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Autore: DreamingAdelaide    13/10/2012    2 recensioni
Sapete cosa si prova a conoscere dei ragazzi e poi scoprire che fanno parte di una band famosa?
Sapete cosa di prova a ritrovarsi all'improvviso catapultati nella loro realtà, nella loro vita?
É quello che successe, ma i sogni finiscono sempre.
"Sciolse l'abbraccio e andò via facendo un cenno della mano. Non disse nulla, ma nessuna parola mi avrebbe fatto sentire la sua mancanza come quell'abbraccio"
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era già passata una settimana da quando ero arrivata a Londra. Grazie a Katia avevo imparato tante cose ed ero quasi riuscita a conversare liberamente con gli inglesi.
Harry e Louis non si fecero sentire neanche una volta. Forse avevo sbagliato io a spiegarmi e loro aspettavano che li chiamassi ma, in quel periodo, non avevo tempo per ragionare sul loro comportamento.
Avevo colloqui di lavoro quasi tutti i giorni e, contemporaneamente, studiavo l’inglese.
«Non ti stai caricando troppo?» chiese Richard un giorno.
«Se non ce la facessi, non continuerei a farlo. Non sono il tipo di persona che si carica di lavoro per poi non riuscire a seguirle»
«Però la sera sei cosi stanca che non hai la forza di uscire» fece poi notare Katia.
«È vero, ma è anche vero che non conosco ancora nessuno qui. Non mi sembra il caso di uscire da sola»
«E quei due ragazzi?»
Abbassai lo sguardo. Era riuscita a colpire nel segno. «Non li ho più sentiti»
«E come mai?»
«Non lo so. Non mi hanno richiamata»
«Forse sono molto occupati. Anche tu lo sei stata e anche tu non ti sei fatta più sentire»
«Lo so che ho sbagliato, ma sono stati loro a chiedermi il numero. Io ho solo detto che, appena l’avessi cambiato, li avrei chiamati per farglielo sapere».
Il cellulare squillò e credetti fossero loro. Ci rimasi un po’ male quando scoprii che era l’ennesima telefonata per un colloquio di lavoro. Ci mettemmo d’accordo per incontrarci la mattina seguente.
«Altro colloquio?» chiese Richard bevendo il suo caffè.
«Già. Domani devo incontrare il proprietario di un locale. Speriamo bene stavolta».
Cenai velocemente e mi chiusi in camera. Avevo voglia di rilassarmi e ascoltare buona musica. Accesi il pc, scelsi la musica da ascoltare e mi connettei a facebook. Avevo un mucchio di notifiche ma quelle che mi colpirono di più furono di ragazze, che nemmeno conoscevo, che avevano commentato la mia foto con Harry e Louis. Scrivevano che ero fortunata, che mi invidiavano, ma anche che non dovevo farmi troppe illusioni, che non dovevo avvicinarmi a loro, che erano gelose, che mi odiavano e insulti vari.
Non riuscivo a capire cosa avessi fatto di male. Contattai una delle ragazze, una delle poche che non mi aveva insultata, per avere spiegazioni.
“Hai una foto con loro e non sai chi sono? Oddio! Il colmo!”
“Sono famosi”
“Oddio! Controlla su twitter e poi ne parliamo”.
Questo suo essere misteriosa mi fece incuriosire, così mi iscrissi subito a twitter. Cercai prima Harry di cui conoscevo il cognome. Rimasi stupita dalla quantità di ragazze che gli scrivevano e di quante lo seguissero.
One Direction. Questo nome sbucava ovunque. Feci una ricerca e scoprii che era una band anglo-irlandese, e quale fu il mio stupore quando, fra i componenti, trovai i loro nomi. Louis Tomlinson e Harry Styles.
Rimasi per dieci minuti buoni con lo sguardo perso nel vuoto.
Ovvio che Katia li conoscesse e ancora più ovvio il fatto che non mi avessero chiamata nemmeno una volta.
Lasciai un tweet a Harry in cui spiegavo chi ero e spensi il computer. D’un tratto, ebbi la sensazione che non avrei dovuto contattarlo.
Feci una doccia veloce e andai a letto.
Il giorno dopo mi svegliai presto, mi preparai e uscii di casa. Avevo fatto sette colloqui di lavoro eppure avevo l’ansia ogni volta. Arrivata al locale, notai due ragazze che aspettavano sedute ad un tavolo, non meno agitate di me.
