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Autore: piccolaluce    14/10/2012    3 recensioni
Mi bastò guardare il suo viso, pochi secondi , il tempo di riconoscerlo e capire che non potevo scappare.. che ormai non potevo più.. sapevo la risposta , si poteva cambiare tutto e sarebbe successo.
Non avrei mai creduto di arrivare a questo , solo perché in passato non avevo avuto il coraggio di impormi e di fare quelle domande che sicuramente mi avrebbero impedito di ritrovarmi in questa situazione..
Tenere un segreto dento e già di per se difficile , lo diventa ancora di più se non puoi condividerlo con nessuno.. ed io non potevo davvero confidarmi con nessuno, non potevo permettere che qualcuno lo sapesse , dovevo farlo , lo dovevo fare per lui..
Genere: Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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CAPITOLO 35 ..non si può sempre scappare..

*Ciao... vi chiederete cosa ci faccio qui... e beh l'avevo detto non avrei abbandonato la storia. non l'avrei fatto per nulla al mondo. Scusate, per l'assenza , per il tremendo ritardo e per quelli che ancora ci saranno. Mi dispiace. Ho cominciato l'Univeristà e non riesco a concilire le due cose. Credetemi se vi dico che non ho un attimo, esco alle sei del mattino e rientro alle sette di sera. Non ho nemmeno la forze di scrivere. La mia isprirazione è ancora qui, ma davvero non ho un attimo. Adesso mi sto organazzando meglio, come vedete ho buttato giù un capitolo. spero non faccia proprio schifo... adesso ogni attimo libero lo dedicherò a scrivere. Spero di poter ggiornare presto e mi scuso con tutte voi che continuate a leggere. Se non vorrete più farlo vi capirei senz'altro... ma sappiate che siete la mia forza, vi amo. Un bacio e un abbraccio, picolaluce* 

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  • Pov Bella

 

A svegliarmi fu un insopportabile ticchettio alla spalla. Qualcuno premeva il suo dito sulla mia pelle nel tentativo di strapparmi dalle braccia di Morfeo. Beh, ci stava riuscendo alla grande. Aprii prima un occhio, pessima idea! La luce accecante filtrante dalla finestra mi investii in pieno, impedendomi di vedere alcunché. Ma che ore erano?

<< Mamma! >> Robert sembrava impaziente. Mi sforzai ad aprire gli occhi per lui. C’era troppa luce! Doveva essere tardissimo. Infatti fissai il mio sguardo alla sveglia sul comodino , nell’attesa di vederci chiaro. Quando la mia vista si normalizzò restai di sasso. Le undici e mezza?

<< Mamma! Finalmente… >>

<< Ehi amore… da quanto sei sveglio? >> osservai la stanza completamente illuminata, c’era qualcosa che non andava.

<< Poco. Ho fame… >> Oddio! Certo che aveva fame. Di corsa e ancora mezza addormentata lavai e vestii entrambi e poi ci precipitammo di sotto. Ma un attimo… Edward? Mi fermai di colpo ai piedi delle scale. Perché non mi aveva svegliata?

<< Buongiorno, che fate lì impalati? >>  Esme mi risvegliò dai miei pensieri.

<< Ciao, Esme! No , niente. Mi chiedevo dove fossero tutti… >> sembrava ci fosse solo lei in casa.

<< Sono usciti tutti presto. Carlisle lavora, rientra stasera. Edward aveva lezione dovrebbe tornare per pranzo insieme ad Alice >> Okay. Edward era a lezione? Ma perché non svegliarmi?

<< Jazz è con Alice? >> Altrimenti lei mi avrebbe chiesto di accompagnarla, no?

<< Oh no, cara. Jasper torna a casa sua per un po’. È venuto a prendere le cose di Rose, ieri… >> Già , tutto quel casino! Avrei dovuto chiamarla. Volevo sentirla. Non per farmi i fatti suoi ma solo per sapere come stesse.

