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Autore: marwari_    13/10/2012    3 recensioni
Male e Bene gareggeranno, di cui i figli paladini saranno.
Chi infine vincerà? Questo davvero non si sa.
[e se.. Biancaneve non fosse l'unica ad avere per figlia una salvatrice?]
TEMPORANEAMENTE SOSPESA - FINO A: DATA DA DEFINIRE
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2 - la ragazza
«Henry, ti prego.» lo riprese Regina. Non sopportava quando strisciava i piedi sull'asfalto.
Un brivido le percorse la schiena, forse non era stata una buona idea, non per quella notte: faceva maledettamente freddo.
«Non potevi prendere la macchina?» le domandò il bambino, con voce scocciata
«Avevo voglia di fare due passi.» rispose. Che assurdità.
«Alle nove di sera, con questo buio e con il dannato freddo che fa?»
«Henry, usa un altro linguaggio.» nascose le mani nelle tasche e svoltò a sinistra. Suo figlio stentò a starle dietro
«Perché vai da questa parte?» domandò, avvicinandosi. Era una notte strana, non si sentiva a suo agio. Per quel poco che valeva, lei era sempre una protezione in più. Regina lo guardò a lungo mentre si accostava a lei.
«Devo ritirare alcune scartoffie dal signor Gold.» disse non appena arrivarono di fronte alla porta «Aspettami qui.» gli intimò, scivolando all'interno del negozio, lasciandolo solo.
Henry diede le spalle all'edificio, prendendo a guardare la foresta. Non gli era mai sembrata così minacciosa.
Si strinse nelle spalle, era solo suggestione. Cercò di ingannare il tempo osservando le nuvole di fumo bianco che testimoniavano i suoi respiri in quell'aria gelida, la luna lo stava osservando impassibile.
Sentì un rumore, come un lamento sommesso. Dov'era finita sua madre?
Henry indietreggiò, sbattendo proprio contro di lei
«Henry, ma che stai facendo?» lo interpellò prontamente, sorpresa di quell'impatto «Va tutto bene?» gli domandò subito dopo, notando che era irrequieto
«Ho.. ho sentito qualcosa.» balbettò tremante.
Regina si guardò attorno prendendolo per un polso. Non vedeva niente. Non sentiva niente.
«Vieni, andiamo a casa.» lo costrinse a passi lunghi sulla via che costeggiava la foresta. I lampioni delle strade illuminavano a tratti il marciapiede, non c'era già nessuno in giro; e come biasimarli? Era un notte da incubo.
Nell'aria si sentivano solo il ticchettio dei passi di Regina e quelli svelti di Henry che annaspava nel seguirla, se una qualunque minaccia gravava su di loro, non avrebbe faticato a trovarli.
Quando Henry udì di nuovo quel lamento scattò indietro, allontanandosi dal buio della foresta, per poco Regina cadde. Adesso aveva bisogno di lei? Gli mise un braccio sulla schiena, tenendolo stretto a sé, dal momento che si era rifugiato dietro di lei, aggrappandosi alla giacca.
Tra il buio di due lampioni videro qualcosa che si muoveva, accanto ad un cespuglio. Ancora quel lamento.
«È una persona!» esclamò Henry appena realizzò. Regina lo trattenne
«Fermati, potrebbe farci del male. Adiamo a casa siamo quasi arrivati!»
«Ma non vedi che ha bisogno di aiuto?!» gridò lui, divincolandosi. Regina si decise ad avvicinarsi notando che era una ragazza, avvolta in una stoffa logora.
Sorrise, senza che Henry la vedesse.
Si schiarì la voce, cercò di mostrarsi estranea e spaventata. Consegnò ad Henry un mazzo di chiavi
«Henry sai arrivare a casa, da qui?» il bambino annuì con foga, impaziente di aiutare la ragazza «Chiama un'ambulanza, no la polizia..» chiese gli occhi, fingendo di raccogliere le idee «Prima l'ambulanza, chiedi che venga anche lo sceriffo. Cerca una coperta e torna qui.. sbrigati!» sentì i piedi di Henry correre veloci sull'asfalto umido e si alzò compiaciuta.
Il piano era perfetto ed aveva funzionato.
