Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: Melanto    26/04/2007    5 recensioni
Fuggire. Reazione immediata dinanzi ad un dolore troppo grande per essere affrontato a viso aperto. Camuffare la sofferenza in voglia di lavorare. Poi partire. Cambiare persino continente per ricostruire precari equilibri su cui camminare in punta di piedi. Dimenticarsi di tutto: amici, famiglia... assopire i ricordi e cullarli come bambini, perché non facciano troppo male, per ricaricare le certezze. E poi... e poi tornare, per affrontare il passato ed i sensi di colpa.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Yoshiko Yamaoka
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Huzi - the saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Huzi

- Capitolo 5 -


“Ryo, per la miseria, piantala di tampinare la signorina con il vassoio delle tartine!” esclamò Yukari, portandosi le mani ai fianchi “Sei il solito incorreggibile!”.
“Lascia perdere, Yukari, ormai siamo abituati al suo modo di abbuffarsi.” se la rise Urabe, ma lei scosse il capo.
“Lo so, Hanji, ma il problema è che il ‘signorino’ dovrebbe essere a dieta: ordine del mister!”.
“Tesoro, sono solo due tartine!” cercò di difendersi il giocatore dello Jubilo Iwata.
“Due?! Erano due venti tartine fa!”.
Ed il gruppo si animò con rumorose risate.
C’erano tutti.
Ed era molto raro vederli al gran completo in un unico posto. Eppure, quella sera, la Generazione d’Oro del calcio giapponese era finalmente riunita. O, almeno, la Vecchia Generazione d’Oro. Ormai trentenni, presto avrebbero dovuto fare posto alle nuove leve che già si stavano inserendo nella Nazionale e nelle squadre di J-League. Anche in quel momento, molti di quelli che sarebbero stati i campioni di domani, erano presenti alla serata di beneficenza organizzata in memoria di colui che era stato soprannominato il ‘Baronetto del Calcio’ per la sua classe e tecnica strabilianti. Ed anche se non ci sarebbe stato più, fisicamente, il suo ricordo sarebbe rimasto indelebile.
“Che cosa avete tanto da ridere?” Sanae attirò la loro attenzione, raggiungendo il gruppo in compagnia di Kumi “Che ha combinato Ryo, stavolta?” e l’interpellato le fece una smorfia, mentre gli altri continuavano a ridere.
“Uh! Salmone!” esclamò la Signora Izawa, fregando la tartina dalle mani del marito, trangugiandola in un sol boccone. “Mh! Che bontà!” esclamò, per poi rivolgere lo sguardo al difensore dei Marinos che era rimasto piuttosto perplesso. “Oh, scusami tesoro, ma lo sai che ho le voglie!”.
L’altro sospirò “E meno male che non sei in vena di fragole e panna.”.
“Ah, Sanae!” esclamò Yukari, rivolgendosi alla Signora Ozora “Ma ‘tu-sai-chi’ è venuto?” ma fu Kumi a rispondere, entusiasta.
“Sì, sì!” disse agitando una mano “Io l’ho già salutato!” e Sanae annuiva soddisfatta di sé stessa.
La Signora Ishizaki sorrise incredula “Ma come hai fatto a convincerlo? E dire che io ero sicura di aver visto un fantasma oggi allo stadio.”.
“Beh, sai che novità!” intervenne Genzo “Nell’arte della ‘rottura’ nessuno è più bravo di Anego.”.
Sanae incrociò le braccia al petto “Il tuo humor è pessimo come al solito, SGGK!” poi, in direzione della futura quarta moglie, che faceva bella mostra attaccata al suo braccio, aggiunse “Nastja[1], mia cara, fossi in te ci penserei bene prima di sposare siffatto comico!”.
“Ehi! Non inculcare strane idee alla mia fidanzata.” rimbeccò l’altro “Tu non lo sai, ma io ho uno spiccato senso dell’umorismo.”.