<< Ah… Alice allora dov’è? >> nel frattempo ci dirigemmo in cucina, dove cominciai a versare il latte nella tazza di Rob , anche se ormai era quasi ora di pranzo.

<< Mi ha detto di dirti che andava alla sede dell’Università per prendere il nuovo orario visto che il sito non funziona da un po’… >> L’Università! Ma non dovevo tipo… studiare? Mi ero completamente dimenticata di tutto.

<< Non mangi niente? >> mi chiese dolcemente.

<< Oh no, ormai aspetto gli altri per pranzare >>

<< Ah, Bella… stasera… >> sembrava in difficoltà. Non seppi bene cosa fare , se incitarla a continuare o aspettare che lo facesse lei.

<< Carl… rientra con qualcuno… >> Qualcuno? Poteva portare a casa chi voleva , era casa sua dopotutto. Perché dirlo a me? Ovviamente non c’erano problemi. Esme mi vide confusa e continuò.

<< Ecco, sono… sono passati due giorni… >> io continuavo a non capire , ma poi il suo sguardo si puntò su Robert e allora capii. Non veniva qualcuno, o almeno nessuno di sconosciuto. Veniva quel qualcuno. Emmett. Emmett sarebbe tornato.

<< Okay. Grazie per avermelo detto, devo solo prepararlo, non ci saranno problemi >> avevo già chiarito tutto col piccolo, no? sperai solo che non fosse traumatico per lui rivederlo.

Esattamente, quando parlava di “rientrare per pranzo”, cosa intendeva? Okay che volevo aspettare, ma avevo una certa fame. Guardai nuovamente l’ora : le dodici e un quarto. Uff… fame!

<< Potto guaddare i catt-ttoni? >> mi chiese mentre cercava di ingozzarsi per poter finire subito.

Scoppiai a ridere di fronte alla sua impazienza , ma cercai comunque di mostrarmi ferma.

<< Si puoi andare, ma finisci di mangiare e solo finché non tornano gli altri >>

<< Si ,si. >> ma neanche il tempo di dirlo che si volatilizzò fuori dalla cucina. Tolsi la tazza coi cereali e la tovaglietta sulla quale Rob aveva fatto colazione e mi accinsi a preparare la tavola per tutti.

<< Per quanti preparo, Esme? >> chiesi cominciando a contare mentalmente: tre noi, Edward quattro…

<< Cinque >> ecco infatti. Allora… bicchieri, posate, acqua… e proprio mentre ero sul più bello fui distratta da un armeggiare dietro la porta. Dovetti posare ciò che avevo in mano , non riuscivo a stare ferma. Volevo correre ad aprire ma, avevo paura di risultare stupida agli occhi di Esme. Ma poi… aveva le chiavi, no?

Din-don. Ecco… forse non aveva le chiavi?

Din-don. Din-don. Din-don.

Okay , non aveva le chiavi. << Bella , tesoro, puoi aprire? Prima che ammazzi qualcuno dei miei figli! >>

Corsi –forse troppo agitata- alla porta. Che potevo farci? Mi mancava. Non lo vedevo dalla sera prima. Spalancai la porta con un sorriso ebete sulla faccia. Però ben presto –troppo presto- si trasformò in una smorfia. << Ciao, Bella! >>

<< Ciao, Alice >> continuai a guardarmi intorno , nella speranza di vederlo ma… non c’era!

<< Mi fai entrare? >> Ah? Oddio!

<< Oh, si certo, scusa! >> mi scansai all’istante.

<< Non mi chiedi nulla? >> e cosa avrei dovuto chiederle?

<< Oh, si certo! Ti sei divertita? >> si chiede questo quando qualcuno esce, no? Ma la sua faccia mi fece desistere subito dall’insistere. Ovviamente non ci si diverte quando si va all’università. Ci avviammo insieme verso il salone , dove un’allegra melodia che conoscevo bene ci invase :

Conan , super detective con gli occhiali,

che dà la caccia ai criminali,

ogni segreto svelerà, indagando ancora…

Ormai le conoscevo a memoria.

