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Autore: pk82    23/04/2007    3 recensioni
«Expelliarmus» La bacchetta volò lontano mentre il suo padrone si accasciò dolorante e sfinito al suolo. Alzò la testa per incrociare lo sguardo del suo nemico e sibilò: «Maledetto» «Stavolta è davvero finita… Avada Kedavra». Il settimo libro di Harry Potter secondo me. P.S. se vi avanzano cinque minuti mi farebbe piacere che recensiste, grazie. P.P.S: QUALCUNO MI HA DETTO CHE IL CAPITOLO 13 NON SI LEGGE. hO PROVATO A RIPOSTARLO. SPERO CHE ORA RIUSCIATE A LEGGERLO.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16 – Scoperte

Capitolo 16 – Scoperte

La sera precedente.

Era quasi mezzanotte quando quattro figure incappucciate apparvero al limitare di un bosco. Le informazioni che avevano ricevute erano chiare: colui che stavano cercando era rifugiato in una piccola casetta di legno ai bordi di quel bosco, isolato dalla cittadina a nord.

Le quattro figure, dopo aver controllato attentamente i dintorni, avvistando solo una civetta che spiccando il volo da un ramo fece cadere a terra una certa quantità di neve, si incamminarono silenziosamente verso la costruzione di legno, aiutati dal tappeto di neve che attutiva il suono dei loro passi.

La figura a capo del gruppo alzò il braccio, facendo segno agli altri di fermarsi; aveva notato dalla finestra una debole luce. Era senza dubbio opera di una candela, dato che era improbabile che in quel posto ci fosse corrente elettrica. Un sorriso untuoso apparve sul suo volto. Si avvicinò alla porta e, sorprendendo i suoi tre compagni, bussò.

«Avanti» fece una voce all’interno.

L’interno della casa era spartana: un letto, un vecchio armadio, il camino che bruciava per scaldare. La candela che aveva visto dalla finestra era appoggiata ad un tavolo, sul quale erano presenti anche alcuni fogli di pergamena. Sulla sedia era seduto un uomo che dava le spalle all’ingresso, ma non parve turbato dalle nuove presenze nella stanza.

«E’ da tanto che non ci vediamo… Severus» disse tranquillamente l’uomo seduto.

Piton abbassò il cappuccio e avanzò nella stanza, lasciando libero accesso ad un secondo Mangiamorte che si richiuse la porta alle spalle, mentre gli altri due restavano fuori.

«Quanto tempo è passato?» chiese di nuovo l’uomo voltandosi: era magro, con i capelli scuri che gli coprivano la fronte, mentre la barba incolta e nera gli copriva le guance. Un lungo mantello nero, molto simile a quello che utilizzano i Mangiamorte, gli arrivava fino alle caviglie.

«Non hai una bella cera» disse Piton.

«Prova tu a nasconderti per tutto questo tempo da Lui, cercando di non farti scoprire e spostandoti continuamente, poi vediamo come ti senti».

Un sorriso apparve sul volto di Piton:

«Devo dire che sei stato una sorpresa: nemmeno il Signore Oscuro credeva che tu fossi ancora in circolazione. E dopo tutto questo tempo scopriamo che sei vivo e vegeto».

Il sorriso di Piton scomparve, lasciando un’espressione molto più seria: «Immagino che tu sappia perché sono qui»

L’uomo si alzò dalla sedia; il Mangiamorte che si trovava ancora alle spalle di Piton fece un passo avanti con la bacchetta alzata, ma il vecchio professore di Pozioni e di Difesa contro le Arti Oscure gli fece segno di restare fermo.

«Perché credi che ti abbia aspettato alzato?»

«Sai» riprese Piton, sfoderando di nuovo il suo ghigno, «avrai anche un carattere molto diverso da tuo fratello, ma hai la sua stessa arroganza»

Ora anche l’uomo sorrideva:

«Tu, invece, sei ancora il Suo fedele cagnolino, vero? E mi stupisco che abbia mandato addirittura te a finire il compito dei tuoi “colleghi”. Pensavo che saresti rimasto ancora al sicuro sotto il Suo mantello, tra i tuoi alambicchi»

Il sorriso sparì dal volto di Piton mentre prendeva anche lui la bacchetta e la puntava contro l’uomo di fronte a sé:

«Un ultimo desiderio?»

L’uomo fece un sorriso stanco e scosse la testa prima di allargare le braccia e parlare:

«Addio… Severus»

Piton mosse la bacchetta mentre pronunciava l’incantesimo:

«Avada Kedavra»

La luce verde della maledizione illuminò la stanza prima che il corpo senza vita cadeva a terra.

«Addio… Black»

# # #

Atterrarono dentro quella che sembrava un bosco. A giudicare dalla foschia che aleggiava tra gli alberi e dalla pallida luce del sole che cominciava a intravedersi tra le foglie dovevano essere le prime ore della mattina.

