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Autore: Grace Slick    13/10/2012    0 recensioni
"Un'altra notte cominciava nella stanza numero 24, dodicesimo piano, esattamente come quella precedente, e come quella prima ancora e ancora. Fino alla notte dell'eternità. E niente faceva pensare che qualcosa sarebbe cambiato.
La protagonista, Grey Morgan, una spiantata scrittrice devastata dai ricordi di una vita impossibile, trova rifugio nel più improbabile dei motel, muovendosi in una notte di neve iperrealistica, tra blues interrotti e insegne al neon che non danno mai tregua. Finchè una notte qualcuno bussa alla sua porta. Qualcuno che conosce molto bene.
Genere: Malinconico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“I put a spell on you, ’cause you’re mine.
 You better stop the things you do, I ain’t lyin’, no I ain’t lyin’ "…
 
 
"...sso, carta, forbice! Ho vinto! Tu che hai messo? Io sasso, e tu? Carta? Naaa, non è vero, hai messo forbice… Senti lo so che è un'idea balorda giocarci al telefono, ma pensa a quando lo racconterai alla tua nuova ragazza, potrai dirle che per una volta nella vita hai giocato a sasso carta forbice per telefono, e che ti ci ho costretto io...sai che spasso! Quella ti dirà "ma con chi diavolo sei st..."
E misi giù.
Erano ore che origliavo alla cornetta la conversazione di una coppia. Erano il mio conforto e il mio passatempo. L’unico concessomi.
 
 
Un'altra notte cominciava nella stanza numero 24, dodicesimo piano, esattamente come quella precedente, e come quella prima ancora e ancora. Fino alla notte dell'eternità. E niente faceva pensare che qualcosa sarebbe cambiato.
Ero rimasta lì attaccata al ricevitore grigio, ginocchia a terra, schiena al muro sporco, i lunghi capelli scuri intrecciati sul volto, inanellati tra il filo del telefono e le dita.
Per un attimo ho creduto che il suono si propagasse lungo quei fili sottili, che l'induzione magnetica scorresse veloce lungo i miei capelli, e che dai capelli si espandesse nella mia stanza. La stanza numero 24, che pulsava in mezzo al nulla.
Tra le gambe, sparse per tutto il pavimento di linoleum, un manto di schegge impazzite, taglienti come rasoi caduti dal soffitto, o spirati nella stanza dalla finestra spalancata. Mi alzai per richiuderla e abbassai piano la tapparella, lasciando filtrare la crudele luce elettrica cremisi che pulsava intermittente dalla grande insegna a neon del Blue Motel.
Quella maledetta insegna singhiozzava a intervalli regolari proprio davanti alla finestra della mia stanza, così
spensi l’interruttore: ora il reticolato che si scioglieva sul pavimento e sui muri era un tumulto di strisce di luce rossa su pugnali di carta. Schegge nere di polivinilcloruro che risplendevano lucide lungo i solchi circolari interrotti di Blood On The Tracks, tagliavano il braccio a Diane Keaton in gilet e cravatta, affacciata ad un terrazzino che dava su una pagina di Norwegian Wood sgualcita: paragrafi evidenziati dai battiti del neon che illuminavano quei passi di carta sulle strade di Tokyo…
“You know I can’t stand it, you’re runnin’ around, you know better daddy, I can’t stand it cause you put me down...”
… Che portavano dritte al fiume caro a Suzanne vestita di piume e di stracci dell’Esercito della Salvezza, lì dove lo sguardo di Antoine Doinel si era fermato vicino al mare dopo la grande corsa da un vecchio poster al muro…
I put a spell on youbecause you’re mine, you’re mine!”…
Mi accesi una Laramie. Screamin’ Jay Hawkins continuava a stridere dolcemente nella mia testa propagandosi nella stanza, poi la musica si affacciò alla finestra e risuonò giù per tutta Bleeding Street.
Così come Davide avrebbe suonato per il re Saul, pensai.
  
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