*Ciao... vi chiederete cosa ci faccio qui... e beh l'avevo detto non avrei abbandonato la storia. non l'avrei fatto per nulla al mondo. Scusate, per l'assenza , per il tremendo ritardo e per quelli che ancora ci saranno. Mi dispiace. Ho cominciato l'Univeristà e non riesco a concilire le due cose. Credetemi se vi dico che non ho un attimo, esco alle sei del mattino e rientro alle sette di sera. Non ho nemmeno la forze di scrivere. La mia isprirazione è ancora qui, ma davvero non ho un attimo. Adesso mi sto organazzando meglio, come vedete ho buttato giù un capitolo. spero non faccia proprio schifo... adesso ogni attimo libero lo dedicherò a scrivere. Spero di poter ggiornare presto e mi scuso con tutte voi che continuate a leggere. Se non vorrete più farlo vi capirei senz'altro... ma sappiate che siete la mia forza, vi amo. Un bacio e un abbraccio, picolaluce*
- Pov Bella
A svegliarmi fu un insopportabile ticchettio alla spalla. Qualcuno
premeva il suo dito sulla mia pelle nel tentativo di strapparmi dalle braccia
di Morfeo. Beh, ci stava riuscendo alla grande. Aprii prima un occhio, pessima
idea! La luce accecante filtrante dalla finestra mi investii in pieno,
impedendomi di vedere alcunché. Ma che ore erano?
<< Mamma! >> Robert sembrava impaziente. Mi sforzai ad
aprire gli occhi per lui. C’era troppa luce! Doveva essere tardissimo. Infatti
fissai il mio sguardo alla sveglia sul comodino , nell’attesa di vederci
chiaro. Quando la mia vista si normalizzò restai di sasso. Le undici e mezza?
<< Mamma! Finalmente… >>
<< Ehi amore… da quanto sei sveglio? >> osservai la stanza
completamente illuminata, c’era qualcosa che non andava.
<< Poco. Ho fame… >> Oddio! Certo che aveva fame. Di corsa
e ancora mezza addormentata lavai e vestii entrambi e poi ci precipitammo di
sotto. Ma un attimo… Edward? Mi fermai di colpo ai piedi delle scale. Perché
non mi aveva svegliata?
<< Buongiorno, che fate lì impalati? >> Esme mi risvegliò dai miei pensieri.
<< Ciao, Esme! No , niente. Mi chiedevo dove fossero tutti…
>> sembrava ci fosse solo lei in casa.
<< Sono usciti tutti presto. Carlisle lavora, rientra stasera.
Edward aveva lezione dovrebbe tornare per pranzo insieme ad Alice >>
Okay. Edward era a lezione? Ma perché non svegliarmi?
<< Jazz è con Alice? >> Altrimenti lei mi avrebbe chiesto
di accompagnarla, no?
<< Oh no, cara. Jasper torna a casa sua per un po’. È venuto a
prendere le cose di Rose, ieri… >> Già , tutto quel casino! Avrei dovuto
chiamarla. Volevo sentirla. Non per farmi i fatti suoi ma solo per sapere come
stesse.
<< Ah… Alice allora dov’è? >> nel frattempo ci dirigemmo
in cucina, dove cominciai a versare il latte nella tazza di Rob , anche se
ormai era quasi ora di pranzo.
<< Mi ha detto di dirti che andava alla sede dell’Università per
prendere il nuovo orario visto che il sito non funziona da un po’… >>
L’Università! Ma non dovevo tipo… studiare? Mi ero completamente dimenticata di
tutto.
<< Non mangi niente? >> mi chiese dolcemente.
<< Oh no, ormai aspetto gli altri per pranzare >>
<< Ah, Bella… stasera… >> sembrava in difficoltà. Non
seppi bene cosa fare , se incitarla a continuare o aspettare che lo facesse
lei.