E Kojiro Hyuga scoppiò a ridere senza ritegno “Questa sì che è buona!” attirandosi un’occhiata sghemba da parte del portiere dell’Amburgo.
“Ma chi è ‘tu-sai-chi’?” domandò Ryo all’indirizzo di Urabe “Voldemort?”. Il suo compagno di squadra si limitò a tirare un profondo sospiro, scuotendo il capo.
Intanto, il SGGK fece per rispondere a tono alla Tigre della Juventus, quando abbandonò ogni proposito restando ad osservare oltre la spalla del cannoniere, con la bocca semiaperta, ma senza emettere alcun suono. Lentamente inarcò un sopracciglio, reclinando leggermente il capo di lato.
“Ti ho lasciato senza parole, Wakabayashi?” incalzò Kojiro, non potendo quasi credere che non gli avesse ancora lanciato contro qualche ingiuria, come al solito. Ma Genzo non lo sentì nemmeno, rivolgendosi alla sua futura quarta moglie “Nat, tesoro, scusami un momento…” e si liberò dal suo braccio, cominciando ad abbozzare quello che sembrava essere un sorriso. La minuta ragazza, dai capelli biondi, lo osservò allontanarsi dal gruppo, per dirigersi verso colei che aveva organizzato la festa, ma non per salutare Yayoi. Lo vide allargare le braccia e salutare il giovane che si accompagnava alla moglie del defunto Baronetto.
“Yuzo!” lo sentì esclamare “Santo Cielo, non ero sicuro che fossi tu! Credevo di aver avuto un’allucinazione!” e gli circondò le spalle con un braccio, rivolgendosi alla Signora Misugi. “Permetti Yayoi?”
La ragazza rise “Prego, è tutto tuo Genzo!” ed il SGGK lo sequestrò, trascinandoselo verso la Generazione D’Oro.
“Adesso non fingere di essere sorpreso di vedermi.” rimbeccò l’altro “Non dirmi che Sanae non vi aveva detto nulla?”.
“No!” sbottò energico il portiere, prima di piombare in mezzo al gruppo, esclamando “Signori, abbiamo un redivivo.”.
A Ryo per poco non andò la tartina di traverso, cominciando a tossire, mentre Urabe gli dava dei colpetti sulla schiena.
Gli altri ex-compagni, invece, ebbero più o meno la stessa reazione di incredulità di Genzo, convinti anche loro di aver avuto una strana allucinazione. Ma poi si riscossero, ben felici di ritrovarlo ancora tutto intero, dandogli un caloroso benvenuto. Abbracci di rito, pacche sulle spalle, e tutti che cercavano rigorosamente di tenere alla larga ogni argomento che potesse far spuntare fuori il nome di Aiko. Accortezza di cui, il Prof, fu profondamente grato.
Dal canto suo, Yuzo esibì il più classico dei suoi sorrisi, rispondendo alle loro battute, domande e quant’altro, fino ad incrociare lo sguardo pessimo che Izawa gli stava lanciando.
“Non guardarmi a quel modo.” disse l’ex-portiere della Nankatsu, avvicinandosi a lui.
“E tu non provare a rivolgermi la parola.” rispose di rimando Mamoru, incrociando le braccia ed abbozzando un leggero sorriso risentito “Ce l’ho a morte con te.” facendolo sospirare sonoramente e fare ‘mea culpa’.
“Hai ragione…” cominciò il Prof.
“Certo che ho ragione!” lo interruppe il difensore dei Marinos, dandogli una sonora pacca sul braccio “Non ti sei fatto vedere al mio matrimonio! Questa me la sono legata al dito!”.
Yuzo tentò di difendersi “Ma io nemmeno lo sapevo che ti sposavi!”.
“E’ colpa tua! Se non te ne fossi andato a zonzo per tutto questo tempo, senza nemmeno fare uno straccio di telefonata per giunta, l’avresti saputo!” ma il Numero Otto della Nazionale non era seriamente arrabbiato con il suo ex-compagno di squadra, però si era ripromesso di bacchettarlo a dovere il giorno in cui si sarebbero rivisti. E così aveva appena fatto.
