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Autore: Julia of Elaja    14/10/2012    7 recensioni
IN REVISIONE (Aggiunta di alcune parti e modifica capitoli preesistenti)
Un finale alternativo alla saga di Harry Potter; Harry torna ad Hogwarts per il suo ultimo anno, ed è proprio lì che incontrerà una ragazza che, assieme a lui, Ron ed Hermione, lo aiuterà nella ricerca e nella distruzione degli Horcrux.
Ma questa ragazza non è come le altre e Harry, Ron ed Hermione dopo mille supposizioni scopriranno chi realmente è, grazie ad una profezia che era stata nascosta da Silente in persona, perché troppo pericolosa.
PS: E chi l'ha detto che R.A.B. non sia una donna in realtà? ...
Due parole: Leggete, Recensite!
“Allora, finora sono stati distrutti l’anello di Orvoloson Gaunt, la bacchetta di Serpeverde, l’amuleto magico di Merlino e il cuore di Tom Riddle Senior".
“Ci mancano ancora il medaglione di Serpeverde, un oggetto di Corvonero o di Grifondoro, e la coppa di Tassorosso!”.
“Harry, non dimenticarti che abbiamo distrutto anche il diario di Tom Riddle al secondo anno!”.
“Giusto! Quindi finora abbiamo distrutto… cinque Horcrux!".
“E ce ne mancano altri… tre??”.
I tre amici si guardarono, stupefatti.
“Ma allora gli Horcrux non sono solo sette… ma otto!” realizzò Harry, scandendo parola per parola la frase.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Luna/Neville, Ron/Hermione
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Nei giorni successivi, Harry e Amy continuarono a incontrarsi e con plausibili conseguenze: evitando i luoghi più affollati, durante le ore libere o ai cambi di aule, bastava anche un solo bacio su una guancia a far brillare loro gli occhi. Quando poi erano veramente soli, lontani da tutto e tutti, i baci si facevano più intensi e la voglia di stare assieme in quella temporanea pace, isolati dal resto del mondo, era così tanta che alle volte davvero faticavano a tornare in aula o nella Sala Comune.
Aveva detto solo a Ron ed Hermione di ciò che c'era tra lui e Amy: i due erano più che felici, persino Ron dovette ammettere che avrebbero fatto una gran bella coppia, assieme.
Ma alla domanda di Hermione "Ma allora state assieme?" Harry non aveva saputo dare risposta: no, non stavano insieme, o almeno non ufficialmente; ma per Harry era come se lei fosse la sua fidanzata, e guai a chi le si avvicinava.
Si era scoperto geloso, cosa che con Ginny era capitata solo quando non stavano ancora assieme; invece con Amy era diverso.
Era bella e attirava l'attenzione di tutti, fantasmi compresi, anche solo camminando per un corridoio: era lecito, quindi, che Harry ne fosse geloso; lei era solo sua, e di nessun altro.
Ma nonostante ciò che provasse per Amy e la forte attrazione per lei, qualcos'altro occupava i pensieri di Harry, come anche quelli di Ron e Hermione.
Piton.
Era tornato, lui l'aveva visto con Amy, quella notte. Eppure ancora non si vedeva in giro per la scuola, né si era poi capito chi fossero le due figure che lo avevano accompagnato.
E poi mancavano ormai pochi giorni alla partenza: e Harry non sapeva davvero se dire o meno a Amy di questa cosa.
Lasciare che lei si illudesse che il sosia di Harry, che la McGranitt avrebbe creato, fosse davvero lui gli sembrava molto scorretto; ma al tempo stesso raccontare tutto a Amy forse non era poi neanche molto saggio! In fondo si conoscevano da così poco...

