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Autore: voiceOFsoul    14/10/2012    3 recensioni
Cris, uno studente universitario fuori sede, si ritrova dopo un anno a non aver ancora trovato nessuno con cui condividere la sua esperienza. La sua vita, però, sta per avere una svolta. Sia in facoltà che a casa le cose cambieranno e nelle sue mani si intrecceranno molti destini.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Durante il tragitto in autobus mi feci coraggio e le chiesi se, pur non avendo definito la nostra situazione, potevo presentarla a mia madre come la mia ragazza. Se mi fossi limitato a dire che era un'amica mia madre avrebbe fatto di tutto per sapere se stavamo effettivamente insieme, rischiando anche di essere troppo invadente nelle sue domande. Sapere che stavamo insieme, invece, avrebbe limitato il tutto. Credevo che appena l'avesse vista avrebbe impostato la difensiva e mi avrebbe trascinato in disparte per disprezzarla, insistendo su quanto Miriam fosse migliore di lei. Al sentire il mio discorso Meg rise e mi baciò teneramente.
- Ma io sono la tua ragazza. - Mi disse.
E lì mi sciolsi.

La mia famiglia prese la sua presenza in modo ottimo. La mia famiglia che poi si riduceva a mia madre. Bepi già la conosceva e fu molto contento di sapere del suo ritorno e che tra noi le cose si fossero finalmente sistemate. Mio padre, invece, non si fece vivo. 
Dopo aver pranzato insieme a noi, Bepi e Diana uscirono per la loro classica passeggiata del sabato pomeriggio. Meg riposava nel mio letto. Io avevo due cose importanti da fare e dovevo approfittarne. Per prima cosa uscii in balcone e chiamai Terry. 

- Ciao Cris. Come stai? -
- Ciao Terry. Devo dirti una cosa. - Dissi serio. Fin troppo.
- Ehi, che è successo? - La sua voce era preoccupata.
- Non allarmarti. Non è una cosa brutta, anzi. Ma voglio che tu la sappia da me. -
- Cris non puoi parlarmi con questo tono e pretendere che io stia tranquilla. - 
- Davvero, Terry. - Risi, cercando di sciogliermi un po'. - Si tratta di Meg. -
- Avete avuto notizie? - 
- Ieri è tornata. - 
Silenzio all'altro capo del telefono. Imbarazzo dal mio.
- Come sta? -
- Bene. Molto meglio. - Le raccontai brevemente ciò che mi aveva detto Meg. 
- Sono contenta che sia tornata. - 
- Dalla voce non si direbbe. -
- Te lo giuro Cris. Sono contenta. Le voglio bene, sul serio. Solo che... -
- Lo capisco Terry. -
- Non sarebbe andata comunque, ma finché lei non c'era io potevo sperarci. - Sembrava avesse iniziato a piangere.
- Terry sono stato io lo stupido. Ti ho illuso e ho preso in giro me stesso. Sapevo che non ero pronto ad affrontare una relazione. E neanche qualcosa che sarebbe potuto diventarlo. Eppure l'ho fatto lo stesso. E ti ho ferita. Mi odio per questo. -
Ancora silenzio. 
- Fa niente. - Disse improvvisamente con un tono più allegro. - Anche io c'ho messo del mio a far finta che non lo avessi capito. La colpa è di entrambi. Che è come dire che non è di nessuno. Perciò non piangiamoci addosso e andiamo avanti. -
- Credo che sia l'unica cosa da poter fare. Spero che non comprometta il nostro futuro. -
- Mi sono innamorata di te e sono stata al tuo fianco lo stesso come amica. Posso farlo anche mentre mi disinnamoro. -
Lo disse ridendo, ma sentire che era innamorata di me fu come un piccolo coltello rigirato nella mia piaga. - Già. - Mi limitai a dire.
- Ehi, che fai? Ora ti deprimi? Su con la vita. Devi goderti Meg e sostenerla. Ha bisogno di te. Io troverò qualcuno che ha bisogno di me. - La sentii sorridere. - Vorrei chiederti solo una cosa. - Ritornò seria. 
- Cosa? -
- Non dirle niente. Per favore. - 
- Perché? -
- Voglio dirglielo io. Non voglio passare per la finta amica che ti ruba il ragazzo appena vai via un attimo. E' una cosa da donne. -
- Ok, allora. -
- Siamo d'accordo. -
Ancora un attimo di silenzio. 
- Scusami ora, ma dovrei andare a sbrigare delle faccende. -
- Sì, certo. Ci vediamo lunedì. -
- Ciao Cris. - 

