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Autore: MimiLove    12/10/2012    3 recensioni
Sono passati ormai sette anni da quando Clara ha abbandonato la sedia a rotelle e si è ristabilita completamente. Heidi continua a vivere in montagna ma, molto spesso, le due giovani s’incontrano passando varie settimane assieme. Il nonno, dopo aver messo completamente a posto la casa in paese, vi si è trasferito definitivamente, portando con se Nebbia, a causa degli acciacchi del tempo. Peter, dopo molti sforzi, ha finalmente imparato a leggere e a scrivere correttamente ma, ovviamente, la maggior parte del suo tempo la trascorre al pascolo, su tra le montagne. Le divergenze tra lui e Clara sono ormai finite e sfociate in amicizia, grazie alla maturità che i ragazzi hanno acquistato negli anni.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heidi, Nuovo personaggio, Peter
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Sesto Capitolo



La notte passava tranquilla: Hans e Clara dormivano al piano di sopra mentre Heidi e Peter talvolta abbandonavano i rispettivi letti per controllare Bella
“Chissà quando ha intenzione di uscire quel pigrone” disse Peter, sedendosi sul cumulo di paglia della stalla.
“Immagino si stia bene nel pancione di Bella” lo seguì Heidi, nascondendo a malapena la stanchezza.
“Penso proprio che Rebecca nascerà tra oggi e domani”
“Anch’io penso che il piccolo nascerà tra oggi e domani, ma chi ti dice che sarà femmina?”
“Lo so e basta” disse Peter solenne, cercando di convincersi che il nome scelto sarebbe stato il suo e non un nome insulso e inappropriato come ‘Emanuel’.
“Mi preoccupa il fatto che sia in ritardo…” sussurrò Heidi.
“Non devi. E’ capitato anche a Bianchina quando aspettava Bella” gli angoli della bocca del ragazzo si sollevarono, ricordando che aveva avuto la stessa preoccupazione di Heidi, la prima volta.
“Peter..” lo chiamò la ragazza.
“Si?” sussurrò lui.
“Devo parlarti”
“Riguardo cosa?” chiese a bassa voce, nonostante la crescente preoccupazione.
“Vedi, io non pretendo che tu sia tutto un cuore-amore, ma credo che dovresti essere un po’ più gentile con Hans. Perché non..”
“Heidi, non mi va proprio di parlarne” la fermò il ragazzo, con decisione.
“Perché? Io non s…”
“Basta, Heidi” pose fine alle insistenze della giovane  “Non credo sia ora di parlare di queste cose” continuò con tono più dolce e carezzevole.
“E quando, allora?” chiese la giovane.
“A suo tempo, te ne parlerò. Sarai la prima a saperlo, davvero. Sai, non pensavo che..”
Peter smise di parlare. Una testolina bruna era appoggiata alla sua spalla.
Il ragazzo sorrise e si mosse pian piano, giusto quel poco per osservarla.
E’ così piccola e delicata… pensò tra se, prendendo tra le sue mani grandi quella piccola della sua amica. Era fredda, dal colorito abbronzato. Le unghie pulite erano tagliate a un ovale perfetto. All’anulare vi era un anellino d’argento. L’unico gioiello di Heidi, era della madre.
Il confronto tra le mani forti di Peter e quelle delicate della ragazza gli fece pensare ai tanti momenti trascorsi insieme: quante volte lui l’aveva tirata fuori dai guai; quante volte era finito lui stesso nei guai per proteggerla; quante volte era stata lei ad aiutarlo, ad incoraggiarlo… uno per uno, tutti gli avvenimenti gli tornarono alla memoria: non ne aveva mai dimenticato alcuno. Come gli anelli di una catena, un ricordo ne richiamava un altro. Fino ad arrivare ai ricordi più recenti: all’arrivo di Clara, a quello improvviso e assolutamente sgradito di Hans e a tutti i cambiamenti dovuti a quest’inconveniente.
Ripensò alla breve conversazione che si era appena tenuta. Cosa avrebbe dovuto dirle? Che moriva di gelosia perché quel biondino stava per portargli via la sua unica ragione di vita? L’unica a cui aveva voluto tanto bene? L’unica che aveva sempre amato? No. Almeno non in quel momento. Doveva capire fino a che punto voleva arrivare quel biondino da strapazzo. E fino a che punto Heidi ricambiasse, ammesso e non concesso che ricambiasse davvero.
Un sospiro di Heidi riportò Peter di nuovo nella stalla. La ragazza dormiva. 
Meglio riportarla a letto.
Peter si mosse, cercando di non svegliarla, alla ricerca di una posizione comoda per prenderla in braccio, ma la giovane sobbalzò e aprì gli occhi.
“Oh, sei tu Peeta…” disse, poi sorrise e richiuse gli occhi. Non si era nemmeno resa conto che era nella stalla. Era sfinita.
Peeta.. Da quanto tempo non mi sentivo chiamare così…
Il ragazzo sollevò la sua amica come se avesse sollevato un sacchetto di nocciole e la trasportò in casa. Adagiò l’adagiò sul letto, poi si sedette ai suoi piedi e cominciò ad osservarla.
Il viso era semi illuminato dalla luce fioca di una candela. La parte illuminata lasciava che i suoi lineamenti fossero ben definiti. Le ciglia lunghe le accarezzavano le guance e le labbra, tese in un leggerissimo sorriso, erano rosse e carnose. Tutto era circondato da una cornice di boccoli neri corvino che le accarezzavano il collo, le spalle e il petto. Un ciuffetto di capelli le copriva l’occhio destro e, teneramente, Peter lo spostò affinché potesse ammirarla completamente.
E’ meravigliosa
“Oh, Heidi, cosa non farei per te?” sussurrò. Le baciò la fronte e ritornò nella stalla.


