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Autore: _Diane_    14/10/2012    2 recensioni
Dopo la fine della battaglia di New York contro alieni di vario tipo, ogni vendicatore è tornato alle sue usuali attività. Eccezion fatta che ogni giovedì sera il gruppo si ritrovi alla Stark Tower a vedersi in tutta pace un bel film. Al termine di una serata nella quale è stata proposta la visione di "Ritorno al Futuro", uno Steve ancora incerto del suo posto nel mondo viene colpito da un qualcosa che ne provoca lo svenimento. Al suo risveglio si ritroverà nuovamente spaesato nell'anno... 1991. Tra vecchi amici, nuove conoscenze, molti problemi, riuscirà il nostro Capitan America (alias Jarvis) a cavarsela e tornare a casa?
- Dal Capitolo Dieci -
«Tony Stark?»
Domandò senza mezzi giri di parole la giovane dai capelli rossi.
«Esattamente. E voi non credo siate i fantasmi del Natale passato, presente e futuro di Dickens, vero?»
La ragazza parve sconcertata dal comportamento di chi gli aveva appena aperto la porta. Un turbamento che durò qualche millesimo di secondo, dopo il quale rispose.
«Perché, avresti forse paura di confrontarti con i tuoi peccati, signor Stark?»
Genere: Avventura, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Sorpresa, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Cinque
And then a hero comes along
E poi arriverà un eroe

With the strength to carry on
Ti darà la forza di andare avanti
And you cast your fears aside
E metterai da parte le tue paure
And you know you can survive
E saprai che puoi sopravvivere


Hero ~ Mariah Carey



Capitolo Cinque


«Oh, ti è venuto per caso qualche livido?»

Il grado di sfacciataggine che avrebbe potuto tollerare era stato superato da un pezzo. Come si permetteva quell'uomo di trattare tutti gli altri in quel modo, come se l'intero cosmo gli girasse intorno? Cosa credeva d'avere più di tutti gli altri eroi, presenti nella stanza?

«Già. Sei grosso con l'armatura; tolta quella, cosa sei?»

«Un genio; miliardario, playboy, filantropo.»

Steve represse la voglia di assestargli un pugno sul naso. Concluse che non avrebbe risolto molto.

«Conosco uomini modesti che valgono dieci volte te.» Steve parlava con tono severo, a testa alta, lo sguardo fisso in quello di Tony. «Ho visto i filmati. L'unica cosa per cui combatti è te stesso. Non sei il tipo votato al sacrificio, che si stende sopra un filo spinato perché gli altri lo scavalchino.»

Pronunciando le ultime parole ricordò un frammento di memoria. Una granata lanciata, il balzo per proteggere gli altri da un'esplosione che mai ci fu. Prima, molto tempo prima.
Lui invece abbassa un attimo lo sguardo, come a voler ricomporre i pensieri.

«Io il filo spinato lo taglierei.»

Adesso invece Steve cercava invano di far ragionare un ragazzino che non voleva riconoscere i propri limiti. Inconsciamente sul volto del Capitano si dipinse un sorriso, a metà tra l'esasperato e il divertito.

«Sempre una via d'uscita!» Per poi riprendere, con fare solenne. «Forse tu non sei una minaccia ma ti conviene di smetterla di giocare a fare l'eroe.»

«Un eroe? Come te? Sei un esperimento di laboratorio, Rogers, tutto quello che hai di speciale è uscito da un'ampolla.»

Il tono non era canzonatorio, né ironico. Tony lo guardava fisso negli occhi, pienamente consapevole che quelle parole faranno male, molto male a Rogers.
Poi improvvisamente, proprio mentre Steve sta ricapitolando mentalmente ciò che gli era stato appena pronunciato da quel pallone gonfiato in armatura, un rumore assordante invase la stanza. Poi un violento spostamento d'aria, che fece cadere tutti a terra.

Steve preoccupato di quello che sta succedendo si alzò di scatto, riaprendo piano gli occhi. I contorni degli oggetti attorno a lui erano sfocati, ma il primo pensiero andò a chi non avrebbe mai immaginato di dover pensare.

