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Autore: Euterpe_12    14/10/2012    3 recensioni
“-Non ci credo Ichigo. Perchè non puoi dirmi che tutte le volte che ti sfioro questo brivido, questo bellissimo brivido, lo sento solo io. Non puoi dirmi che anche tu non vedi l'immenso nei miei occhi, perchè io nei tuoi lo vedo bene. E non puoi raccontarmi che quando ci siamo baciati quello non è stato il momento più bello della tua vita. Io non ci credo Ichigo, non ci credo!- inerme. Immobile. Incredula. Pareva che le avesse letto nel pensiero, un pensiero che nemmeno lei fino a quel momento era stata in grado di codificare e tradurre in un qualche modo. Lo amava? Vedeva davvero l'immenso nei suoi occhi?” Biagio Antonacci si chiede che differenza c’è tra amare e farsi male… forse se lo chiedono anche i protagonisti di questa storia: guerra e sangue. Cattivi che tanto cattivi non sono, e amori che non sarebbero mai dovuti nascere. Una KisshuxIchigo&RyouxIchigo piena di intrighi, in un mondo mangiato e consumato dalla guerra.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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EVERYTHING BURNS

Ciao a tutti ^_^ il nuovo capitolo di Everything Burns è iunto e vi avviso che sarà davvero ricco di sorprese! Dunque non vi faccio attendere ulteriormente: i rinraziamenti li troverete il prima possibile nella vostra posta privata!

Buona lettura, Euterpe <3

 

 

EVERYTHING BURNS

 

45-Segreti svelati

 

Il giorno aveva fatto capolino con un sole timido. Gennaio era ormai alle porte e dopo l’ultimo rintocco della mezzanotte era stato compiuto l’ottavo anno della guerra. Zakary aveva aperto un occhio e dopo aver visto la nuca scura di Minto che dormiva poggiata sul suo petto, il giovane si sentì colmo di qualcosa al quale non riusciva a dare un nome. Sapeva solo che quello era senza dubbio uno dei risvegli migliori della sua vita. Le scostò la frangia dagli occhi e rimase stupito di quanto le ciglia della giovane fossero scure e folte; disegnavano due mezze lune perfette sul suo volto, sfiorando appena la pelle liscia e bianca. Quei lineamenti così eleganti e fieri riuscivano ad attrarlo sempre, in qualsiasi momento li osservasse. La strinse più forte a sé cercando di far piano per non svegliarla; andava così orgoglioso del fatto di averla finalmente conquistata che più nulla, nemmeno la guerra, pareva più importante. Forse Shiniky si era sentito così quando aveva amato tanto la madre di Deep Blue; forse era per un sentimento così potente che tutto si era scatenato. Minto socchiuse gli occhi e Zakary ne approfittò per sfiorarle la guancia con la mano. Lei rimase un momento interdetta poi parve comprendere improvvisamente cosa era accaduto. La loro dichiarazione d’amore, i baci e le lacrime e poi la stanchezza che prendeva il sopravvento e tutti e due a dormire sul letto del giovane che aveva ancora quella brutta fasciatura sul capo.

-Credo di non aver mai passato una notte con una ragazza limitandomi a dormire- dichiarò il giovane, la voce un po’ roca a causa delle ore di sonno. Minto alzò appena il capo con aria interrogativa.

-Dovrei ritenermi onorata o offesa di ciò?- altezzosa come sempre. Zakary le diede un buffetto sul naso.

-Nessuna delle due, semplicemente ho capito che credo di poter fare tutto con te- la sentì trattenere un singhiozzo e il giovane si domandò cosa potesse aver detto di male. -Minto?- chiese allora cercando di attirarla a sé. La ballerina strinse gli occhi trattenendo le lacrime.

-Ecco perché non volevo iniziasse tutto…- disse stringendo anche le labbra.

-Che intendi?- lei si voltò, probabilmente pronta a fuggire. Ma nonostante le ferite Zakary era più forte e la prese per il braccio, avvicinandola dolcemente a sé. Minto fu costretta ad incrociare i suoi occhi azzurro spento: il calore dorato delle proprie iridi a stretto contatto con quelle opache di lui, così belle che Minto avrebbe potuto osservarle per sempre. I lineamenti di Zakary avevano assunto un’espressione dura, come se la intimasse a non fuggire via, altrimenti gliel’avrebbe fatta pagare. -Minto, dannazione, dimmi qualcosa- la intimò a bassa voce, le labbra sensualmente imbronciate.