“Secondo voi, dovrei dirle della nostra partenza?" chiese quindi a Ron e Hermione, quella sera "Altrimenti starebbe con un falso me; non sarebbe un po’ scorretto?".
“Questo è un bel problema" esordì Ron con uno sbadiglio "Ma io credo che se Silente si fidava di Amy e le ha anche raccontato degli Horcrux, allora possiamo fidarci anche noi di lei”.
“Silente si fidava anche di Piton, e guarda cosa ha fatto!” rispose Harry veemente.
“Harry, questo spetta a te deciderlo" intervenne Hermione," Se tu senti di poterti fidare di Amy, allora dille tutto! Siegale la situazione e sono certa che lei ti capirà e reggerà il gioco. Non scordare che a quanto pare Silente si fidava così tanto di lei da raccontarle degli Horcrux!".
Harry sospirò: era intenzionato a raccontare tutto a Amy, ma qualcosa lo frenava. Forse il fatto che si conoscessero da troppo poco tempo, forse il fatto che fosse una Serpeverde... o forse era solo confuso per ciò che provava per lei, e voleva tenerla fuori dalla questione Horcrux per la sua incolumità.
La mattina dopo, durante la colazione, la McGranitt si avvicinò a loro, con sguardo severo e le labbra contratte in una strana smorfia:
“Dovrei conferire con voi" disse loro "Raggiungetemi nel mio studio per le ore dodici”; poi, senza dire altro, si allontanò di gran fretta.
“Probabilmente avrà trovato il modo di uscire dalla scuola!” suggerì Ron in risposta agli sguardi interrogativi di Harry e Hermione "O almeno credo!".
"Harry?"; un tocco leggero sulla sua spalla sinistra e una voce gradevolmente familiare attirarono l'attenzione di Harry.
“Amy!” si voltò e sorrise alla sua ragazza, che ricambiò il sorriso con tanto di occhiolino.
"Avete saputo? Gita a Hogsmeade domani!" fece, con tanto di battimani "Non vedo l'ora! Non ci sono mai stata lì!".
"Non ti perdi poi granchè!" intervenne Ron masticando di gusto le sue uova "A parte il negozio di scherzi di Fred e George, si intende".

“Io adoro i negozi di scherzi!" Amy sembrava essere al colmo della felicità.
“Allora è decisamente il negozio per te!” intervenne Hermione "Lo gestiscono i fratelli gemelli di Ron".
"Tu hai dei fratelli gemelli?" la ragazza si rivolse a Ron "Che bello!".
"Ah, credimi, Fred e George sono tremendi!" le rispose Ron ridacchiando, mentre si avventava sul bacon "La mia infanzia è stata un...".

