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Autore: Maricuz_M    11/10/2012    4 recensioni
Dopo una delusione amorosa, c’è chi dice “Si chiude una porta, si apre un portone” oppure chi afferma “Meglio soli che male accompagnati”.
Ebbene, Eleonora fa parte di quest’ultimo gruppo di persone.
Le sue giornate, però, la porteranno in situazioni che la convinceranno a cambiare idea e, cosa non meno importante, a non fidarsi delle docce, dei marciapiedi e degli ascensori. O anche di alcuni suoi amici che si divertono a mixare il suo nome con quello dei suoi conoscenti, giusto per suddividersi in team e supportare coppie diverse in cui lei, ovviamente, rappresenta la parte femminile.
Dal secondo capitolo:
“Elle, guardati le spalle.”
“Ci manca pure che la sfiga mi attacchi da dietro.”
“La sfiga attacca dove vuole lei, mica dove vuoi tu.”
“Sennò come ti coglie impreparata? Vuoi una telefonata a casa, la prossima volta?”
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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VIII Capitolo


That awkward moment when.. 
 
Mi sveglio di soprassalto, il respiro mozzato e gli occhi spalancati. Stupido incubo.
Non mi sembrava poi tanto male, inizialmente, poi mi sono ritrovata davanti ad un burrone dove sono poi caduta. Cosa ci facesse un burrone in mezzo al paese, non lo so.
Sospiro, stropicciandomi il viso e muovendomi un po’ sul letto, poi afferro il cellulare per controllare l’orario. Uh, le dieci, ottimo. E’ persino inutile riaddormentarmi, visto che poi rischierei di non svegliarmi in tempo per andare a pranzo da Simon. Non che sia una cosa brutta, anzi, mi salverei soltanto la vita, ma meglio non far arrabbiare il mio amico. Gli dobbiamo una settimana di servigi, io e gli altri.
Mi alzo con molta calma, e sempre facendo il mio porcaccio comodo mi preparo. Nonostante questo, cinquanta minuti dopo mi chiedo se disturberei nel caso arrivassi in anticipo. Dopotutto l’appartamento è anche di Samuele, non posso mica prendermi certe libertà.
E infatti, dieci minuti dopo sono sul mio motorino diretta a casa loro. La coerenza!
Parcheggio, mi tolgo il casco e respiro profondamente l’aria di inizio Dicembre. Certo, andare in giro in motorino non è proprio il miglior modo per sopportare il freddo, ma mia madre non poteva portarmi e a piedi non ci sarei venuta neanche se me l’avesse chiesto Obama in persona. Insomma, che gli frega?
Infilo le mani in tasca, così da facilitare il loro scongelamento, e mi avvio verso il palazzo. Passo anche davanti alla Pasticceria da Mattia, facendomi sfuggire un sorriso divertito. Lancio un’occhiata all’interno e vedo l’anziana signora che mi aveva servito la scorsa volta sistemare qualche pasticcino su dei vassoi. Ci sono sicuramente più clienti rispetto a quella sera di qualche settimana fa: chi prende un caffè, chi fa colazione con qualche dolce, chi con un panino. Torno a guardare davanti a me, attraverso la strada e noto che si sta avvicinando all’entrata dell’edificio anche un’altra figura con un pacchetto della Pasticceria in mano. Il tempo di aprire la bocca per chiamare il ragazzo, e lui inciampa sullo scalino del marciapiede “Porca putt..” e, ovviamente, invece di un saluto mi esce una risata.
Sorpreso, si gira di scatto mentre arrivo di fianco a lui.
“Tutto bene?” chiedo, cercando di smettere di ridere. Lui annuisce, inespressivo “Sì, sì. Tutto bene.”
Ci guardiamo negli occhi per qualche secondo, immobili, poi ci osserviamo per intero. E’ lui il primo a parlare “Non ci credo.”
“Nemmeno io.” Ridacchio, leggermente imbarazzata.
Il nostro primo incontro si è svolto esattamente in questo modo, solo con i ruoli invertiti. Persino il dialogo iniziale è stato praticamente identico, tranne per il fatto che lui non ha balbettato. Forse è anche per questo che non riesco a togliermi il sorriso sulla faccia.
Filippo apre la porta, non distogliendo lo sguardo “Come stai?”
“Bene, grazie. Tu?” domando a mia volta, entrando.
“Bene anche io, anche se poco fa ho rischiato di spalmarmi sul marciapiede. La tua caviglia si è ripresa?”
“Sì, per fortuna sì.” Ormai siamo davanti l’ascensore. Lo fissiamo per un po’.
“Magari lo evitiamo, che dici? Non vorrei si ripetesse anche il fattaccio.” Propone lui, avvicinandosi quindi alle scale. D’accordissimo, lo seguo di buon grado. Figurarsi se rischio nuovamente di rimanere bloccata in quella fottuta scatola.
“Che ci fai tu qui?” chiedo, giusto per fare conversazione e non ritrovarmi in silenzio.
“Stamattina mi è arrivato un messaggio di Simon che mi invitava a pranzo. C’è qualche evento importante?” la sua voce ha un’intonazione leggermente perplessa. Più o meno come la mia espressione facciale: perché diavolo Simon ha invitato anche lui? Che c’entra? Forse per far compagnia a Samuele..
“Una scommessa. Ieri sera abbiamo inavvertitamente provocato Simon. Se fosse riusciuto a portarsi a letto qualcuna, vinceva e andavamo tutti a pranzo da lui.” Spiego, cominciando la seconda rampa di scale.
“Quindi ha vinto.”
“Eh, sì.”
“E che senso ha invitarvi a pranzo? Che ci guadagna?” domanda, giustamente.
“Lui non guadagna niente, noi ci perdiamo. Non siamo un gruppo mattiniero, esclusi lui e Roberto, per cui non abbiamo potuto dormire a oltranza, come avremmo fatto in una qualunque altra domenica. E questo è un punto per lui. Inoltre, cucina da fare schifo. Ha usato questa sua incapacità contro di noi, incredibile.” Borbotto, infine.
“Beh, è stato scaltro.” Commenta, pensieroso “Però che c’entro io? Mi tocca intossicarmi per una scommessa che manco ho fatto!”
“Ma vallo a capire..”
Cade il silenzio, così mi concentro sui nostri passi. Sì, beh, ok, sono un po’ strana con Filippo, effettivamente, e la mia stranezza è dovuta proprio al fatto che con lui mi sento tranquillissima e a mio agio. Finché chiacchieriamo come abbiamo fatto adesso, perlomeno. Immagino che se si mettesse a fare uno spogliarello dal niente tanto a mio agio non mi sentirei, pur godendo della visione.
Ecco, mi sono fatta l’esempio peggiore. Mi ritrovo ad arrossire come un’imbecille.
“Eleonora.” Mi chiama. Sussulto e lo guardo con gli occhi sbarrati, come se mi avesse colta sul fatto. Cazzo, Elle, stai tranquilla, non legge nel pensiero. Lui aggrotta la fronte fissandomi “..Che ti prende?”
“A chi? A me? Niente! No, stavo pensando. Dimmi, che volevi?” dovrei scrivere un libro. Si chiamerebbe ‘Come passare da deficienti in pochi semplici mosse’. Lui lascia immediatamente perdere, per mia fortuna, ed assume un’espressione così seria da preoccuparmi “Come l’hai presa?”
Lo fisso, tanto intensamente che rischio di inciampare sull’ultimo scalino “Come ho preso cosa, scusa?” è successo qualcosa che non so? Dannazione, questo mi fa preoccupare! Sospira, mettendomi ancora più ansia.