-Io fuggivo da te perché sapevo che sarebbe stato così- si scansò.

-Così come?- domandò lui incredulo.

-Così tremendamente… bello!- scoppiò in lacrime, stringendosi a lui. –Ora se muoio so benissimo cosa perderò: questa bellissima sensazione che mi hai regalato…- alzò gli occhi colmi di lacrime su quelli altrettanto lucidi del giovane. –Ho sempre lottato dicendomi che non avevo nulla da perdere. Ho sempre saputo dentro di me che avremmo perso e quel che è accaduto ieri ne è la prova… ora però so che quando andrò in battaglia avrò paura di morire e solo perché da quel momento poi non rivedrò più il tuo viso- Zakary si chinò a baciarla, un bacio che sapeva di lacrime e sofferenza. Quanto erano giovani; eppure erano profondamente esperti in materia di dolore.

-Guardala da un altro punto di vista- dichiarò lui tirando su con il naso, le lacrime che lottavano ancora per uscire. –Quando scenderai in battaglia raddoppia il tuo impegno perché stai lottando anche per me… per noi- la strinse a sé e Minto respirò più forte il suo profumo leggero. Chiuse gli occhi dicendosi che doveva farlo, per Zakary.

 

° ° ° ° °

 

Il laboratorio aveva pian piano aumentato i propri occupanti. Shiniky rimaneva poggiato su uno dei grandi banconi per esperimenti, mentre Ryou, un paio di occhiali dalla montatura leggera in dosso, registrava alcuni dati sul pc. Erano ormai quasi 24 ore che faceva ricerche senza sosta e il capo gli doleva in una maniera inimmaginabile. Gli occhi dorati di Shiniky si spostarono prima sul volto intensamente concentrato del biondo poi su quello del padre, altrettanto attento su un quadro di ricerca. Erano tutti numeri che lui non riusciva a comprendere: era sempre stato un uomo d’azione più che da laboratorio; eppure ora si rendeva conto che doveva essere il cervello a contrastare la forza bruta di Deep Blue.

-Ci siamo!- esclamò improvvisamente Ryou dando un pugno sul tavolo. Si tolse gli occhiali ed indicò un numero sullo schermo del computer. Kaze balzò al suo fianco ritrovando un’agilità che non doveva più accompagnarlo da qualche anno mentre anche i suoi occhi castani assumevano un’espressione al contempo stupita e soddisfatta. Per Shiniky quel numero non voleva dire un bel niente.

-Che significa?- disse allora l’uomo avvicinandosi ai due.

-All’interno del cristallo c’era una concentrazione di una sostanza diversa dall’aqua cristallo, seppur molto simile- dichiarò Kaze osservando ancora i dati.

-Dunque non è come avevate pensato?- chiese l’uomo iniziando a capire. Ryou si voltò, gli occhi stanchi e socchiusi seppur accesi dalla consapevolezza.

-Se i nostri dati sono esatti-.

-E lo sono- lo interruppe Kaze.

-Se i nostri dati sono esatti- riprese il figlio –Deep Blue non aveva intenzione di usare l’aqua cristallo contro i suoi nemici  umani, ma aveva un secondo fine-. Shiniky spalancò gli occhi per la sorpresa. –E no, non ho idea di che cosa sia questo secondo fine- continuò il biondo visibilmente deluso. Kaze portò una mano al mento.

-Questo ci dà conferma però del fatto  che lui non è in possesso dell’aqua Cristallo- dichiarò in fine. –Altrimenti l’avrebbe utilizzata contro di noi!- Shiniky lo interruppe.

-Bhè è proprio per questo che ha scatenato la guerra, per trovare questa sostanza straordinaria- entrambi gli scienziati lo fissarono con occhi increduli. –Che c’è?- domandò irritato. Con quei due cervelloni si sentiva un emerito idiota.

-Sia gli organi di governo sia la comunità scientifica convengono da anni sul fatto che Deep Blue in realtà non ha scatenato la guerra per l’aqua Cristallo. E’ stata una sorta di pretesto- dichiarò Kaze.

-In molti sostengono che in realtà nemmeno esiste, ma dopo aver visto Mew Ichigo in azione con poche gocce di una sostanza molto simile non osiamo immaginare che forza abbia quella vera- continuò Ryou.

