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Autore: Wildheart    23/04/2007    4 recensioni
Bulma e Vegeta. Solo una come lei, poteva domare il principe dei Saiyan. Ma se il passato minacciasse la parte umana che Bulma ha faticato tanto a tirar fuori in lui? e se la Terra fosse nuovamente sull'orlo della distruzione e il nemico non fosse pericoloso soltanto per la sua forza bruta ma soprattutto per quello che potrebbe scatenare nel cuore oscuro di un "certo" guerriero? Bulma, Trunks e Vegeta, una famiglia fuori dagli schemi, ma pur sempre una famiglia. Ciò che il Principe dei Saiyan non aveva mai pensato di avere, perché il destino dei Saiyan...ma infondo, qual è il destino di un Saiyan?
Genere: Romantico, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ancora una volta domando scusa per il ritardo inconcepibile ^^’ ci sono stati problemi, soprattutto con il mio compu (Sono stata vicino a prenderlo seriamente a calci) Ma ora ci siamo

Ancora una volta domando scusa per il ritardo inconcepibile ^^’ ci sono stati problemi, soprattutto con il mio compu (Sono stata vicino a prenderlo seriamente a calci) Ma ora ci siamo. Epilogo. Mi dispiace, di solito io mantengo sempre le promesse… :(

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Il Destino di un Saiyan

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EPILOGO

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Rose nascenti di sangue bagnate,

mille le spine di rugiada solcate…

spiana la strada alla rotta tortuosa,

sotto le spine, l’amore è delicato… come una rosa.

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Bulma era intenta a preparare la colazione, con sguardo distante e aria assorta in pensieri lontani e dal sapore malinconico.

Il giorno precedente, quando erano tornati a casa, Vegeta aveva adagiato delicatamente Trunks nel suo letto e si era allontanato. Era andato a farsi una doccia, Bulma lo sapeva: ormai conosceva ciò che turbava di più suo marito. Non la battaglia, non le ferite che aveva inferto e ricevuto, era il “dopo-battaglia” che lo rendeva più suscettibile e nervoso. Non durava mai tanto: al massimo una mezza giornata, e sapeva che la doccia aiutava molto il Saiyan a riacquistare il controllo. A Vegeta piaceva che l’acqua calda facesse scivolare via il sangue e lo sporco del combattimento, e con esso, anche i pensieri.

Ma stavolta non poteva bastare un semplice getto d’acqua. Il nemico che il principe dei Saiyan aveva affrontato non era fatto solo di carne e sangue. Vegeta aveva affrontato il suo passato, aveva fatto conti con la sua più nera oscurità, con le scelte che aveva fatto e con quello che era stata la sua vita, prima di incontrarla. Bulma non avrebbe mai saputo niente riguardo a questo argomento, Vegeta non le avrebbe mai fatto il lungo racconto del leggendario “Principe Sanguinario”, era un capitolo chiuso della sua vita che non voleva più riaprire. Ma in qualche modo, le ombre non affrontate raggiungono sempre il loro destinatario. Sempre.

A quanto pareva la situazione si era risolta per il meglio: dopo esser venuta a conoscenza del problema che si era creato a causa della prima apparizione di Trunks nel passato, Bulma aveva capito tutto, o almeno aveva fatto delle supposizioni più che attendibili. Evidentemente, Vegeta e il suo gemello malvagio erano entrati in connessione e questo aveva generato una breccia spazio temporale, che si era allargata del tutto, grazie al tocco dei Trunks di due epoche differenti.

Ma non era quello ciò che la tormentava, dal momento che Nappa e Vegeta dovevano essere tornati indietro senza ricordi, visto che anche il piccolo Trunks non si ricordava niente di quell’avventura, a parte due profondi occhi blu e un sorriso rassicurante. Ciò che divorava la curiosità della donna era riguardo a ciò che avevano visto i due Saiyan quando erano entrati in connessione.

Quando erano tornati a casa, Bulma era rimasta al fianco del figlio per vegliarlo, anche se non era niente di grave: probabilmente era svenuto per la spossatezza della battaglia e della settimana che aveva appena trascorso. Il respiro e il battito erano regolari e non c’erano segni di ferite o brutti colpi.

Suo figlio stava bene.

Ma lo stesso non si poteva dire di Vegeta.

Dopo aver fatto la doccia era uscito senza rivolgere parola a nessuno. Si era incamminato senza meta e aveva vagato, senza tornare né a pranzo, né a cena.

Quella notte Bulma aveva lasciato la finestra aperta e si era addormentata con la consapevolezza che forse il Saiyan non sarebbe tornato a dormire, ma di sicuro, quando sarebbe stato pronto, avrebbe fatto ritorno.

Fu quasi una sorpresa quando, immersa nel buio impallidito solo dalle stelle, una presenza silenziosa era scivolata attraverso le morbide tende ondeggianti e si era infilata nel letto accanto a lei. Bulma non si era voltata a guardare chi fosse. Lo sapeva. Sapeva di chi erano quella braccia insolitamente gentili, che si erano avvolte attorno alla sua vita con dolce possessione, e sapeva di chi era il calore fuori dall’ordinario di quel corpo, che si era volontariamente avvicinato alla sua schiena per cercarne la presenza e il profumo. Il calore del respiro di Vegeta sul suo collo la fecero sorridere: le era mancato da morire tutto quello. Le era mancata la presenza lontana, silenziosa e burbera di quello scimmione.

