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Autore: Koa__    11/10/2012    4 recensioni
«Lui era mio fratello, il mio confidente, il mio migliore amico, il mio compagno, il mio capitano, il mio amante… era il mio T’hy’la, era la persona più importante della mia vita, era tutto il mio mondo!»
[Universo 2009]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A spasso fra le gondole


L’ambasciatore Spock aveva vissuto una lunga vita. Tanti erano gli uomini e le donne di differenti specie aliene che aveva incontrato, numerose erano le situazioni problematiche nelle quali si era ritrovato. Era nato e cresciuto su Vulcano da un padre vulcaniano e da una, meravigliosa, madre terrestre. Fin da bambino aveva trovato difficoltà nel gestire entrambe le razze a cui apparteneva: era un essere unico e, in una qualche maniera, aveva sempre sentito su di sé tutta la difficoltà del suo vivere. Dopo essersi arruolato nella Flotta Stellare, Spock aveva iniziato a convivere assieme agli esseri umani. 
Già, i terrestri… Li aveva sempre ritenuti individui mentalmente inferiori ai vulcaniani, schiavi delle emozioni e del tutto illogici. Col passare del tempo, però, aveva compreso quanto potessero essere sorprendenti.

Il suo Jim Kirk era indubbiamente uno dei più interessanti.

Aveva vissuto assieme a lui per tutta la durata della sua vita terrestre, e non avrebbe mai creduto di poterlo incontrare di nuovo. 
A pensarci era del tutto illogico. Eppure ora l’aveva davanti agli occhi, giovane ed appassionato, proprio come il Jim che aveva conosciuto ed amato. E più lo osservava camminare nervosamente di fronte a lui, con le mani incrociate dietro la schiena e l’espressione combattuta, più riusciva a capire cosa aveva sempre adorato di lui: il suo modo di essere unico e straordinario.

Il vecchio Spock sentì il proprio stomaco contrarsi e il cuore mancare un battito, Kirk ancora suscitava in lui potenti emozioni.
«Qualcosa la turba, capitano?» esordì percependo distintamente il nervosismo del giovane Kirk.
«E me lo chiedi?» sbottò l’altro in risposta mentre la voce del capo ingegnere, proveniente dall’interfono, si intrometteva tra i due.
«Scott a capitano Kirk». Jim sbuffò innervosito, raggiunse l’interfono accanto alla porta per rispondere alla chiamata.
«Qui capitano Kirk, che succede, Scotty?» domandò.
«Abbiamo bisogno di lei in sala macchine» spiegò il capo ingegnere.
«Arrivo subito, Kirk chiudo.» 

Giunto sulla soglia della porta della sala riunioni, Jim si voltò per un istante, guardando l’ambasciatore con aria minacciosa:
«Non è finita, Spock», tuonò sparendo in corridoio.
 

Rimasto solo con il giovane sé stesso, l’ambasciatore distolse lo sguardo dal punto in cui Jim era sparito.
«Sai qual è la cosa che riesce ancora a sorprendermi?» chiese, mentre il primo ufficiale sollevava un sopracciglio senza però proferire parola. «Il fatto che dopo tutto questo tempo riesca ancora a suscitare in me dei sentimenti… Forse sono solo fantasie di un vecchio vulcaniano, ma ‒ guardandovi ‒ rivedo quello che io e Jim eravamo e provo nostalgia.»
«Nostalgia?» domandò il giovane Spock, confuso.
«So che non riesci a comprendere e quanto sia insensato il provarne, ma con il tempo ho imparato a mettere da parte la logica, quando avevo a che fare con Jim serviva a ben poco. Lui era talmente imprevedibile, che andava contro tutto ciò che avevo imparato.»
«Voi due eravate intimi?» indagò.
«Eravamo tutto: lui era mio fratello, il mio confidente, il mio migliore amico, il mio compagno, il mio capitano, il mio amante… era il mio T’hy’la; la persona più importante della mia vita, era tutto il mio mondo. Il legame che si formò tra di noi ci rese una persona sola e non solo per me che sono vulcaniano, anche Jim l’ha sempre sentito, forte, dentro di sé. Così come lo sente il tuo Jim Kirk.»
«Come sai?» chiese il giovane Spock, stupito.
«Il vostro legame è più evidente di quel che credi, Spock» mormorò l’ambasciatore, prima di alzarsi dalla sedia e avvicinarsi all’uscita. «Se Jim vuole rimproverarmi per la mia piccola bugia, mi troverà in infermeria. Se conosco il dottor McCoy avrà da ridire sul fatto che io gli stia “Tra i piedi”» disse, citando il medico di bordo, «Il che, è illogicamente divertente».