 
Peter cominciò a credere di dover far visitare la capra da un qualche veterinario quando tutto successe molto velocemente: Bella in un quarto d’ora diede alla luce una bellissima capretta.
Rebecca.
La piccola non si reggeva ancora sulle zampe ma già era molto bella. Aveva un lucido manto nero con una striscia bianca che dal musetto arrivava fino all’attaccatura delle orecchie.
Subito dopo il parto, il ragazzo pulì la nuova arrivata, poi la restituì a Bella che cominciò ad allattarla.
“Bevi, questo è il latte più nutriente che esista” disse sfinito il giovane che, ben presto, accomodatosi sulla paglia per osservare la neo-mamma alle prese con Rebecca, si addormentò.
 


 
Il mattino seguente si festeggiò l’arrivo in famiglia della nuova capretta. Tutti erano contenti, tanto che Peter non s’impegnò neanche a dar fastidio ad Hans.
I ragazzi fecero colazione con il latte di Diana e i famosissimi biscotti al cioccolato.
“Ah, sono veramente felice!” esclamò Clara.
“Non dirlo a me” le fece eco Heidi “potrei arrivare fin sulle nuvole dalla felicità” esclamò entusiasta. Morse un biscotto.
“Ah, oggi non saliremo sull’altopiano con te, Peter” disse Clara.
“Perché?”
“Lo hai dimenticato? Oggi dobbiamo andare a fare compere. Clara ed Hans devono acquistare i loro costumi per la festa in paese. E non dimenticare che tra tre giorni abbiamo la prova con i cavalli”
“Tranquilla, cara, non lo dimenticherò” la rassicurò il ragazzo “Be’, credo proprio che mi avvierò in paese. Sarei già dovuto arrivare da un pezzo e vedrai se non mi bastonano quando arrivo” disse alzandosi Peter, che non scherzava quando diceva che i compaesani lo bastonassero.
A dir la verità, era capitato solo un paio di volte che avessero alzato le mani su Peter. Quando era piccolo. Adesso sarebbe stato Peter a correre dietro ai paesani. Avrebbe incusso timore solo guardando severamente qualcuno, dall’alto del suo metro e novanta. Il fatto era che in montagna ci si alzava presto, tutte le persone avevano da lavorare e non potevano perdere tempo ad aspettare che un mocciosetto si attardasse perché non voleva alzarsi da letto o perché fuori faceva freddo. La prima volta che lo picchiarono, Peter era solo un ragazzino e, quando ricevette il colpo, scoppiò a piangere. Aveva fatto tardi solo perché era caduto e, ferendosi, si era dovuto attardare andando dal medico del paese per una medicazione.
La seconda volta che lo picchiarono fu perché Peter, allora quattordicenne, s’attardò andando a prendere Heidi alla baita. Ci teneva tanto ad accompagnarlo in paese! Ricevendo il colpo tuttavia, non versò una lacrima. Fu dolorosissimo ma il suo viso non tradì emozioni. Ricevette i colpi senza battere ciglio, guardando dritto davanti a sé mentre Heidi scongiurava, tra le lacrime, quell’uomo di smetterla.
“La prego, la smetta! Non ha fatto niente! Lo lasci stare!” gridava tra i singhiozzi.