Avrebbe voluto che il Saiyan avesse tentato di condividere con lei i pensieri che lo turbavano, gli eventi che lo allontanavano. Ma lui non era mai stato un uomo di tante parole. Aveva sempre preferito l’azione alle grandi orazioni.

E così, con lo sguardo perso nel vuoto e le mani che lavoravano in maniera autonoma sul piano da lavoro della cucina, Bulma sospirò, ripensando alla notte appena trascorsa con Vegeta. Ma la sua mente fu riportata alla realtà quando sentì una presa d’acciaio, decisa ma dolce, afferrarla per la spalla. La donna alzò la testa e fece per voltarsi, ma Vegeta aveva già fatto scorrere le mano sui suoi fianchi e l’aveva cinta da dietro, schiacciandola tra il piano da lavoro e il suo corpo da guerriero.

Bulma sorrise: quella era decisamente una mattinata insolita.

Il Saiyan avvicinò il suo viso a quello di lei e rimase con la punta del naso bloccata nell’incavo del suo collo.

Una settimana decisamente fuori dagli schemi.

Stava assaporando il suo profumo, Bulma lo sentiva. Vegeta stava catturando il profumo della sua pelle e si era dimenticato di far sfuggire il solito cipiglio, mentre si chinava a posarle un delicato bacio sul collo.

« Ti amo. »

Due parole. Due leggeri soffi di vento, sussurrati con voce profonda e diretta.

Bulma s’irrigidì sotto il suo contatto, mentre un brivido di emozione le percorreva tutta la lunghezza della schiena. Non l’aveva mai detto…

Non era facile sentirsi dire certe parole dal principe dei Saiyan. La parola “impossibile” forse era la più calzante per quello che era appena accaduto.

Aveva già percepito dal suo ritorno, che Vegeta aveva dentro di sé un enorme vorticare di sensazioni. Aveva sentito come fosse confuso e destabilizzato da tutto quello che il combattimento aveva lasciato nel suo cuore. Ma questo andava ben oltre le sue aspettative.

Mordendosi il labbro inferiore per cercare di non ridere come un’idiota, Bulma riacquistò il controllo, ben intenzionata a non lasciar vedere quanto il comportamento del Principe l’avesse spiazzata.

« Wow! Dovrebbero succederti più spesso queste catastrofi spazio-temporali! » lo prese in giro Bulma.

Vegeta rimase immobile nella sua posizione, le sue labbra andarono a sfiorare l’orecchio di Bulma e aggrottò nuovamente la fronte, mentre le sue parole s’insinuavano nella testa di lei:

« Ti odio, donna. Mi hai fatto diventare un patetico rammollito. »

Bulma sorrise con ironia: « Certo che sei proprio uno scimmione. Prima dici che mi ami, poi mi dichiari il tuo odio accusandomi di qualcosa che hai fatto tutto da solo… ti vedo un po’ indeciso, caro il mio Principe. »

Vegeta alzò la testa con un ringhio frustrato, prese la moglie per i fianchi e la costrinse a voltarsi. Il ghigno di lei si scontrò con l’espressione dura di lui, prima che il Saiyan la schiacciasse sotto il suo peso, chinandosi sulle sue labbra in maniera selvaggia.

Dopo un momento di stupore, Bulma abbracciò Vegeta, facendo scivolare le braccia attorno al suo collo e lasciando che per una volta avesse la meglio su di lei. In effetti era solo quello il modo per mettere fine ai loro continui battibecchi. In quei momenti sembrava quasi volerle dimostrare che era sua. Solo sua, e che tollerava i suoi isterismi solo perché era un Saiyan molto paziente.

« Papà! Mamma! »

Vegeta si staccò subito dalle morbide labbra di Bulma, non appena udì la voce di Trunks avvicinarsi alla cucina, ma non fu abbastanza veloce da liberarsi dalle braccia della moglie avvinghiate attorno al suo collo. Per fortuna, Trunks non notò niente, entusiasta com’era nel saltellare in maniera snervante e con un sorriso a cinquantasei denti. Bulma sentì la mani del marito far forza per allentare la presa dal suo collo e fu costretta a liberarlo, guardandolo mentre faceva un passo indietro.

« Gohan mi ha chiesto di passare il fine settimana da lui… Posso? » Trunks si era fermato in mezzo ai genitori e guardava la madre, con gli occhi che sembravano quelli di un cucciolo bagnato che ha bisogno d’affetto.

Bulma sorrise e passò lo sguardo su Vegeta, allungando una mano per accarezzare la sua guancia con le punta delle dita, sfoderando un sorriso furbo. « Chiedi a tuo padre. »

Il bambino si voltò a guardare il genitore, stavolta la sua espressione era più preoccupata che altro.