«Tony...?»

Mormorò confuso, mentre l'intorno iniziò a delinearsi dinanzi ai suoi occhi.
Mobili in legno, una porta del medesimo, il soffitto con il ventilatore, una finestra. Non proprio il futuristico eliveivolo dello S.H.I.E.L.D.
Steve si mise a sedere facendo scivolare pesantemente entrambe le gambe a lato del letto, passando una mano sul viso e piegando leggermente la schiena in avanti.
Si rese conto di aver dormito poco e male quando sullo schienale della sedia scorse ben piegato un completo grigio da uomo.
Doveva calmarsi, doveva alzarsi, vestirsi, andare.
E mancavano solo pochi minuti alle dieci.

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Domenica, 19 Dicembre 1991.
Mattino.

«Appuntamento di lavoro, eh?»

Lo spirito d'osservazione del vecchio Stan aveva raggiunto livelli estremi. Se solo non fosse che tutta la pregiata stoffa entro la quale si sentiva mummificato stesse gridando al mondo "ehi, questo tipo non ha mai indossato un completo e sta per presentarsi al suo primo giorno di lavoro!"

«Già! Scusa Stan, ma è proprio il caso che mi sbrighi...»

«Oh, non ti preoccupare! Buona giornata ragazzo - e in bocca al lupo!»

Steve salutò la strizzata d'occhio del custode con un cenno della mano, poi si voltò precipitandosi fuori dall'albergo.
L'aria frizzante dicembrina sembrava sfidare gli impenetrabili strati di pelle del supersoldato. Però la sua attenzione fu attratta da un taxi parcheggiato dinanzi all'ingresso in doppia fila.
Si sentì sciocco quando notò che il tassista lo stava osservando con sguardo scocciato. La memoria andò alla serata prima.
"Phil" pensò semplicemente, mentre con il buonumore ritrovato dopo l'incubo notturno apriva la porta del veicolo giallo e si precipitava a bordo.

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Il taxi si fermò non molto distante tra la sedicesima e la quindicesima, così come ricordò gli aveva riferito Tony il giorno prima del precedente. Erano già le dieci passate da un pezzo, ma l'autista aveva fatto l'impossibile per evitare il traffico. Lui non richiese alcun compenso, anche perché Steve non avrebbe potuto darne, dal momento che non possedeva il becco di un quattrino. Salutò brevemente il silenzioso autista e spalancò la portiera, scendendo dall'auto.
Domandandosi istantaneamente cosa diamine stesse succedendo lì attorno.

Senza che se ne fosse reso conto all'incrocio delle due strade appena citate si era raccolto un numeroso campanello di persone che, nonostante la considerevole altezza di Steve, tuttavia gli coprivano di molto la visuale.
Un po' disorientato, chiuse il portello del taxi che ripartì in tutta fretta. Mentre il senso di smarrimento continuava, tentò di farsi largo tra le persone al fine di scorgere la villa alla quale era diretto. Mentre attraversava quella piccola folla non potè fare a meno di osservare la gente; tutti uomini, tutti acconciati con lo stesso completo nero, tutti calzanti un paio di scarpe tirate a lucido per l'occasione, tutti stretta in mano la medesima facciata di giornale.

«Ehi tu, biondino, solo perché sei grosso credi di poter passare avanti?»

La voce aggressiva di un uomo bassottello lo costrinse a fermarsi.

«Devo solo raggiungere quella villa» indicò dinanzi a sé, ora che poteva vederla «ho un appuntamento e sono in leggero ritardo.»

Il tizio prima si mise a ridere, poi sbuffò e riprese a parlare.

«Sei un tipo divertente, lo sai? Cosa diavolo credi che noi altri siamo qui a fare, pettiniamo le bambole forse? No, tutti vogliono entrare là dentro, ognuno di noi desidera ardentemente quel posto. Con uno stipendio del genere vivrò da re per il resto della vita.»

«Non capisco...»

Seguì un deciso scappellotto dell'uomo all'altezza della schiena di Steve.