“Ed io che dovrei dire?” intervenne Genzo, facendo spallucce “Se ne è saltati ben tre!”.
“E meno male.” rispose il Prof ridendo, mentre il portiere dell’Amburgo continuava.
“Ah, ma il quarto non te lo perdi! Parola mia!” e, presa la sua giovane fidanzata per mano, aggiunse “A tal proposito, ti presento Nastja.”.
Yuzo osservò la giovane dai lunghi capelli biondi ed il viso pulito ed innocente. Vispi occhi chiari lo osservavano sorridenti, mentre tendeva una delicata mano dalla chiarissima pelle.
Lui la strinse con un sorriso “Ochen prjatno, Nastja.” disse, cercando di ricordare quel poco di russo che aveva forzatamente imparato durante una spedizione in Kamchatka[2].
Al suono della lingua della sua terra natale, lo sguardo della ragazza si illuminò di una genuina felicità “Ty govòriesh pa-ruski?”.
Ja njemnogo goborju pa-ruski.”.
E lei rise allegra “Luchsche Genzo, konjechno![3]” facendo ridere anche lui, mentre il suddetto portiere inarcava un sopracciglio.
“Non so cosa avete detto, ma perché ho la sensazione che mi stavate prendendo in giro?”.
Nastja si strinse al suo braccio, rivolgendogli uno dei suoi spiazzanti sorrisi ingenui che lo avevano letteralmente folgorato il giorno in cui l’aveva conosciuta, dicendo “Ma non ti prendevamo in giro, Zoshen’ka.” lasciandogli un delicato bacio sulla guancia, prima di allontanarsi per raggiungere Sanae e Kumi. Il SGGK la seguì con lo sguardo, lasciando che un leggero sorriso si dipingesse sulle sue labbra.
Yuzo lo inquadrò con la coda dell’occhio, sorridendo a sua volta. “Ahia.” disse, bevendo un sorso di champagne “Hai un’espressione che la dice davvero lunga…”.
“Credo che lei sia quella giusta.” e lo affermò con una semplicità che faceva uno strano effetto se ad usarla era una persona come Genzo.
Mamoru ed il Prof si scambiarono un’occhiata di intesa, mentre il SGGK si rivolgeva al vulcanologo “E tu vedi di esserci, stavolta. Questo sarà il matrimonio definitivo.”.
Ed il difensore dei Marinos annuì “Come spero sarai presente alla nascita di mio figlio: ho intenzione di festeggiare e guai a te se ti dai alla macchia un’altra volta!” con un tono che non ammetteva un ‘no’ come risposta.
“Ma ci vorranno ancora dei mesi al lieto evento!” puntualizzò il Prof.
“Con te è meglio partire in anticipo. Almeno non potrai fingere di non saperlo.” si difese l’altro con non-chalance.
D’un tratto, Shingo Takasugi attirò l’attenzione dei suoi compagni. “Ragazzi, ma non l’avete notato? La Nankatsu è di nuovo al gran completo…” ed alzò il flute con solennità “…bisogna brindare!” venendo imitato da tutti i membri della ex-squadra liceale.
“E’ vero!” disse qualcuno.
“Alla salute!” esclamò qualcun altro.
“Prosit.” si limitò ad annuire Yuzo, mentre i calici tintinnavano sonoramente gli uni con gli altri.
 
Il fumo della sigaretta si disperse trascinato dal freddo di quella notte di Febbraio.
Mosse lo sguardo ad inquadrare la limpida volta celeste sopra la sua testa, puntellata di stelle, mentre alle sue spalle provenivano gli schiamazzi del salone in festa. Con i gomiti poggiati sulla ringhiera dell’ampia terrazza, rigirava l’ennesimo flute di champagne di quella serata che sembrava interminabile. Mentre il suo desiderio di essere altrove si faceva sempre più insistente.
“Scommettiamo che indovino quello che stai pensando?”.