-Dunque Deep Blue sta cercandola…-

-Con i mezzi più disparati, compresa l’ipnosi, com’è accaduto nell’ultima grande battaglia. Tuttavia è altamente probabile che abbia scatenato la guerra semplicemente per sbarazzarsi della razza umana, sicuramente meno facile da controllare dato che non è la sua- terminò Kaze annuendo.

-E’ difficile anticipare le sue mosse- dichiarò Ryou rinfilandosi gli occhiali e tornando  a lavorare. –Spero di riuscire a capire di che entità era la sostanza del cristallo e comprendere magari perché proprio io e Kisshu siamo stati immuni dal suo incantesimo-. Effettivamente quello era il dubbio di tutti. Ryou aveva una teoria per quanto riguardava se stesso ma non era del tutto sicuro per quanto riguardava Kisshu. Fissò intensamente gli occhi di Shiniky e si disse che gli ricordavano proprio quelli di quello stars scapestrato. Scosse il capo: certe volte la propria immaginazione sfiorava davvero la pazzia.

Kaze e Shiniky abbandonarono il laboratorio. Nella villa Shirogane si era scatenato il caos da quando anche molti superstiti della battaglia e i pacifisti si erano uniti a loro. Non c’erano più stanze libere e lo stesso Ryou aveva stabilito che sarebbe stato più utile cedere la propria camera ad altri e che lui si sarebbe sistemato senza problemi in laboratorio. Aveva portato un sacco a pelo ed un paio di cuscini e da quasi una settimana abbandonava il luogo giusto per fare una doccia e sgranchirsi un po’ le gambe. Non aveva più avuto occasione di scambiare due parole con Ichigo. Sapeva che la rossina aveva insistito con Katy per imparare a medicare le ferite: sosteneva di dover essere utile sia come eroina sia come infermiera dato che le proprie ferite guarivano più velocemente.

-Quella ragazza non smette mai di stupirmi: pensa sempre al prossimo!- aveva dichiarato la madre di Ryou dopo averle insegnato a fasciare le contusioni. Il figlio non aveva potuto fare altro che annuire e dirsi che non conosceva persona più generosa di Ichigo. La notte la pensava moltissimo. Si diceva che quella grande stanza non sarebbe risultata così spoglia e fredda se lei avesse dormito accanto a lui come era stata solita fare per molti mesi. Gli mancavano le sue carezze e i suoi sguardi calorosi… i suoi baci. Ryou si portò una mano al viso strofinandosi gli occhi: non doveva pensare a lei, era stato proprio per evitare distrazioni che aveva deciso di lasciarla andare. L’aveva vista più combattiva e concentrata e per lo meno sotto quel punto di vista il suo sacrificio era servito a qualcosa. Si domandò però se Kisshu avrebbe mai afferrato l’antifona: lo stars era sempre più determinato a conquistarla e  Ryou dubitava che avrebbe mai anteposto la guerra al suo amore per la rossina. Sicuramente se l’amore di Ichigo era stato davvero sincero non avrebbe accettato le avances dello stars; in caso contrario Ryou sapeva di dover andare in contro ad una grande sofferenza. Il biondo era talmente avvolto nei propri pensieri che non udì la porta del laboratorio aprirsi. Un timido fascio di luce spezzò l’oscurità che si era creata al suo interno mentre Ichigo entrava, tra le mani un vassoio con una tazza di caffè americano. Kaze era arrivato in cucina e le aveva domandato di preparare qualcosa per il figlio che lavorava senza sosta ormai da giorni. Ichigo lo sapeva bene: Ryou aveva dimostrato di non avere altro in mente se non il destino della razza umana e per la rossina era stato fonte di grandissimo orgoglio. Sapeva che Ryou era speciale e quel comportamento non faceva altro che confermare ciò che già pensava. Rimase qualche istante impalata sulla soglia mentre lo osservava guardare i dati al pc. Pareva concentrato sino all’estremo mentre leggeva numeri di cui Ichigo probabilmente non avrebbe capito un bel niente. Il solo pensiero che quella mente brillante si era innamorata della sciocca e impacciata Ichigo era per lei fonte di vera incredulità; ancor più strabiliante  del fatto che un Adone bello come lui provasse attrazione per lei, così semplice e ordinaria. Ichigo aveva bene in mente il ricordo delle mani del giovane che le sfioravano con calore il corpo; quanto i suoi occhi diventassero scuri per il desiderio quando, di notte, decidevano che i baci non erano abbastanza. A Ichigo mancava il modo in cui lui amava guardarla quando erano soli, o lo strambo vizio che aveva di sfiorarle i capelli attorno al volto. Avrebbe voluto lanciare in aria il vassoio e gettarsi tra le sue braccia e sussurrargli all’orecchio quanto fosse irrimediabilmente speciale. Finalmente si diede una mossa quando vide il biondo togliersi gli occhiali e strofinarsi gli occhi. Le parve così tenero che quasi sarebbe corsa da lui. Invece dovette trattenere il fiato e raggiungerlo. Ryou si accorse della sua presenza solo quando la rossina poggiò il vassoio sul tavolo accanto al pc. Gli occhi celesti di Ryou accarezzarono la figura di Ichigo che si ritrovò ad  arrossire sino alla punta delle orecchie.

