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Autore: Uzumaki_Devil_Dario    14/10/2012    5 recensioni
Quando il giorno diventa notte, Tokyo cambia e diventa un nuovo mondo: la reputazione si crea nelle competizioni sulle strade e la vita pulsa del motore delle automobili dalle carene fiammanti e dai carburanti pompati al protossido di azoto.
Qui la parola "velocità" è sinonimo di forza e di vita. O sei veloce o non sei niente.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Riconobbe le strade, le vie dove aveva trascorso tutta la vita prima di trasferirsi e cercare l'indipendenza. Il quartiere non era nulla di che, gli edifici erano addossati l'uno all'altro in modo tale da non creare neanche uno spiraglio di vicolo, c'erano solo le strade principali dall'asfalto coperto di buche sui lati e larghe abbastanza da lasciar passare due file di macchine. Naruto fermò la macchina prima di addentrarsi nel quartiere, sapendo che non sarebbe passata inosservata a troppi curiosi e non gli piaceva che si girasse troppo intorno a Kurama con chissà quali intenzioni.
Percorse le strade a piedi, vedendo tutto come se lo ricordava, una specie di squallore generale dai tetti bassi con le antenne televisive a malapena raddrizzate e vecchi in canottiera dalla pancia prominente sui balconi a non fare nient'altro che stare seduti. Eppure, in quel quartiere che era la decadenza fatta, c'erano dei bambini che trovavano il loro svago fra il rincorrersi o il giocare a pallone in mezzo alle strade. Naruto non era stato esattamente come loro, ciò che i ragazzini trovavano nei giochi comuni lui lo trovava nell'officina di suo padre. Quando lo vedeva lavorare bastava un attimo per concentrarsi su valvole, pistoni, cilindri e tutto quello che c'era da vedere sotto il cofano di un'auto, e di certo non aveva perso occasione di farsi insegnare parecchie cose. Adesso, volendo, era benissimo in grado di occuparsi di Kurama per qualsiasi cosa, sia che avesse una parte guasta da rimuovere o da cambiare.
Andò fino in fondo alla strada, la saracinesca dell'officina era aperta e il muso di una macchina sporgeva con il cofano anteriore aperto. Il meccanico che se ne occupava era chinato fino quasi a ficcarci dentro la testa, rialzandosi mostrò una zazzera bionda quanto quella di Naruto e anche più folta. Pulendosi le mani in uno straccio, Minato si girò e notò il suo arrivo.
"Ehi, Naruto."
"Come va, è un secolo che non ci si vede."
"Vieni qui un attimo." Minato esortò il figlio a dare un'occhiata al motore in riparazione "Che mi sai dire?"
"Che questa carretta non ripartirà più, neanche se cambi tutto quanto" dedusse dopo uno sguardo veloce, segno che non aveva perso l'occhio per queste cose.
"Bene, mi fa piacere sapere che non perdi l'abitudine. Quindi tratti ancora la tua macchina come si deve?"
Questo era talmente scontato da non avere neppure bisogno di rispondere. Kurama era l'auto che Minato aveva rimediato da uno sfasciacarrozze prima ancora che lo demolisse. Era praticamente certo che quella Toyota non fosse più capace di muoversi, ma dopo averla presa se l’era portata nell'officina e aveva fatto miracoli, trasformandola nel fuoristrada che era adesso e facendone il regalo per la maturità di Naruto. Il ragazzo ne era così estasiato da averla guidata per tutta la notte, scegliendole il nome che la volpe con tutte quelle code raffigurata sulla carrozzeria gli aveva ispirato: Kurama, le nove lame.
"Stessi cerchi in lega Wolfrace da diciotto pollici, stessi duecentonovantacinque cavalli e stesso disegno integrale. Tale e quale a quando l'hai vista l'ultima volta."
"Questo è il mio ragazzo!"
Gli diede una scompigliata di capelli e, con lo stesso sorriso sornione di tutti e due, per un attimo padre e figlio sembrarono essere la stessa persona. La somiglianza era favorita dalla differenza di età che li separava, non si distanziavano neanche di vent'anni, cosa dovuta al fatto che Minato era diventato genitore molto giovane. Insieme a Kushina, la donna la cui voce si fece sentire da dentro il garage.
"Naruto, lo so che ci sei! Muoviti e vieni subito ad aiutare!"