“Intendo.. Questa storia.” Si appoggia alla parete, non suonando neanche il campanello. Deglutisco.
“Quale storia?”
“Questa.” Replica, facendo spallucce.
“Filippo, se magari mi rispondi in modo esauriente potrei anche capire.” Replico, nervosa.
Lui abbassa la testa, facendo cadere qualche ciuffo castano sul suo viso. Torna nella stessa posizione di prima ed alza un braccio, per risistemarli. Quei cazzo di capelli sono ipnotici, più degli occhi. Nel momento in cui li guardo non riesco a distogliere la mia attenzione. Mi faccio forza e torno al suo viso, quasi sofferente. E’ troppo espressivo, oggi. Mi sto preoccupando.
“Questa di Simon.”
“Simon cosa? Che ha fatto Simon? Ti ha scritto qualcosa nel messaggio? E’ successo qualcosa?”
“No, no, non intendo questo.” Scuote anche il capo, il bastardo. Parla, per l’amor di Dio.
“E che intendi?” quasi non sembra più una domanda, dal tono che utilizzo.
“Questa cosa che si è portato una ragazza a letto. Non dev’essere facile per te. Posso vagamente capire quello che hai provato quando l’hai visto andare via con quella..”
“Ma a me non importa un fico secco se..” mi blocco, ragionando sulle sue parole. Quando inizio a vedere un ghigno dipingersi sulle sue labbra, serro le mie e mi giro verso la porta, suonando il campanello “Sei solo un idiota. Ed io che mi sono preoccupata. Volevi solo prendermi in giro. Beh, complimenti, ci sei riuscito, ti sei divertito. Adesso potresti finirla con ‘sta storia che mi interessa Simon? Non è vero! Te lo sei inventato tu.”
Lo sento sghignazzare alle mie spalle “Sei troppo divertente, scusa.”
“Grazie.” Replico, secca.
“Prego.”
Si apre la porta in quel momento. Davanti a noi Samuele, pimpante e allegro. Evidentemente non è alzato da poco. Ci fa entrare, commentando il fatto che per la seconda volta siamo arrivati insieme e facendomi arrossire a questa constatazione, poi ci fa accomodare sul divano. Non prima di aver rubato il pacchetto della pasticceria che gli ha portato il suo amico che a me tutto pare tranne che una statua. Sembra che mi abbia presa in simpatia, con me sorride e scherza pure troppo, lo stronzo!
“Simon mi ha lasciato un biglietto per dirmi del pranzo di oggi. Non penso la ragazza se ne sia andata, ancora. Nel caso venisse fuori, diremo che sei venuta per me. Insomma, va bene che comunque è stata l’avventura di una notte, ma non credo che sarebbe carino nei suoi confronti che una ragazza cerchi il suo amante. E’ pur sempre una donna.” Dice  tranquillo, buttandosi pure lui a sedere.
“Eccolo il principe azzurro..”
“Non rompere, ho ragione.” Zitta subito il suo amico, sventolando il cornetto e portandoselo alle labbra per affondarci i denti.
“Non ho detto il contrario.” E dopo queste parole di Filippo, il silenzio.
Fino a quando non cominciamo a sentire dei rumori molto simili a dei gemiti –e anche piuttosto sentiti-, tanto da sembrare proiettati nella location di un film porno. I miei occhi, prima puntati placidamente sulla televisione spenta, si spalancano. Sento chiaramente Samuele smettere di masticare e, dopo qualche secondo, ingoiare a fatica il boccone. Dalla statua, nessuna reazione.
“Oh mio Dio.” Mormora il padrone di casa.
“Cristo, no. Questo no.” Mi lamento io, coprendomi il viso con le mani.
“Penso che scoppierò a ridere.” Se ne esce invece Filippo, come se stesse davvero valutando l’idea di piegarsi in due ma senza il minimo divertimento nella voce.
I minuti che seguono, sembrano infiniti. Giuro di non aver mai augurato a nessuno di avere una prestazione sessuale scarsa, tantomeno ad un amico, ma adesso.. Adesso non posso che sperare che finisca presto. Dannazione, non vedrò mai più Simon con gli stessi occhi, dopo oggi. Non riesco neanche a guardare gli altri due ragazzi, che stanno subendo questa situazione insieme a me. Non dico e non faccio niente, mi limito a stringere un cuscino tra le braccia e affondarci il viso, emergendo ogni tanto, illudendomi che finirà proprio in quel momento, come un brutto sogno.
Samuele sta ancora mangiando la sua colazione, con una lentezza disumana. Qualche morso accompagnato dalla sua espressione disgustata.
Filippo gioca col cellulare ad Angry Birds, a giudicare dai suoni.
Ma io dico.. Un mio amico sta copulando tranquillamente in un’altra stanza, pure rumorosamente, e tu giochi al cellulare? Proprio lui sbuffa. Tiro su la testa e lo guardo male. A quanto pare si sente osservato, allora ricambia il mio sguardo. Lui indifferente, io scazzata e pure rossa per l’imbarazzo. Alza un sopracciglio, mi porge il suo cellulare “Vuoi giocare tu?”
Continuo a guardarlo.
E lui continua a guardare me, tranquillamente.
“No, grazie.”
“Guarda che ti distrai.” Insiste, avvicinando ancora di più il cellulare.
“Non mi va.”
Aaaaaaaahhh, sììì!
“Ok, dammi quell’affare.” Afferro, forse con troppa aggressività, l’oggetto che mi viene porto da quest’essere impermeabile. Comincio a giocare, il cuscino rigorosamente stretto al petto e le gambe incrociate sul divano. Prendo la mira, lancio. Ha, preso, maiale bastardo. Ghigno e continuo a tirare volatili su prosciutti ancora vivi, estraniandomi da tutto il resto.
“No, guarda, qui faresti meglio a cercare di buttar giù le spranghe di ferro.” Sussulto nel sentire la voce di Filippo così vicina al mio orecchio. Lo guardo, gli occhi sgranati, l’espressione da pesce lesso. Quando si è avvicinato? Sbatto un po’ le palpebre, osservo lo schermo, poi annuisco.
“Sì, giusto.” Mormoro. Questo gioco è una fottuta droga.
“Abbassa un po’..” dice, facendo anche un gesto con la mano, come se non sapessi cosa voglia dire abbassare.
“Quanto, così?”
“No, così è troppo.”
“Così?”
“Prova.”
“Oh, ciao! Siete qui da molto?” stavolta, sia io che Filippo saltiamo sul posto. Il dito mi scivola dallo schermo, facendo schiantare il povero uccellino su una collinetta. Guardo malissimo Simon, soddisfatto e pure semi-nudo, appoggiato sullo stipite della porta.
“Vaffanculo.” Dico.
“Che sei gelosa?” ridacchia lui, inclinando la testa.
“Ma figurati. Mi hai fatto schiattare il volatile.”
“Lei dov’è?” chiede Filippo, guardando il corridoio vuoto con curiosità. Giusto, lei dov’è?
“E’ andata via dieci minuti fa.” Scrolla le spalle.
“E che ci fai semi-nudo?”
“E Samuele dov’è finito?”
“Sono semi-nudo perché mi sono appena fatto una doccia. Samuele è in cucina a bere. Elle, quante volte ti ho detto di non giocare ad Angry Birds? Ti fleshi, sei sensibile ai videogiochi.” Risponde ad entrambi il biondo. Boccheggio qualche secondo, offesa, poi assottiglio lo sguardo.
“E’ colpa tua. E poi ho trovato un compagno di giochi.” Borbotto.
Simon sorride, annuendo “Sì, ho visto. Dai, vado a vestirmi, a momenti arrivano gli altri e ancora devo mettermi a cucinare.”
“Che disgrazia. Perché, che ore sono?”
“Mezzogiorno.”
“Di già?”
“Io te l’ho detto che ti fleshi.” 
 