-Ti faccio ancora questo effetto?- le domandò con voce dolce e un po’ roca. Ichigo lo guardò senza proferire parola. Era così confusa che nessuno avrebbe potuto aiutarla. Sentiva di poter scegliere Ryou ma lui l’aveva allontanata. Per questo prese fiato e decise di ignorare quell’affermazione.

-Tuo padre mi ha detto che sei molto stanco in questi giorni, lavori troppo- constatò soffermando lo sguardo sugli occhiali poggiati sul tavolo. Ryou aveva dieci decimi e non aveva mai avuto bisogno di lenti, ma probabilmente aveva dovuto utilizzarli a causa delle troppe ore passate davanti allo schermo.

-E’ per la pace- dichiarò senza mezzi termini, come se si stesse ammonendo da solo.

-Lotti in battaglia e fai ricerca. Non credi di stare facendo troppo?- gli chiese realmente preoccupata. Ryou chiuse gli occhi intenerito da quelle parole.

-Non vedo l’ora che tutto questo finisca, Ichigo- il suo nome pronunciato da quelle labbra parve musica. La rossina fece un impercettibile passo in sua direzione, facendosi sempre più vicina.

-Anche io, Ryou- lo sussurrò vicino al suo orecchio e il giovane non si trattenne: la strinse a sé, respirando piano il suo profumo  e infilando le dita tra i suoi capelli, come se fosse finalmente tornato a consumare una droga da cui era dipendente. Si era alzato in piedi ed era tornato a sovrastarla con la propria altezza. Ichigo si sentiva protetta tra le sue braccia ma al contempo sapeva che era sbagliato: non avrebbe fatto altro che soffrire ancora una volta uscita dal laboratorio. Ryou parve accorgersene prima di lei.

-Scusami- disse immediatamente dopo averla scansata dolcemente. Ichigo stringeva la sua maglietta, il petto muscoloso che si alzava e abbassava veloce, probabilmente perché scansarla doveva essere stato uno sforzo immane. Ichigo alzò una mano sul suo viso e gli sfiorò la guancia, notando che era un po’ ispida.

-Per cosa?- gli domandò.

-Lo sai- socchiusero entrambi gli occhi, facendosi tacitamente promesse che non sapevano se avrebbero mai mantenuto. Probabilmente invece di allontanarsi avrebbero dovuto godere di quei momenti; era altamente probabile che uno di loro due non uscisse vivo da quella guerra.   

-Io…- la interruppe poggiandole un dito sulle labbra sottili.

-Shhh Ichigo, chiudiamola qui- la implorò quasi con quei suoi occhi celesti. Ichigo non sapeva cosa stava provando: da un lato Kisshu la faceva tremare di emozione, dall’altra non vedeva l’ora di affondare le mani tra i capelli dorati di Ryou e sentire, finalmente, il suo sapore. Qual’era l’amore? Le brucianti emozioni che sentiva per Kisshu o l’eterea beatitudine che le donava Ryou? Decise che non avrebbe avuto senso insistere. C’erano delle priorità e il biondo pareva l’unico ad averlo capito davvero. Per questo si scansò dolcemente da lui e decise, in qualsiasi caso, di fargli comprendere che, in fondo in fondo, nulla era cambiato davvero.