I toni non ammettevano decisamente repliche, Minato e Naruto si scambiarono quel rassegnato sorriso d'intesa che voleva dire "ma chi ce l'ha fatto fare?", riferito a Minato sul ritrovarsela come moglie e a Naruto sul ritrovarsela come madre. Entrò e trovò sua madre intenta ad aprire scatoloni che contenevano diversi pezzi di ferraglia usati. Già dal primo momento che la vide, però, la donna ebbe di che provocare il suo disappunto.
"Che diavolo, mamma! Tutti quelli che entrano qui devono vederti con le natiche praticamente di fuori?"
Il commento era riferito a come Kushina era inginocchiata in maniera tale che i jeans attillati e vita bassa lasciavano intravedere parte del bacino, perfino la cascata di capelli rossi sembrava spostata apposta per metterlo in mostra. Kushina s’issò sulle gambe e lo guardò contrariata poggiandosi le mani sui fianchi nel suo atteggiamento autoritario che non cambiava mai. Tante volte, come adesso, dava l'impressione che credesse di essere ancora la stessa ragazza esuberante e indipendente di anni prima - e l'aspetto così giovanile l'aiutava molto di più a credersi tale -, e che avere figli non l'avesse resa molto materna sin da quando aveva sedici anni. Addirittura non aveva problemi, come ora, a stare con una semplice maglia senza maniche, dove al di sotto il petto era evidenziato.
"Senti un po', moccioso, perché non provi a pensare a come ti devi vestire tu e ti fai un bel pacco di affari tuoi?"
"Che diamine... e tu non le dici niente, papà? Così la prendono per una di strada!"
"Perché dovrei? A me piace, e comunque sotto quei vestiti ci posso entrare solo io. Dico bene, tesoro?"
"Non sai quanto bene, amore!"
Naruto si girò dall'altra parte, schifato e domandandosi come fosse possibile di essere nati dai geni di due persone simili.
"Nii-san, che ci fai qui?"
Arrivò l'unica persona che gli diede la speranza che in famiglia ci fosse ancora un pizzico di sanità mentale. Nagato stava controllando le forniture di alcuni pezzi prima che si accorgesse della presenza del fratello.
"Nagato" disse Naruto "non sai la pena che provo per te sapendo che ti tocca restare con questi due qui."
Il fratello minore di due anni formò un sorriso rassegnato "Beh, tocca farci l'abitudine."
"Come? Come si fa a farci l'abitudine a... a quello?" alluse e indicò il modo in cui i due stavano così appiccicati e si scambiavano tali sottintesi da sembrare che volessero fare i loro doveri coniugali lì in garage "Non ti viene il voltastomaco a vederli tutto il tempo così? E la notte come riesci a dormire?"
"Ma che problema hai? Guarda che è una cosa normale."
"Se lo dici tu..."
Benché fossero fratelli, talvolta sembravano l'uno l'opposto dell'altro. Naruto aveva preso i raggianti capelli biondi del padre, Nagato quelli rossi della madre. Il primo spesso progettava pazzie assurde, il secondo era decisamente più assennato. Perfino gli occhi erano diversi, quelli di Nagato erano di un azzurro molto più spento di Naruto, quasi erano grigi. Nonostante ciò, non c'erano dubbi che fossero fratelli di sangue.
Naruto lo prese sottobraccio e approfittò del momento idilliaco di Minato e Kushina per prenderlo da parte "Piuttosto, Nagato, ho bisogno che mi fai un favore."
"Ti pareva." sospirò rassegnato "Capiterà mai che tu venga qua senza nulla da chiedere?"
"Mi serve il nos. Riesci a procurarmi un paio di bombole?"
"Che? Due...!"
Naruto dovette mettergli la mano davanti alla bocca per non fargli alzare troppo la voce, il tempo per Nagato di riprendere il controllo e parlare a voce più bassa "Due bombole di protossido di azoto? Se devi farci quel che penso, ti rendi conto che tanto nos potrebbe farti saltare in aria?"
"Insomma, puoi o non puoi?"
"Innanzitutto dimmi perché dovrei, visto che so quanto sei fuori di testa."
"Dai, farò attenzione."
"Raccontane un'altra."
"Perché... sei mio fratello e posso contare su di te?"
"Non attacca."