<< Carl… rientra con qualcuno… >> Qualcuno? Poteva portare
a casa chi voleva , era casa sua dopotutto. Perché dirlo a me? Ovviamente non
c’erano problemi. Esme mi vide confusa e continuò.
<< Ecco, sono… sono passati due giorni… >> io continuavo a
non capire , ma poi il suo sguardo si puntò su Robert e allora capii. Non
veniva qualcuno, o almeno nessuno di sconosciuto. Veniva quel qualcuno. Emmett. Emmett sarebbe
tornato.
<< Okay. Grazie per avermelo detto, devo solo prepararlo, non ci
saranno problemi >> avevo già chiarito tutto col piccolo, no? sperai solo
che non fosse traumatico per lui rivederlo.
Esattamente, quando parlava di “rientrare per pranzo”, cosa intendeva?
Okay che volevo aspettare, ma avevo una certa fame. Guardai nuovamente l’ora :
le dodici e un quarto. Uff… fame!
<< Potto guaddare i catt-ttoni? >> mi chiese mentre
cercava di ingozzarsi per poter finire subito.
Scoppiai a ridere di fronte alla sua impazienza , ma cercai comunque
di mostrarmi ferma.
<< Si puoi andare, ma finisci di mangiare e solo finché non
tornano gli altri >>
<< Si ,si. >> ma neanche il tempo di dirlo che si
volatilizzò fuori dalla cucina. Tolsi la tazza coi cereali e la tovaglietta
sulla quale Rob aveva fatto colazione e mi accinsi a preparare la tavola per
tutti.
<< Per quanti preparo, Esme? >> chiesi cominciando a
contare mentalmente: tre noi, Edward quattro…
<< Cinque >> ecco infatti. Allora… bicchieri, posate,
acqua… e proprio mentre ero sul più bello fui distratta da un armeggiare dietro
la porta. Dovetti posare ciò che avevo in mano , non riuscivo a stare ferma.
Volevo correre ad aprire ma, avevo paura di risultare stupida agli occhi di
Esme. Ma poi… aveva le chiavi, no?
Din-don. Ecco… forse non aveva le chiavi?
Din-don. Din-don. Din-don.
Okay , non aveva le chiavi. << Bella , tesoro, puoi aprire?
Prima che ammazzi qualcuno dei miei figli! >>
Corsi –forse troppo agitata- alla porta. Che potevo farci? Mi mancava.
Non lo vedevo dalla sera prima. Spalancai la porta con un sorriso ebete sulla
faccia. Però ben presto –troppo presto- si trasformò in una smorfia. <<
Ciao, Bella! >>
<< Ciao, Alice >> continuai a guardarmi intorno , nella
speranza di vederlo ma… non c’era!
<< Mi fai entrare? >> Ah? Oddio!
<< Oh, si certo, scusa! >> mi scansai all’istante.
<< Non mi chiedi nulla? >> e cosa avrei dovuto chiederle?
<< Oh, si certo! Ti sei divertita? >> si chiede questo
quando qualcuno esce, no? Ma la sua faccia mi fece desistere subito dall’insistere.
Ovviamente non ci si diverte quando si va all’università. Ci avviammo insieme
verso il salone , dove un’allegra melodia che conoscevo bene ci invase :
Conan , super
detective con gli occhiali,
che dà la
caccia ai criminali,
ogni segreto
svelerà, indagando ancora…
Ormai le conoscevo a memoria.
<< Bello di zia. Dammi un bacio >> veramente, durante i
cartoni Robert non gradiva essere disturbato , quindi le prestò attenzione per
lo stretto necessario e successivamente con i suoi sbuffi ci invitò gentilmente
ad andare a chiacchierare da un’altra parte.
<< Ma non è ancora piccolo per vedere certe cose? >> certe
cose, cosa?
<< Alice, è un detective ritornato bambino… >> l’avevo già
sentita questa storia!