Una voce allegra lo raggiunse, facendolo voltare. Yoshiko camminava nella sua direzione, stretta nello scialle abbinato al vestito, oscillando il flute che recava in una mano.
Yuzo le rivolse un sorriso “Ah, sì? Sentiamo, dunque, quali sarebbero i miei pensieri?”.
Lei gli fece il verso, appoggiandosi alla ringhiera, accanto a lui. “Mh, da quale uscita di sicurezza me la svigno? Quella di destra o quella di sinistra?”.
Il Prof rise, alzando le mani in segno di resa. “Touché!”.
“Ti si legge in faccia che non vedi l’ora di tagliare la corda.” continuò Yoshiko, poggiando il viso in una mano.
“Dici che è troppo lampante?”.
Lei annuì lentamente “Non ti piace proprio la mondanità, eh?”.
“Fosse solo quello.” sospirò l’altro, osservando Nankatsu e le sue luci notturne, mentre la sigaretta continuava a disperdere fumo tra le sue dita. “I ragazzi portano avanti sempre gli stessi discorsi: calcio-mercato, campionato... e chi diavolo è Rivaul? Oddio, non riesco a star loro dietro e di certo non posso passare l’intera serata a fingere di capire quello che dicono.” scosse il capo “No, decisamente io ed il calcio abbiamo separato le nostre strade in maniera definitiva, ormai.”.
Yoshiko sorrise “Senti, non ci crederai, ma la tua disgrazia è la mia fortuna: finalmente ho trovato qualcuno con cui scambiare davvero quattro chiacchiere!” disse entusiasta “Non fraintendermi, sono molto affezionata ai ragazzi della Nazionale ed i compagni dello Jubilo Iwata di Taro, ma parlano di calcio a colazione, pranzo e cena! Mentre le rispettive consorti, se non parlano di calcio anche loro, allora discorrono di pappe e pannolini.” e sospirò, vuotando il calice, per poi poggiarlo sulla ringhiera.
Yuzo volse le spalle alla città, rimanendo poggiato contro il marmo della balaustra, tirando una lunga boccata dalla sigaretta e ridendo dell’espressione afflitta della sua interlocutrice.
Quest’ultima continuò “Allora, Prof, cosa fai nella vita?”.
“Sono un vulcanologo. Lavoro per l’FVO di Nankatsu.” disse, esalando una grigia nuvoletta di fumo.
“L’FV… che?” fece eco lei, inarcando un sopracciglio.
Fuji Volcano Observatory.
“Ah! Allora sei il guardiano del Fuji!”.
“Più o meno...” obiettò rigirando il suo bicchiere “...non sono stato molto presente nell’ultimo periodo.”.
Yoshiko ci pensò un po’, osservando il silenzioso giardino, perfettamente curato, che si stendeva alle spalle della Villa di Genzo e che potevano dominare dalla loro posizione. “Vulcanologia...” fece eco, scandendo lentamente quella parola “...materia interessante. Scommetto che sei sempre in viaggio, per questo non ti ho mai visto.”.
Yuzo annuì “Sì, abbastanza. Sono tornato proprio ieri sera.”.
“Ah sì? E dove sei stato?”.
“Guatemala. A studiare un vulcano in eruzione.”.
Lei si volse ad osservarlo “Accidenti! Certo che tu ne avresti di cose da raccontare!” disse con sincera ammirazione “Sei per caso parente di Indiana Jones?” scherzò poi, pungolandogli un braccio e volgendo anche lei le spalle al panorama che aveva osservato fino a quel momento.
“Mi manca la frusta…” rise il Prof “…ma ho una collezione di cappelli da cow-boy, che potrei fargli concorrenza!”.
Rise anche Yoshiko prima di continuare “Toglimi una curiosità…”.
“Anche due.” e spense il mozzicone in un vaso adibito a grande posacenere per l’occasione.
“Magari è la classica domanda alla quale ti sarai sicuramente stufato di rispondere, ma volevo sapere come mai hai lasciato il calcio. Insomma, eri un membro della Generazione D’Oro...”.