"Oh, andiamo! Mi credi così scemo da pensare che vada a morire apposta? Poi vedrai che ti ridò anche i soldi."
"Non è questo il pun..."
La discussione fu interrotta dall'improvviso arrivo di una terza persona, che appena scesa nel garage era andata addosso a Naruto e lo abbracciava bloccandogli anche le spalle.
"Onii-chaaaan! Che bello, sei tornato!"
Naruto cercò di liberarsi dall'abbraccio eccessivo della sorella. Ormai non si chiedeva più come Naruko facesse a sentire la sua presenza ogni volta che si avvicinava, pensava che la cosa potesse essere dovuta al fatto di essere gemelli. Erano quasi uguali, perfino nei lineamenti del volto, ciò che essenzialmente li distingueva erano i capelli di lei che erano raccolti in due lunghe code... e anche che continuava a essere la stessa ragazzina pure con la bellezza di vent'anni, al contrario del fratello gemello al quale era sempre così esageratamente affezionata.
"Naruko, lo stai soffocando."
"Onii-chan, mi porti a fare un giro sulla tua macchina?"
"Ancora? Me lo chiedi ogni volta che mi vedi, non sei mai contenta?"
"Ti preeego."
"No, gli occhi che supplicano non funzionano. E comunque sono di passaggio, adesso me ne sto..."
Interruppe la frase circa i suoi intenti quando si rese conto che sua madre aveva interrotto quel suo momento di effusioni di prima e gli era arrivata dietro imperiosa.
"Dove pensi di andare, Naruto? Mi devi aiutare a sistemare gli attrezzi e così farai. Nagato, finisci di controllare le forniture. E tu, Naruko, fila di sopra."
"Ma okaa-san, voglio fare un giro sull'auto con Naruto-niichan."
"Più tardi. Ora i tuoi fratelli hanno da fare. Muovetevi, ragazzi."
Senza ribattere nulla, Naruto seguì la madre per lasciarsi dire cosa dovesse fare, ma prima gettò al fratello un'ultima occhiata del tipo "conto su di te". Nagato altro non poté fare che accettare con rassegnazione, sapendo che Naruto era il solo che poteva vincere una discussione fra loro.

Nagato era stato di parola e il signor Teuchi non aveva tardato a dargli la paga di lavoro. C’erano voluti giorni ma ora Naruto poteva davvero dire che non gli mancasse nulla. Guardò i pulsanti rossi sul cruscotto, abbastanza distanti l'uno dall'altro in modo da non premerli accidentalmente assieme. Come detto da Nagato, troppo di quel gas poteva provocare un bel botto se usato tutto in una volta, era quindi più sicuro attivare una bombola alla volta e allo scopo Naruto aveva aggiunto quella miglioria. Quei pulsanti adesso erano lì, tentatori, avrebbe dato non so cosa per azionarli subito, ma la vera velocità di Kurama doveva aspettare ancora un po' per essere scatenata. Per il momento procedeva a passo d'uomo, e se sapeva dove andava, non doveva mancare molto alla destinazione. Da un po' aveva notato che le strade, benché illuminate, erano del tutto deserte, non c'era neanche un'anima viva a piedi. Questo lo induceva a pensare che le strade fossero sgombre per ciò che sarebbe successo quella sera, oltre a essere sicuro di essere quasi arrivato se aveva raccolto le giuste informazioni. Solo una svolta in fondo alla strada e trovò ciò che cercava, scese nel parcheggio, sentendo già adesso provenire dai piani inferiori quel suono ritmato che gli faceva pulsare più forte il cuore nel petto. Quando arrivò alla fine della discesa a curva, entrò nel mondo che aveva cercato e che riconobbe come quello a cui apparteneva.
Era solito percorrere le vie di Tokyo in pieno giorno e in motorino, quindi non era nulla di speciale vedere tanta gente attraversare le strade in fiumare di popolazione. Eppure era convinto di non aver mai visto una tale miriade di persone ammucchiate tutte in un solo posto. Tutto il piano seminterrato era così gremito da pensare che non ci fosse nemmeno lo spazio di muoversi liberamente a piedi, a malapena per una macchina che doveva per forza procedere pochi centimetri alla volta. Ma a Naruto questo non importava, era troppo preso a guardarsi intorno, perché sembrava proprio che le ragazze migliori che ci fossero in giro camminassero avanti e indietro davanti all'entrata come a dare una sorta di benvenuto speciale a chiunque arrivasse. Ebbe anche l'impressione che qualche bellezza che gli passava accanto avesse notato la sua auto e solo per questo gli sorrideva e ammiccava. Più avanti si sentiva provenire una musica rap americana a tutto spiano, chiunque si trovasse in quel determinato spazio era intento a ballare con frenesia, con le ragazze che attiravano ragazzi con movimenti suadenti di bacino e gambe, e tutti agitando in alto le braccia.
