Fanfic su artisti musicali > The Wanted
Segui la storia  |       
Autore: bethewildyouth    12/10/2012    0 recensioni
Vorrei sentirti parlare di noi, per ore ed ore.
Vorrei stare sul tuo divano, con una tua camicia larga indosso, del cibo cinese fra le mani e sentirti parlare.
Vederti gesticolare, arrossire e poi dirti che sei la cosa più bella che mi sia mai capitata. 
..quelle due parole, con te, non bastano.
Genere: Sentimentale, Song-fic, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

The universe and you


Tu lo sai, sei perfetto per me. Con i tuoi occhi da bambino, sei molto di più di ciò che appari. Tu riesci a guardare nell’infinito dello spazio.  Dai tuoi occhi appaiono I posti in cui sei stato, tutto ciò che hai imparato; questi si fondono in te in modo perfetto. Lo sai non c’è alcun motivo di nascondersi. Lo sai, io dico la verità, e noi, noi  siamo semplicemente la stessa cosa. Posso percepire tutto che fai, posso sentire tutto ciò che dici. Anche quando siamo distanti mille kilometri.
Ogni volta che le palpebre chiudono gli occhi, l’immagine che la mia mente rievoca è sempre la stessa, è strano. Io non ci voglio pensare; provo ogni metodo possibile per eleminarti dai miei pensieri, ma il cervellino non risponde agli input che mando.
Dicono che il tempo guarisca ogni ferita. Che stronzata, non è vero. Il tempo aggrava ogni cosa. Il tempo non disinfetta la cicatrice. Il tempo diventa come un fabbro che deve forgiare la sua spada: prima immerge il suo ferrame nel fuoco a 200° C, poi pian piano con un lavoro minuzioso inizia ogni giorno a battere l’arnese fino a quando non ha preso forma. Ecco cosa fa il tempo, una volta che si è bruciati, batte ogni giorno, ogni ora, fino a quando non lascia dentro di te un solco irreparabile, perenne.
Tutto era perfetto sai, tutto era perfetto. Tu, io, mio fratello, la mia famiglia, i tuoi amici. Ricordi? Ricordi? Tutte le estati, tutte le notti passate ad amarci, senza far mai sospettare nessuno. Ricordi?
I ricordi mi stanno uccidendo Nathan, ormai non sono più un’identità a se stante, come qualche filosofo cerca di propinare da anni, sono un mero fantasma della mia stessa memoria.
Andava tutto così bene, tutto era perfetto. Bastava che nessuno venisse  a conoscenza della situazione, era così semplice. Ci siamo riusciti per quattro anni. Che è successo poi? Cosa è cambiato? Siamo forse cambiati noi? Forse sì, forse siamo cambiati, ma quelle sensazioni, quelle emozioni, Nathan, tutto ciò che faceva parte del nostro mondo, non è mai cambiato. Non può cambiare qualcosa di perfetto, non può cambiare qualcosa che è destinato a durare in eterno.
 Ogni volta che i miei occhi non sono aperti, vedo sempre la stessa immagine. Vedo noi a York, ti ricordi? Vedo noi in quella minuscola camera. Quanti anni avevamo? Quindici? Sì, certo quindici. Ancora bambini per certi aspetti, con la voglia di capire come il corpo umano funzionava. Come mi avevi detto? Ah sì, ora ricordo
<<E’ solo un esperimento. Un qualcosa per avere più esperienza con gli altri, così nessuno dei due sarà mai una frana con qualcuno che gli piace veramente. Non implicherà mai nulla di emotivo. Mai. Nessun sentimento, capito. Io e te siamo solo amici. Poi c’è tuo fratello, non voglio deluderlo, so quanto ci tiene a te.>>
Poi avevi fatto una pausa. Zitto. Mi avevi guardato per mezzo secondo, dritto nell’iride, e avevi abbassato lo sguardo sul lenzuolo, come se fossi alla ricerca di una qualsiasi giustificazione più convincente. Ma cosa ne potevi sapere tu, che io non avevo bisogno di alcuna motivazione. Qualsiasi cosa tu mi avessi chiesta l’avrei fatta, ero il tuo cagnolino, ti bastava esprimere il tuo ordine e il tempo di uno schiocco di dita, era compiuto il desiderio.
<<Poi lui se venisse a conoscenza, sai…ci, mi ammazzerebbe. Sarà un qualcosa solo tra noi, solo tra me e te? Come allenarsi per una corsa. Un allenamento, solo e puro allenamento. Che ne dici, lo stringiamo questo patto Zoe? Lo vuoi anche tu?>>
Che altro avrei potuto risponderti? Che altro avrei potuto dire se non <<sì, lo voglio…>>
Quello fu il nostro primo allenamento. La prima volta che i nostri corpi diventarono un tutt’uno. La prima volta che sentii il nostro profumo. I tuoi occhi, la tua fronte appoggiata alla mia, i capelli sudati, la tua mano sulla mia guancia e l’altra che stringeva con desiderio la mia destra.
Fu la prima volta che capii realmente che non era solo allenamento tra di noi. Non era solo allenamento per te. Ne sono fermamente convinta sai. Non importa cosa la nostra bocca possa dire, non importa quali sono le parole che pronunciamo, se poi i nostri gesti, le nostre azioni ci tradiscono e mostrano tutt’altro che la veridicità di quelle stupide parole professate.
Non mi importa se la tua premessa a quell’atto di puro amore idilliaco, non mi importa di quelle parole dette, tra noi le parole sono sempre state di troppo, sono sempre state le guastatrici dell’eden, peggio di serpenti velenosi si intromettevano nel nostro silenzio puro. Nel silenzio di chi non ha nulla da dover dire perché è un’entità a se stante, un’entità che non brilla di luce riflessa, ma di luce propria. Un’entità formata da due metà che combaciano in una mela aristotelica senza eguali.
Ora dove sei? Non sei lontano vero? Lo posso sentire, non sei distante da me, il mio cuore sta pulsando e una voce mi sta chiamando…sei tu?