«Scusate, dovrei fare un colloquio di lavoro»
«Benvenuta nel club!» disse una, mentre l’altra si alzò e mi porse la mano.
«Io sono Anne, piacere»
«Piacere mio, io sono Adelaide»
«Io Lauren» intervenne la ragazza che era rimasta seduta.
Chiacchierammo un po’ poi arrivò il proprietario che ci informò che eravamo state assunte e che avremmo iniziato a lavorare nel giro di una settimana, appena avrebbe inaugurato il locale.
Esultammo come pazze e ci abbracciammo. Decidemmo di uscire insieme per andare in un locale lì vicino per brindare al nostro successo.
Tornai a casa strafelice e Katia capì subito che era andata bene, così andammo a mangiarci un gelato per festeggiare.
Tornati a casa, accesi subito il pc e mi connettei a twitter. Con mia grande sorpresa, ero stata seguita non solo da Harry e Louis – con tanto di scuse per non essersi più fatti sentire – ma anche dagli tre componenti della band, senza far caso ai loro nomi.
Mi ritrovai di nuovo a fissare il vuoto e pensai che le loro fan pagherebbero per essere al mio posto.
Escludendo loro cinque, mi avevano seguita dieci ragazze loro fan e un ragazzo davvero molto carino di nome Ryan.
Misi via il computer e andai a pranzo.
«Ti vedo davvero felice ora. Quando inizi a lavorare?» mi chiese Katia.
«La settimana prossima. È un nuovo locale»
«Lavorerai fino a tardi?»
«Dipende dai turni. Credo che qualche turno fino a tardi ce l’avrò»
Finito di pranzare, io e Katia facemmo di nuovo il gioco dello “sparecchiare in inglese”. Ero assolutamente migliorata, ed ero a Londra da solo una settimana. Direi che era strabiliante la mia velocità di apprendimento da quando ero lì.
Dopo, Katia mi costrinse a studiare ancora. Fortunatamente, mi lasciò liberà dopo poco tempo per permettermi di prepararmi.
Dopo un’ora e mezza chiusa in bagno a prepararmi, uscii di casa per dirigermi al luogo dell’appuntamento
Mentre camminavo, mi assalì un dubbio. Iniziai a rovistare nella borsa, maledicendomi di averne scelta una cosi grande e non guardando dove andassi.
Improvvisamente mi scontrai con qualcuno: io persi l’equilibrio e la mia borsa cadde lasciando uscire tutte le cose che conteneva.
«Scusami, non guardavo la strada»
«Non scusami tu. Guarda che casino»
Mi accorsi subito che era una voce maschile ma non alzai lo sguardo finché non rimettemmo tutto nella borsa.
Sorrisi. «Grazie mille» dissi guardandolo.
Rimasi pietrificata dinnanzi ai suoi occhi azzurri.
«Figurati. Era il minimo».
Il mio sguardo passò dai suoi occhi al suo meraviglioso sorriso. In quel momento, il mio cuore perse un battito.
«N-no, è colpa mia che non guardavo la strada»
«Non preoccuparti, non è successo nulla di grave. Io sono Niall» mi porse la mano.
Ci misi un po’ di tempo a recepire il messaggio ma poi ricambiai il gesto. «Adelaide»
«Davvero un bel nome» si rialzò da terra pulendosi con le mani le ginocchia impolverate.
«Ora devo andare. Devo fare una corsa a casa che poi i miei amici mi aspettano»
«Oh ti capisco. Anche le mie amiche mi aspettano e sono anche in ritardo»
Mi sorrise poi lo vidi mordersi le labbra. Il mio cuore perse l’ennesimo battito. «Scusami la curiosità, cosa cercavi cosi caoticamente nella borsa?»
«La borsa? Si certo. Cercavo le chiavi di casa. Probabilmente farò tardi e non voglio svegliare la famiglia che mi ospita»
«Capisco. Bé, devo proprio andare adesso. È stato un piacere parlare con una ragazza normale»
«Normale? Che vuoi dire?»
«Niente, niente perdonami. Ciao»
«Ciao» dissi mezza imbambolata a guardarlo andare via.
Iniziai a correre per strada perché ero in superritardo. Quella frase mi aveva lasciata piena di pensieri tanto che pensai: “Se anche lui era un cantante famoso e non lo sapevo, mi incavolo sul serio”.
Arrivai al luogo dell’appuntamento appena in tempo. Anne e Lauren erano appena arrivate.