Più andava avanti, più c'era da vedere. Il tutto era un parcheggio seminterrato ma grande quasi quanto un centro commerciale, quel posto era fatto per avere quanto più spazio possibile... e anche se qui le macchine dovevano solo essere parcheggiate, non poteva essere usato meglio di così! La parte che più lo interessava era poco oltre, dove scorse un'altra ammucchiata di gente situata in un ampio spazio alle cui estremità opposte c'erano posteggiate file di auto, l'una più mozzafiato dell'altra con le proprie carrozzerie dai colori splendenti alle luci del locale e con i propri disegni integrali e scritte da sballo! Trovò posteggio in fondo a una delle file e, una volta sceso, poté ammirare più da vicino tutte quelle bellezze su quattro ruote che aveva sotto agli occhi. Molte di esse avevano i cofani anteriori aperti per far sì che i proprietari mettessero in mostra i propri potenti motori, oppure perché questi gli davano un'occhiata e li controllavano prima di spronarli al massimo in gara; qualcun altro, invece, si limitava solo a pomiciare con una o più ragazze insieme stando appoggiati all'auto, o anche solo per parlare in gruppi. A mano a mano che camminava - piano per non perdersi nulla - vedeva di tutto e di più, ogni genere di motore dentro ogni genere di auto, qualcuna più e qualcun’altra meno potente della sua. Chiaramente non erano tutte lì per correre, ad alcuni bastava semplicemente guardare le gare o divertirsi in altri modo, ma lui avrebbe dato qualunque cosa per essere fra quelli che avrebbero gareggiato quella sera, la sola prospettiva lo eccitava da morire. Quello era un ambiente in cui si sentiva di poter diventare il re indiscusso.
Si ritrovò a passare davanti al muso aperto di una Dodge Viper di un viola scintillante, non se ne poteva vedere bene il davanti perché il cofano era alzato, ma sui lati erano raffigurati dei tentacoli articolati di piovra. Il possessore di quel gioiellino era chinato a scrutare il motore, era uno di colore e anche così alto e robusto da superarlo di tutta la testa, i capelli insolitamente biondi tirati all'indietro. Era chiaro che c'era qualcosa lì dentro che per lui non andava e non riusciva neanche a capire cosa fosse. Istintivamente, Naruto si allungò a guardare e scorse il motore 8.3 SRT10 che era anche di una cilindrata bella forte e con parecchi cavalli; gli bastò un'occhiata per individuare il problema.
"Per caso fa un rumore strano quando ingrani o scali?" chiese all'improvviso. Catturò l'attenzione del tipo, che si alzò e si girò a guardarlo, mostrando anche la stranezza di avere degli occhiali da sole poggiati unicamente sul setto nasale, nonostante fosse sera.
"Come, scusa?" domandò.
"Il problema è un po' più in fondo di dove stai guardando." Naruto osò avvicinarsi un po' di più e allungare la mano dentro per indicargli il problema "Quella valvola è difettosa, è fuori posto e il cambio ci sfrega contro quando lo usi. Se vuoi..." non completò le indicazioni e si abbassò allungando la mano, fece qualche movimento un po' sforzato e con qualche strattone. Al che, si rivolse di nuovo a lui "Prova adesso."
Pur perplesso, il ragazzo di colore seguì l'esortazione ed entrò in macchina per testare frizione e leva del cambio, constatando con sorpresa e approvazione che adesso quel rumore fastidioso era sparito e il cambio non era più così duro da effettuare.
"Oh yeaah! Ora sì che va benone, oh sì!" diede una vigorosa pacca sulla spalla a Naruto, gli offrì anche un panno per pulirsi le mani dallo sporco del motore "Amico, sei un grande, grazie davvero tantissimo!"
"Non c'è di che."
"Yo, dai qua."