Alzandosi dalla tavola, Harry e Amy camminarono fianco a fianco, diretti verso l'uscita della Sala.
"Guarda guarda come ci stanno osservando" commentò Amy, ridacchiando.
Harry voltò automaticamente il capo verso il tavolo dei Serpeverde: come prevedibile, Malfoy, Tiger, Goyle e Pansy Parkinson li stavano guardando con espressioni miste fra ferocia, scandalizzate alcune e inviperite altre.
"Lasciali stare, Amy" le rispose Harry, ormai fuori dalla Sala, mentre camminavano diretti ai giardini esterni "Non ti hanno mica infastidita ancora, in Sala Comune?".
"No, grazie al cielo" la ragazza si aggrappò al braccio di lui "Ma Pansy Parkinson rischia di trovarsi senza incisivi se si permette di nuovo di fare battute stupide quando entro nel dormitorio".
"Tipo?".
"Mezzosangue, feccia, e cose del genere... sai, il solito, Harry. Nulla di nuovo".
Gli sorrise fiduciosa, ma vedendo Harry pensieroso e per niente tranquillo Amy si fermò.
"Harry, cos'hai?" gli chiese, con fare un po' preoccupato.
Harry sospirò: doveva dirglielo? In quel momento? Forse sì, era meglio togliere subito il dente...
"Vieni, devo parlarti".
La guidò verso la capanna di Hagrid, sempre vuota come in precedenza; seduti su una grande zucca, nell'ortro retrostante, Harry prese coraggio e guardò Amy dritto negli occhi.
"A breve partiremo per andare alla ricerca degli Horcrux" fece, sospirando "Ma saremo solo in tre a partire: io, Ron ed Hermione".
A Harry parve che la ragazza avesse avuto per un attimo un cupo brillio negli occhi, ma fu solo un'impressione, perché quando lei parlò lo fece con tono tranquillo: "Avevo immaginato che non mi avreste voluto con voi".
"No!" esclamò Harry, stringendole di più le mani "Non si tratta di questo, Amy! Ma la missione è già complicata e pericolosa di per sé, e io non voglio che anche tu possa rischiare la tua vita!".
La ragazza sospirò: non sembrava triste, né abbattuta, ma Harry capì subito che era delusa.
"Mi sento inutile, Harry!" sbottò Amy d'un tratto, distogliendo lo sguardo da lui e fissando l'orizzonte, verso la Foresta Proibita "Silente mi aveva detto di aiutarti nella ricerca degli Horcrux, di fidarmi di te e starti vicino! E poi tu cosa fai? Mi lasci qui, a Hogwarts!".
Calò un imbarazzato silenzio: Harry sentiva un groppo in gola che gli impediva di parlare. Avrebbe voluto dire qualcosa a Amy per tranquillizzarla, ma in fondo lui stesso era il primo da tranquillizzare.
"Se sono venuta qui, a Hogwarts, l'ultimo anno" riprese Amy con lo sguardo sempre perso all'orizzonte "E' stato solo perché me lo aveva detto Silente. E, soprattutto, perché tu eri qui! Io dovevo conoscerti, parlarti. E poi, guarda un po', alla fine mi sto anche innamorando di te".
Il cuore di Harry martellava violentemente contro il petto: lei si stava davvero innamorando di lui?! Ed era venuta ad Hogwarts solo per conoscere lui e aiutarlo?
"Amy" Harry si schiarì la voce rauca "Ascolta, io preferirei che tu stessi qui. Noi partiremo, ma tu potresti rimanere qui e monitorare la situazione, soprattutto ora che Piton è tornato".
La ragazza si voltò nuovamente a guardarlo: la sua espressione sembrava diversa ora. Forse più battagliera, più sicura di sé.
"Cosa dovrei fare, qui a Hogwarts?" chiese, passandosi una mano nei lunghi capelli che il vento freddo carezzava leggermente.
"Aiuta l'E.S." continuò Harry guardandola negli occhi come sempre faceva "Tieni d'occhio Malfoy e gli altri, che potebbero prendersela con i più deboli. E, soprattutto, sta' attenta ai nuovi docenti che arriveranno, i fratelli Carrow. Sono due Mangiamorte e temo possano combinare di tutto in questa scuola".
Amy annuì: "D'accordo, se la vedranno con me. E tu, Harry?".
Lo stava scrutando quasi in maniera diffidente: "Io cosa?" chiese lui, confuso.
"Tu dove andrai?".
"In giro" rispose Harry facendo spallucce "In cerca di indizi".
"Come potrò sapere che stai bene?".
Entrambi sospirarono contemporaneamente: "Non penso riusciremo a comunicare, Amy".
La ragazza fece una smorfia insoddisfatta, poi si gettò tra le braccia di Harry che la tenne stretta a sé: era ingusto doversi separare già da quel momento, così presto... ma c'era una guerra da combattere, e Harry non poteva perdere ulteriore tempo prezioso.
Dopo essere stato a lezione di Pozioni e di Incantesimi, Harry si diresse alle dodici in punto dalla McGranitt, accompagnato da Ron ed Hermione.
La professoressa era nel suo studio, la porta aperta, intenta a scrivere su una grande pegamena: Harry bussò appena allo stipite e lei alzò lo sguardo.
"Oh, eccovi qui" fece loro cenno alle poltroncine lì affianco "Weasley, chiudi la porta".
Ron chiuse la porta, poi tutti e tre presero posto proprio di fronte alla professoressa.
“Statemi a sentire, voi tre" abbassò il tono di voce ad un soffio" Ho trovato un modo per farvi uscire indisturbati da qui!”.
“Ci dica, siamo tutt’orecchie!” intervenne Ron.
“Conoscete la Stanza delle Necessità, al settimo piano?” chiese la Mc Granitt "Ne avete mai sentito parlare?".
I tre amici annuirono.
“Perfetto!" continuò la McGranitt "Basterà chiedere alla stanza di far comparire un passaggio per Hogsmeade che possiate usare solo voi, e il gioco sarà fatto!”.
“Siamo sicuri che funzionerà?” intervenne Hermione "Insomma, professoressa, non credo che possa comparire così facilmente un passaggio per...".
“L’ho testato io personalmente stanotte” la interruppe la McGranitt "Fidati, Granger. Questo naturalmente deve restare segreto, anche perché è una misura temporanea dettata da un incantesimo particolare. Appena voi sarete usciti dal passaggio, non sarà più possibile tornare indietro".
“Benissimo" Harry si schiarì la voce "Quindi il problema è risolto!”.
“Sì Potter" la professoressa gli fece cenno di abbassare ulteriormente la voce "Ma c’è un’altra questione che vorrei sottoporre alla vostra attenzione: i Carrow sono già arrivati ad Hogwarts!”.
Calò il silenzio più totale, ma per pochi istanti, perché Harry gridò: “Che cosa?! Quindi noi dovremmo andar via già da oggi?”.
“Potter, abbassa la voce!" la McGranitt lanciava fiamme dagli occhi "Siediti! O sarò costretta a lanciarti un incantesimo e paralizzarti le corde vocali!".
Harry sbuffò e cercò di calmarsi: ecco allora chi erano quei due che avevano accompagnato Piton quella notte!