Yuzo bevve un piccolo sorso di champagne. “Domanda interessante.” ripensando alle volte in cui se l’era chiesto anche lui, tempo addietro, ma rispose con assoluta sincerità “Volevo rendermi utile. Fare qualcosa che potesse aiutare gli altri, anche se indirettamente. E continuando a giocare non avrei mai potuto farlo.”. Poi sorrise “Ad ogni modo, non sono stato una grande perdita per il mondo dello sport.”.
“Che coraggio… dovevi essere davvero determinato...”.
“No, affatto.” scosse il capo “Ci ho pensato fino all’ultimo.”.
“E cosa ti ha permesso di decidere?”.
“L’ultima persona dalla quale mi sarei aspettato un discorso serio e posato: Genzo Wakabayashi.”.
Yoshiko strabuzzò gli occhi “Che cosa? Oddio, no! Questa la voglio sentire, racconta!”.
Yuzo rise, puntando lo sguardo sulle figure danzanti all’interno del salone, che poteva scorgere dalla terrazza. “E’ stato all’ultimo anno di liceo. Bisognava cominciare a prepararsi per il diploma e, mentre tutti gli altri sapevano esattamente cosa fare dopo, io non ne avevo la minima idea.”. Cominciò, rigirando il flute, prima di poggiarlo sulla ringhiera accanto a quello di Yoshiko. “Mi era sempre piaciuto studiare e la Geologia aveva stuzzicato il mio interesse già dal liceo. Però...”.
“Però c’era il calcio.” concluse la sorella di Taro per lui e Yuzo annuì.
“Già. Il calcio. E avevo lottato così tanto per ottenere determinati risultati, che piantare tutto per andare all’Università mi sembrava un po’ un fallimento. Poi arrivò la convocazione, da parte di Mikami, per il World Youth e a quel punto non potevo tergiversare oltre. Così chiesi consiglio alla persona che consideravo come un riferimento, calcisticamente parlando, e telefonai a Genzo.”. Incrociò le braccia al petto, inquadrando la figura del portiere che, all’interno della sala, discorreva amabilmente con persone a lui sconosciute, accompagnandosi con la graziosa Nastja.
“E cosa ti disse?”.
Yuzo sorrise “Mi fece tutto un discorso sul futuro, chiedendomi come mi vedessi da lì ad una decina d’anni. Se il mio primo pensiero fosse stato rivolto al calcio, allora la risposta ai miei dubbi era semplice: non dovevo fare altro che rispondere alla convocazione e presentarmi al ritiro. Ma se, invece, il mio primo pensiero non avesse avuto nulla a che vedere con lo sport, beh, allora la mia strada era sicuramente altrove.”.
“Parole di Genzo?” chiese in conferma Yoshiko, con un sorriso incredulo.
“Parole di Genzo.”.
“E tu, cosa hai fatto?”.
“Il giorno seguente telefonai a Mikami, dicendo che lasciavo il calcio, e, dopo il diploma, venni ammesso all’Università di Tokyo.”.
Yoshiko osservò in silenzio il suo profilo, con interesse “Ed è così che sei diventato un eroe.”.
“Eroe?!” fece eco Yuzo, incrociando il suo sguardo e scoppiando a ridere “Eroe è una parola troppo impegnativa ed io non credo affatto di esserlo.”.
“E perché no?” si impuntò la ragazza “In fondo fai la guardia al Fuji-san, tutelando la sicurezza di coloro che vivono accanto a lui.”.
“Yoshiko, il Fuji non erutta da circa trecento anni.” sottolineò il Prof.
“Embeh? Sei un eroe in stand-by!” sghignazzando con poco velata ironia.
“Ah ah, molto spiritosa!” le fece il verso lui, inarcando un sopracciglio “Ma veniamo a te Miss ‘non darmi dell’ ‘ina’, vado all’Università!’” strappandole una smorfia ed un sorriso, prima di rispondere.