Allungò il pugno verso di lui in un'esortazione a fare altrettanto. Cogliendo l'invito, Naruto protese il suo e, quando i pugni si scontrarono, nacque subito l'intesa. Un'intesa al rap accompagnata dalla musica proveniente dall'altra parte in fondo al locale.
"#Yo! Io sono Killer Bee e per la mia adorata Lariat ti sono riconoscente, oh sììì!!!#"
"#Yo! Naruto Uzumaki te lo dice, una mia dritta e sei felice! E anche con gli occhiali neri di sera, sei un figo oltremisura, sììì!#"
Parlarono continuandosi a intendere in questo modo fintanto che le nocche dei pugni restavano a contatto. Quando si allontanarono, tornarono a parlare normalmente.
"Non ti ho mai visto qui, bello. È la tua prima volta all'Underground, eh?"
Al sentire quell'ultima parola, Naruto mostrò di non capire e così rispose anche alla domanda a lui posta "Underground? Allora è così che si chiama questo... beh, tutto questo?" alluse all'ambiente in generale con le braccia.
"Yeah, proprio perché siamo in un grandissimo seminterrato. Sei anche da solo, vero?" notò vedendo che non c'era nessuno insieme a lui "Se è la prima volta che vieni qui, come facevi a sapere dove si trova questo posto?"
"Quando lavori in un locale, senti spesso la gente che parla tanto, ancor più se capita che venga qualche Street Racer a ordinare un po' di ramen."
"Ehi, Bee!"
La discussione fu interrotta dall'arrivo di alcuni ragazzi. La prima cosa del gruppo che saltò all'occhio era che erano quasi tutti prevalentemente di colore come Bee, uno di loro era alto e nerboruto addirittura quanto e più di lui, con una ragazza sottobraccio, e di viso gli somigliava anche parecchio. La differenza era che aveva l’intelligenza di non portare occhiali da sole come lui. Un'altra ragazza della comitiva si distingueva per i capelli di un rosso alquanto acceso, mentre un'altra era l'unica del gruppo dalla pelle bianca e aveva un davanzale da far agitare quello che c’era sotto le mutande!
"Allora, Bee" disse uno di loro, bassino, biondo e col bastoncino di un dolcetto infilato in bocca "hai risolto quel problema o ci dovrai convivere?"
"#Tutto a posto, Omoi, i problemi si risolvono, prima o poi! Questo ragazzo qui è un portento, mi ha aggiustato Lariat e adesso non vado più lento!#"
"Non sei mai andato lento." ribatté l'altro tipo corpulento "Non dire scemenze solo per parlare in rima. Piuttosto, chi è lui?"
"#Naruto Uzumaki vi presento, è un tipo che coi motori ha talento, yeah!#"
"Piacere" si limitò a dire Naruto. Il colosso lo guardò per qualche momento studiandolo dall'alto, anche gli altri del gruppo lo guardavano.
"Hai davvero aiutato tu Bee ad aggiustare la macchina?"
"Sì... insomma, non che fosse chissà cosa."
"Beh, allora c’è da dire che sei in gamba. Quel guasto stava dietro a mio fratello da settimane e nessuno riusciva a capire cos'era, mentre tu l'hai messo a posto da solo" nonostante l'aspetto inquietante poté mostrargli approvazione e cordialità sorridendogli. Gli allungò anche il pugno come aveva fatto Bee per salutarlo, ma lui non si mise a rappare mentre fece le presentazioni "Ho anche io un nome, ma è troppo lungo e non me lo ricordo nemmeno, credo sia una roba mezza portoricana e mezza USA. Tu però puoi chiamarmi A."
"A?" Naruto gettò un'occhiata a Bee, cogliendo subito il nesso dell'assonanza "A e Bee?"
"Precisamente, il clan del duo A-B." poi gli presentò uno alla volta tutti gli altri "Lei è Mabui, la mia donna, e gli altri sono Omoi, Karui e Samui."
Fece conoscenza anche con loro coi pugni allo stesso modo di A e Bee, sembrava proprio essere il saluto personale di tutti loro "Nessuno di voi è di queste parti, mi sembra." disse "Siete tutti statunitensi?"
"Chi più e chi meno, mi sembra che Karui sia l'unica sud-americana qui."
"E Rio è molto meglio di quegli statarelli tutti placcati insieme su al nord" commentò l'interessata.