«Non credo che tu ti sia vestito così per andare al bar, amico! Quindi mettiti in fila ed aspetta; sei arrivato dopo, quindi entrerai per ultimo.» Poi aggiunse, una volta voltatosi «Prega solo che il colluquio per diventare maggiordomo del figlio di quel vecchio stronzo armaiolo, l'anima sua sia maledetta, sia ancora aperto.»

Il capitano rimase leggermente interdetto. A chi aveva dato dello stronzo?
Preso dalla rabbia afferrò l'uomo dal colletto della camicia, sollevandolo di parecchi centimetri dal suolo.

«Non ti permettere più di chiamarlo in quel modo in mia presenza, oppure...»

La voce metallica proveniente da alcuni autoparlanti lo calmò, ed evitò che quella mattinata venisse ricordata come la più grande rissa della storia americana.

«Signori, vi invito nuovamente a pazientare. Tutti i candidati presenti per il ruolo di maggiordomo verranno esaminati in giornata. Vi ringrazio per l'attenzione.»

Chi aveva parlato attraverso il microfono non era la voce del giovane Tony bensì quella di qualcun altro, profonda ed autoritaria, a lui sconosciuta. Con parecchi secondi di ritardo, ricordò di tenere ancora sollevato a mezz'aria l'arrogante tizio di prima, che stava iniziando ad annaspare. Mollò la presa e questi rovinò a terra come un sacco di patate, sputando qua e là e pronunziando maledizioni a ripetizione.
Il capitano trovò più sensato allontanarsi dallo spiazzo che si era formato attorno a lui. Non era in cerca degli sguardi spaventati o interdetti che si era attirato addosso. Scivolò svelto tra le persone portandosi tra gli ultimi candidati, i più lontani dalla villa.

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Nelle lunghe e noiose ore di attesa che seguirono, Steven Rogers imparò almeno due cose.

La prima. Il giorno precedente qualcuno aveva inserito un vistoso annuncio sulla prima pagina del "The Washington Times". Invitava chiunque avesse avuto un giusto grado di preparazione, esperienza, serietà, passione e competenza nel praticare il mestiere del maggiordomo a presentarsi alle ore 10,00 del giorno odierno dinanzi a Villa Stark. Il capitano non ne possedeva neanche mezza di quelle capacità ma ipotizzò uno strano parallelo, suggeritogli dall'incubo di quella notte. In fin dei conti né lui né Tony erano nati eroi; il giovane Stark non l'aveva nemmeno scelto e v'era solamente capitato. Entrambi non se l'erano cavata male a combattere gentaglia di ogni tipo. Così cercò di convicersi che aveva delle possibilità di divenire maggiordomo. O meglio, lo sperava con tutto il cuore; così in cambio Phil avrebbe fatto tutto il possibile per riportarlo a... casa.

La seconda. Quell'annuncio veniva assiduamente ripetuto ogni mezz'ora; alla fine del pomeriggio Steve avrebbe potuto ripeterlo anche al contrario. Si tramutò nel rumoroso compagno con cui trascorse la giornata, fino all'imbrunire. Fu un giorno lungo, noioso, piatto. Non successe assolutamente nulla. Man mano che i candidati davanti a lui entravano dalla vistosa porta d'ingresso preceduta da eleganti colonne doriche la folla di persone diminuiva, lentamente ma sempre di più. Un po' delle persone che uscivano si fermavano con qualche altra conosciuta durante l'attesa per scambiare due parole, ma nessuna pareva avere un'aria particolarmente soddisfatta. Presumibilmente avrebbero esaminato i candidati fino all'ultimo, prima di effettuare una scelta.

Verso le sei di sera mise piede fuori dalla casa anche il suo "amico" che prima aveva rischiato di morire soffocato. Gli lanciò un'occhiata irritante, un misto di superiorità e arroganza che per poco non fece scattare ancora la sensibilità di Steve. Ma mentre questi si allontanava passando volutamente vicino a lui e guardandolo beffardo dal basso all'alto, un nuovo annucio metallico si diffuse nell'aria.

«Signori, vi annuncio che le selezioni si sono concluse in questo momento; non verranno pertanto esaminati ulteriori candidati. Gli esiti saranno resi noti domani mattina. Auguro a tutti voi una piacevole serata.»