«Potevi anche lanciarmi nel lago, già che c'eri..» tossì la ragazza, evidentemente infreddolita
«Ho faticato anche per trovare una scusa valida per passare di qui.» Regina si levò il cappotto, pentendosi subito di quel gesto, e lo stese sulla ragazza, raggomitolata su sé stessa. Era fredda, anche troppo. Stavano rischiando
«Beh sei stata brava a fare la commedia.»
«Dovrai imparare anche tu.»
«Non preoccuparti, ho passato anni a far pratica.» sospirò, cercando di scaldarsi anche con quel singolo soffio d'aria tiepida «Posso essere ciò che voglio.»
«Allora cosa sarai?» domandò Regina accucciandosi sopra di lei
«Una ragazza sperduta e senza identità, vittima di un incubo che le ha cancellato la memoria. Una piccola innocente che il benevolo sindaco ha trovato e accolto sotto la sua ala protettrice.» la donna non fece in tempo a sorridere
«Fingiti svenuta. Henry sta tornando.» Regina le passò una mano tra i capelli, appena Henry fu in grado di scorgerla.
Subito dopo si sentì avvolta nella coperta. Henry l'aveva data a lei anziché alla ragazza, che voleva dire?
«Se la caverà, vero?» domandò concitato, accucciandosi vicino a sua madre
«Se quei buoni a nulla dei medici si danno una mossa!» commentò cinica, come sempre.
 
«Non potete entrare qui!» Henry e Regina furono spinti indietro, al di là delle porte in vetro. Videro la ragazza venire portata via sulla barella ed attaccata a macchinari medici.
Henry si sedette subito su una seggiola in plastica blu, nella grande sala d'aspetto e prese il suo grande libro, mettendolo sulle ginocchia.
Regina lo raggiunse dopo un breve su e giù davanti alle porte, osservando il lavoro dei medici
«Ti sembra il momento di leggere quel libro?» commentò, attanagliando lo sguardo su un particolare che, a lui, doveva essere sfuggito.
Eccola, la storia di Biancaneve. Eccola, lei, la regina Cattiva. Eccoli lì, i segni delle pagine mancanti: i punti scuciti a dovere che non rivelavano niente, se non si sapeva dove guardare.
«Perché quando succede qualcosa di spiacevole, c'è sempre lei di mezzo?» Regina si sollevò appoggiandosi alle ginocchia, il solo suono di quella voce la irritava
«Sceriffo Swan, si limiti a fare domande attinenti al suo lavoro, senza concedersi frecciatine del tutto inappropriate e, inoltre, il salvataggio di una ragazza, personalmente, lo trovo qualcosa di estremamente positivo, se permette.» la bionda le rivolse un sorrisetto tirato che non ricevette risposta se non totale indifferenza
«L'ho vista sulla strada di casa, era nell'erba e si lamentava.. è stata Henry a trovarla.» lanciò un'occhiata amorevole ed orgogliosa verso il figlio, il quale si limitò ad alzare lo sguardo dal suo libro.
Mentre Emma scriveva sul suo piccolo blocco, Regina continuava a guardare verso la porta a vetri. I medici le stavano sparando lucine negli occhi, le stavano attaccando flebo al braccio, le prelevavano il sangue. Era sveglia, perché non uscivano a dire qualcosa?
«Sa nient'altro?» domandò lo sceriffo, mentre ultimava di scrivere
«Gliel'avrei detto, sceriffo!» ribatté scontrosa, incrociando le braccia al petto.
«Potete entrare, sta bene.» una mielosa infermiera li venne a chiamare. Si precipitarono tutti dentro la stanza, come un fiume in piena. Il medico le stava parlando
«Non ti ricordi nulla?» la ragazza scosse la testa «Sai dove ti trovi?»
«No.» provò a mormorare. Il dottor Whale sospirò affranto, raddrizzando la schiena, non appena vide l'afflusso di gente che lo stava raggiungendo.
Aggrottò le sopracciglia quando notò la placchetta incisa che la ragazza portava al collo
«Ti ricordi come ti chiami?» domandò speranzoso. La ragazza lo guardò intensamente e dischiuse le labbra, indecisa sul suono da pronunciare
«A...A...»