<< Mi riferivo ai frequenti omicidi… >> disse vaga e per
nulla convinta.
<< Senti, ci ha già provato Leah. Non ho che fare, lo adora. Lei
ogni volta gli rifila L’Albero azzurro o
nel migliore dei casi i Puffi. Ti
risparmio la lagna. E io stessa li guarderei volentieri. Poi… dorme tranquillo
e al solo sentire la canzone è felice, quindi… >> il mio bambino sapeva
già cosa voleva, inutile rimuginarci sopra. Ah, Leah! Dovrei chiamarla…
<< Ciao mamma! >> baciò Esme sulla guancia e subito si
accomodò sulla sedia di fronte alla madre.
<< Tesoro ben tornata, tuo fratello? >> ecco, tuo
fratello? Eh? Dov’è?
<< Non lo so >> come , non lo sai? Come fai a non saperlo?
<< Ha detto solo si prendermi un taxi >> Taxi? Non so bene cosa le
fece capire che ero confusa, se le miei sopracciglia corrucciate o
semplicemente il mio sguardo smarrito, fatto sta che mi diede una spiegazione
senza che glielo chiedessi.
<< Stamane, siamo usciti con la sua. La sua facoltà è a cinque
minuti dalla sede della nostra, quindi il tragitto quello è… >> okay, ah…
ma Edward, che frequentava? Mm l’avrei chiesto in un altro momento.
<< Okay, perché non è rientrato con te? Pranza fuori? >>
chiese la madre. Bah! Perché mai l’avrebbe fatto?
<< Non lo so! >> sbuffò la mia amica. Ehi, calma ragazza.
<< Mi ha solo mandato un mess dicendomi che avrei dovuto prendere un taxi
>> ah, così nervosa solo per un taxi? Comunque decisi di distrarla.
<< E allora? Che sei andata a fare? Mi ero addirittura
dimenticata dell’Università. Dimmi che non ho perso troppe lezioni… >>
Come avevo fatto a dimenticarmi di tutto? Eh,
già come mai!
<< Ma no. Tranquilla… avevo pensato a tutto. Qui se ne parla per
Marzo di tornare. >> Marzo?
<< Impossibile. Ali, è Dicembre >>
<< Si lo so. Ma i primi appelli sono a Febbraio. A gennaio
sospendono le lezione e noi prima di trasferirti avevamo dato due esoneri,
quindi valgono come scritto! >> Ah, vero! Mi ero programmata tutto per
essere libera durante i lavori, menomale.
<< Ma… c’era una materia o sbaglio? >> qualcosa mi diceva
che non era proprio tutto perfetto.
<< Ehm, si! Chimica
organica >> potevo capire il suo disgusto, la odiavo!
<< Ah, lo sapevo! >> dissi sconsolata. << Quand’è
l’appello? >> sicuramente a Gennaio.
<< Ah Gennaio! >>
ma prima che potessi lamentarmi come solo io ero in grado… << Ma… non lo
faremo. Perché ho parlato in segreteria e guarda caso c’era la prof, ha detto
che se abbiamo superato lo scritto con almeno venticinque , lo tiene per
l’orale sicuro fino a Settembre. Quindi abbiamo due appelli a Giugno e due a
Settembre. >> Era bellissima mentre sbatteva le mani come una bimba.
<< Oh, fantastico
>>
<< Quindi non so tu, ma io la rimanderò fino a Settembre
>> e mi fece una bella linguaccia , sempre per far presente quanto ancora
dentro fosse bimba.
<< Ah poi vedrò, sicuramente non ne voglio sentir parlare prima
di Giugno >> e ci battemmo il cinque.
<< Bene , se avete finito è pronto. È l’una e mezza e quello
screanzato non si è fatto sentire, mangiamo? >> mm?
<< Si ,si, non verrà, altrimenti avrebbe chiamato. >>
Come?!
<< Ma… >> provai a dire , ma le parole mi morino in bocca.