Quel giorno Peter non parlò. Il dolore che aveva provato al corpo e all’anima era stato troppo grande. Forse fu proprio in quel momento che cominciò ad intuire che ci fosse più di un’amicizia tra lui ed Heidi. Ascoltare le sue grida, sapere che anche lei stava soffrendo perché lui soffriva era un segnale. Loro erano legati molto più di due semplici amici. Un legame invisibile come l’aria ma resistente quanto un diamante. Duro e brillante. Nulla lo può scalfire… tranne un altro diamante.
“Allora, Bella la porto con me?” domandò Peter.
“Si, così anche Rebel potrà salire per la prima volta sull’altopiano!”
“Chi?”
“Rebel, la piccola di Bella” disse Heidi, facendo spallucce.
“Non avevamo deciso per Rebecca?”
“Si, hai ragione ma ieri sera ho pensato che sarebbe stato carino miscelare il nome Rebecca con Emanuel. Unendo ‘Reb’ di Rebecca ed ‘el’ di Emanuel ne è uscito un nome mai sentito, unico. Sarebbe potuto andare anche se il cucciolo fosse nato maschio. Non trovi?”
Ed ecco che il diamante stava lentamente diventando grafite. Da duro e brillante si stava velocemente riducendo a una pietra fragile e nera.
Hans deve andare via, al più presto! E con questo pensiero il pastore si fiondò fuori di casa, arrabbiato con Hans e con Heidi. Lei era troppo buona. Non aveva saputo dire di no e aveva lasciato che il signorino venisse qui. A dar fastidio. A spezzare legami. A distruggere le vite altrui. Heidi non sarebbe mai stata felice con lui, no. Non era mai appartenuta alla città, sebbene la affascinasse da un po' di tempo a questa parte... Ma questo non c'entra! Lui non era adatto. Lei si sarebbe sentita soffocare in mezzo a tutti quei palazzi, tutte quelle etichette. Lei era una ragazza spontanea, solare... libera! Se fosse andata con lui, Heidi si sarebbe spenta.
Ed io ne morirò pensò il ragazzo, con un gemito. Voleva correre via da quell'aria viziata, da quell'aria infestata da quel.. quel..
"AAARGH" si lasciò andare a un libero sfogo Peter che, ormai lontano dalla baita, si trovava sul sentiero deserto che portava in paese.
No, non sarebbe finita così.. questa questione era troppo importante. 
Ebbene: a noi due!




Note dell'Autrice.
Ebbene eccomi di ritorno con un altro capitolo. Mi spiace che sia un po' corto -in genere anche io amo leggere capitoli infiniti, così penso che valga la pena aspettare-, ma dato il mio pochissimo tempo credo che vada bene. Scusate l'attesa. Per favore: qualsiasi errore riscontriate nel testo, come sempre, segnalatelo! Ringrazio tutti i lettori di questa storia e un grazie specialissimo va a 'S Chan' che recensisce sempre, correggendomi ed incoraggiandomi :) P.s. Vi consiglio di leggere le storie 'La Solita Vecchia Storia' e 'Running Toward the Rainbow' di S Chan: sono meravigliose! *-*
Un bacione a tutti, alla prossima!

MimiLove

  
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