«Dove siamo?» chiese Ron.

«Non lo so. Purtroppo non vedo cartelli stradali qui intorno» disse con ironia Ginny.

«Ma quanto sei spiritosa»

«Mai quanto te»

«Spiegami ancora perché ti abbiamo lasciato il permesso di venire con noi» disse Ron incrociando le braccia.

«Il permesso?»

«FINITELA!»

I due Weasley si voltarono verso l’altra ragazza del gruppo.

«Non è il momento di litigare. E se non la smettete vi lasciamo qui» disse Hermione accennando con la testa alle sue spalle; Harry e Max stavano già camminando seguendo un sentiero tra gli alberi.

Senza perdere altro tempo Hermione e i due Weasley li raggiunsero di corsa. Harry e Max erano stati i primi ad accorgersi di due figure che erano ferme una di fronte all’altra e che si stavano puntando a vicenda le bacchette.

«E’ inutile che tenti di resistere» disse la figura alla loro sinistra. Aveva un lungo mantello addosso e il capo nascosto dal cappuccio; la maschera argentea gli copriva il viso. L’altro uomo, vestito uguale, non disse niente, limitandosi a stringere ancora di più la bacchetta.

«Sono… Mangiamorte» disse Hermione.

«Perché due Mangiamorte dovrebbero battersi tra loro?» chiese Ginny.

«Credo che lo scopriremo presto» disse Max.

Tutti i ragazzi riportarono la loro attenzione sui due Mangiamorte che si stavano ancora squadrando.

«Perché non ti arrendi? Soffriresti di meno» disse il primo Mangiamorte.

«Non dovresti sopravvalutarti così tanto, Taylor. Sai benissimo che non sei in grado di battermi»

«Devo ammettere che ci hai sorpreso: ti sei finto un codardo per acquisire più informazioni possibili da usare contro il Signore Oscuro. Hai fatto credere a tutti che i Suoi ideali fossero anche i tuoi, per poi tradirci»

«Ho fatto solo quello che ritenevo giusto» rispose l’altro, «all’inizio credevo che avrebbe creato un posto migliore, ma mi sono accorto che avevo a che fare con un pazzo furioso che non avrebbe avuto la minima esitazione ad ucciderci tutti se questo servisse ai suoi scopi».

«Il Signore Oscuro vuole solo eliminare la feccia da questo mondo, eliminando tutti coloro che non sono degni di vivere» disse Taylor.

L’altro Mangiamorte rise di gusto:

«Sei al servizio del più grande ipocrita del mondo, visto che anche lui è un Mezzosangue»

Harry, come gli altri, era rimasto in silenzio durante la conversazione dei due. Cercava di ascoltare attentamente cosa si dicevano, non riuscendo ancora a capire in che modo quel ricordo avrebbe potuto aiutarli nella loro ricerca.

Erano ancora tutti concentrati ad ascoltare le loro parole che non si accorsero di un’altra figura che si stava avvicinando alle loro spalle; a quanto pare neanche Taylor se n’era accorto, perché quando la figura, che assomigliava molto ad un cavallo, gli andò incontro, fece appena in tempo a scansarsi, non riuscendo ad evitare però l’incantesimo lanciatogli dall’altro Mangiamorte.

La figura che aveva caricato Taylor ricomparve alle sue spalle; dove doveva esserci la testa del cavallo vi era il torso nudo di un uomo: un centauro. I capelli e la barba erano grigi, così come il pelo.

Taylor era stato legato a terra da funi invisibili e stava guardando con odio l’altro uomo che si stava avvicinando a lui con ancora la bacchetta puntata.

«Grazie, Proteo» disse questo al centauro.

«Te l’avevo detto che era pericoloso, Regulus» rispose questo

«Non hai comunque nessuna possibilità di salvarti… Black» disse con astio Taylor.

Harry non poteva credere alle proprie orecchie: Regulus Black? Il fratello di Sirius? Anche Ron, Hermione e Ginny erano rimasti scioccati nell’udire il nome dell’uomo.

Regulus Black si tolse la maschera e il cappuccio del mantello dalla testa, rivelando la sua somiglianza con Sirius: gli stessi capelli, solo un po’ più corti, gli stessi occhi scuri, la stessa espressione. Si avvicinò ancora all’uomo legato fino a fermarsi a meno di un metro dal Mangiamorte legato.

«Io credo invece di averne parecchie… Stupeficium»

Il raggio rosso colpì Taylor in pieno petto, facendogli perdere immediatamente i sensi.

«Devi fare in fretta» disse il centauro a Regulus, «ho visto altri uomini con un lungo mantello nero avvicinarsi»

«E’ esattamente quello che volevo» rispose Regulus.

