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Autore: Black Moon    26/04/2007    4 recensioni
I campionati vengono messi da parte per lasciare spazio ai protagonisti e ai loro sentimenti; verrà trattato soprattutto il personaggio di Kei, a mio avvviso il più interessante ed enigmatico di tutto l'anime. Kei è innamorato di una ragazza,una ragazza un pò... agitata. E' la mia prima ficcy, spero piaccia.
Genere: Romantico, Triste, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Rei Kon
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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7- INCUBO

7- INCUBO

 

CIAOOOO!!! SONO TORNATA!!!! MI SCUSO PER IL RITARDO, MA IL MIO “CARO” COMPUTER MI HA FATTO LETTERALMENTE DANNARE!! ^_^***

PENSATE CHE HO DOVUTO BATTERE BEN 3 VOLTE QUESTO CAPITOLO, IL CHE NON E’ POCO… TUTTAVIA MI SONO RESA CONTO CHE SONO DAVVERO VELO CE A SCRIVERE, MI CHIEDO COME FACCIO…(mmmh) (l’autrice mette in moto il cervello) (attenta. il troppo pensare potrebbe sovvracaricarlo. n.d.kei) (che gentile che sei ^///^n.d.a.) (non era un complimento -_-* n.d.kei)

CI SONO!!! SONO I VOSTRI COMMENTI A DARMI LA FORZA PER ANDARE AVANTI, QUINDI… GRAZIEEEEEE!!!! XD

BEH… LE BOIATE LE HO DETTE… BUONA LETTURA ^^

 

 

 

La pioggia cadeva incessante sopra la capitale giapponese, i rumori erano ovattati, quasi assenti, le forme erano confuse. Ben visibili erano solo i fanali delle auto, in coda sulla strada principale, procedevano a rilento, come se qualcuno avesse pigiato per sbaglio il tasto “slow”.

Kei correva sotto l’acquazzone, i vestiti bagnati gli si appiccicavano al corpo, la vista gli si era leggermente offuscata per il brutto tempo, e le gocce che cadevano dal cielo gli colpivano la parte scoperta delle braccia, arrivando quasi a fargli male.

Si fermò sotto la bottega di un fruttivendolo, per riprendere fiato. Si passò una mano tra le ciocche argentee, in quel momento completamente zuppe per pioggia. Appena uscito da casa Ayase era cominciato a diluviare, il risultato… sembrava un pulcino bagnato.

Kei- Ma dove può essere?-

Era agitato, come mai era stato in vita sua. Lui stesso se ne stupiva, solo pochi anni prima non avrebbe mai avuto una reazione così esagerata per una donna… eppure eccolo lì, bagnato dalla pioggia, affannato e in ansia per lei. In quel momento però non gli importava, se ne fregava delle sue stranezze; ciò che realmente gli importava era riuscire a trovarla, allontanarla dalle grinfie di suo fratello… e farla pagare… a quel maledetto bastardo.

Kei- Che volpe… ferendo lei… spera di distruggere me.-

Riprese a correre.

Kei- Non è cambiato per niente… è il solito bastardo di sempre.-

 

 

Aprì pigramente gli occhi, trovandosi in una stanza che non era la sua. Era spaesata, non capiva dove si trovasse, il luogo non le era familiare; tuttavia l’arredamento le suggerì che si trovava in una stanza d’albergo.

Seika: Ma dove…

Yoshiki: Ben svegliata.

Si voltò infastidita, riconoscendo la voce dell’interlocutore.

Seika: Yoshiki…

Disse, con una punta di veleno nella voce, che l’uomo sembrò ignorare.

Seika: Dove mi trovo?

Squadrò pezzo per pezzo l’intera stanza, come se avesse voluto impararne la struttura a memoria, in realtà era agitata, non voleva ammetterlo; ma aveva paura. Il fratello di Kei era pericoloso, senza alcun dubbio.

Yoshiki: Siamo al Capitol Tokyo Hotel. Questo albergo è di proprietà della famiglia Hiwatari, quando torno in Giappone, di solito per lavoro, pernotto qui, almeno una notte, così ho modo di osservare come va l’andamento della baracca.

Rispose con fare annoiato, trattenendo a stento uno sbadiglio, come se si trattasse di una cosa di poco conto, e questo la stupì non poco. Persino lei sapeva che il Capitol era uno degli alberghi più rinomati di Tokyo, famoso soprattutto per i prezzi alti; di certo lei avrebbe fatto carte false, per trovare i soldi per poter almeno mangiare nel loro ristorante, conosciuto per l’alta cucina, proveniente da tutto il mondo; invece Yoshiki ne parlava come se fosse un volgarissimo ostello della gioventù.

Seika- Ricchi… valli a capire.-

Tuttavia non era il momento di perdersi in commenti personali; doveva trovare un modo per andarsene; e in fretta. La porta non era distante dal letto sul quale era seduta; si fece scivolare lentamente, lungo i piedi del letto, cercando di non farsi notare.

Yoshiki: Sai… il più delle volt vengo qui…

Incrociò le dita, portandole sotto al mento, sorridendo cinicamente.

Yoshiki: …quando sono in dolce compagnia.

Qualcosa scattò dentro di lei.

Non era il momento di essere cauti. Abbandonò il letto, correndo il più veloce possibile verso la porta.

Seika- Ci sono quasi…-

Yoshiki la afferrò per il braccio, la inchiodò al muro, impedendole una qualsiasi via di fuga.

Yoshiki: Sei svelta… ma è tutto inutile.