«Armida.» disse il sindaco raggiungendola. La ragazza la osservò con due occhioni spalancati, dolcissimi. Gli anni di pratica erano serviti, se non altro «Me l'ha detto prima di svenire quando l'abbiamo trovata.»
«Lei.. lei..» mormorò con voce smorzata. Regina aspettava la frase geniale che avrebbe sfoderato, ma Emma Swan intervenne
«Sì beh, sta di fatto che nessuno la sta cercando.»
«E ha bisogno di un posto dove stare.» aggiunse il dottor Whale «È chiaro che è spaventata e necessita di un ambiente familiare.. l'ospedale non è di certo il luogo addetto per lei. Indubbiamente non è nel pieno delle forze, ma sono ferite di tipo superficiale, niente che necessiti di cure mediche, guariranno solo col tempo.» la guardò speranzosa. Regina gioì, poteva portarsela a casa senza problemi, ma si mostrò comunque riluttante
«Ma non sappiamo nemmeno chi è!» protestò mettendo un braccio attorno alle spalle di Henry, facendo intendere che aveva paura per lui
«Lei..» riprese la ragazza con occhi adulanti, si voltarono tutti verso quella figura così esile nel letto di ospedale «Lei mi ha salvata.. lei è la mia fata madrina!» Regina sollevò gli occhi al cielo
«Mi piace la ragazza!» esclamò subito Henry, sorridendole «Ti prego, portiamola a casa con noi: abbiamo tante stanze, starà benone!» supplicò il bambino, tirando la giacca di sua madre
«E no mio caro, due infatuati in casa non li voglio!» accennò una risata, come se fosse assolutamente contraria. Henry tirò così forte che fu costretta a chinarsi
«Ti prego, mamma.. non ha nessuno al mondo.» Regina lo guardò fisso, si decise a sorridergli
«Henry, non possiamo metterci in casa una sconosciuta.»
«Tanto sconosciuta non direi.» una voce fece trasalire tutti. Si voltarono verso un'infermiera che porgeva delle carte al dottore
«Hai già fatto il test?» biascicò immerso nella lettura «Sei stata velocissima..»
«Oh sì.» esclamò con voce atona, guardando arcigna il sindaco «Il riscontro del DNA che abbiamo trovato.. lo abbiamo trovato in fretta perché... beh, il risultato parla chiaro.»
«Il.. il sindaco?» balbettò con voce strozzata Whale, mentre l'infermiera spariva
«Sindaco? Il sindaco cosa?» chiedevano tutti, la Swan, le infermiere di passaggio, persino Henry e lo sguardo di Armida, indagatore
«Che ha fatto il sindaco?» domandò seccata Regina, zittendo tutti «Volete spiegare che c'entra il sindaco?»
«È lei la madre della ragazza.» le porse le carte anche se la donna era troppo impegnata a barcollare. Erano un'ottima squadra.
«Lei non.. io..» farfugliò scuotendo la testa «Non può essere lei!» si mise una mano tra i capelli «C'erano state complicazioni, mi avevano detto che era morta e che io non avrei più potuto avere figli mi.. mi avevano detto che era morta
«Evidentemente non lo è..» rispose Emma, con voce tagliente.
«Io.. penso sia il caso di.. uscire.» propose Whale, imbarazzato. Scortò tutti in sala d'aspetto.
Regina si sedette con calma sul letto e si mise di fronte a lei, in modo da dare le spalle agli spettatori indesiderati e coprire con il suo corpo anche la ragazza
«Sei brava a fare la commedia.» rise Armida, massaggiandosi il braccio bucato «Come ti sei inventata quella storia melodrammatica in così poco tempo? Io stessa non avrei saputo fare di meglio.»
«Io non mi sono inventata proprio niente. Ho raccontato solo ed esclusivamente.. la verità.»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
angolo autrice:
ringrazio tutti i visitatori silenziosi che passano di qui e anche di più chi mi lascia un commentino rendendomi molto felice...
grazie alle recensioni di LauraSwanA e di Dora93 e chi ha inserito questa fanfiction nelle seguite GiuggiolaPsicolabile93

 
   
 
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