i monologhi di Leo dava un certo senso di sonnolenza, al quale nessuno dei tre si poté sottrarre.

“Fatto, l’ho finita!”

“Eh… finita cosa?” Nello svegliarsi il ragazzo si mosse, causando una paurosa reazione a catena che fece svegliare entrambe le ragazze, stavano così bene messe in quel modo.

“La lama. Ho tradotto la pergamena e mi ha indicato esattamente cosa fare. Ora..”

“…ora Leonardo dovrà tagliarti l’anulare” dissero contemporaneamente le due.

“…dovrò tagliarti l’anulare. La lama è stata pensata per garantire la dedizione di chiunque se ne serva. Mi duole farlo, ma è così che deve essere” prese una mannaia da chissà dove, e lo accompagnò al tavolo, posizionando il dito. Morgana si avvicinò, avvinghiandosi al braccio di Ezio come solo un dolce gatto in calore sa fare, anche se lei non era un gatto in calore.

“Cosa stai combinando?!”

“Ora c’è il MIO momento di gloria”

Ezio non ci stava facendo nemmeno caso. Chiuse forzatamente gli occhi e diede il suo consenso, per poi sentire un secco zac, ma niente dolore. Riaprì gli occhi, l’anulare era ancora lì.
Naturalmente Morgana lo sapeva, faceva solo la finta inconsapevole.

“Scherzavo, Ezio. L’arma è stata modificata apposta per tenersi il dito, e questo vale anche per te” ridacchiò lui, lasciando la mannaia conficcata sul tavolo. Certo che gente ordinata come lui non si trova ovunque.

 

Poi si sa come andò a finire. Ezio rimase colpito dal meccanismo, Leo gli chiese se aveva altre pergamene e lui rispose di no, ma promettendogli che se ne avesse trovate altre gliele avrebbe portate.
E poi arriva la classica guardia rompiballe.

“Per ordine della Guardia Fiorentina, aprite la porta!”

“Arrivo! Voi aspettate qui”
Incredibile, aveva interpellato anche le ragazze.

“Sei tu Leonardo da Vinci?” sbottò il soldato fuori dall’uscio della bottega.
“Sì, sono io”
“Vieni, devi rispondere a qualche domanda” lo accompagnò nel vicolo sul retro, ripassandosi a mante il quesito.

“Qual è il problema?”

“Un testimone afferma di avervi visto frequentare dei nemici della città”

“C-cosa? Io? Frequentare? Assurdo!”

“Quand’è stata l’ultima volta che hai visto o parlato con Ezio Auditore?”

“Chi?”

“Non fare il finto tonto! Sappiamo che eri amico della famiglia! Ora ti aiuto a ricordare” lo spinse con violenza, facendolo rovinare per terra, e iniziò a prenderlo a calci.

 

“Ezio, Leonardo ha bisogno di te! Devi uccidere la guardia con la lama!” urlò Morgana, accompagnandolo verso il vicoletto.
Fu un istante, un solo minuscolo istante. Da che la guardia lo stava pestando di santa ragione a che si ritrovò a stramazzare al suolo con un buco nello stomaco, nel vero senso della parola.

 

 

 

 

_...oh, siamo già in onda? [blazethecat31]

Questa volta non credo di avere molto da dire, chiedo semplicemente perdono per l ritardo, il fatto è che durante la settimana ho avuto un sacco di idee da poter inserire nelle note deliranti dell’autore o per portare la storia avanti, ma la maggior parte di queste mi venivano mentre aspettavo l’autobus, e non posso portarmi un notebook a scuola, in Sicilia il tasso di furti è abbastanza alto, sapete? Non so se da voi è possibile portarsi in giro il pc in mano senza che un malintenzionato vi butti a terra e ve lo rubi da sotto il naso, ditemi cosa ne pensate se volete.
Altra cosa importante da dire,  prima ho fatto una descrizione del nuovo vestito di Morgana piuttosto poco nello specifico, quindi rimedio mettendo un disegno, sempre che l’html sia d’accordo con me. Naturalmente il disegno l’ha fatto Ros, a cui passo il testimone.

 

Certo che Paola l’ha tirata a lustro…oh, e ricordatevi che il vestito è verde scuro.

   
 
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