Mi portarono in una pizzeria italiana, per farmi sentire a mio agio.
Ci sedemmo ad un tavolo in un angolo della sala ed iniziammo a raccontare di noi, della nostra vita, di come passavamo il nostro tempo libero, delle nostre passione e dei nostri hobby.
«Vi piacciono i One Direction?» dissi quasi sorpresa di aver trovato delle directioner.
«Da morire!» esclamò Anne
«Non ci siamo mai perse un concerto o un cd» continuò Lauren, poi fece la fatidica domanda: «A te non piacciono?»
«Devo essere sincera, non è che sia proprio una fan. Li conosco, cioè li ho sentiti qualche volta in radio e su twitter» blaterai.
Preferii non dire che conoscevo Harry e Louis, ma la mia presunzione chiedeva di essere sfamata.
«Pensa che tutti e cinque mi seguono su twitter»
«Che fortuna che hai! A noi non hanno mai risposto neanche a un tweet» disse quasi piagnucolando Lauren mentre Anne si limitò ad annuire.
Arrivarono le nostre pizze e cominciammo a mangiare. Fui felice che il fosse caduto lì perché, esattamente come la presunzione, anche l’umiltà voleva la sua parte.
D’un tratto, Anne interruppe il nostro silenzio.
«Non è giusto però. Tu non hai mai ascoltato le loro canzoni. Non sei una directioner. Perché seguono te e non altre fan che morirebbero di gioia?»
«Li avevo seguiti io per prima e loro hanno ricambiato. Lo so, sto peggiorando la situazione, ma ti assicuro che io sono rimasta veramente stupita. E poi, non è che non li ho mai ascoltati, solo che non conosco le parole delle canzoni»
«Hai ragione Ade. Perdona il nostro nervosismo. È solo che, per quanto ci proviamo, loro non ci hanno mai calcolate»
Facemmo cadere di nuovo il discorso.
Finito di mangiare, pagammo il conto e uscimmo.
«Cosa facciamo ora?»
«Andremo in un locale qui vicino. È davvero carino te lo assicuro» spiegò Anne.
«Lascia fare a noi» concluse Lauren.
Mi lasciai guidare da loro e, in poco tempo, arrivammo ad un locale con una lunga fila per entrare.
«Cavolo!» esclamò Lauren.
«Di solito non c’è cosi tanta gente» disse sospettosa Anne.
Stemmo in fila per circa un’ora prima di poter entrare.
«Finalmente!» esclamammo quasi all’unisono.
Ci avvicinammo al bar ed ordinammo un drink.
Ballammo con dei ragazzi e girammo per tutto il locale.
D’un tratto vidi un ragazzo dai capelli ricci e, stranamente, sperai con tutte le mie forze che non fosse Harry. Poi vidi Louis ed ogni mio dubbio crollò. Il cuore mi esplose all’improvviso emanando un calore anomalo per tutto il corpo.
Mi nascosi dietro una colonna del locale.
«Ade, ma che fai?» chiese Anne corrugando la fronte.
«Oh ehm, niente mi riposavo. Facciamo un altro giro del locale?»
Sorrise. «Ci hai preso gusto, eh? Andiamo»
Tornammo al bar dove trovammo Lauren intenta a bere il suo quarto drink. Né prendemmo un altro anche noi.
Mi dispiaceva allontanarle dai loro idoli, ma c’era qualcosa dentro di me che mi spingeva a scappare. Come se non fossi pronta a rivederli. A rivederlo.
«Avete mai incontrato i ragazzi?» dissi voltandomi verso Lauren, facendo in modo che mi vedesse.
«No, purtroppo no. Siamo state nei loro locali preferiti, ai loro concerti e ovunque potessero essere ma niente!»
«Ma che li incontrassimo una volta!» s’intromise Anne.
«E... questo è uno dei loro locali preferiti?» chiesi senza riferirmi a una delle due in particolare.
«Si, è uno dei più frequentati da loro»
Mi portai una mano alla fronte. Avrei dovuto aspettarmelo.
«Hey, tutto bene?» chiese a un tratto Lauren
«Bene, bene. Mi gira solo un po’ la testa»
«Vuoi andare a prendere una boccata d’aria?» propose Anne
«Si, è una bella idea. Tu controlla che Lauren non chieda altri drink perché sta bevendo un po’ troppo»
«Va bene. Ci vediamo fra un quarto d’ora qui allora»
Annuii e mi diressi verso l’uscita. Stavo per uscire quando mi sentii chiamare. «Ade!»