<<Apri gli occhi Zoe, apri gli occhi ti prego…sarò tutto ciò che tu vorrai che io sia, apri gli occhi mia piccola sorellina..>>
Max…piano piano le mie palpebre si schiudono, faticosamente riesco ad aprire gli occhi, ma una luce mi invade e mi penetra la retina, sento un urletto seguita da singulti e vari pianti. Mia madre. Piange per ogni cosa, anche se involontariamente schiaccia una formica, se potesse istuirebbe  i funerali di Stato.
<<Tom, chiama l’infermiera per favore, dì che si è svegliata. Su su muoviti..>>
Sento odore di morte. Sento odore di ospedale.
Tubo sul naso, tubo sul braccio. Mano destra fasciata. Pianti.
Giro bene la testa per vedere le facce che affollano questa stanza. Max, i miei, Caroline, Nicole, Siva, Jay, Kelsey. Tutti, tutti li raccolti al mio capezzale, tutti tranne te. Perché ti sento vicino? Perché cazzo ti sento vicino? Sto impazzendo.
Non ho neanche il tempo di perdermi tra mie mille seghe mentali che vengo assalita, da mio fratello che piangendo mi abbraccia. Non ho mai visto piangere Max prima d’ora, lui è il duro del gruppo. E’ il più grande, quello che ha sempre la situazione sotto controllo, quello che si comporta da papà per tutti. Lui è l’autorità. E’ per questo che tutti hanno paura di deluderti, tutte queste faccette hanno paura del tuo giudizio, tutti, tutti tranne me.
Un rumore di zoccoli interrompe il momento di patos, l’infermiera mi sorride e inizia a scrivere qualcosa sulla sua cartelletta e io vengo travolta dall’irruenza dei miei genitori anche loro grondanti di lacrime.
<<Signori George, fatela respirare. Sembra che non la vediate da mesi…>>
<<Esattamente sono quattordici mesi che non vedo mia figlia…capisca il mio dolore>>
Sento la voce grave di mio padre rispondere all’infermiera, vorrei sorridere, ma queste intubaturenon mi permettono alcun movimento del viso. A quanto pare ci siamo trasformati in una felice famigliola. Mia madre, mio padre, mio fratello, tutti e tre vicini, abbracciati. Quanta ipocrisia.
Ai miei non è mai importato un granché di me o di mio fratello. Loro non ci sono mai stati per noi, e noi gli abbiamo mai teso la mano. In casa non ci si è mai parlati e quando accadeva era solo per litigare. Ora si abbracciano.
Tutti mi fissano con le lacrime agli occhi, io ho la forza di guardare solo Caroline. Mi sento gli occhi lucidi ma non distolgo lo sguardo, e nemmeno lei lo fa. Il tono dei suoi occhi passa dall’essere duro alla tenerezza iperbolica. Le sorrido con lo sguardo. Grazie, ora so di essere a casa. Lei abbassa la testa e schiude la bocca in un leggero sorriso.
<<Ok ok signori, mi dispiace per la vostra storia tristissima, ma ora che la ragazza ha ripreso coscienza ed è fuori pericolo devo chiedervi di lasciare la stanza. Qua dentro possono rimanere solamente i pazienti e voi siete decisamente in troppi, non fate nemmeno circolare l’ossigeno. Potrete tornare a far visita alla ragazza domani mattina dopo le 11. Andiamo su su tutti fuori, muovetevi!>>
Avrei voluto sbattere in faccia ai miei genitori la mia gioia immensa. I miei occhi stanno brillando dalla felicità e come mi aspettavo Max le sta urlando in faccia i peggio insulti, tu non sai chi sono io, non sai che ti combino se non mi lasci restare per la notte con mia sorella, io ti faccio licenziare, faccio chiudere l’ospedale bla bla bla. Che scena, che scena, vorrei potermi fare grasse.
<<Sentimi  bene ragazzino, aguzza bene le tue antenne perché non lo ripeterò due volte. Oggi ho il turno peggiore della settimana, devo rimanere in piedi fino alle 6 del mattino, e sono già stanca morta. Le regole sono uguali per tutti, e anche se fossi dio sceso in terra ti farei uscire da quella porta, quindi muovi le tue chiappette e portati dietro tutta la tua allegra compagnia prima che ti butti io stessa a calci in culo dalla struttura! Mi sono ben spigata?>>
Pronunciando queste ultime parole si è avvicinata a mio fratello, lo ha afferrato per la maglietta e gli ha digrignato il suo ordine a mezzo centimetro dalla faccia.