<< Bello di zia. Dammi un bacio >> veramente, durante i cartoni Robert non gradiva essere disturbato , quindi le prestò attenzione per lo stretto necessario e successivamente con i suoi sbuffi ci invitò gentilmente ad andare a chiacchierare da un’altra parte.

<< Ma non è ancora piccolo per vedere certe cose? >> certe cose, cosa?

<< Alice, è un detective ritornato bambino… >> l’avevo già sentita questa storia!

<< Mi riferivo ai frequenti omicidi… >> disse vaga e per nulla convinta.

<< Senti, ci ha già provato Leah. Non ho che fare, lo adora. Lei ogni volta gli rifila L’Albero azzurro o nel migliore dei casi i Puffi. Ti risparmio la lagna. E io stessa li guarderei volentieri. Poi… dorme tranquillo e al solo sentire la canzone è felice, quindi… >> il mio bambino sapeva già cosa voleva, inutile rimuginarci sopra. Ah, Leah! Dovrei chiamarla…

<< Ciao mamma! >> baciò Esme sulla guancia e subito si accomodò sulla sedia di fronte alla madre.

<< Tesoro ben tornata, tuo fratello? >> ecco, tuo fratello? Eh? Dov’è?

<< Non lo so >> come , non lo sai? Come fai a non saperlo? << Ha detto solo si prendermi un taxi >> Taxi? Non so bene cosa le fece capire che ero confusa, se le miei sopracciglia corrucciate o semplicemente il mio sguardo smarrito, fatto sta che mi diede una spiegazione senza che glielo chiedessi.

<< Stamane, siamo usciti con la sua. La sua facoltà è a cinque minuti dalla sede della nostra, quindi il tragitto quello è… >> okay, ah… ma Edward, che frequentava? Mm l’avrei chiesto in un altro momento.

<< Okay, perché non è rientrato con te? Pranza fuori? >> chiese la madre. Bah! Perché mai l’avrebbe fatto?

<< Non lo so! >> sbuffò la mia amica. Ehi, calma ragazza. << Mi ha solo mandato un mess dicendomi che avrei dovuto prendere un taxi >> ah, così nervosa solo per un taxi? Comunque decisi di distrarla.

<< E allora? Che sei andata a fare? Mi ero addirittura dimenticata dell’Università. Dimmi che non ho perso troppe lezioni… >> Come avevo fatto a dimenticarmi di tutto? Eh, già come mai!   

<< Ma no. Tranquilla… avevo pensato a tutto. Qui se ne parla per Marzo di tornare. >> Marzo?

<< Impossibile. Ali, è Dicembre >>

<< Si lo so. Ma i primi appelli sono a Febbraio. A gennaio sospendono le lezione e noi prima di trasferirti avevamo dato due esoneri, quindi valgono come scritto! >> Ah, vero! Mi ero programmata tutto per essere libera durante i lavori, menomale.

<< Ma… c’era una materia o sbaglio? >> qualcosa mi diceva che non era proprio tutto perfetto.

<< Ehm, si! Chimica organica >> potevo capire il suo disgusto, la odiavo!

<< Ah, lo sapevo! >> dissi sconsolata. << Quand’è l’appello? >> sicuramente a Gennaio.

 << Ah Gennaio! >> ma prima che potessi lamentarmi come solo io ero in grado… << Ma… non lo faremo. Perché ho parlato in segreteria e guarda caso c’era la prof, ha detto che se abbiamo superato lo scritto con almeno venticinque , lo tiene per l’orale sicuro fino a Settembre. Quindi abbiamo due appelli a Giugno e due a Settembre. >> Era bellissima mentre sbatteva le mani come una bimba.

 << Oh, fantastico >>

<< Quindi non so tu, ma io la rimanderò fino a Settembre >> e mi fece una bella linguaccia , sempre per far presente quanto ancora dentro fosse bimba.

<< Ah poi vedrò, sicuramente non ne voglio sentir parlare prima di Giugno >> e ci battemmo il cinque.