Era meglio non dire nulla.
<< Rob! >> chiamai dalla cucina.
<< Eccomi… mm, che si mangia? >> amavo decisamente la sua
curiosità, ma a tavola no! Doveva mangiare tutto.
<< Pasta e fagioli! >> risposi osservando la pentola. Mise
un broncio che avrebbe intenerito chiunque, ma non me. Se… come no! Non la davo a bere nemmeno a me stessa.
<< Ma… >> lo fermai prima del tempo , altrimenti –lo
sapevo , accadeva ogni volta- mi avrebbe intenerita.
<< Amore niente ma… lo sai che fanno bene >> ma evidentemente
, non tutti erano della stessa idea.
<< Macché! Tesoro, ti ho fatto la cotoletta e le patatine
>>
<< SIIIIII! >> Chi. Aveva. Osato. Contraddirmi? Mi voltai
adirata verso la mia nemica. Uff, come ci si può arrabbiare con un viso così
dolce e materno? Tutta colpa della mia di madre, che mi aveva resa impreparata
ad uno sguardo simile.
<< Niente ma, Bella! Non mangerà i fagioli! >> ma se non
avevo detto nulla?!
<< Però… >>
<< Nessun però! È mio ospite, su… bisogna accontentarli >>
Si certo , poi quando saremmo tornati a casa però non sarei riuscita più a
fargli mangiare nemmeno un fagiolo.
<< Ma è un partito preso! Potrebbero anche essere il suo piatto
preferito… >> mi lamentai mentre però tagliavo la cotoletta di Rob in
piccoli pezzetti. Non le aveva certo fatto una lista. O forse, si?
<< Ecco… Edward li odia >>mi disse in imbarazzo. Edward li odia. La scimmiottai nella mia
mente. Uff, partita persa. Edward era Edward, inutile insistere. Il mio bimbo
era tentato dal farmi una linguaccia di vittoria ma rinunciò in partenza. Adesso
che aveva sentito di Edward non sarei riuscita nemmeno a calarglieli
direttamente in gola. Addio fagioli!
Mangiammo tranquillamente, poi io ed Alice ci occupammo dei piatti mentre
Esme si concedeva un’oretta di riposo.
<< Oggi torna Emmett… >> la buttai lì, ma probabilmente lo
sapeva.
<< Davvero? Oggi esco con Jazz, magari mi spiegherà qualcosa. È
tutto così assurdo… >> lo era eccome.
<< Già. Oggi se ho un attimo la chiamo. Giusto per sapere come
sta… >> Non volevo prendere la parti di nessuno, ma… dovevo chiamarla.
<< Io domani volevo passare, se ti va ci andiamo insieme… te lo
avrei detto comunque >>
<< Si okay. Magari lascio Robert ad Edward >>
…Più tardi…
Ero accoccolata al mio piccolo sul divano. Guardavamo un qualche
cartone ,con un protagonista dai capelli arancioni, del quale adesso mi
sfuggiva il nome. La mia mente era occupata da altri pensieri.
<< Amore… oggi arriva un orso >> la presi per le larghe.
<< Che orso? >> lo sapevo che non si sarebbe spaventato,
era attirato dall’idea.
<< Uno… zio orso >> ecco, il suo entusiasmo non era
proprio alle stelle. Ma era scemato leggermente, meglio di quanto potessi
aspettarmi.
<< Sarà arrabbiato con me? >>
<< No, certo che non lo sarà. Tu potresti essere arrabbiato con
lui >> doveva capire che non aveva fatto niente.
<< Io sono arrabbiato con lui? >> non seppi dire se la sua
fosse davvero una domanda.
<< Non lo so io. Me lo devi dire tu… sei arrabbiato? Non devi
esserlo per forza… >> Non mi aspettavo certo che gli fosse passato tutto
in attimo , ma non aveva paura e questa era già una gran cosa. Era un vero
ometto.