Una volta messa via la bacchetta, Black prese da una tasca dentro il mantello una fiaschetta; si strappò alcuni capelli e li infilò al suo interno. Si avvicinò al corpo privo di sensi di Taylor e gli fece bere a forza il suo contenuto. Nel giro di pochi secondi il volto di Taylor si trasformò in una perfetta copia di Regulus.

«Ha utilizzato la Pozione Polisucco» disse Hermione agli altri.

«Ma perché?» chiese Ron.

La risposta arrivò quando sentì alcune voci arrivare da dietro; altri tre Mangiamorte stavano avanzando velocemente nella loro direzione. Harry si voltò nuovamente verso il fratello di Sirius che si era nascosto appena in tempo dietro alcuni alberi assieme al centauro, ma non prima di aver trasfigurato un masso vicino al finto Regulus in una perfetta copia di Taylor. Harry si accorse che Taylor stava riprendendo conoscenza proprio nel momento stesso in cui i tre Mangiamorte arrivarono di fronte a lui.

«Credevi davvero di riuscire a scappare?» chiese perfidamente il Mangiamorte in testa.

«Di cosa stai parlando?» chiese Taylor confuso.

«Ormai sei arrivato al capolinea» disse ancora il Mangiamorte più vicino puntandogli contro la bacchetta.

«NO! ASPETT…» ma non fece in tempo.

«Avada Kedavra»

Negli occhi di Taylor c’era sorpresa e terrore.

Il Mangiamorte che aveva lanciato l’anatema si avvicinò con un ghigno che si mostrava da sotto la sua maschera.

«Non avresti dovuto tradire il Signore Oscuro»

«E’ riuscito ad uccidere Taylor» disse un secondo Mangiamorte.

«Poco male… non l’ho mai sopportato. Possiamo andare» disse il terzo Mangiamorte e subito dopo si smaterializzarono.

Harry cercò di nuovo con lo sguardo il fratello di Sirius, che stava venendo fuori da dietro gli alberi che gli avevano fornito riparo.

«Sei sicuro di quello che stai facendo?» chiese il centauro.

«Si» rispose sospirando, «si ne sono sicuro. L’unico mio rimpianto è quello di non poter dire niente a nessuno per il momento, nemmeno a mio fratello Sirius, anche se non sono sicuro che mi crederebbe».

Il centauro lo guardò interrogativo.

«Lui non ha mai digerito il fatto che mi sia unito al Suo esercito di Mangiamorte. Non ha mai perdonato il comportamento dei nostri genitori, e non ha mai perdonato me per la mia decisione. Non pretendo il suo perdono. So che ho compiuto azioni tremende. E’ per questo che ho cercato un modo per poter uccidere Voldemort, e credo di averlo trovato»

Regulus si voltò a guardare in faccia il centauro.

«Hai fatto ciò che ti ho chiesto? Hai nascosto il medaglione?»

«Si. Ho fatto come mi hai detto. Nel bosco non riuscirà mai a trovarlo» fece un passo avanti verso Regulus. «E con questo il mio debito è saldato»

Regulus fece un sorriso riconoscente e gli tese la mano: «Grazie tante per il tuo aiuto, Proteo»

«Buona fortuna, Regulus. E addio» Detto questo il centauro diede le spalle all’uomo e si allontanò. Regulus tirò fuori dalla tasca interna del mantello una seconda fiaschetta.

«Addio, Regulus Black» disse un attimo prima di berne il contenuto; a poco a poco il viso cambiò. I corti capelli neri fecero posti ad altri più lunghi e argentei; gli occhi diventarono da neri a marroni, mentre i segni dell’invecchiamento apparvero sulle mani e sul viso.

«Benvenuto, dottor Brown»

Harry e gli altri ebbero appena il tempo di rendersi conto di quello che avevano visto che si fece tutto buio, prima di essere catapultati di nuovo nell’ufficio della preside.

«Che cosa avete visto? Cosa è successo?» chiese la McGranitt, preoccupata dalle espressione scioccate dei quattro ragazzi. Max sembrava l’unico a cui la notizia appena sentita non aveva fatto troppo effetto.

«Credo che sarebbe meglio che si riposassero» disse il ragazzo alla professoressa. «Se non le dispiace rimarremo qui per questa notte. Domani dovremo fare una gita nella Foresta Proibita».

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Mi dispiace per il ritardo, ma non riuscivo proprio a concludere il capitolo. Spero che almeno sia venuto bene.

Purtroppo credo che ci vorrà del tempo per il prossimo aggiornamento dato che il prossimo capitolo devo ancora cominciare a scriverlo.

Ripeto, mi dispiace per questo ritardo e per i successivi. Cercherò di impegnarmi per non lasciare incompiuta la storia che vedo comunque che continua a piacervi, altrimenti non continuereste a leggerla.

Grazie per i commenti e alla prossima.

  
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