Riconobbi la voce e mi voltai di scatto. Sentii un brivido caldo percorrermi la schiena. «Harry! Che ci fai qui?»
«Sono qui con... gli altri»
«Io stavo uscendo a prendere una boccata d’aria. Ci vediamo dopo magari» dissi velocemente per andare subito via.
Lui mi afferrò per una mano. «Aspetta, aspetta, aspetta»
Sorrisi voltandomi. «Si, dimmi»
«Mi... mi dispiace di non averti detto della band. Ho notato che tu non ci conoscevi e cosi ho preferito non dirti nulla. É stato bello parlare con te proprio perché non ci trattavi come alieni ma come persone. Poi, alcune fan sono davvero invadenti e tu hai i nostri numeri e...» sospirò profondamente e mi guardò negli occhi.
Distolsi lo sguardo. «Non hai bisogno di scusarti. È normale che tu abbia dubitato di una completa sconosciuta e che, per una volta, abbia voluto allontanarti dalla fama della band. Dieci milioni di fan non sono pochi. È tutto apposto» dissi senza farlo continuare.
Fece un sospiro, stavolta di sollievo. «Sono felice che tu abbia capito» sorrise ma poi il suo volto divenne improvvisamente strano. «Hai... un bell’orecchino»
«Grazie! Sai, sono i miei...» mi bloccai all’istante. Forse avevo capito male. Mi toccai svelta i lobi: l’orecchio destro era libero. «Cazzo! Ne ho perso uno»
Sentii l’agitazione salire. Iniziai a perlustrare il pavimento. «Che sfiga! Erano i miei preferiti»
«Vuoi che ti do una mano a cercarlo? Giriamo un po’ nel locale e vediamo se»
«No!» lo interruppi. «Sono qui con due amiche directioner e non sanno che conosco te e Louis e che siete qui»
«Prima o poi ci troveranno, non credi?»
«No perchè gli ho chiesto di aspettarmi al bar»
Fece un sorriso sghembo. «E perché gli hai chiesto di aspettarti al bar?»
«Fregata!» canticchiai. «Prima vi ho visti e... io volevo venire a salutarvi, ma loro non sanno che vi conosco. Non potevo avvicinarmi» sospirai e lui rise.
«Sembro cosi stupida»
«No, siamo noi gli stupidi. Ci siamo preoccupati di un qualcosa che non c’era. Non hai detto alle tue amiche che ci conosci?»
«No. Non so neanche io perché non l’ho fatto»
Sorrise. «Sei fantastica»
«Mai quanto voi. Ho sentito le vostre canzoni e vi trovo fantastici. Se incontrassi il resto della band neanche li riconoscerei ma avete delle splendide voci»
«Questo è il complimento che ogni cantante vorrebbe sentirsi dire»
Ci guardammo negli occhi sorridendo per una manciata di secondi, poi mi squillò il cellulare.
«Cavolo!» esclamai. «Le mie amiche hanno deciso di andare via e mi stanno raggiungendo fuori. Devo farmi trovare lì»
«Va bene. però non facciamo come l’altra volta che non ci sentiamo più»
«Non faccio mai due volte lo stesso errore. Scappo. Magari ci vediamo dopo, ciao!» gli schioccai un bacio sulla guancia e corsi fuori.
Mi sedetti su un muretto poco lontano dal portone e aspettai che loro uscissero.
«Ade,ti senti meglio?» chiese Anne.
«Si, decisamente» sorrisi.
«Noi torniamo a casa, tu che fai?»
«Oh ehm, io rimango ancora un po’. Ho conosciuto un ragazzo e vorrei provare a ritrovarlo»
«Va bene. Divertiti con questo ragazzo» disse maliziosa Lauren.
Si allontanarono. Non mi avevano detto niente, quindi non avevano incontrato Harry.
Tornai nel locale e lo cercai dappertutto ma, quando lo trovai, maledii me stessa per non essere tornata a casa con le altre: stava baciando una ragazza.
Feci per andarmene ma qualcuno mi fermò: era Louis.
«Adelaide!»
«Hey Louis, da quanto tempo!» finsi di essere allegra.
Mi abbracciò e mi strinse forte. Rimasi per un po’ imbambolata, poi ricambiai.