“Allora...” cominciò, sistemando lo scialle troppo leggero perché la proteggesse adeguatamente dal freddo notturno, ma Yoshiko sembrò non farci troppo caso “...ho ventidue anni...”.
“Allora lo vedi che sei ‘ina’?” la interruppe lui, facendole storcere il naso.
“Non parlare come se fossi mio nonno!” esclamò contrariata “Dovresti avere l’età di mio fratello e trent’anni non sono tanti!” poi gli diede un paio di colpetti sul braccio “Su, non farmi perdere il filo!” e riprese da dove era stata interrotta. “Come ho detto, ho ventidue anni e a venti sono letteralmente scappata da Sendai.”.
“E perché?”.
Lei sospirò con espressione rassegnata “Mia madre.” disse “E’ una persona meravigliosa, ma decisamente troppo apprensiva nei miei confronti.”.
Yuzo fece spallucce “Trovo che sia normale, lo sono un po’ tutti i genitori...” ma lei scosse il capo.
“Nel mio caso l’effetto è decuplicato! Non si è mai perdonata di aver abbandonato Taro, senza fargli nemmeno una visita, per quasi sette anni. E, non volendo far mancare a me quello che è mancato a mio fratello, mi ricopre di attenzioni... troppe.” sorrise “Mi tratta sempre come se fossi una bambina, ma la maggiore età l’ho passata già da un po’...”.
“Così sei venuta a Nankatsu.”.
“Sì, avevo bisogno di staccare la spina e dimostrarle di essere perfettamente in grado di badare a me stessa. Taro mi aveva parlato così bene di questa città, che ho voluto verificare i suoi racconti.”.
“Cosa studi?”.
“Arte. Nelle sue forme più classiche: scultura, pittura. Sono una fan del signor Misaki e venero il Rinascimento Italiano. Mi diletto in computer grafica.” poi incrociò le braccia, assumendo una postura impettita “Non per vantarmi, ma: l’allestimento di questo salone è opera mia!” e sospirò teatralmente “Eh! Sono un genio!”.
E Yuzo cominciò a ridere “E anche tanto modesta!” mentre lei gli strizzava l’occhio, agitando l’indice. “Eccome se lo sono!” ridendo a sua volta.
Fu in quel momento, quando il Prof fece per prendere il pacchetto di sigarette, pronto per fumarne l’ennesima, che un brillio improvviso, alla sua mano destra, attirò lo sguardo di Yoshiko.
“Sei sposato?” domandò la giovane, notando solo allora i due cerchietti all'anulare. Lui fermò la mano a mezz’aria, seguendo il suo sguardo.
“Lo ero.” precisò con un sorriso appena accennato.
“Oh-oh! Sento odor di terreni pericolosi!” esclamò la ragazza, attirandosi lo sguardo del Prof. “L’ho capito da come hai cambiato espressione. Non dirmelo, anche tu un cuore infranto?”.
“In che senso?” domandò l’altro con espressione interrogativa.
Yoshiko scosse il capo, prendendolo sotto braccio “Adesso ti faccio un po’ di ‘scuola del pettegolezzo’.” disse con solennità “Altrimenti che serata mondana sarebbe?”.
E Yuzo sorrise, prestandosi al gioco “Avanti, sentiamo, chi è il cuore infranto?”.
“Hikaru Matsuyama.” esclamò lei, annuendo “L’anno scorso, prima della morte di Jun, l’Aquila dell’Hokkaido ha preso il ben servito dalla sua fidanzata storica, nonché mia omonima, Yoshiko.”.
“Stai scherzando?!” fece l’altro incredulo.
“No, affatto! Lei lo ha mollato per l'ex-compagno di squadra di Hikaru, tale Kazumasa Oda.”.
“Per Oda?!” ripeté interdetto “Questa poi! Povero Matsuyama.”.
Yoshiko annuì “Eh già, non l’ha presa tanto bene.”.
“Beh, ci credo!” e scosse il capo, portando la sigaretta alla bocca, mentre la ragazza rimase ad osservare i suoi movimenti per qualche istante prima di esclamare: “E lei?” attirandosi il suo sguardo “Anche lei ti ha lasciato per un altro?”.