 

*



Leonard McCoy era un uomo pragmatico, si era arruolato nella Flotta Stellare perché riteneva che la Terra fosse diventata troppo piccola per lui e la sua ex moglie. Era uscito a malapena da un disastroso matrimonio che l’aveva visto finire a terra più di una volta, sconfitto dalla perfidia di quell’orribile donna. Una donna che aveva amato con tutto sé stesso e che l’aveva ‒ in un qualche modo ‒ costretto a prendere la via delle stelle.

Era finito sull’Enterprise e, fin da subito, aveva dovuto far fronte ad una lunga sequela di problemi che avevano rischiato letteralmente di farlo impazzire. Non solo gli altri medici dell’equipaggio sembravano una banda di inetti allo sbaraglio, ma Leonard non riusciva a credere che volessero farlo ammattire a quel modo.
«Infermiera Chapel, per favore, mi dica che è l’ultimo marinaio quello uscito poco fa dalla porta» sbottò McCoy, lasciandosi andare sulla sedia della propria scrivania, prendendosi la testa tra le mani.

Era esausto! Aveva trascorso gli ultimi due giorni a curare marinai intossicati da uno strano virus alieno. Non era mai uscito dall’infermeria, tanto che oramai non contava più il numero di iniezioni anti-vomito che era stato costretto a somministrare.


«Sì, dottore, non ce ne sono altri» rispose Christine sorridendo dolcemente, «perché non va a riposare? La chiamerò nel caso ci fossero altre emergenze.» Il medico sollevò lo sguardo sulla giovane donna, la sua proposta l’allettava non poco. Non vedeva un letto da almeno quarantotto ore e da altrettanto tempo non si faceva una doccia; prima d’andarsi a riposare però, voleva terminare i propri doveri. Aveva un rapporto medico da stendere e il suo diario personale da aggiornare.
«Prima finirò qui e poi andrò a in cabina, nel frattempo si prenda lei una pausa, ne abbiamo bisogno entrambi.»


Christine osservò il dottore con sguardo torvo; tutte le volte che provava ad aiutarlo o ad alleggerire il suo carico di lavoro, McCoy trovava sempre una scusa. Per lei, quell’uomo era straordinario e il suo attaccamento al dovere e la sua fedeltà verso il capitano, erano davvero ammirevoli. Era certa che, per lui, i suoi pazienti venissero prima di ogni cosa, anche della sua personale salute.
«Come vuole, dottore, ma poi mi promette che mi darà ascolto e andrà a dormire?» chiese.
«Lo prometto, infermiera Chapel ed ora me lo faccia lei un favore, vada a prendersi un caffè o a finire di leggere quel romanzo d’amore di cui non fa altro che parlare. E quando l’avrà terminato, mi faccia sapere quale fine fanno i nostri eroi, così almeno dormirò sonni tranquilli» disse, sarcastico, mentre la giovane Christine usciva dall’infermeria sorridendo tra sé.

«Quant’è burbero» pensò l’infermiera, sparendo nell’ascensore.
 
Rimasto solo, Leonard si lasciò andare chiudendo gli occhi e rilassandosi. Stava per addormentarsi, quando il fruscio delle porte attirò la sua attenzione ed una voce a lui nota, lo richiamò.
«Dottore...»
«Mh, Spock, che vuole? Se è venuto per quella storia di lei e di Jim, beh, sappia che non so altro, Uhura mi ha detto soltanto quello che vi ho riferito. E, per la cronaca, non m’interessa un accidente se ha deciso di negare l’evidenza, io non me la bevo» mormorò affondando maggiormente il capo tra le braccia incrociate.
«Se è per questo nemmeno io, dottore» rispose la voce composta dell’ambasciatore.

Leonard sobbalzò, spaventato, spalancando gli occhi per la sorpresa quando notò che non era il primo ufficiale, lo Spock appena entrato in infermeria.

«Diavolo di un vulcaniano, ha per caso deciso di farmi venire un infarto?» chiese portandosi una mano al petto, mentre il suo respiro ritornava ad essere regolare.
«Direi proprio di no, Leonard.»
«Cosa fa qui? Voglio dire, ha bisogno di qualcosa?»
«In effetti mi chiedevo se avesse un qualche rimedio per il freddo; per il mio vecchio fisico è diventato difficile anche il reggere le artificiali temperature dell’Enterprise.»
«Non credo d’avere nulla del genere, ma forse parlando con Scotty, possiamo rivedere la temperatura della sua cabina.»
«Lei è molto gentile, dottore», rispose l’ambasciatore.
«Faccio soltanto il mio dovere, signor… mh… Spock!» rispose Bones tentennate. Gli faceva uno strano effetto chiamare quel vecchio vulcaniano come il loro primo ufficiale ed, in effetti, quando aveva saputo del suo arrivo, aveva più volte domandato al capitano cosa avesse bevuto. L’aveva anche passato al suo scanner medico, ma non aveva trovato nulla fuori dall’ordinario, nessun danno cerebrale o nessun tipo di droga assunta. Il capitano Kirk gli era sembrato non soffrire d’alcun tipo di allucinazione.
Quando aveva visto Spock entrare in infermeria, McCoy sperò in cuor suo che la sua diagnosi fosse corretta, altrimenti avrebbe certamente sofferto lui stesso del medesimo misterioso male del capitano.
 