«Se Harry ti vedesse, scoppierebbe di gioia» esclamò frizzante come al solito.
«Certo, come no. Tu chiediglielo, poi mi fai sapere cosa ti dice» dissi spontaneamente acida.
«È successo qualcosa?»
«No, è tutto ok. Mi gira un po’ la testa»
«Vuoi che ti chiamo un taxi?»
«Non ti preoccupare, abito qui vicino. Ciao Louis, ci sentiamo»
«Ciao Ade, fatti sentire ogni tanto»
Risposi con un sorriso e uscii dal locale. Non avevo né fretta né voglia di tornare a casa. Mi sentivo come se fossi delusa, perché forse avevo davvero creduto di poter avere una chance con Harry.
 
Louis
Sapevo che qualcosa non andava. Adelaide aveva avuto uno strano comportamento appena le avevo nominato Harry, ma ancora volevo vederci chiaro.
Raggiunsi gli altri e vidi Harry baciare una ragazza dai capelli rossi.
Tutto mi sembrò chiaro. Mi avvicinai a Harry e gli diedi uno schiaffo dietro la testa
«Sei un cretino!» dissi quasi ringhiando come un cane.
«Ahi! Che ho fatto?»
«Sai chi ho incontrato poco fa? Adelaide»
«Anche io l’ho incontrata prima. Stava andando via con le sue amiche»
«Eh no che non stava andando via. È uscita poco fa dal locale ed era piuttosto scossa. Appena ti ho nominato mi ha fulminato con una risposta acida da far paura. Poi ti ho visto, e ho capito cosa diamine l’ha scossa così tanto» ringhiai ancora più forte.
«Porca puttana!» si passò una mano fra i capelli. «Devo fare qualcosa» prese il suo telefono e mandò un messaggio.
 
Adelaide
Mi arrivò un messaggio.
“Louis mi ha detto di averti vista ed eri un po’ scossa. È successo qualcosa? Come mai sei tornata al locale?”
“Volevo stare un po’ con voi ma poi ho cambiato idea. Sono un po’ stanca”.
Non volevo farlo sentire in colpa perché, infondo, di colpe non ne aveva. Solo io avevo creduto che poteva esserci qualcosa fra di noi.
 
Harry
Adelaide rispose al mio messaggio.
«Dice di essere stanca e per questo se ne è andata»
«E tu le credi? Ma porca miseria Harry! Quella ragazza ti ha fatto sentire un essere umano quando altre ragazze se ne dimenticano. Quando ha scoperto della band non ti è saltata al collo perché sei famoso e nemmeno voltato le spalle perché le hai mentito. Dimmi, credi davvero che una ragazza, per essere interessata a te, deve per forza saltarti addosso?»
Quelle parole mi fecero riflette tanto. Aveva ragione Louis. L’avevo fatta grossa.
Presi subito il telefono e la chiamai. Avrei speso una cifra con il suo numero italiano ma non me ne importava. Dovevo risolvere la cazzata che avevo fatto.
 
Adelaide
Dopo due minuti squillò il cellulare: era Harry.
«Hey» cercai di sembrare allegra.
«Tutto bene?»
«Bene. Come mai hai chiamato?»
«Volevo assicurarmi che stessi bene. Ti giuro che non è come credi, non è una cosa seria»
«Non è come credi? Non è una cosa seria? Ma di che stai parlando?» mentii.
«Tu... non hai... dove sei?»
«Sono per strada»
«Torna indietro»
«Ma se sono quasi arrivata!»
«E allora fermati. Son già in strada, ti raggiungo»
«Non sai nemmeno dove sono» gli feci notare.
«Giusto. Dove sei?»
Restai in silenzio. «Dev'essere un bel posto se non vuoi condividerlo con me»
Stavolta restammo entrambi in silenzio per una manciata di secondi. «Pronto!» canticchiò.
Sospirai. «Fuori dal locale giri a sinistra e vai sempre dritto. Ti aspetto»
«Alleluia! Credevo che avessi deciso di farmi parlare da solo. Fra cinque minuti sono da te».
Staccai la telefonata e rimasi lì ad aspettarlo seduta sul gradino di un negozio chiuso.
Mi rannicchiai poggiando la testa sulle gambe.
«Hey ehm... tutto ok?» sentii a un tratto.
Alzai lo sguardo e guardai il ragazzo che mi era dinnanzi. Era alto con gli occhi azzurri e i capelli castano scuro.