Il Prof non rispose subito, rimanendo ad osservare i suoi occhi nocciola, in silenzio, per alcuni istanti. Yoshiko era una ragazza vitale e spontanea, sarebbe stato giusto intristirla con i suoi dolori? No, decisamente no.
Abbozzò un sorriso a fior di labbra. “No.” disse accendendo il tabacco ed esalando una densa nube di fumo “E’ solo… andata via.”. E, nel dire quelle parole, nel ricordare a sé stesso di non averla più vicino, sentì la gola divenire improvvisamente secca. Afferrò il flute che aveva poggiato sulla ringhiera, vuotandolo definitivamente.
“Ti ha lasciato da molto?”.
“Quattro anni.” mantenendo fisso lo sguardo sui due cerchietti d’oro.
“Oddio, scusami, forse non dovevo chiedertelo!” esclamò Yoshiko “A volte so essere davvero poco discreta. Ti prego, dimmi che non pensi che io sia un’impicciona!”.
Lui sorrise, scuotendo il capo e posando nuovamente il bicchiere sul bordo della terrazza “No, non lo penso.”.
“Ah! Meno male!” sospirò l’altra, stringendosi nello scialle.
Yuzo inarcò un sopracciglio “Non starai prendendo troppo freddo? Forse dovremmo rientrare in sala…” e fece per muoversi, quando lei lo trattenne, attirandosi la sua attenzione.
“No, non preoccuparti, non fa poi così freddo…”
“Come no? Siamo a Febbraio e l’inverno non è ancora trascorso… sul Fuji c’è addirittura la neve!”.
“Sì lo so, però… sei il primo amico di mio fratello che riesce a non parlarmi di calcio. Ti spiace se ti monopolizzo per qualche altro minuto?” e gli rivolse un grazioso sorriso al quale non seppe dire di no.
“Va bene… ma solo qualche minuto, altrimenti rischi di prenderti un malanno.” acconsentì, ciccando nel vaso .
“Grazie!” annuì entusiasta, poi gli si avvicinò con espressione risaputa “E poi… non vorrai essere braccato dai tuoi ex-compagni così presto, vero?” prima di ridere e volgere lo sguardo ad osservare il salone ed i suoi occupanti che continuavano a conversare tranquillamente.
Osservando la sua espressione allegra, Yuzo notò come fosse molto diversa da Taro. Yoshiko era intraprendente, spigliata e gran chiacchierona, mentre Misaki era molto più pacato e riservato. Però dovette ammettere che non gli dispiaceva affatto la sua compagnia, anzi, era da parecchio che non si sentiva così a suo agio in una conversazione; o, meglio, era da parecchio che non intratteneva una conversazione con qualcuno che non fosse della sua squadra all'FVO. E che la trovasse piacevole era addirittura un miracolo.
“Ad ogni modo…” riprese lei, tornando a guardarlo “…ti rivelerò il ‘Metodo-Yoshiko’ contro il mal d’amore.” facendolo ridere di gusto a quelle parole.
“Il ‘Metodo-Yoshiko’?!”.
“Sì!” accordò energica “Ti dico che è infallibile! Sono riuscita a consolare tutte le mie amiche disperate.”.
“Ed in che cosa consiste?”.
“Oh, è molto semplice.” annuì la ragazza, agitando l’indice con solennità “Basta una sana e calorica vaschetta maxi di gelato al giorno, da gustare lentamente a grandi cucchiaiate.”.
E Yuzo rise ancora più forte, mentre lei storceva il naso “Ehi! Guarda che è scientificamente provato contro i dolori del cuore!”.
“Sostituendoli con quelli di pancia?!”.
Rise anche Yoshiko, dandogli un buffetto sul braccio “Ovvio! Alla fine starai così male, che le altre pene ti sembreranno superflue!”.