"Solo che lei è una specie di eccezione del suo paese." Omoi mosse il bastoncino del dolcetto dentro la bocca da una guancia all'altra "Tutte le bellezze di Rio hanno delle tette da paura ma Karui non sembra nemmeno averle."
Si pentì di ciò che disse, Karui non sopportò l'osservazione di Omoi e con un poderoso pugno lo fece piegare in due sullo stomaco.
"Un'altra sola parola e ti sfondo di mazzate, bastardo!"
Lo riempì di altri insulti e accanimenti mentre lui restava chinato dal dolore, Naruto aveva sempre pensato che certi argomenti con una donna era sempre meglio non prenderli e quella Karui gliene diede la conferma. Poi lasciò perdere e si rivolse di nuovo ad A "Poco fa hai detto "il clan del duo A-B", giusto? Che intendi esattamente per clan?"
"Si vede che sei nuovo in questa zona della città." rispose A "Per farla breve, ci sono degli Street Racer che insieme formano dei gruppi detti per l'appunto clan. Ogni clan ha un suo garage dove tenere le auto quando non le usano e per ripararle o modificarle. In genere ogni clan prende il nome dal tipo che lo comanda. Nel nostro, ad esempio, siamo io e Bee a capeggiare, da qui il nome "duo A-B", capito?"
Naruto aveva capito eccome. Si guardò intorno e provò solo a immaginare, in mezzo a tutta quella marea di persone, quanti clan potessero esserci e come fossero strutturati "E gli altri clan?"
Fu Mabui, la compagna di A, a rispondergli. Cominciò indicandogli un gruppo che consisteva unicamente in un trio composto da un ragazzo dai capelli rossi e occhiaie marcate, un altro con tutto il viso coperto di tatuaggi tribali e una ragazza dai capelli biondi raccolti in quattro codini alti "Quello è il clan Sabaku, composto appunto dai tre fratelli Sabaku: Temari, Kankuro e Gaara, il fratello minore che però è anche il capoclan. Poi laggiù." accennò a un insieme un po' più grande, lo era quasi quanto il loro "Là c'è il clan Uchiha."
Il nome galvanizzò Naruto. Che si trattasse proprio di quell'Uchiha?
Scoprì di sì. Il clan che Mabui gli indicava era formato da quattro persone e una di esse era impossibile non riconoscerla: la ragazza che stava sempre attaccata a quel Sasuke Uchiha, difficile che quella chioma rosata passasse inosservata e che lui non se la ricordasse.
E a quel punto si sentì l’acido nello stomaco. Se c'era un'unica cosa che poteva rovinargli l'appena entrata in quel mondo di soli motori, corse e adrenalina, sentiva che questa poteva essere solo Sasuke Uchiha.
Però c'era qualcosa di strano: lui non c'era, non era con i membri del suo stesso gruppo.
"E dove sarebbe Sasuke Uchiha?" non aveva bisogno che glielo spiegassero per capire che era per forza lui il cosiddetto capoclan. Del resto, il clan portava il suo nome.
"Mah, non lo so, strano che non sia ancora qui" osservò Omoi.
"Cos'è, quando il bastardo non c'è lascia le redini alla compagna?
A, Bee e gli altri dedussero che Naruto lo conosceva già e non in rapporti amichevoli, questo a giudicare da come ne parlava così malamente da sembrare che, se solo ne avesse avuto l'occasione, l'avrebbe scuoiato.
"Con quello non ci andrei pesante. Se te lo metti contro..."
"Sì sì, lo so, la famiglia Uchiha e tutto il resto. Ma è uno stronzo comunque."
Per distogliere l'attenzione dal discorso, Mabui gli indicò un altro clan dalla parte opposta "Quello è il clan Hyuga, capeggiato da Neji Hyuga. È quel tipo lì."
Si trattava di un tipo alto e i lunghi capelli castani, vestito al modo di uno che se lo poteva permettere, gli occhi erano particolarmente chiari, Naruto li confuse quasi per un violetto chiarissimo ma pensò che fosse a causa della luce lì sotto. Poi, per un attimo, ebbe l'impressione di vederci doppio perché accanto a quel Neji ne vide un altro esattamente uguale. Dovette strabuzzare gli occhi per un po' prima di rendersi conto che aveva preso un altro abbaglio, poiché stava vedendo non un altro ragazzo, bensì una ragazza. Somigliava parecchio al primo se vista a quella distanza, aveva anche i medesimi occhi, ma poi le differenze divennero più evidenti delle somiglianze: oltre a essere un po' più bassa di lui, i suoi capelli erano molto più scuri, un intreccio tra il nero e il blu notte. Come poteva aver scambiato una come lei per un ragazzo? Più la osservava e più si rendeva conto dell'idiozia dello sbaglio.