<< Bene , se avete finito è pronto. È l’una e mezza e quello screanzato non si è fatto sentire, mangiamo? >> mm?

<< Si ,si, non verrà, altrimenti avrebbe chiamato. >> Come?!

<< Ma… >> provai a dire , ma le parole mi morino in bocca. Era meglio non dire nulla.

<< Rob! >> chiamai dalla cucina.

<< Eccomi… mm, che si mangia? >> amavo decisamente la sua curiosità, ma a tavola no! Doveva mangiare tutto.

<< Pasta e fagioli! >> risposi osservando la pentola. Mise un broncio che avrebbe intenerito chiunque, ma non me. Se… come no! Non la davo a bere nemmeno a me stessa.  

<< Ma… >> lo fermai prima del tempo , altrimenti –lo sapevo , accadeva ogni volta- mi avrebbe intenerita.

<< Amore niente ma… lo sai che fanno bene >> ma evidentemente , non tutti erano della stessa idea.

<< Macché! Tesoro, ti ho fatto la cotoletta e le patatine >>

<< SIIIIII! >> Chi. Aveva. Osato. Contraddirmi? Mi voltai adirata verso la mia nemica. Uff, come ci si può arrabbiare con un viso così dolce e materno? Tutta colpa della mia di madre, che mi aveva resa impreparata ad uno sguardo simile.

<< Niente ma, Bella! Non mangerà i fagioli! >> ma se non avevo detto nulla?!

<< Però… >>

<< Nessun però! È mio ospite, su… bisogna accontentarli >> Si certo , poi quando saremmo tornati a casa però non sarei riuscita più a fargli mangiare nemmeno un fagiolo.

<< Ma è un partito preso! Potrebbero anche essere il suo piatto preferito… >> mi lamentai mentre però tagliavo la cotoletta di Rob in piccoli pezzetti. Non le aveva certo fatto una lista. O forse, si?

<< Ecco… Edward li odia >>mi disse in imbarazzo. Edward li odia. La scimmiottai nella mia mente. Uff, partita persa. Edward era Edward, inutile insistere. Il mio bimbo era tentato dal farmi una linguaccia di vittoria ma rinunciò in partenza. Adesso che aveva sentito di Edward non sarei riuscita nemmeno a calarglieli direttamente in gola. Addio fagioli!

Mangiammo tranquillamente, poi io ed Alice ci occupammo dei piatti mentre Esme si concedeva un’oretta di riposo.

<< Oggi torna Emmett… >> la buttai lì, ma probabilmente lo sapeva.

<< Davvero? Oggi esco con Jazz, magari mi spiegherà qualcosa. È tutto così assurdo… >> lo era eccome.

<< Già. Oggi se ho un attimo la chiamo. Giusto per sapere come sta… >> Non volevo prendere la parti di nessuno, ma… dovevo chiamarla.

<< Io domani volevo passare, se ti va ci andiamo insieme… te lo avrei detto comunque >>

<< Si okay. Magari lascio Robert ad Edward >>

 

                                       Più tardi…

 

Ero accoccolata al mio piccolo sul divano. Guardavamo un qualche cartone ,con un protagonista dai capelli arancioni, del quale adesso mi sfuggiva il nome. La mia mente era occupata da altri pensieri.

<< Amore… oggi arriva un orso >> la presi per le larghe.

<< Che orso? >> lo sapevo che non si sarebbe spaventato, era attirato dall’idea.

<< Uno… zio orso >> ecco, il suo entusiasmo non era proprio alle stelle. Ma era scemato leggermente, meglio di quanto potessi aspettarmi.

<< Sarà arrabbiato con me? >>

<< No, certo che non lo sarà. Tu potresti essere arrabbiato con lui >> doveva capire che non aveva fatto niente.

<< Io sono arrabbiato con lui? >> non seppi dire se la sua fosse davvero una domanda.