Steve si guardò intorno, sconcertato. Non si era reso conto di essere rimasto solo - o quasi - fuori dalla villa. Oltre a lui le altre cinque persone che non erano riuscite ad entrare lanciarono qualche insulto contro l'abitazione o qualche fischio, ma nulla di più. Fecero parecchie smorfie, si scambiarono brevi saluti, girarono i tacchi e se ne andarono, in fondo sollevati di non dover stare ulteriormente a a patire il freddo che dal mattino li aveva parecchio provati.
Solamente Steve non riuscì a muoversi; non si trattava del freddo, o della stanchezza. Si sentiva assopito, abbandonato, solo.
Era sicuro che, nonostante i numerosi contendenti che un solo giorno di "ritardo" aveva provocato, sarebbe bastato che Tony lo vedesse per far ricadere la sua scelta su di lui. Di questo ne era convinto; il filo rosso che li univa, per quando nel futuro avessero tentato entrambi di negarlo, non aveva mai accennato a sfaldarsi. Ma ora senza un obiettivo, nessuno al suo fianco, non una prossima missione... Si sentì inutile. Gli tornarono in mente alcune parole del Tony del ventunesimo secolo.
"Delle persone qui dentro chi è che "a" indossa una tuta luccicante e "b" non è utile?"
Sprofondò la testa tra le braccia, appoggiandosi alla cinta metallica che separava la strada dal giardino della villa.

"Qual'è la prossima mossa, supersoldato?" Domandò mentalmente a se stesso.

CRASH!

Improvvisamente udì un gran fragore alle sue spalle, che lo fece balzare in piedi.
Dopo essersi guardato intorno si lanciò dinanzi al cancello di Villa Stark, dalla quale pareva provenisse il rumore. In effetti attraverso le sbarre metalliche, nonostante il buio che era già calato da un pezzo, poteva osservare l'intorno della casa. Abbassò leggermente lo sguardo; sotto una finestra del piano terra giacevano parecchi vetri rotti. Certo che qualcuno si stesse introducendo all'interno per compiere un furto, con un balzo Steve scavalcò il cancello. La prontezza di riflessi gli permise in pochi secondi di aprire il portone d'ingresso con una spallata ben assestata, che mise a dura prova la resistenza dei suoi cardini. Una volta dentro si ritrovò in uno spazio totalmente buio; le persiane erano già state chiuse, nessuna stanza pareva essere illuminata. Procedette con estrema prudenza, mentre ebbe l'impressione di essere tornato alla sera precedente. Una sola differenza; la certezza che qualcuno di poco raccomandabile si fosse introdotto in quella casa.
Scivolò lento ma deciso nel corridoio che probabilmente conduceva alla zona giorno. Nulla sermbrava fuori posto fatta eccezione per il vetro infranto del salotto, dal quale penetrava all'interno un vento gelido. Steve rimase allerta; chiunque fosse entrato, non poteva essere andato molto lontano.

Non dovette poi aspettare molto; un attimo dopo qualcuno da dietro gli saltò addosso, cingendogli fermamente il collo con entrambe le mani.
Il supersoldato non dovette neppure usare tutta la sua forza; con uno strattone si levò la figura di dosso e, voltandosi improvvisamente verso di essa, la scagliò a qualche metro di distanza. Questa ricadde pesantemente contro quella che doveva essere una vetrina di cristalli, che andò istantaneamente in frantumi. L'uomo tentò di rialzarsi, ma Steve fu più veloce. Appena si mise in piedi, seppur barcollante, Rogers afferrò entrambi i polsi e lo spinse con violenza contro il muro più vicino.
Questi dapprima cercò di divincolarsi, poi però dopo aver appurato l'inutilità di quella sua foga. Sembrò rassegnarsi alla sua prigionia.
La stanza piombò in un silenzio surreale, rotto solo dall'ansimare del ladro. Che alle orecchie di Steve, risultò stranamente familiare.
Poi nel buio, osservò ciò a cui ancora non aveva fatto caso; in una delle due mani di quell'uomo pareva brillare un piccolo cerchio di luce.
Come se avesse visto un fantasma, mollò istantaneamente la presa. Il ragazzo piegò leggermente le ginocchia, tossicchiando e continuando ad ansimare.  Mentre la luce diveniva frebile e si spense, Steve capì benissimo chi si trovava dinanzi.