“Dovrete fuggire stanotte!" continuò la McGranitt a tono ancor più basso "Domani mattina sarà già troppo tardi; è inutile raccomandarvi, una volta là fuori, di stare attenti, perché in questo periodo non siete ben visti". Sospirò, poi riprese: "Il Ministro della Magia, Scrimgeour, è sotto la maledizione Imperius, controllato da Voi Sapete Chi. Dunque, vi prego di essere sempre ben attenti! E, soprattutto, restate uniti! Sempre!”.
“Allora è deciso" sussurrò Hermione a capo chino "Andremo via stanotte".
"Buona fortuna, Potter" la McGranitt lo fissò intensamente "Mi raccomando, siate prudenti".
Era un chiaro congedo: i tre amici uscirono dallo studio, chiudendosi la porta dietro.
Harry sospirò a pieni polmoni e si guardò attorno: s
tavano per lasciare Hogwarts, e questa volta non vi avrebbero più fatto ritorno.
“Triste, non è vero?” fece Hermione.
“Sì" le fece eco Ron "Deprimente".
Harry pensava a tutto ciò che stava per lasciare: l’E.S., il Quidditch, le lezioni durante le quali parlava con gli altri, le risate e gli scherzi con gli amici, e poi Amy; pensando a lei, gli venne una fitta al cuore. 
Incamminandosi per il pranzo verso la Sala Grande, si ricordò che aveva appuntamento proprio con lei a fine pasto: entrando la vide seduta al suo tavolo, lo sguardo assorto, fisso sul tavolo dei professori. Harry la guardò per qualche istante, finché la vide voltarsi e incrociare il suo sguardo. Si sorrisero: aveva un'aria pensierosa e cupa.
Mangiarono senza alcun appetito, senza gusto: l'idea dell'imminente partenza aveva spiazzato tutti e tre. Nonostante Hermione tenesse sempre pronti i bagagli in caso di emergenza, anche lei era rimasta turbata da quell'imprevisto anticipo. Non faceva altro che fissare il suo piatto, che era rimasto vuoto e lindo come era quando si erano seduti.
"Torno nella Sala Comune" fece dopo qualche minuto di silenzio assoluto "Non sono per niente affamata, oggi".
"Ti seguo" le fece eco Ron, alzandosi assieme a lei.
Harry rivolse il suo sguardo verso il tavolo dei Serpeverde: Amy lo stava guardando, il capo leggermente reclinato, e gli stava facendo cenno con una mano verso l'uscita; lui annuì e contemporaneamente si alzarono dalla panca.
"Ron e Hermione sono già andati via?" fece la ragazza, un po' perplessa.
"Sì" le rispose Harry mestamente "Loro... noi..."; si guardò attorno, poi prese per mano Amy e la condusse nel Cortile d'Ingresso.
"Cosa devi dirmi, Harry?".
Quando furono abbstanza lontani da tutti, Harry ebbe il coraggio di guardarla dritto negli occhi e dirle, d'un fiato: "Io e gli altri partiremo stanotte. I Carrow sono già arrivati".
Amy strabuzzò gli occhi, colta alla sprovvista: "Stanotte?" fu solo in grado di mormorare, senza fiato.
"Sì" Harry sentì di nuovo un nodo in gola "Io non so cosa dire, Amy. Sapevamo entrambi che sarei partito ma...".
"Non così presto" completò lei per lui.
Il silenzio in cui rimasero per i minuti successivi sembrava voler dire mille cose: Harry avrebbe voluto rassicurare Amy, ma lui stesso era il primo ad essere insicuro e intimorito. Eppure voleva che lei sapesse che sarebbe stata nei suoi pensieri, che non sarebbe mai stata dimenticata...
"Quanto tempo dovrà passare prima di rivederci, Harry?".
Amy lo fissò e Harry pensò che davvero quello sguardo non l'avrebbe mai dimenticato: due occhi verdi, smeraldini, che lo trapassavano da parte a parte, scrutando nel profondo...
"Farò il prima possibile, lo prometto" sospirò lui "E poi, se a Luglio, quando sarà finito l'anno qui ad Hogwarts, noi saremo ancora in giro a cercare gli Horcrux, tu potresti raggiungerci... che ne pensi?".
Amy trattenne il respiro: "Dici sul serio, Harry? Potrei raggiungervi e aiutarvi?".
Harry annuì: "Certo, se lo desidererai potrai unirti a noi. Ma non posso portarti con me già da adesso. Come si potrebbe giustificare la tua assenza a Hogwarts?".
"Come verrà giustificata la tua?" controbatté lei.
"La McGranitt creerà delle copie perfette di me, di Ron e di Hermione" le spiegò Harry, abbassando ancor di più il tono di voce "Ma non posso chiederle di crearne una anche per te, Amy. Lei non sa del tuo rapporto con Silente".
"No, infatti" lo interruppe lei "Non sa nulla, non ha idea del fatto che io sia a conoscenza degli Horcrux. D'altronde, immagino che lei stessa sia all'oscuro di questo argomento, giusto? O, almeno, così mi disse Silente".