Rientrai in casa e andai a posare il telefono sulla scrivania della mia camera. Vidi Meg raggomitolata sulle mie coperte dormire con un'aria dolcissima che mi fece tornare in mente di nuovo la notte trascorsa insieme. La voglia di averla si accese di nuovo. Ma non la disturbai. Non era il luogo. Non era il momento. Dovevo sistemare un'altra questione prima che si svegliasse. Un faccia a faccia con mia madre.

Arrivato in cucina la trovai, come sempre faceva il sabato pomeriggio, quando non si incontrava con il dottor Giannusi, che stirava la mia roba, almeno quella che già era riuscita a lavare. Le vidi ancora addosso quell'aura strana che avevo notato fin da quando avevo varcato la soglia di casa. Qualcosa sembrava renderla pensierosa, ma non era il solito malumore che nasceva in lei dopo qualche comportamento strano di mio padre o l'imbarazzo nello scoprire qualcosa che potesse ricordare la sua relazione adulterina. Non riuscivo a capire neppure se fossero pensieri negativi o positivi. Era voltata verso la porta che dava sul terrazzo. L'aveva lasciata leggermente aperta per far entrare la leggera brezza e provare un po' di refrigerio dalla caloria del vapore che fuoriusciva dal ferro. Le andai dietro silenziosamente e l'abbracciai. Spaventata, lasciò il ferro rischiando di scottarsi. 
- Oddio Cris! Sei scemo? Potevamo bruciarci tutti e due. -
Non la ascoltai e le diedi un bacio sulla guancia. A che io mi ricordi fu il primo bacio spontaneo che le davo da quando avevo lasciato l'età dell'infanzia. Le fece subito dimenticare il piccolo inconveniente e le illuminò il viso di una felicità che avevo dimenticato potesse appartenerle. Le sorrisi e mi allontanai, andandomi a sedere sul divano, da cui avremmo potuto parlare tranquillamente. Lei riprese in mano il ferro, controllando di non aver bruciato nulla. 
- Carina la tua ragazza. Si vede che state bene insieme. - Disse ancora sorridente. 
- Diciamo che adesso che abbiamo superato la fase di assestamento siamo più sereni. - Lei non sapeva nulla di ciò che era successo e non volevo parlargliene in quel momento. Avevo altro di cui volevo parlare.
- Sembra davvero dolcissima. Da quanto vi conoscete? -
- Ci siamo conosciuti ad inizio anno accademico. - 
- Ecco allora perchè hai lasciato Miriam! -
- No, mamma. - Immaginavo che sarebbe andata a parare lì. - Io e Miriam c'eravamo già lasciati quando ho conosciuto Meg. -
- E perchè non me ne hai mai parlato? -
- Perché è stata una cosa complicata. Ne possiamo parlare in un altro momento? -
- Perché? Non ti va di parlarne? O ti vergogni che possa sentirci? -
- Nè l'uno nè l'altro. Ma è una storia lunga e io ho delle cose da chiederti. - 
- Che cosa? - Disse iniziando a stirare una mia camicia sportiva.
- Cosa è successo con papà? -
Speravo che chiederglielo mi rasserenasse, che trovasse il modo per cancellare la spiegazione che mi ero dato a quella sua stranezza. Invece il ferro le cadde dalle mani. Toccando la stoffa emise un rumore preoccupante, una sorta di sbuffo di vapore. Saltai su dal divano e lo afferrai, salvando la camicia per il rotto della cuffia. Mia madre, immobile, si fissava le mani poggiate sull'asse da stiro.
- Allora ho ragione. E' successo davvero qualcosa. -
- Come hai fatto a capirlo? -
- Non è importante. Ma devi dirmi cosa è successo. -
Si allontanò, andando a sprofondarsi sul divano. Si portò le gambe al petto. Mi ricordò tremendamente il momento in cui avevo scoperto del suo amante e la cosa mi spaventò. Rimasi in silenzio e mi sedetti all'altro angolo. 
- Ha detto che ha intenzione di partire. -
- Per andare dove? - 
- In Francia. Ha ritrovato una sua vecchia fiamma che ora vive lì, tramite Facebook. Hanno ricominciato a sentirsi e adesso vogliono andare a convivere. -
Il sangue mi si gelò nelle vene. Lo maledissi in silenzio molte volte. Poi ricordai che anche mia madre l'aveva tradito. E lei l'aveva fatto dal vivo, senza un'intera rete di server e router in mezzo. Perché riuscivo a giustificare lei e non lui? Perché mia madre mi sembrava una vittima della situazione, quasi costretta a gettarsi tra le braccia di un altro, e mio padre mi sembrava un orribile carnefice? Forse perché mia madre a fare la brava moglie con mio padre ci aveva sempre provato ed anche quando già aveva iniziato la storia col dottore aveva sempre tentato di non fargli mancare nulla. Mio padre, invece, si era dimenticato in fretta come si provava ad essere bravi mariti. Da quando si era scoperta la malattia di Bepi, aveva abbandonato noi, ma principalmente aveva abbandonato mia madre. Ed essere abbandonati pur vivendo sotto lo stesso tetto fa anche più male. Pensando a questo, che se ne andasse riusciva a sembrarmi quasi una cosa positiva. 
- Quando? -
- Ha un aereo prenotato per Martedì. -
- No, quando te l'ha detto? -
- Stamattina. Mentre si vestiva, prima di uscire. -
- Bepi non lo sa, vero? -
Iniziò a piangere. - Non ho il coraggio di dirglielo. Ho paura che possa farlo stare troppo male. -
La guardai con un sorriso che aveva l'intenzione di rassicurarla. - Mamma, ha superato anche di peggio. -
Ottenni l'effetto contrario. Scoppiò in un pianto ancora più forte, gettandosi su di me, nascondendo il viso sulle mie ginocchia. Le carezzai la schiena e mi ritrovai a canticchiare una canzone sottovoce. 
Era la ninna nanna che lei mi cantava da piccolo, quando tornavo a casa piangendo perchè qualche bulletto mi aveva preso in giro per il mio sovrappeso evidente. Mi rinchiudevo in camera e lei arrivava, si sdraiava accanto a me e iniziava a canticchiarla finché non smettevo di piangere o mi addormentavo. Poi i tempi erano cambiati. Mi ero iscritto in palestra, avevo perso peso, sviluppato i muscoli e dovuto prendere il ruolo di fratello maggiore. E le spacconate dei bulli le risolvevo in un altro modo.
Mia madre, pian piano, smise di piangere. Si alzò asciugandosi il viso e silenziosamente riprese a stirare. 