<< No, non sono arrabbiato >>
probabilmente non lo era davvero. Stava facendo i conti troppo presto con un
altro tipo di sentimento : la delusione.
<< Vedrai, sarà tutto come prima >> più o meno. E mi riaccucciai stringendo
fra la braccia il mio angelo.
Per il resto non accadde nulla. Niente di niente.
Certo, fatta esclusione dell’ansia che mi attanagliava lo stomaco. Ma che fine
aveva fatto? Possibile che non fosse ancora tornato?
Alice era andata da Jasper. Esme dopo aver
riposato era uscita per comperare qualcosa visto che a cena saremmo stati in
tanti. Ero sola in casa con Robert. Non potevo nemmeno chiedere il numero di Edward!
Perché non ce l’avevo? Perché?
E soprattutto, perché non tornava? Nessuno che mi
desse notizie.
Erano le sette e il mio piccolo dormiva. Mi alzai
delicatamente facendo attenzione a non svegliarlo. Misi una sedia per bloccare
un’eventuale caduta.
Decisi di andare alla finestra ma il suono del
cellulare mi fece distrarre. Era Alice :
Tesò, sono con
Edward. È passato a prendermi lui.
Cinque minuti e
siamo a casa… :*
Oh, finalmente. Quasi non ci speravo più di
ricevere notizie. Stava bene.
Ah, ma una volta entrato le avrebbe sentite. Non poteva andarsene senza dirmi
nulla… se certo, lo sapevo io stessa che
una volta che fosse entrato e avessi visto i suoi splendidi occhi ne avrebbe
sentite, si. Ma di rumore di baci stavamo parlando.
Quanto era passato? Un’ora? Mm forse solo
trenta secondi.
Quanto fosse passato non importava, perché
quando sentii il rumore di un’auto –la sua
auto- entrare nel vialetto, fu come se il pavimento scottasse e non
riuscissi ad appoggiarci i piedi. Non potevo stare ferma , dovevo rivederlo,
adesso!
Mi catapultai alla porta come poche ore
prima , con la consapevolezza però , di non restare delusa. Avrei trovato
Alice, si. Ma se avessi aspettato avrei rivisto lui : Il mio uomo.
Aprii la porta prima che fossero loro a
farlo. Un’entusiasta Alice mi comparve davanti.
<< Ehi! Che accoglienza… >> non
dovetti nemmeno risponderle, sapeva che avevo occhi solo per lui, infatti dopo
avermi schioccato un bacio sulla guancia , mi oltrepassò lasciandomi a lui.
Appena uscito da un servizio fotografico,
con i suoi RayBan sulla testa e la giacca sottobraccio. Bello e perfetto come
era solo lui ai miei occhi.
<< Ciao… >> lo salutai
dolcemente, pronta ad incollare le mie labbra alle sue. Mi era mancato
terribilmente.
Sentii come una pugnalata quando ciò non
avvenne. Era sbagliato, io anelavo quel contatto.
<< Ciao >> Involontariamente
avevo chiuso gli occhi e quando li riaprii lui non era dove avrebbe dovuto
essere –ad un soffio dalle mie labbra- ma mi stava oltrepassando.
<< Ehi! >> lo fermai sulla
porta.
<< Che c’è? >> mi chiese come
se tutto fosse normale. Come se lui fosse
normale. E non lo era, no.
<< Che succede? >> gli presi la
mano per avere un contatto con lui.
<< Niente , sono solo stanco >>
sciolse la mia debole presa e andò sul divano. Lasciò un bacio a nostro figlio e si dileguò al piano di
sopra.
Per l’ennesima volta mi lasciò sola, per
l’ennesima volta andò via da me, per l’ennesima volta scappò via. Mi chiusi la
porta alle spalle lasciando dietro di me, un pezzo del mio cuore, del mio
amore, un pezzo di me, un pezzo di noi…