Bones socchiuse gli occhi studiando con attenzione i lineamenti del vulcaniano. Certo, assomigliava molto al loro Spock: il profilo del viso, la corporatura snella ma al contempo forte e il portamento erano in tutto e per tutto simili. Soltanto una luce differente brillava negli occhi dell’ambasciatore, qualcosa che pareva molto simile all’emozione umana. Leonard aveva addirittura avuto il presentimento che un leggero ghigno, del tutto paragonabile ad un sorriso, gli si dipingesse in volto. Davvero strano per un vulcaniano e, soprattutto, per uno come Spock.
«E così lei è Spock da vecchio, voglio dire nel futuro» si corresse immediatamente, senza nascondere imbarazzo.
«Dottor McCoy, è incredibile il fatto che più la conosco e più appare illogico ai miei occhi. Aveva il settantacinque virgola tre percento di probabilità di non diventare come il McCoy che ho conosciuto io, eppure lei è Leonard McCoy in tutto e per tutto.»
«Cosa sarebbe, un complimento o un’offesa?» sbottò il dottore. «Beh, se lo lasci dire: è proprio Spock. E ora maledetto sangue verde dei miei stivali, se permette, avrei bisogno di dormire. È da due giorni che son chiuso qui dentro a somministrare medicine anti-vomito e i cavalli da corsa non vincono il Kentucky Derby quando non hanno più benzina delle gambe.»
«Una strana metafora, dottore, specie perché paragona sé stesso ad un cavallo da corsa e non ne ha l'aspetto... Se mi premette, prima che si ritirari, le va d’accompagnarmi alla mia cabina? Sa, sono vecchio e tra tutti questi corridoi potrei perdermi...» mentì.

In realtà, Spock desiderava soltanto trascorrere quanto più tempo possibile con il suo vecchio amico. Per quanto l’avesse sempre trovato un individuo illogico e facilmente emozionabile, Spock dovette ammettere che la sua presenza gli era mancata. Ed ora che aveva l’occasione di rivederlo, non voleva perdere nemmeno un minuto.
«E la ritroveremmo a spasso per le gondole? No, per carità, andiamo! L’accompagno volentieri».
«Dottore, la sua gentilezza è davvero ammirevole».  
 

Leonard uscì in corridoio seguito da Spock, più l’osservava e più stentava a credere chi fosse in realtà. Ciò che lo colpiva maggiormente però era il suo sguardo, ad osservarlo con attenzione si poteva notare quanto gli brillassero gli occhi. Evidentemente doveva provare una certa emozione nell’essere nuovamente sull’Enterprise, il che aveva dell’incredibile, se si considerava che era per metà vulcaniano.
 

«Parlerò a Scott e al capitano della temperatura della sua cabina e, se dovesse avere dei problemi, può rivolgersi benissimo a me» disse Leonard, ormai giunto sulla soglia della sua stanza.
«Grazie, dottore» rispose il vulcaniano prima di sparirvi al suo interno.


Continua…


All’interno di questo capitolo ho, involontariamente, inserito una frase circa il fatto che Spock avesse visto morire Kirk. Ora… ho preso per buono tutto, se non erro Jim muore intorno al 2371 nella battaglia contro Soran mentre l’esplosione di Romulus e quindi gli eventi che portano poi al reboot avvengono nel 2387… prendendo per veritiere queste date (sperando che io non mi sia informata male) quella frase dovrebbe quindi essere corretta, ovviamente tenendo conto che Spock e Jim erano insieme. Mi è stato fatto notare che è strano il fatto che Bones esamini con lo scanner medico Jim, in realtà quella scena era volutamente ironica, spesso infatti nella serie si vede Bones tirar fuori il suo scanner ed esaminare gente un po' a destra e un po' a sinistra e spesso senza che questi se ne accorgano, mi viene in mente a questo proposito una scena nella TOS, tra Spock e McCoy. Qui nela scena che non abbiamo visto, ma che viene raccontata tramite i pensieri di McCoy, la situazione non è molto diversa. Ovvero Jim che dice che l'Enterprise andrà a prendere Spock e lui che tira fuori lo scanner medico e lo esamina senza farsi accorgere. ^^ Insomma sapete com'è Bones, no?
   
 
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