Vegeta si ritrasse con un ruggito scorbutico dalla mano della moglie e voltò la testa da un'altra parte: « Cosa vuoi che me ne importi… fai come ti pare… basta che fai vedere al quel moccioso chi dei due è il vero Super-Saiyan. » aggiunse con una punta di orgoglio malcelato.

« EVVIVAAA! »

L’uomo s’incamminò per lasciare la stanza, ma prima di uscire si fermò sulla porta: « E tu. » si voltò appena con la testa per posare il suo sguardo in quello di Bulma. « Non farci l’abitudine. Non si ripeterà più. »

La donna sorrise guardandolo sparire nel corridoio, mentre Trunks saltellava come un indemoniato, facendo la danza della felicità tutta intorno al tavolo.

« Anch’io ti amo, Vegeta. » disse al vento. Ma sapeva che il Principe dei Saiyan l’aveva sentita.

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FINE (?)

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Intanto, poco distante dai crateri lasciati dal combattimento…

« Doc! Ehi Doc! »

Un uomo di mezza età con i capelli brizzolati lasciati selvaggiamente andare in una improbabile capigliatura in stile ho-messo-le dita-nella-presa-della-corrente, saltò giù da un’auto grigia.

« Doc! Ma dove diavolo siamo finiti? Che cavolo di posto è questo? » Un ragazzetto di bassa statura e dall’aria di chi sa dove cercare i guai si fece schermo sugli occhi con la mano, guardando l’infinita distesa di terra, rocce e crateri che si stendeva davanti a lui. Si voltò verso il compagno di viaggio con aria interrogativa e stralunata, passandosi le dita tra i corti capelli castani.

« Accidenti! » Doc saltò in avanti girando su sé stesso per scrutare meglio il luogo. « Dev’esserci stata un decompressione temporale che ha influito nell’estremità angolare dello spazio, creando una divergenza di grado nell’asse di rotazione terrestre per la lunghezza della meridiana assiale, riscontrando una falla spazio-temporale a ridosso del buco nero spazio-tempo-paralleo. »

« … … … »

« Marty? »

« … … … »

« Ti vedo pallido, stranito… tutto a posto? »

Ci fu un momento di pausa, poi il ragazzò sembrò diventare più alto di almeno mezzo metro: « Tutto a posto??! » Marty prese Doc per il bavero dell’impermeabile: « Mi chiedi se è tutto a posto?!? NO! Affatto! Dove siamo? »

« Beh, contando un possibile sovraccarico nella corrente fulminea, e l’incontro di un buco nero, potremmo essere in una dimensione parallela alla nostra, in un’epoca imprecisata della storia terrestre. »

Marty sentì il suo occhio sinistro pulsare insieme al sangue della mano che teneva a pugno: « E quindi? » Chiese con calma assassina. « Dove siamo? »

Doc sorrise grattandosi la massa di capelli ribelli e dando una scrollata di spalle: « Non lo so. Il plutonio che ho messo nella DeLorean forse non è stato sufficiente a cablare la rotta spazio-tempo. »

Marty sospirò, rassegnato dal comportamento perennemente ottimista dello scienziato pazzo che aveva a come compagno di viaggio, e spossato dal caldo di quel luogo. Aveva bisogno di acqua ma non sembrava aver voglia di piovere, doveva essere piena estate.

« HO TROVATO! »

Marty picchiò una testata sullo sportello della macchina, vedendo Doc correre verso la guida della DeLorean.

« Hai trovato il modo per andarcene da qui? » chiese speranzoso, iniziando a preoccuparsi, quando in mezzo alla sua foto di famiglia era apparso un tappetto dall’aria corrucciata e i capelli neri sparati all’insù, peggio di Doc.

« Ma certo! Basta aspettare un temporale!! »

« … … … »

« Marty? »

……………………………………………….

« MARTYYYYY!! AAAAAHHHH!!!! »

« Papà? »

Vegeta non mosse la schiena dal tronco dell’albero sotto cui aveva trovato riparo dal sole.

« Hai sentito? »

Il saiyan aprì a malapena un occhio: « Tks. Sarà un’altra delle strampalate invenzioni di tua madre. »

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FINE BONUS

Ok, chiedo umilmente perdono per la schifezza ultima che avete letto: era una promessa che avevo fatto a Faith e la dovevo mantenere ^^’.

Detto questo, prego chiunque abbia avuto il coraggio e la pazzia di leggere questa storia di lasciare una recensione anche se è un anno e mezzo che è stata pubblicata e l’avete letta per caso… lasciate un commento, lanciate pomodori, insalata, insulti (purché costruttivi, è tutto bene accetto! J)

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Ringrazio ovviamente Faith e i suoi saggi consigli, il mio Guru Manganime Gae-Just-Diablo (devo scegliere un solo nome ^^’) e poi coloro che hanno continuato a leggere e recensire quando i commenti si sono drasticamente ridotti: Gio-chan (spero di ritrovarti su Msn! …E la tua ff aggiornata) e vit (complimenti, scrivi benissimo! Se posso lascio un commento alle storie che hai scritto!)

   
 
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