Harry annuì: "Esatto. Ecco perché per ora sarà meglio che tu rimanga qui".
Senza preavviso alcuno e cogliendo Harry alla sprovvista, Amy si alzò di scatto; continuando a guardarsi, i due sembravano non sapere più cosa dirsi, fino a quando Amy ruppe il silenzio, semplicemente dicendogli: "Penso che mi mancherai, Harry".
"Lo penso anche io, Amy".
Nessuno dei due seppe spiegare quel che successe dopo: Harry si alzò in piedi e tenne stretta a sé Amy, mentre sentiva il respiro di lei farsi irregolare, come se non riuscisse a prendere aria, proprio come stava accadendo a lui in quel preciso istante. Sembrava che un pugnale gli avesse perforato i polmoni, impedendogli di respirare a pieno, sentendo quasi la vita abbandonarlo, la testa pulsargli sgradevolmente...
Ma ciò che lo spaventò più di tutto fu un improvviso, violento, dolore alla cicatrice.
Soffocando un urlo, perché non aveva voglia di raccontare a Amy di questa sua stranezza, Harry represse a stento le lacrime, mentre il dolore si trasformava in un forte bruciore e una sensazione sgradevole si impossessava di lui.
Cercò di tranquillizzarsi, respirando il profumo di Amy, dei suoi lunghi capelli che venivano leggermente sollevati dal vento; gli sarebbe mancata, eccome, ma c'erano cose più importanti a cui pensare.
L'idea però che non fosse ancora la sua ragazza lo fece spaventare: voleva che lei fosse sua, solo sua...
"Amy" mormorò, sciogliendosi da quell'abbraccio.
Lei lo fissò sorridendogli tristemente.
"Io vorrei che tu" cominciò Harry, stringendole una mano e tenendo lo sguardo basso, leggermente imbarazzato "Vorrei che tu fossi la mia fidanzata. Sempre che la cosa ti possa star bene, ecco".
Il silenzio che ne seguì mandò nel panico Harry: non aveva il coraggio di alzare lo sguardo per incrociare i verdi occhi di lei e leggervi la risposta; il cuore gli batteva così forte che fu certo, per un attimo, che sarebbe esploso.
Ma una leggera pressione della mano di lei nella sua gli diede la forza di guardarla: Amy gli sorrideva, gli occhi che le brillavano e un'espressione radiosa sul viso.
"Ne sarei felice, Harry" fu la sua risposta.
Harry rimase per un attimo senza respiro: Amy aveva davvero acconsentito a diventare la sua ragazza? Aveva scelto lui?
Tutti i dubbi svanirono quando avvertì le labbra di lei posate sulle sue, che piano piano si schiudevano per baciarlo con dolcezza, passione...
Non si sarebbero visti per mesi, o chissà per anni... ma Harry sentiva di potersi fidare di lei, di averla sua. E lei, d'altronde, cominciava davvero a contare qualcosa per Harry e l'idea di separarsene lo metteva veramente a disagio.
"Ti raggiungerò, Harry" sospirò lei, i nasi che si sfioravano e i loro sguardi incatenati.
"E io ti aspetterò" le rispose lui.
Quella sera, a cena, Harry Ron ed Hermione cercarono di essere, come sempre, gioviali e di compagnia anche con i compagni di casata; non dovevano assolutamente far capire a nessuno delle loro preoccupazioni e soprattutto della loro imminente partenza, e fingere di essere spensierati come sempre avrebbe aiutato molto.
Dal tavolo dei Serpeverde, ogni tanto, le fugaci occhiate di Amy venivano notate da Harry; era come al suo solito pensierosa e taciturna, il che era facilmente collegabile alla partenza improvvisa di Harry.
Si erano dati appuntamento per le ventidue, Harry avrebbe portato con sé il Mantello dell'Invisibilità: l'ultimo saluto, prima di partire con gli altri.
Ma c'erano ancora molte cose da fare: Hermione, nel pomeriggio, aveva miniaturizzato un grande baule, in cui aveva posto tutti i vestiti di cui avrebbero avuto bisogno, oltre che libri e altri oggetti che forse erano di minore importanza, ma lei aveva deciso di portare comunque nell'eventualità in cui fossero tornati utili.
Prima di accompagnare Amy al suo dormitorio, poi, più tardi, Harry sarebbe passato da Dobby per ritirare il cibo che l'elfo aveva promesso loro.
Poco prima di scendere a cena, Harry aveva fatto una cernita delle cose da portare con sé: la Mappa del Malandrino, il Mantello dell’Invisibilità, il Medaglione di R.A.B. che per lui rimaneva un  caro ricordo di Silente, anche se comunque era un oggetto legato alla sua morte; e poi, anche se ci aveva un po' pensato su,  il frammento dello specchio che Sirius gli aveva regalato, oltre che, naturalmente, l’album di foto dei suoi genitori.
Prima sulla lista, invece, era la scorta di Felix Felicis di Silente.