«Jarvis, prendi nota; invenzione uno-nove-quattro-barra-sei, decisamente da migliorare.»

Il ragazzo con un paio di passi malfermi raggiunse l'interruttore più vicino; il salotto fu improvvisamente rischiarato a giorno e Steve avrebbe preferito venir inghiottito dal pavimento; aveva appena rischiato di uccidere... Anthony Stark?

«Domani mattina ti aspetto alle 8,00. Porta pure le tue cose, ti trasferirai qui.» il bruno si sfilò dalla mano un guanto nero e con poca cura lo gettò sul tavolo lì vicino «Ho capito che la puntualità non è il tuo forte; ma non è nemmeno la mia, quindi... cogratulazioni, sei assunto.»

Non riuscì a spiaccicare una parola, nemmeno ad alzare lo sguardo per appurarsi che Tony, dopo essere stato lanciato contro una vetrina di cristallo, stesse bene. Rimase semplicemente lì, imbambolato, le guance in fiamme, la testa bassa.
 
Forse qualcosa iniziava ad andare nel verso giusto.



And you'll finally see the truth
E infine vedrai la verità

That a hero lies in you
C'è un eroe dentro di te







Note finali:


La canzone inserita all'inizio del testo è stata scelta dopo averla, casualmente, trovata. Solitamente per l'ispirazione di questi capitoli spulcio la mia raccolta su i-tunes, ma non trovando nulla di adeguato allo stato d'animo con il quale volevo approcciarmi alla scrittura ho cambiato tattica, approdando su YouTube (o TuoTubo, per gli amici). Ecco, ecco. Ed ho scovato questa canzone (che non conoscevo, picchiatemi pure ora XD) della bravissima Mariah Carey!
Per il resto, che altro aggiungere! Finalmente dal prossimo capitolo potrete vedere Steve alle prese con le faccende di casa (e non solo, e non solo)! Credo proprio che Rogers mi inseguirà con una pesante e condundente spranga!! XD *Si guarda alle spalle, preoccupata*
Intanto vi lascio, come di consueto, a qualche nota.

~ Precisazioni ~ (un po' Qui, un po' Qua, e anche un po' Quo, che altrimenti si sentirebbe escluso):

1) Come avrete subito notato, la prima parte dove Steve sogna è ripresa pari pari da una delle scene del film "The Avengers". Questo sia perché secondo me è forse il dialogo più significativo che i due hanno nel film, sia perché mi da la possibilità di chiarire un aspetto molto importante per me nello scrivere questa fiction. La base, le fondamenta della stessa risiedono proprio entro la filmografia marvelliana, dalla quale non può prescindere come richiami e sviluppi. Ci tengo perché non ne venga fuori una cosa "scritta tanto per", ma per divertirmi a fantasticare su di una cosa che potrebbe accadere, ma che (per ovvi motivi) non vedrò mai al cinema! ;)

2) Giusto per rimanere in tema "citazioni cinefile"; la parte in cui Steve arriva davanti a Villa Stark e trova pieno di aspiranti maggiordomi sarebbe un omaggio ad un film che ha profondamente segnato la mia infanzia, ossia "Mary Poppins". Per sfortuna del capitano nessun vento impovviso spazza via gli altri contendenti, e il nostro deve patire parecchie ore di attesa! XD

Bof, credo sia tutto! Prima di chiudere vorrei ringraziare Alley, che con i suoi deliziosi commenti mi fa sciogliere dalla felicità, e dare il benvenuto OkinoLinYu, la quale ha lasciato una splendida recensione allo scorso capitolo! Grazie anche a tutti quelli che supportano la fiction inserendola tra le preferite, seguite, ricordate! *^*
Un abbraccio graaaandissimo!!

A presto!
_Diane_

   
 
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