Incredibile ma vero: è passata un’ora da quando abbiamo finito di nutrirci, e ancora siamo vivi e vegeti, contro ogni aspettativa. Simon ha passato buona parte del pranzo rinfacciandoci la nostra perdita e ricordandoci delle condizioni prestabilite. Ci aspetta una settimana di servitù. Emozionante, non è vero?
Ovviamente non ha mancato di raccontarci la bellissima nottata trascorsa con Vanessa, la rossa che si è portato a letto. Ovviamente, io, Samuele e Filippo abbiamo parlato agli altri di quel lasso di tempo imbarazzante in cui abbiamo avuto la certezza che sì, Simon si è davvero fatto la ragazza e non le ha dato solo l’alloggio per una notte. Marco e Manuela mi hanno presa per il culo per un bel po’ di minuti, non appena sono venuti a conoscenza della scena tragi-comica, ma per fortuna l’argomento è caduto e ci siamo ritrovati a discutere di cose non riguardanti sesso e derivati.
“T’ho detto che quest’anno vince la Juventus.”
“Sì, tua mamma.”
Un po’ di calcio ci sta sempre bene, a quanto pare. Come d’abitudine, alla parola goal, noi ragazze ci alziamo e andiamo ad accomodarci sul divano per chiacchierare di cose che ci interessano.
“Ammazza quant’è figo Filippo oggi.” Mormora Manuela, guardandolo senza preoccuparsi minimamente d’esser vista. Sia io che Ginevra scuotiamo la testa divertite, poi attiriamo la sua attenzione. Se noi non fossimo così prudenti, tutti i ragazzi scoprirebbero di esser fissati insistentemente da lei.
“Ma tu non eri nel team Samuele?” chiede la bionda, confusa.
“Sì sì, ma c’è una regola che dice ‘E’ permesso apprezzare altri ragazzi all’infuori di lui’.” Afferma, convinta.
“Beh, allora sei salva.” Dico, annuendo.
“A proposito di Filippo..” Ginevra abbassa notevolmente la voce e si sporge, in modo da confabulare meglio “Ma lui che ci fa qui?”
“Dice che ha ricevuto stamattina un messaggio di Simon dove lo invitava a pranzo. Anche lui non sa il motivo. Pensavo di chiederglielo, dopo.. A Simon, intendo.” Rispondo io.
“Io lo so perché l’ha invitato. Cioè, lo immagino.” Dice Manuela, saccente.
“E’ quello che penso?” chiede Gin, con sguardo complice e malizioso allo stesso tempo.
“Credo proprio di sì.”
“No, ferme.. Pensate che Simon faccia parte del team Filippo? E’ bisex?!” Lo shock è tanto. Se a me dicono etero, mi viene in mente Simon! Come può essere?
“Ma no, scema.” Ride Manuela.
“No, lui fa parte di un altro team. Si chiama Filinora.” Dice Ginevra, sorridendo soddisfatta.
Filinora.” Ripeto “Starebbe per..?”
“Filippo ed Eleonora.”
“Ma è orribile. Non c’è una variante?”
“Penso venga Eleppo. Eleppo mi pare un tipo d’albero, quindi.. Preferisco Filinora.” Questa ovviamente è la castana.
“Che schifo.” Dico, facendo una smorfia “Oltre ad essere una cosa assurda, ha pure un nome indecente.”
“Una cosa assurda?”
“A me non piace, io non piaccio a lui. E’ assurda.”
“Che c’entra, scusa? Sai quante relationship assurde esistono? E poi non sempre sono intese come relazioni amorose. Quindi, Elle.. C’hai la coda di paglia.” Afferma la bionda, tornando in posizione eretta. Spalanco gli occhi, la scruto. Non può dire sul serio.
“Sono d’accordo.” E Manuela la imita.
“Facciamo che.. Facciamo che vi assecondo.”
“Sappi che io abbandono il team Samuele per entrare nel team Filinora.”
“Io già ne faccio parte.”
“Voi siete delle brutte persone.” Borbotto.
 