Due ore dopo, finite le ultime sistemazioni per la partenza, sempre coordinate da Hermione e dalla sua conoscenza approfondita degli incantesimi, Harry si coprì con il Mantello dell'Invisibilità e si recò davanti all'ingresso per la Sala Comune di Serpeverde.
Amy gli aveva spiegato come poterla raggiungere, anche se lui già ne era a conoscenza, dopo la sua esperienza di anni addietro con la Pozione Polisucco: ma aveva taciuto questo particolare e finto di non sapere nulla di dove poter trovare la Sala Comune della ragazza.
Come previsto, Amy era nel freddo corridoio di pietra, appena fuori dall'ingresso alla sua Sala.
Harry si scoprì appena sotto il Mantello, chiamandola con un sussurro e facendole cenno di coprirsi anche lei lì sotto.
"Harry" la ragazza, dopo essersi assicurata di essere completamente camuffata, sospirò sonoramente e abbracciò Harry.
"Amy, non qui!" le sillabò lui "Qualcuno potrebbe sentirci!".
"Non c'è nessuno qui" rispose lei sempre in un sussurro "Ma se vuoi possiamo spostarci".
Camminarono per qualche minuto, ritrovandosi abbastanza vicini all'aula di Pozioni; fu lì che Harry si fermò e la baciò con trasporto.
Era il loro ultimo bacio, quello? Harry sarebbe mai sopravvissuto per poterla baciare ancora? L'avrebbe mai riabbracciata nuovamente? La sua testa era un turbinio frenetico di mille domande e paure, da cui solo lei poteva salvarlo, in quel momento.
“Mi raccomando" le disse, staccandosi leggermente dalle sue labbra "Non dovrai dire nulla a nessuno di tutto ciò". Stai con il mio sosia come se fossi realmente io, non dobbiamo dare a vedere nulla”.
Amy annuì: "Tranquillo, Harry. Me la caverò, vedrai".
Si guardarono e nuovamente si riabbracciarono; Harry non voleva andarsene, voleva restare lì con lei e dirle quanto si stesse innamorando di quei suoi occhi, di quel suo modo di fare, del suo profumo, della sua voce...