-Io voglio solo che tu sappia… che potrai sempre contare su di me. Sono qui Ryou e non devi pensare di andare da nessun altro se mai avrai dei problemi ovorrai essere consolato… anche se so che sei forte- aveva abbassato il capo e la frangetta rossa le aveva solleticato gli occhi castani, ora serrati. Ryou non era riuscito a trattenersi: aveva diretto la mano al suo mento sollevandolo e Ichigo aveva socchiuso appena gli occhi quando le proprie labbra erano entrate in contatto con quelle di Ryou, così morbide e calde che il semplice ricordo non poteva assolutamente essere paragonato alla vera sensazione di accarezzarle realmente. Durò solo un attimo. Giusto il tempo che ebbero entrambi di entrare in quel piccolo vortice e affogarci senza uscita. Quando lui si scansò Ichigo si sentì nuda, come privata di qualcosa di importante. Era un congedo e lo sapeva bene. Per questo lasciò il vassoio sul tavolo e fece troppo rumore quando uscì di fretta dal laboratorio.

Ryou si portò le mani ai capelli: pregava tra sé e sé che la guerra finisse in maniera positiva per tutti, altrimenti si sarebbe realmente pentito dei bellissimi momenti che si stava perdendo con lei.

 

° ° ° ° °

 

Purin e Taruto camminavano in silenzio. La biondina aveva indossato un cappotto bianco di lana ed un paio di stivaletti di camoscio; non era mai stata freddolosa ma quell’inverno si stava rivelando davvero rigido. Il suo compagno di squadra le camminava al fianco, le mani incrociate dietro la nuca e un cappottino troppo leggero a coprirlo. Qualche passo più avanti Masaya Aoyama li accompagnava in quella sorta di pattuglia che era stata affidata loro. Era un tipo silenzioso quel pacifista, così tranquillo e pacato che alla piccola Purin faceva saltare i nervi. Era abituata a sapersela cavare con le persone più grandi: nonostante il suo entusiasmo alle volte esplosivo riusciva a stare perfettamente dietro ai ragionamenti degli adulti in una maniera così naturale che spesso ci si dimenticava dei suoi appena tredici anni. Ma quel Masaya non le dava la minima soddisfazione: annuiva a qualsiasi sua affermazione, non si poneva mai alcuna domanda, anzi, non faceva altro che assecondare tutti. Insomma, era un po’ troppo pacifista per i suoi gusti.-

Strano, abbiamo superato il confine da un pezzo eppure non si vede ancora nessuno- disse Taruto esprimendo a voce il pensiero di tutta la stramba combriccola. Masaya si era fermato in modo tale che i due guerrieri più giovani lo potessero raggiungere.

-Non potrebbe essere che gli attacchi si sono diradati dopo la storia del fiore?- domandò allora il giovane. Il più piccolo fece spallucce.

-Non lo so, quando facevo l’addestramento i capi non erano soliti dirci certe cose, tanto meno i periodi in cui preferivano attaccare o meno- dichiarò. Purin aprì la bocca per dire qualcosa ma s’interruppe non appena udito un rumore. Masaya fu l’ultimo ad accorgersi del pericolo e voltò la testa. Taruto fece un balzo in avanti mentre Purin afferrava il proprio medaglione per la trasformazione. Lo stars si fermò quando vide un volto conosciuto.

-Miyo?- disse il giovane augurandosi di non dover uccidere quello che, alla base, era stato uno dei suoi migliori amici. Non che in quel contesto si potessero instaurare dei buoni rapporti, tuttavia sicuramente con lui aveva costruito ciò che più si avvicinava ad un’amicizia. Miyo era un ragazzetto di appena sedici anni con una faccia troppo lentigginosa per essere considerata bella; tuttavia alle ragazze alla base era sempre piaciuto il suo tono gentile e quei suoi occhi così celesti che sembravano lamine di ghiaccio. Il giovane parve rassicurato da quella visione e Taruto se ne stupì.

-Vengo in pace!- esclamò ponendosi le mani davanti al viso. Colei che ora era divenuta Mew Purin aggrottò la fronte. –Ho sentito dire che voi… che voi accogliete gli stars che vanno contro…- abbassò la voce poi bisbigliò: -Contro Deep Blue-. Subito l’aria divenne ancor più tesa: un nemico era sempre meglio di un nemico che poteva fare la spia. Mew Purin e i suoi compagni erano stati ben addestrati nel reclutamento di nuove teste per la loro causa: dovevano leggere nei loro occhi la convinzione e il vero desiderio di pace, cosa ben difficile per un ragazzino cinico come Taruto o un giovane che amava credere troppo nella bontà delle persone come Masaya. La biondina sapeva bene di essere lei la più idonea a quel tipo di compito. Per questo fece un passo avanti e socchiudendo gli occhi indicò un punto più nascosto nella via. I quattro si mossero veloci e circospetti verso il punto con la speranza di non essere visti. Miyo non aveva detto nulla dunque quello era un buon segno.