<< Non lo so io. Me lo devi dire tu… sei arrabbiato? Non devi esserlo per forza… >> Non mi aspettavo certo che gli fosse passato tutto in attimo , ma non aveva paura e questa era già una gran cosa. Era un vero ometto.

<< No, non sono arrabbiato >> probabilmente non lo era davvero. Stava facendo i conti troppo presto con un altro tipo di sentimento : la delusione.

<< Vedrai, sarà tutto come prima >> più o meno. E mi riaccucciai stringendo fra la braccia il mio angelo.

Per il resto non accadde nulla. Niente di niente. Certo, fatta esclusione dell’ansia che mi attanagliava lo stomaco. Ma che fine aveva fatto? Possibile che non fosse ancora tornato?

Alice era andata da Jasper. Esme dopo aver riposato era uscita per comperare qualcosa visto che a cena saremmo stati in tanti. Ero sola in casa con Robert. Non potevo nemmeno chiedere il numero di Edward! Perché non ce l’avevo? Perché?

E soprattutto, perché non tornava? Nessuno che mi desse notizie.

Erano le sette e il mio piccolo dormiva. Mi alzai delicatamente facendo attenzione a non svegliarlo. Misi una sedia per bloccare un’eventuale caduta.

Decisi di andare alla finestra ma il suono del cellulare mi fece distrarre. Era Alice :

 

 

Tesò, sono con Edward. È passato a prendermi lui.

Cinque minuti e siamo a casa… :*  

 

 

Oh, finalmente. Quasi non ci speravo più di ricevere notizie. Stava bene.
Ah, ma una volta entrato le avrebbe sentite. Non poteva andarsene senza dirmi nulla… se certo, lo sapevo io stessa che una volta che fosse entrato e avessi visto i suoi splendidi occhi ne avrebbe sentite, si. Ma di rumore di baci stavamo parlando.

Quanto era passato? Un’ora? Mm forse solo trenta secondi.

Quanto fosse passato non importava, perché quando sentii il rumore di un’auto –la sua auto- entrare nel vialetto, fu come se il pavimento scottasse e non riuscissi ad appoggiarci i piedi. Non potevo stare ferma , dovevo rivederlo, adesso!

Mi catapultai alla porta come poche ore prima , con la consapevolezza però , di non restare delusa. Avrei trovato Alice, si. Ma se avessi aspettato avrei rivisto lui : Il mio uomo.

Aprii la porta prima che fossero loro a farlo. Un’entusiasta Alice mi comparve davanti.

<< Ehi! Che accoglienza… >> non dovetti nemmeno risponderle, sapeva che avevo occhi solo per lui, infatti dopo avermi schioccato un bacio sulla guancia , mi oltrepassò lasciandomi a lui.

Appena uscito da un servizio fotografico, con i suoi RayBan sulla testa e la giacca sottobraccio. Bello e perfetto come era solo lui ai miei occhi.

<< Ciao… >> lo salutai dolcemente, pronta ad incollare le mie labbra alle sue. Mi era mancato terribilmente.

Sentii come una pugnalata quando ciò non avvenne. Era sbagliato, io anelavo quel contatto.

<< Ciao >> Involontariamente avevo chiuso gli occhi e quando li riaprii lui non era dove avrebbe dovuto essere –ad un soffio dalle mie labbra- ma mi stava oltrepassando.

<< Ehi! >> lo fermai sulla porta.

<< Che c’è? >> mi chiese come se tutto fosse normale. Come se lui fosse normale. E non lo era, no.

<< Che succede? >> gli presi la mano per avere un contatto con lui.

<< Niente , sono solo stanco >> sciolse la mia debole presa e andò sul divano. Lasciò un bacio a nostro figlio e si dileguò al piano di sopra.

Per l’ennesima volta mi lasciò sola, per l’ennesima volta andò via da me, per l’ennesima volta scappò via. Mi chiusi la porta alle spalle lasciando dietro di me, un pezzo del mio cuore, del mio amore, un pezzo di me, un pezzo di noi…

Ma una cosa era certa, io avevo smesso di scappare…
   
 
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