E a quanto pare, Ginevra e Manuela avevano ragione. Simon, non appena abbiamo avuto modo parlare in privato, mi ha spiegato che ha invitato Filippo per facilitare la riuscita del nostro matrimonio, deciso da lui. Mi ha detto anche che sono fortunata, perché ha deciso di non affrettare le cose –lui, eh- obbligandomi a baciarlo. Se non capite il senso di questa affermazione, ricordate: la scommessa.
Sono uscita da quel palazzo domandandomi perché avessi così tanti amici che tramassero alle mie spalle con così tanta tranquillità, o che semplicemente dicessero cazzate come “Chissà quante fan fiction Filinora nasceranno!” oppure “Già vedo le fan art.”
Ma per piacere! Manco il nome del team è figo!
Filinora. E’ veramente orribile. Penso sia il mix di nomi più brutto che abbia mai sentito.
“Filinora.” Sussurro. No, fa proprio schifo. C’ho provato.
Scuoto la testa, raggiungendo il motorino. Meglio non pensarci. Piuttosto, dovrei iniziare a pensare a cosa fare Sabato prossimo, visto che devo tenere occupata Ginevra per un pomeriggio senza che contatti Roberto. Sono troppo emozionata all’idea della festa a sorpresa, forse perché è la prima in cui ricopro il ruolo di intrattenitrice.
Oh sì, sarà interessante.
 