-Cosa vuoi da noi?- domandò Masaya tentando di essere il più freddo possibile. Miyo tuttavia non parve impaurito.

-So delle cose, cose utili e posso darvi una mano- disse senza mezzi termini. Mew Purin annuì.

-E chi ci assicura che non sei una spia al servizio degli stars?- il ragazzo dagli occhi azzurri indirizzò lo sguardo verso Taruto che arrossì appena: sarebbe mai stato capace di non accordare la propria fiducia ad un amico?

-E va bene…- sospirò il giovane. –Ciò che sto per dirvi non è facile, ma se è il prezzo da pagare lo faccio- disse ancora il giovane passando una mano tra la zazzera bionda e scombinata. Se possibile abbassò ancora un po’ la voce. –Deep Blue sta cercando una persona- dichiarò sibilando –L’unica persona in grado di conservare l’aqua Cristallo- i tre spalancarono gli occhi: erano informazioni che valevano realmente oro! Masaya si schiarì la voce: tra i tre era sicuramente quello dalla mente più brillante in questo tipo di cose.

-Dunque ha scoperto che l’aqua Cristallo è nascosta in un corpo umano?- il giovane annuì. I tre si guardarono. Nonostante il luogo fosse riparato non potevano essere sicuri che nessuno sentisse quelle informazioni così riservate. Sempre che fossero vere. Fu proprio in quell’istante che il giovane strinse le labbra e raccolse il coraggio. 

-Portatemi con voi, non voglio tornare più alla base- gli occhi gli si riempirono di lacrime e a Purin si strinse il cuore.

Che fosse un errore o meno, valeva la pena rischiare.

 

° ° ° ° °

 

-Fammi capire bene- Kaze Shirogane camminava avanti e in dietro in una delle camere insonorizzate della villa, una stanza così bianca che con i riflessi delle lampade al neon dava addirittura fastidio agli occhi. Gli occhi di Miyo, poi, erano particolarmente sensibili. –Tu hai sentito Deep Blue dire che… che ha scoperto dove si trova l’aqua Cristallo- dichiarò lo scienziato fermandosi esattamente al centro della stanza. Miyo annuì.

-Ha escogitato il fiore appositamente, così ha detto- dichiarò poi sicuro di sé. Kaze si portò una mano al mento e suo figlio, seduto dietro di lui, diede voce ai suoi dubbi.

-E come poteva scoprirlo tramite il fiore?- domandò alzandosi a propria volta in piedi.

-Non lo so- disse allora lo stars abbassando lo sguardo e la voce. Ryou si disse che quella risposta era la più plausibile che ci si potesse attendere: quel ragazzo era molto giovane ed era difficile che venisse a contatto con informazioni del genere se non casualmente. I due scienziati non appena ricevuta la notizia del soldato che era andato a far loro visita avevano deciso di organizzare una riunione con tutti i membri principali della causa contro la guerra: la squadra delle Mew Mew al completo, Shiniky, Zakary e Masaya in rappresentanza dei pacifisti, Pay, Taruto e Kisshu e, ovviamente, Keiichirou.

-E come avresti fatto a conoscere queste… informazioni?- chiese Zakuro con aria di sfida, più che convinta che quegli occhi così belli non sarebbero stati in grado di superare il suo esame. Ma le parvero così tremendamente sinceri che non potè che emozionarsi quando vide quelle perle azzurre riempirsi di lacrime. Era la seconda volta che piangeva e doveva sentirsi imbarazzato.

-Forse è meglio che usciamo- disse Ichigo alzandosi. Da quando i suoi genitori erano morti aveva imparato ad avere molto rispetto per le lacrime altrui.

-Aspettate!- esclamò allora il ragazzo scostando le mani dal viso. –E’ meglio che vi dica tutto ora, altrimenti alcuni di voi rischierebbero di non credermi- Kisshu schioccò la lingua.