La guardò poi negli occhi, tenendola stretta a sé: "Tornerò il prima possibile. Altrimenti, ti aspetterò e cercheremo assieme quegli Horcrux".
"Lo batteremo, Harry" la ragazza gli carezzò una guancia "Vendicheremo le nostre famiglie e tutti quegli innocenti. Finirà tutto, vedrai. Insieme ce la faremo".

Passarono altri minuti, che per Harry però volarono via come se fossero istanti: il tempo era così crudele, e lui doveva andare anche a incontrare Dobby davanti al quadro che conduceva alle cucine. 
"Sarà meglio che ti riaccompagni, ora" disse quindi a malincuore alla ragazza; Amy annuì, anche se con aria mesta e infelice, e avvinghiati l'uno all'altra per rimanere sotto al Mantello ben coperti, i due si avviarono verso la Sala Comune dei Serpeverde.

“Allora addio, Harry" Amy gli diede un ultimo bacio "Sarò presto da te”.
Harry sentì un groppo in gola salirgli e bloccargli improvvisamente la voce: avrebbe voluto dirle qualcosa, ma cosa poi?
Bastavano i loro sguardi pieni di tristezza a salutarsi, le loro mani che scivolavano via l'una dall'altra e le labbra di Amy piegate in una smorfia triste.
"A presto, Amy" mormorò Harry quando lei richiuse il passaggio alle sue spalle, senza mai smettere di guardarlo.
Per qualche istante, Harry rimase fermo lì davanti, a contemplare le pareti che lo circondavano, di fredda pietra: sarebbe mai tornato a Hogwarts? Molto probabilmente no... e avrebbe mai rivisto Amy? 
Sarebbe stato difficile, molto più del previsto... ma assieme a Ron ed Hermione, forse, ce l'avrebbe fatta davvero.

Si avviò verso il luogo dell'appuntamento con Dobby, previsto per le ore ventidue e quaranta: puntuale come un orologio svizzero, l'elfo si materializzò lì davanti mentre Harry era ad appena pochi metri di distanza.
"Dobby" sussurrò "Sono qui"; si scostò appena il Mantello per mostrare il volto all'elfo.
"Harry Potter!" mormorò quello eccitato, mentenendo a malapena un grande vassoio stracolmo di cibo, ben coperto da un canovaccio, mentre trottava verso Harry.
"Dobby, non so come ringraziarti" fece Harry, prendendo in braccio il cesto, con non poca difficoltà viste le dimensioni.
"Ma questo è il minimo che Dobby potesse fare per Harry Potter!" sussurrò l'elfo, con gli occhi lucidi, sbattendo le enormi orecchie a pipistrello "Quando farete ritorno, Harry Potter Signore?".
"Non lo so, Dobby" rispose Harry "Ma sta' pur certo che se dovessi avere bisogno del tuo aiuto ti chiamerò".
Dobby sembrò gonfiarsi come un palloncino mentre si impettiva orgoglioso: "Sarebbe un onore per me, Harry Potter".
"Ora devo andare, Dobby" Harry si gettò nuovamente sul capo il Mantello "Speriamo di rivederci presto!".
"Arrivederci, Harry Potter!" lo salutò l'elfo singhiozzando nel silenzio, mentre agitava forsennatamente il braccino destro per salutare Harry "E chiamate Dobby per qualsiasi cosa!".
Harry camminò veloce, diretto verso il settimo piano, luogo in cui aveva appuntamento alle ventidue e cinquanta con Ron ed Hermione: dopo aver salito le scale a perdifiato, sempre cercando di tenere stretto a sé il cesto colmo di cibo e il Mantello addosso a coprirlo.
"Finalmente!" mormorò trafelata Hermione, quando vide Harry arrivare nel corridoio del Settimo Piano, diretto assieme a loro alla Stanza delle Necessità.
"Miseriaccia, stiamo per farlo" Ron deglutì sonoramente "Voi siete pronti?".
"No" Harry fu in grado di sillabare solo quella parola e non altro, mentre il battito del suo cuore sembrava impazzito, un po' per la corsa fatta un po' per la paura di ciò che stava per succedere.

Arrivati davanti alla porta invisibile presero a camminare avanti e indietro: “Ci serve un passaggio sicuro per arrivare indisturbati direttamente ad Hogsmeade” pensò Harry, guardando insistentemente la porta "Ci serve con urgenza".
E dopo pochi istanti, davanti a loro si materializzò una porticina ad oblò, larga circa un metro.
I tre amici si fermarono un po perplessi: "Me la ricordavo diversa" commentò Ron.
"Avanti, apriamola" Harry si fece avanti e con poco fatica aprì la porticina: si resero conto che da lì partiva un lungo scivolo, completamente immerso nel buio, che sembrava scendere per parecchi metri, abbastanza largo da contenerli tutti e tre.
“Bene" Harry si rivolse a Ron e Hermione "Allora ci andiamo insieme?”.
“Sempre insieme!" gli fece eco Hermione con voce tremante.
Mano nella mano, i tre si posizionarono all'imbocco dello scivolo: un istante dopo persero l'equilibrio e iniziarono a scivolare velocemente giù, sempre più in profondità; Harry era convinto che sarebbero sbucati nelle viscere della terra, molto probabilmente.
"Va troppo veloce!" ululò disperato Ron, mentre Hermione si limitava ad urlare così insistentemente che Harry fu certo che a fine discesa avrebbe perso l'udito all'orecchio destro.