I miei occhi dipinsero questa semplice donna con i colori di Wonder Woman. In meno di un secondo li fa uscire tutti dalla stanza. Tira fuori una siringa dal camice bianco e mi somministra qualcosa sulle vene del braccio destro. Si avvicina al mio viso e mi fa una carezza sulla fronte, mi sorride dolcemente.
<<Ti ho sbarazzato da quei rompiscatole. Non pensare a loro, pensa a te, è la tua vita…>>
Questa donna è una sorpresa continua. Sembra che i suoi occhi abbiano letto la mia vita. Come ha fatto?
<<Dormi. Riposati un po’, io mi assicurerò che nessuno di loro ti disturbi.>>
Con queste ultime parole profetiche si allontana, carezzandomi ancora una volta i capelli.  

Le palpebre reclamano riposo assoluto ma quella sensazione è dentro di me. Ti sento vicino, e il mio radar cerca Nathan non sbaglia mai. Ti sento accanto a me. Sto delirando. Ci sei davvero? Ci sei o no?
Mi guardo intorno. La stanza è nella penombra, c’è solo un letto, il mio. Una piccola sedia alla sinistra del letto. La macchina che conta il battiti del cuore a sinistra. I miei occhi vogliono scrutare ogni angolo della stanza, sono alla ricerca, il radar è attivo, ma non trova nulla. Ho gli occhi lucidi, mi viene da piangere, mi sembra di non funzionare più come prima.
Sento un rumore di zoccoli avvicinarsi alla porta. Probabilmente sarà Wonder Woman. Giro lo sguardo dalla parte opposta alla porta. Faccio finta di dormire, non voglio essere disturbata da nessuno.  Gli zoccoli sono quasi vicini al mio letto.
Riconosco il profumo. Non è la mia salvatrice. Le lacrime che fino ad adesso sono riuscita a trattenere scendono tutte d’un colpo. Giro la testa, ma gli occhi sono chiusi. Non so se sia realtà o un qualcosa di indefinito creato dal mio cervello. Il suo pollice si posa sulla mia guancia per spazzare via le lacrime. Le sue labbra su posano sugli occhi, questo non fa altro che incrementare la piena d’acqua.
<<Shhh. Non si piange quando si è contenti, quante volte te lo devo dire? Quando si è felici, si sorride. Apri gli occhi e sorridimi con lo sguardo. >>
Ogni tuo desiderio è un ordine.
<<Mi sei mancata…>>
Una volta mi avevi letto una poesia di Cummings mi sembra che facesse più o meno così: “Se ti amo (con consistenza pari ad interi mondi abitati da fate e vagabonde e severe e leggiadre se tu mi ami) la distanza è solo una mente con cura illuminata dagli innumerevoli gnomi d'un mondo perfetto. Se ci amiamo (oh, timidamente) quel che fanno le nuvole o i fiori silenziosi raffigura la bellezza molto meno del nostro respiro”. 





Hola girls. Non so bene che dire, non so parlare di me, le parole mi piacciono di più attribuite ad altri.
Nello scorco capitolo mi sono dimenticata di scrivere qualcosa quindi, bho se volete scrivermi cosa ne pensate, mi fate contenta.
Se volete scrivere una critica, le accetto.
Se non volete scrivere nulla, va bene lo stesso.
Insomma fate un po' quelli che volete.
Sara :)

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > The Wanted / Vai alla pagina dell'autore: bethewildyouth