-E’ davvero difficile che tutti noi crederemo alla tua storia- insinuò convinto. –Io stesso non sarei passato dall’altra parte se non avessi avuto un più che ottimo motivo- disse spostando lo sguardo su Ichigo che, dal canto suo, preferì ignorarlo nonostante le guance fossero divenute di fuoco.

-Io non ce la facevo più- disse sottovoce Miyo. Sia Kaze sia Ryou si sedettero con la strana consapevolezza di stare per ascoltare un racconto difficile. –Sapete, tener nascoste certi tipi di informazioni non è così facile quando si è presi dal piacere- solo una parte degli astanti capì e per non essere freinteso Miyo raccolse il coraggio e finalmente decise di parlare in maniera esplicita. –Deep Blue può avere quello che vuole: tutti seguono i suoi ordini e se desidera oro, gioielli, cibo o qualsiasi altra cosa gli viene data- dichiarò mentre chi era stato a vivere nella base annuiva. –Bhè, anche i suoi capricci sessuali venivano assecondati senza alcun problema: a lui piacciono i ragazzi giovani- un colpo al cuore colpì tutti i membri della stanza: si pensava a quell’essere come ad un individuo talmente distante che il solo pensiero che avesse desideri terreni come il cibo, il bere o il sesso divenivano quasi assurdi. Ormai la parola era sua, doveva terminare con il racconto. –Io sono il suo amante da circa un anno. Avevo 15 anni quando Deep Blue deve avermi notato all’addestramento. Due notti dopo il mio arrivo due stars enormi sono venuti a prendermi e mi hanno trascinato nel suo ufficio- deglutì, senza guardare nessuno. Pareva che si stesse raccontando da solo quella storia terribile e non a una dozzina di sconosciuti. –Mi ha domandato quanti anni avessi, se credevo nella causa della guerra e se avrei fatto qualsiasi cosa per lui- io avevo appena dieci anni quando la guerra è iniziata: avevo trascorso l’adolescenza sentendo parlare solo di Deep Blue e di quanto fosse grandioso, così non esitai a dire che avrei fatto qualsiasi cosa. Mi ero illuso che avesse notato quanto fossi in gamba e che voleva darmi qualche importante mansione, qualcosa che avrebbe reso i miei genitori orgogliosi- fece un sorriso amaro, -Mi sbagliavo. Si era alzato in piedi ed era venuto verso di me dicendo che aveva capito che a me piacevano i maschi e che non dovevo vergognarmi- scoppiò nuovamente in lacrime. Forse era vero, forse no, ma ora al posto della vergogna c’era qualcosa di molto più grande: la rabbia. –Ero costretto a passare ogni notte con lui. Gli piaceva nonostante da parte mia non mi mostrassi mai particolarmente compiaciuto. Finchè l’altra notte non si è prospettata per me la possibilità di fuggire… qui- dichiarò alzando lo sguardo. Ryou era sconvolto ma fu l’unico a trovare la voce per parlare.

-Avevi sentito parlare di noi?- Miyo annuì.

-Da quando i fratelli Ikisatashi se ne  sono andati sono in molti a parlare di loro e a dire dove si sono rifugiati. Si parla di Kisshu con la gatta e di Pay con la ragazza-pesce- Retasu divenne più rossa di un pomodoro mentre Ichigo sbuffava. Lo stars dagli occhi dorati, dal canto suo, parve soddisfatto. –Una sera Deep Blue si è rivelato molto più contento del solito: era euforico, prospettando grandi cose. Gli  ho fatto molte domande e lui, preso dalla foga, mi ha risposto. Diceva che finalmente tutto si sarebbe compiuto, e che nonostante il destino gli avesse giocato un brutto scherzo lui avrebbe vinto-.

-Un brutto scherzo?- chiese ancora Ryou. Pareva l’unico a trovare un filo logico in quel misto di informazioni.

-Sì, mi ha raccontato che ormai da qualche mese aveva capito che l’aqua Cristallo era talmente potente da poter trovare rifugio solo nel cuore di una persona. Che aveva progettato un modo rapido per trovarla-.

-Il fiore!- esclamarono in coro Kaze e Ryou.  Gli altri capirono solo in un secondo momento. L’attenzione di Kaze si spostò prima sul figlio, ora zittitosi, poi su Kisshu. Era davvero una questione raccapricciante.

-Che diavolo volete da me?- chiese lo stars indicandosi.

Sarebbe cambiato tutto, da quel momento in poi.  

   
 
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