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Ian
sbarrò gli occhi, incredulo. Monika gli ricambiò
uno sguardo carico di
un’intensità sconcertante.
Il professore
Seth Lloyd, del dipartimento di fisica
quantistica del Massachusetts Institute of Technology,
l’aveva teorizzato nel
suo celebre saggio sul Quantum Leap. Ora erano i suoi occhi a vederlo.
Era un sogno.
Eppure era vero.
L’origine
di Hyperversum non risiedeva nel XXI secolo.
Risaliva all’alba dei tempi, quando l’uomo ancora
doveva calcare la superficie
del mondo che ora abitava. E lui stava per scoprirlo.
La Sfinge
sorrise, un sorriso di una bellezza silenziosa e
immortale. Si voltò verso Ty e si avvicinò
lentamente verso di lui.
«Ora
so perché siete qui.» Ty abbassò
immediatamente lo
sguardo, incapace di sostenere la bellezza inumana della dea.
«Ma siete voi
forse a non saperlo del tutto. לגלות מי אתה, מישל.»
Ian
aggrottò la fronte, chiedendosi come mai non capiva
quelle parole.
La dea si
fermò a un passo da Ty.
«Dopotutto,
ero certa che saresti venuto.» La Sfinge prese il
sacro omphalos tra le dita e lo sfilò dalla testa.
Ian e Monika si
scambiarono uno sguardo attonito. Ty aveva
ancora lo sguardo fisso sui propri piedi.
La dea fece
scivolare il laccio di cuoio cui era appesa la
clessidra dorata sui capelli e sul collo di Ty. «Richiama il
frutto misterioso,
richiama il tuo potere, Figlio del Cielo.»
Monika
scattò rapidamente in avanti, Shani e Misha si
frapposero tra lei e il ragazzo, fissandola minacciosamente. Il
Maggiore scosse
la testa, esasperata. «Può essere pericoloso,
dannazione! Cosa ha intenzione di
fare?»
Ian non sapeva
cosa rispondere. Perché la divinità aveva
fatto indossare a Ty la clessidra dorata? Si accorse che il ragazzo
tremava.
«Richiama
la mela rossa, Figlio del Cielo» intimò di nuovo
la
dea.
Ian fu
acutamente consapevole che nessuno di loro poteva
rifiutarsi di eseguire un ordine della Sfinge.
«Hyperversum,
pausa» sussurrò Ty. Il menù rosso
luminescente
del gioco apparve all’istante, fluttuando a
mezz’aria.
Shani e Misha
misero le mani sugli ankh agganciati alle
cosce, intimorite dal potere evocato dal ragazzo.
La dea
posò le dita sulle due clepsamie della clessidra e le
svitò leggermente. Dalle ampolle dorate sembrò
fuoriuscire una scia calda e
luminosa. Ian deglutì quando quella stessa luce
fluttuò verso la mela rossa del
menù di Hyperversum e l’avvolse completamente.
La sfera del
gioco cambiò colore. Divenne dello stesso colore
delle iridi della Sfinge, tanto da sembrare una palla d’oro
liquido sospesa
nell’aria. Il moto che la faceva ruotare su stessa
accelerò all’improvviso.
Fu allora che la
sfera cambiò ancora il suo aspetto.
Sprazzi di ogni
colore scintillarono sulla sua superficie,
miscelandosi tra loro, mentre girava su se stessa sempre più
velocemente. I
colori si amalgamarono a tal punto che la sfera divenne completamente
bianca,
di un candore accecante.
All’interno
della sfera apparvero monti, pianure, mari,
colline, case, cieli, città, imperi, sguardi,
volti…
Ty, Monika e Ian
fissarono la sfera sconvolti e con le
lacrime agli occhi.
Dentro la sfera,
ognuno di loro credette di vedere se stesso,
il suo passato e parte del proprio futuro.
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