Quando sembrava davvero che quel lungo tunnel non finisse più, Harry avvistò una luce in fondo al tunnel, color paglierino; possibile che fosse un lampione?
"Ci siamo!" gridò a Ron ed Hermione "Vedo la fine laggiù!".
I tre amici si prepararono all'arrivo e, difatti, pochi istanti dopo si ritrovarono in una stradina sterrata, con un solitario lampioncino ad illuminarla e un muro sulla sinistra.
"Siamo a Hogsmeade, vero?" mormorò Ron incerto.
"Non c'è tempo da perdere!" esclamò Hermione "Dovunque ci troviamo, siamo comunque fuori dai confini di Hogwarts! Ora veloci! Smaterializziamoci!".
La ragazza tese un braccio al quale si avvinghiarono Harry e Ron: avevano preferito la Materializzazione Congiunta, per velocizzare il tutto.
Senza neanche avere il tempo di rendersene conto, Harry sentì improvvisamente mancare il terreno sotto i suoi piedi e vide vorticare ogni cosa attorno a sé: la familiare sensazione di esser chiuso in uno stretto tubo di gomma si impossessò di lui, opprimendogli il respiro. Chiuse gli occhi e dopo un istante sentì il contatto dei suoi piedi su una superficie dura.
"Alohomora!" esclamò velocemente Hermione: erano sul primo scalino di Grimmauld Place numero dodici. Tutto era andato secondo i piani!

I tre amici entrarono in gran fretta e richiusero la porta alle loro spalle.
Hermione fece loro cenno di fare silenzio: 
“Hominum revelio!” sussurrò, puntando la bacchetta verso il vuoto: pochi istanti dopo fece un gran sospiro e il suo volto, finalmente, si distese in un sorriso.
“Non c’è nessuno a quanto pare" disse, avviandosi verso la cucina "Tranne noi, si intende!”.
“Miseriaccia" mormorò Ron, entrando in cucina e guardandosi attorno come spaesato "Eccoci qua! Si inizia una nuova vita!”.
“Qui urgono un bel po’ di pulizie” Hermione stava esaminando il divano polveroso su cui si stava accasciando Ron.
Ron ed Harry volevano solo gettarsi su un divano, anche se polveroso e pieno di termiti, e riposare, ma Hermione li costrinse ad aiutarla a dare una pulita grossolana e veloce ai letti al piano superiore, così da poter riposare meglio.
Distrutti, si gettarono sul letto quando finalmente Hermione finì di sistemarvi delle lenzuola e coperte pulite e nel giro di pochi minuti crollarono, addormentati.
Harry si addormentò immediatamente, ma come già era successo con Amy in precedenza, avvertiva durante il sonno un forte bruciore alla cicatrice.
I suoi sogni si fecero più nitidi e realistici che mai.
E si ritrovò a fissare Peter Minus negli occhi.

“Codaliscia” la sua voce era fredda, quasi afona "I Carrow sono arrivati?".
“Sì, mio Signore!" squittì quello, impaurito e ranicchiato su sé stesso.
Nagini era a terra, vicino a lui e lentamente strisciava sul tappeto rosso rubino che adornava la stanza in cui Harry si trovava.
Un caminetto acceso, sulla sua sinistra, riscaldava il freddo ambiente di pietra.

"E Piton, mio Signore?" mormorò d'un tratto Codaliscia, mantenendo lo sguardo fisso sul serpente che gli girava pigramente attorno.
"Lui sa quel che deve fare. Se dovessi avere ragione, a quel punto rivedremo molto presto Severus... e in compagnia, peraltro".

Poi fu solo buio; Harry riaprì gli occhi, in un bagno di sudore, con la cicatrice che gli bruciava come un tizzone ardente.
Qualcosa non andava, Voldemort era inquieto, lo aveva avvertito chiaramente.
Ma perché, poi?
   
 
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