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Autore: bethewildyouth    11/10/2012    0 recensioni
Vorrei sentirti parlare di noi, per ore ed ore.
Vorrei stare sul tuo divano, con una tua camicia larga indosso, del cibo cinese fra le mani e sentirti parlare.
Vederti gesticolare, arrossire e poi dirti che sei la cosa più bella che mi sia mai capitata. 
..quelle due parole, con te, non bastano.
Genere: Sentimentale, Song-fic, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I told you to be patient



Buio. Musica. Buio. Musica. I miei sensi sono andati a farsi fottere. Tutto è sfocato, neanche i miei timpani compiono il loro dovere ormai. Sorrido.
07:37 la prima immagine da cui viene colpita la mia cornea è un tanga rosa appeso al lampadario. Sorrido. Tasto a destra e a sinistra per capire dove mi trovo. Carta, bicchieri, bottiglie di vetro rotte. La mano destra inizia a sanguinare. Sorrido e tento di alzarmi, ma il mio corpo decide di non ubbidire. Buio.
13:03 Il primo senso a risvegliarsi questa seconda volta è l’udito.

<<Zoe, Zoee…>>
Qualcosa mi strattona per il braccio. Sorrido.
<<Zoe. Andiamo su piccola, apri gli occhi. Dai Zoe, ti prego apri gli occhi>>
Le palpebre si aprono fulmineamente. Davanti a me un viso. Sempre il suo. Sempre lei che mi salva da me stessa. Non ho ancora acquisito piena facoltà del mio corpo. La guardo negli occhi, e non posso far altro che accennare un leggero movimento con le labbra.
<<Dio, mi ha fatto venire un infarto. Sei completamente fuori di testa. Perché non sei tornata a casa? Sicuramente ti sarai ridotta in uno stato da non ricordarti nemmeno il tuo nome. Una chiamata? Dire a qualcuno di chiamarmi no eh? Io non so più che fare con te.>>
A “sei completamente…”  ho girato la testa per osservare il pavimento intorno a me. Mi sono sempre chiesta come sarebbe stato dormire su di un pavimento completamente nudo. Da quel che potevo ricomporre, non è stato un completo disastro, o almeno credo.
<<Almeno ascoltami. Andiamo su, alzati. Come hai fatto a dormire in questo sudiciume lo sai solo tu.>>
Sono fortunata ad averti. Non te lo mai detto a voce. Un po’ me ne vergogno. Non abbandonarmi, ti prego.
<<Grazie Abercrombie.>>
Mi guarda mezzo secondo, facendo la sua faccia da mezza offesa iniziando a trascinarmi per il braccio sinistro. Mi tiene per mano come probabilmente avrebbe fatto la mamma di Cappuccetto Rosso se solo la avesse accompagnata nel bosco. Con tutta la tenerezza del mondo mi ha portata a far colazione al solito caffè.
<<Forse è meglio se tu vai a sistemarti un po’ al bagno, hai un aspetto orribile. Ti ho portato anche una felpa, mettitela. Non sembrerai una squaldrina. O almeno meno di così.
<<Ti voglio bene anche io>>

Potrei percorrere la strada dal nostro solito tavolo al bagno a occhi chiusi. Una volta ci provai, era sera mi pare, o forse gli albori del mattino, insomma era buio. Non ero un gran che in me, forse per quello al tempo mi parve un’esperienza così divertente.
Tutte le cose belle e divertenti le ricordo con poca chiarezza,  sfocate nella mia testa. Se provo a concentrarmi su un ricordo tutto ciò che vedo è nebbia. Solo nebbia. Il riflesso dello specchio sudicio mi fissa. Chi è questa sconosciuta? Perché è di fronte a me? Mi giro per accertarmi che quell’immagine riflessa fosse realmente la mia e non quella di qualche sconosciuta dietro di me. Wow. Sono proprio io. Le mia pupilla e quella di fronte a me si fissano intensamente, come se tutto il segreto si trovasse dietro  l’iride. Questa sconosciuta non si lascia sfuggire nulla, è dura, scontrosa, quasi fiera della sua miseria.  Dentro invece c’è solo una voragine, una voragine nera. Mi risucchia. Vuole portarmi affondo e io non faccio nulla per contrastarlo, ci ballo assieme, e mi faccio trasportare da questa spirale.
Mi sento bruciare. Merda. La mano continua a sanguinare. Abbasso lo sguardo e vedo la scia lasciata dalle gocce di sangue. Fisso di nuovo lo specchio e non posso far altro che sorridermi. Faccio proprio tristezza, mi compatisco da sola. Sciacquo velocemente la ferita, do un’ultima occhiata alla ragazza riflessa e torno dalla mia salvatrice.
Sguardo basso, camminata incerta, felpa mezza aperta. Respiro affannosamente. C’è qualcosa che non va. Lo stomaco mi si contorce, il cuore inizia a palpitare in modo irregolare. Ho paura. Non voglio alzare gli occhi. C’è qualcosa che non va.
<<Zoe…>>
Non lo voglio vedere, lui no. Non lo voglio vedere, mi giro subito verso quella che da salvatrice si è trasformata nella mia più grande traditrice.  Sguardo fisso, cerco di apparire dura, ma ormai le lacrime sono al culmine. Non riesco più a ricacciarle dentro. Una prima mi riga il viso. Eccole, una seconda, terza, sono un fiume in piena, non si fermano più. Lui si avvicina, cerca di tirarmi a sé, vuole abbracciarmi forse? Non lo so. Io lo strattono, lo spingo e mi faccio male. La mano insanguinata inizia a bruciarmi, è un dolore lancinante. La camicia di mio fratello è diventata rossa. Ha gli occhi rossi, ma non mi darà mai la soddisfazione di vederlo piangere.
<<Zoe, ti prego. Cosa ti succede? Torna a casa>>
Abbasso la testa e mi pulisco le lacrime con la mano insanguinata. Che genialità. Inizio a camminare verso l’uscita. Ho paura. La mia faccia è piena di sangue. Max e Caroline mi seguono. Inizio a correre. Ho paura. Piango. Corro. Mi giro per vedere cosa succede indietro.
<<Zoe, Zoe ti prego. Non scappare…Io ti voglio bene>>
Inciampo sui miei stessi passi. Sono un vero disastro. Ho male dappertutto. Non sento più i battuti del mio cuore. Max e Caroline si avvicinano a me, cercano di afferrarmi. Io urlo, scalcio, non voglio che mio fratello e la mia aguzzina si avvicino a me. Ho paura. Buio.

Il colore dei miei sogni è blu. Oggi si è trasformato in rosso. Non mi piace questa sensazione, a dirla tutta è da un anno a questa parte che non mi trovo a mio agio con le sensazioni che provo. Mi sento sempre più debole e questo mi spinge ad essere sempre più spavalda di fronte ai loro occhi. Il colore dei mie sogni sta tornando blu. Il rosso non mi piace, mi fa paura. Vorrei tornare bambina.

 

  
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