 


Appunti sul capitolo:
Che c’è da dire? Il gioco di Angry Birds penso lo conosciate in molti, se non tutti, quindi evito di parlarne.
Riguardo alla scena imbarazzante.. Non ha senso. E’ uscita dalla mia testa così, a caso, e ho provato ad immedesimarmi, pensando comunque che è una scena alquanto.. Improbabile.
Fino a quando Lunedì, durante il tema di italiano, qualcuno ha iniziato a fare versi alla “Simon che copula con una ragazza” da non so dove. Quindi sì, è possibile. Che sia un rapporto vero o finto, non importa. Capita.
 
E con questo capitolo, diamo pure il via al tutto. (?)
Come prima cosa, prendono il via i nomi mixati. Qui abbiamo il Filinora, il primo ad esser nominato. *l’autrice ride come una pazza perché è contenta non si sa per cosa*
A parte le stronzate, mi farebbe davvero molto piacere, come al solito, se mi faceste sapere cosa ne pensate di tutto quello che ho scritto, se vi ho fatto ridere, se non vi ho annoiato etc. :)
 
A tal proposito, ringrazio chi continua a recensire (anche chi dà del gay a tutti i miei personaggi etero, tipo una certa Ashini), chi legge in silenzio, chi segue, preferisce e ricorda.
Love ya.
 
Vorrei ricordarvi che se avete qualche domanda, di qualsiasi genere, sono disponibile sia qui su EFP che su Twitter o sul mio personal blog. u_u I link di quest’ultimi:
Twitter _ Blog
 
A questo punto, vorrei dire un paio di cose..
1- Auguri al presta-volto di Roberto: Matt Bomer. Ti amo. Anche se tu sei gay per davvero.
2- Evviva Vampire Diaries! Stasera in America esce finalmente il primo episodio della quarta stagione. *-*
 
Now, posso salutarvi.
Un bacione, ci vediamo la prossima volta (16 Ottobre) con un capitolo molto “celebrativo”. Chi si ricorda cosa succede prossimamente, è bravo. Complimenti! *-*
 
Maricuz
   
 
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