«Prima che ti risponda, se un cantante, un attore, un calciatore o cose del genere?» chiesi con ancora un po’ di acidità.
Sorrise stranito. «No, sono solo un cameriere e neanche molto esperto. La settimana prossima inizio a lavorare. Allora, ora posso sapere se stai bene o ha bisogno di una mano?»
«Ehm, si sto bene. Sto solo aspettando un amico»
«Va bene. Allora, io vado. Ciao»
«Ciao» dissi sorridente e dolce.
Si voltò e iniziò ad allontanarsi quando ripresi a parlare. «Grazie per esserti preoccupato per me...» interruppi la frase facendogli capire che volevo sapere il suo nome.
Mi guardò per una manciata di secondi e io sorrisi. Si guardò i piedi, sorrise e tornò a guardarmi. «Christopher, ma puoi chiamarmi Chris»
«Grazie Chris. Io sono Adelaide, ma puoi chiamarmi Ade»
«Ciao Ade. Spero di rincontrarti» sorrise malizioso.
«Ciao Chris» ricambiai il sorriso.
Se ne andò e io tornai ad aspettare.
Dopo meno di cinque minuti arrivò Harry.
«Spero di non averci messo molto»
«Tranquillo. Ho trovato il modo di distrarmi» ecco l’acidità tornare.
«Cioè?»
«Ho incontrato un ragazzo»
«Capisco» disse abbassando lo sguardo a terra.
«Che c’è?»
«Niente, è solo che... sono venuto fin qui per stare un po’ con te e tu intanto ti intrattenevi allegramente con un ragazzo»
«Vedi ciò che stai provando? È la stessa cosa che ho provato io quando sono tornata al locale»
Mi guardò come se avessi commesso un crimine. «Avevi detto di non aver visto niente»
«Non l’ho detto. Adesso non è questo il punto però» mi sollevai da terra. «Io mi sono sentita come te. Ho detto alle mie amiche l’ennesima bugia per»
«Teoricamente, non hai mentito cosi tanto. Hai omesso dei particolari» m’interruppe.
«Il punto è che ho mentito alle mie amiche per stare con te e intanto tu ti “intrattenevi” con una ragazza. È la stessa cosa, no?»
Restammo a guardarci negli occhi. Era come una sfida a chi distoglieva per primo lo sguardo. Lui sospirò e si guardò i piedi facendomi sentire come se avessi vinto, come se lui avesse ammesso che io avevo ragione.
Alzò lo sguardo per guardarmi e mi sentii precipitare nei suoi occhi verdi.
«Dove abiti?»
«C-cosa?» provai a riprendermi sbattendo forte le palpebre.
Fece un sorriso sghembo. «Ti ho chiesto dove abiti. A che stai pensando?»
«Niente! Assolutamente niente» mi voltai di scatto ricordandomi ciò che mi disse Richard sui miei occhi. «Vieni con me, ti mostro la strada»
«Cosi, la prossima volta, ti vengo a prendere per uscire... insieme» sussurrò lui, ma con abbastanza voce da permettermi di sentire.
Mi voltai a guardarlo e lui abbassò lo sguardo sorridendo imbarazzato.
Tornai a guardare la strada. Sentivo un calore strano percorrermi la schiena e la bocca asciutta. Cercai di deglutire per poter dare una risposta. «Si, cioè... mi farebbe piacere» sussurrai guardando fisso la strada.
Lui mi guardò. Sorrisi e mi guardai i piedi.
Restammo in silenzio finché non arrivammo a destinazione.
«Cosi... abiti qui?»
«Già»
«Mi... ha fatto piacere stare un po’ con te, anche se in silenzio»
«Si, anche a me. Ci sentiamo in questi giorni»
«Sicuro!»
Sorridemmo poi lui mi abbracciò. Fra lui e Louis non sapevo chi aveva l’abbraccio più caloroso.
Sciolse l’abbraccio e andò via facendo un cenno con la mano.
Non disse nulla, ma nessuna parola mi avrebbe fatta sentire la sua mancanza come quell'abbraccio.



My Space:
Saaaaaalve! Ecco il terzo capitolo (uno dei più lunghi al momento probabilmente)
E.... niente, spero vi piaccia :P 
scusate se ci ho messo mooooolto tempo (tipo 8 giorni... e menomale che avevo detto di postarlo presto! XD) :P
Giuro che il quarto lo posto presto >.<
A preeeeeesto ♪
  
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