"Quella è Hinata Hyuga." Mabui aveva notato come Naruto la osservasse "Sia lei che Neji sono parte della stessa famiglia. Gli Hyuga possiedono una buona parte delle industrie motoristiche del Giappone, la merce che producono viene esportata anche al di fuori dello stato e dell'Asia. Qui a Tokyo sono la famiglia più prestigiosa dopo gli Uchiha. O forse lo sono quasi quanto loro."
Quindi anche loro dovevano essere eredi di una bella fetta di quel tipo di torta fatta con l'oro colato e i contanti. Eppure non avevano la stessa aria superiore indisponente che aveva visto l'altro giorno in quel Sasuke Uchiha. Ancor meno sembrava avercela la ragazza, anzi...
Non ascoltò molto altro su quel clan, solo alcuni nomi come Kiba, Rock Lee, Tenten e un altro che era tipo Shito o Shino; i cognomi neanche a far loro spazio nella testa.
"Guarda un po'! E chi si aspettava che quel moccioso venisse pure qui?"
A distoglierlo dai pensieri e a ottenere l'attenzione generale fu quel gruppo di ragazzi visti prima, quelli del clan Uchiha. Naruto era così assorto da quella Hyuga che neanche si era accorto che si stavano avvicinando... e ancor meno chi ci fosse tra loro!
"Eh? Semmai cosa ci fai tu qui."
La ragazza che lo aveva ripreso era grande di qualche anno più di lui, vestita con stivali di pelle, pantaloncini neri attillati e una camicetta viola annodata in vita. Se era riuscito a riconoscerla, non era certo per i capelli di quel particolar cremisi, non quanto l'inconfondibile spocchiosità e il modo in cui si atteggiava poggiando la mano sull'anca piegata. La guardò di sbieco, sopportando a malapena anche la sua presenza.
"Io qui ci venivo mentre ancora ti facevo da babysitter a sedici anni, cuginetto."
"Karin, tu conosci questo qui?" la ragazza di Sasuke certamente lo aveva riconosciuto.
"È mio cugino." spiegò lei "Un povero montato che si crede sempre chissà chi."
"Parla per te, Karin. Guarda che ne è passato di tempo da quando venivi a fare la babysitter... sempre che si possa definire così il portare il proprio ragazzo a casa mia come fosse un motel."
"Ooh, il piccolo Naruto è rimasto con il trauma infantile?"
"Di un po', quanti ne hai mandati via di ragazzi perché avevano l'uccello troppo moscio per te oppure venivano troppo presto? Io ho fermato la conta a dieci quando avevo dodici anni. No, anzi, credo di essere rimasto a quell'undicesimo che ti ha fatto incazzare perché ha voluto infilartelo anche nel posteriore. L'unico buono che hai trovato non ti ha fatto più sedere per giorni interi, mi sembra. Che sfiga, eh?" e decorò il racconto con un ghigno stampato in faccia, inacidendo ancora di più la cugina Karin, che non aveva parole per ribattere.
"Sei solo un piccolo stronzetto, Naruto."
"Tu guarda." intervenne un ragazzo alto e corpulento, dall'espressione quieta e i capelli di un rosso accesissimo "E così adesso abbiamo un altro Uzumaki qui sotto."
"Naruto Uzumaki, quindi." osservò la ragazza rosa "Tu sei quello che ha messo le mani addosso a Sas'ke-kun l'altro giorno."
"Ma dai! Allora è lui quel Mr. Palle d'acciaio che ha preso a botte il rampollo Uchiha?"
"Chiudi il becco, Suigetsu! Tu, biondino, sappi che se sei venuto a completare l'opera, hai scelto posto e momento sbagliato."
"Perché?" rincarò Naruto "Quando non c'è lui, ci pensa la sua ragazza a fare il suo lavoro?"
"Nient'affatto."