 

 

Si fermò per l’ennesima volta, sotto la pioggia scrosciante.

Portò uno sguardo sconsolato al cielo, probabilmente, cercando in esso una risposta.

Kei: Sei…

Improvvisamente avvertì una vibrazione all’interno della tasca dei suoi pantaloni; si sfilò il cellulare di tasca e rispose alla chiamata con voce leggermente affannata.

Kei: Pronto?

Rei “KEI! DANNAZIONE, CHE CAVOLO STAI FACENDO?!? COME TI SALTA IN MENTE DI USCIRE DI CASA COSI’?”

La voce del ragazzo era un misto tra l’arrabbiato e il sollevato, forse perché l’amico stava bene. Ma a Kei non importava; che si preoccupasse pure… aveva altro a cui pensare.

Kei: Non ho tempo per stare al telefono con te.

Rispose secco, stava già per interrompere la chiamata, quando si ricordò del Professor Kappa.

Kei: Rei, Kappa è ancora lì?

Rei “Come? Ehm… si, è ancora qui.”

Kei: Passamelo.

Rei “Aspetta, prima…”

Kei: CAZZO REI!!! SE AVESSI TEMPO DA PERDERE, O SE AVESSI VOGLIA DI FARE QUATTRO CHIACCHERE, DI CERTO NON SAREI QUI, SOTTO LA PIOGGIA!!!

Rei “Ok… te lo passo.”

Il cinese lasciò la cornetta, che pochi secondi dopo fu presa in mano dal professore.

Kappa: Pronto?

Kei “Sarò breve. E’ possibile rintracciare un luogo, conoscendo il codice di una carta di credito?”

Kappa: Dunque… si. Penso di poterci riuscire.

Kei “Allora fallo; ho fretta.”

Kappa: Ehm… prima però… mi serve il codice della carta.

Kei “…Il codice è…”

 

 

Yoshiki: Che ti prende Sei-chan? Hai paura di me?

Seika:… Figurati. Ci vuole ben altro… per spaventarmi.

Yoshiki: Eppure…

Allungò una mano verso di lei, sfiorandole la morbida guancia, scendendo lungo il collo leggermente abbronzato, per poi toccarle con indolenza le labbra; le sfiorò dolcemente con la punta dell’indice, ma questo non le impedì di provare un brivido freddo lungo la schiena.

Yoshiki:… a me sembra di sì.

Si avvicinò all’orecchio della ragazza.

Yoshiki: Non dirmi… che non sei mai stata con un uomo?

SCIAFF

Lo colpì alla guancia, un colpo secco e deciso.

Il giovane si sfiorò la guancia dolorante. Bruciava, di sicuro nel giro di poco avrebbe lasciato un segno rosso ben visibile. Strinse la mano in un pugno, digrignando con forza i denti.

Yoshiki: Maledetta puttana.

Un pugno violento esplose nello stomaco della corvina.

Cominciò a tossire, senza riuscire a respirare, si accasciò a terra, tenendosi la pancia con le braccia.

Yoshiki: Provaci ancora… e giuro avrai di che pentirtene.

Era serio. Non lo diceva tanto per dire; la sua era una minaccia vera e propria.

La afferrò per i capelli, costringendola a tornare sopra al letto. Piegò il corpo a metà, per il dolore dato dal pugno; qualcosa di pesante le salì sopra. Yoshiki la guardava con freddezza e desiderio…

la situazione sembrava in qualche modo eccitarlo; mentre Seika… sentiva solo un moto di disgusto salirle su per la bocca dello stomaco.

Si levò di dosso la giacca del completo, gettandola con poca cura sul pavimento della stanza; iniziò anche ad allentarsi la cravatta. Una volta sciolto completamente il nodo se la tolse dal colletto della camicia.

Yoshiki: Scusa…

Disse, simulando un finto sorriso dispiaciuto, mentre con la mano le teneva stretti i polsi, legandoli con la cravatta.

Yoshiki: Niente di personale, non ce l’ho con te.

Un calcio puntò dritto al suo mento, ma lui prontamente lo schivò, del resto, era il fratello di Kei.

Yoshiki: …Accidenti… c’è mancato poco.

Seika: SE NON CE L’HAI CON ME, PERCHE’ MI STAI FACENDO QUESTO?

Urlò Seika, trattenendo a stento le lacrime.

Yoshiki: E’ per pareggiare i conti.

Seika: Cosa…

Si adagiò con tranquillità sul corpo di Sei, sfiorandole il mento con la  mano, scese lungo il collo, raggiungendo il seno, per poi tornare al mento. La afferrò con forza, facendole sfuggire un gemito di dolore.

Yoshiki: Sono sempre stato dell’opinione che gli insetti fastidiosi devono essere schiacciati, prima che diventino un vero problema.

Seika- Ma che diavolo sta dicendo, questo pazzo?-

Yoshiki: Eppure… sono stato così stupido, a non farlo quando ne avevo l’occasione.

Seika- Ma che…-

La prese per le spalle, costringendola a voltarsi. Le cacciò la testa contro i cuscini, premendo con la mano.

Seika: NO!! NON TOCCARMI!!! SMETTILA!!!

Si concentrò sulla sua canotta rossa, glie la sfilò di dosso.

Seika: NO!!! KEIIIIIII!!!!

 

 

Kappa: Ecco, ce l’ho fatta.

o fatta.co, ce l'IIII!!!!

sso.ini, premendo con la mano.iati, prima che diventino un vero problema.d allentarsi la cravatta

  

  
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