- Il Dottor Giannusi lo sa? - Sperai che questa domanda non la facesse piangere.
- Sì. Non ti dico che ne era contento, ma quasi. -
- La cosa ha dei lati positivi per voi, no? -
- E' strano sai? Fino a ieri credevo che se ci fossimo lasciati per una decisione di tuo padre sarei stata felice. La colpa non sarebbe ricaduta su di me e tutti ne avremmo tratto dei vantaggi. Tu e tuo fratello prima di tutto. Eppure adesso non mi sembra una così buona idea. Ho paura e non so perché. - Parlava in modo calmo e pacato, senza accennare nessun nuovo cedimento alle lacrime. Sembrava stesse parlando del tempo.
- Le cose nuove spaventano sempre, no? -
- Già. - Piegò le maniche della camicia.
- Ed io credo che tu abbia ragione. -
- Per cosa? -
- Quando lui se ne andrà staremo tutti meglio. Dovrà mandarti il mantenimento e i soldi sono l'unica cosa che dava a questa famiglia da un bel po' di tempo. -
- Quando li dava! - Disse lei iniziando a ridacchiare.
- Già, perché era pure tirchio! - Risi pure io. 
Mi avvicinai a baciarle una tempia. Mi sorrise, serena. - Vai dalla tua ragazza, prima che si svegli. - 
- Sì, mamma. - La baciai di nuovo. 
- E vedi che voglio sapere tutto appena è possibile. - Disse mentre mi allontanavo dalla cucina. 

Aprii la porta della stanza e mi soffermai a guardare il profilo di Meg. Perfetto, come sempre. Avrei voluto raggiungerla, ma qualcuno iniziò a bussare alla porta d'ingresso in modo troppo insistente per essere ignorato.

   
 
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