Maggior parte della folla si era accalcata attorno ai due gruppi, ansiosi di vedere come sarebbe andata a finire. Dalla calca, però, arrivò una voce sufficientemente familiare, e il suo possessore spuntò fuori dalla marea di persone, costantemente munito di quella che per Naruto era un'aria di boriosa indifferenza e serietà. Quando li raggiunse, Sasuke prese la ragazza a braccetto, che sorrise e si strinse le spalle come se fosse una gatta in una confortevole cuccetta.
"Non ho per niente bisogno di Sakura per sistemare quello che ho lasciato in sospeso." disse, osservandolo dalla testa ai piedi "Quasi non ti riconoscevo senza quel grembiulino da cuoco."
Certamente, adesso che aveva indosso il cappottino lungo e a collo alto sopra la camicia bianca, pantaloni neri e alla testa la bandana nera con la spirale arancione al centro, la differenza c'era rispetto al loro ultimo incontro. Ma ugualmente Naruto non tollerò la presa in giro e fece scattare le nocche dei pugni.
"Hai detto che vuoi sistemare la questione irrisolta? Bene, cominciamo pure ora."
"Ora calma, Naruto." A pose una mano sulla spalla inducendolo a fermarsi "Così ti incasini ancora di più."
"A, vedo che ti sei trovato un nuovo membro che è una testa parecchio calda." osservò Sasuke "Spero che al volante sia più bravo che a prendere a pugni."
"Allora gareggiamo e vedrai che ti faccio la pista."
La sfida di Naruto provocò sospiri e borbotti generali. Non doveva essere cosa da tutte le serate vedere Sasuke Uchiha che veniva apertamente sfidato, batterlo sarebbe stato diecimila volte meglio che fare di nuovo rissa con lui. Il suo avversario sembrava anche mostrare un certo interesse, o forse era una leggera nota di divertimento, ma ovviamente Karin doveva sempre dire la sua.
"E con che cosa lo sfidi, con quel coso che ti ritrovi per motorino? Anzi, scommetto tutto quello che vuoi che sei venuto qui in autobus."
"Perderesti, cara cuginetta, e neanche sai quanto amaramente" e dicendo questo, si avvicinò a Kurama, appostata neanche troppo lontana. Quando la videro tutti alla prima occhiata, il primo giudizio non poteva che essere sull'estetica, finora solo quella poteva definirsi qualcosa di buono.
Ma quando Naruto aprì il muso dell'auto, rivelò la meraviglia che teneva nascosta sotto quel cofano. Al vedere quel motore Evo 2.0 con millenovecentonovantasei di cilindrata, i più rimasero senza fiato, attoniti, alimentando il vociferare che c'era intorno.
"Hai capito il novellino!"
"Wow, guarda qui che roba!"
"E quello lì sotto che cos'è? Che figata!"
La soddisfazione derivò dal vedere l'espressione ammutolita di Karin e quella studiosa di Sasuke. Questi osservava ogni singola fibra di quel motore, ogni valvola, ogni cavallo... tutto nei dettagli.
"Alla faccia di quello che non si può permettere il meccanico." disse "Davvero, devo ritirare tutto quello che ho detto l'altro giorno."
Questa, per Naruto, fu una di quelle vittorie che gustò appieno con un largo sorriso in faccia "Adesso prova a dirlo di nuovo, che ne dici?"
"Ma sei anche un folle da manicomio. Non ho mai visto tanto nos caricato tutto insieme in una vettura, per lo più posizionato accanto all'albero motore. Se lo surriscalderai troppo coi giri, finirete col culo per aria, tu e la tua macchina."
"Ora basta. Che ne dici di smettere di parlare" e qui mostrò un consistente rotolo di yen, tutti i risparmi faticosamente raccolti solo per quella serata "e di correre?"


SPAZIO AUTORE
Beh, che dire: una volta tanto una fanfic in cui Naruto non è orfano XD anzi, gli rifilo pure la sua versione femminile come sorella gemella e Nagato come fratello! Io ce li vederei tutti e tre insieme!
Dunque, ragazzi, rieccomi tornato col nuovo capitolo, che spero verrà gradito come il primo. Ho notato con piacere che questa fanfic ha già attirato un bel pò di attenzione anche se le recensioni sono state poche, ma fa niente :) c'è nulla da dire, vi lascio con le recensioni e ci sentiamo al prossimo aggiornamento! Ciao a tutti!
   
 
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