“Dovrei provarlo… chissà, magari funziona.” ma sapeva che niente sarebbe mai riuscito a lenire le sue sofferenze, ma non riuscì a non ringraziare mentalmente la sua interlocutrice per quel po’ di buon umore che era riuscita a trasmettergli.
D’un tratto, uno stormo di uccelli si librò all’improvviso dalle fronde scure del giardino, facendo sonoramente frusciare le foglie ed emettendo allarmati versi gracchianti.
Yoshiko sobbalzò, girandosi di scatto, mentre Yuzo osservava la loro fuga improvvisa, divenendo serio ed inarcando un sopracciglio.
“Mamma mia che spavento!” esclamò lei, portandosi una mano al petto “Dannate cornacchie!” quando si sentì prendere per un braccio e sospingere leggermente, rivolgendo un’occhiata interrogativa al Prof, che le sorrise.
“Credo sarebbe meglio spostarsi dalla ringhiera e mettersi sotto l’arco del balcone…”.
Lei lo osservò confusa, lasciandosi guidare “Perché? Cosa sta…”.
Il tintinnare improvviso dei due flute appoggiati sulla ringhiera, attirò il suo sguardo. Poi, il tremore si trasmise anche al pavimento sotto i suoi piedi, dandole un improvviso senso di vertigine, facendole perdere l’equilibrio. Yuzo l’afferrò saldamente, impedendole di cadere.
“Attenta!” esclamò, mentre lei si sentiva sorreggere dalla sua stretta, realizzando cosa stesse succedendo. Consapevolezza che la mandò in panico.
“E’ un terremoto?!” domandò e non, con voce allarmata, mentre anche dal salone cominciavano a levarsi esclamazioni concitate e l’orchestrina smise improvvisamente di suonare.
“Tranquilla, va tutto bene.” le disse Yuzo, continuando a sorriderle ed accompagnandola fin sotto l’arco della terrazza, che era quanto di più simile ad un riparo vi fosse.
Yoshiko, appena furono al sicuro, afferrò un lembo della sua giacca, stringendolo con forza, continuando a guardarsi intorno terrorizzata ed osservando come gli oggetti e le persone tremassero ed oscillassero pericolosamente davanti ai suoi occhi.
“Io… io… detesto i terremoti…” mormorò vibrando, non solo per la scossa, ma soprattutto per la paura.
I bicchieri, abbandonati sulla ringhiera, caddero sul cotto della terrazza, andando in mille pezzi e strappandole un gridolino, mentre, intorno, qualche altro coccio rovinava al suolo, disperdendo contenuto e vetro sul pavimento.
Yuzo attirò l’attenzione della ragazza “Yoshiko, guardami.” ordinò in tono calmo, costringendola ad alzare il viso verso di lui. “Fai un bel respiro profondo.” inspirando a pieni polmoni e venendo imitato dalla sorella di Misaki “Ed ora espira. Va tutto bene…” e, mentre diceva quelle parole, le vibrazioni scemarono fino a cessare del tutto. “Hai visto? È finita. Non è successo niente.” e le sorrise, togliendo solo allora il braccio che aveva tenuto poggiato contro la parete per proteggerla da eventuali crolli.
Lei annuì lentamente, continuando la respirazione e cercando di sedare l’ansia.
“Forse è meglio se ti siedi per qualche minuto e bevi un bicchier d’acqua.” propose il Prof e Yoshiko accennò un sorriso.
“Sì, credo sia il caso…” accordò con voce incerta.
“Yoshiko!” la voce preoccupata di Taro attirò la loro attenzione e, appena lo vide insieme ad Azumi, la ragazza gli si fece contro, abbracciandolo.
“Tutto bene?” domandò il giocatore dello Jubilo Iwata, accertandosi che non si fosse fatta nulla, poi notò anche la figura di Yuzo e sorrise sollevato. “Ah beh, ma eri in compagnia dell’esperto.” scherzò, stemperando la tensione, e facendola sedere.
“Ti porto dell’acqua, tesoro.” le disse Azumi, prima di allontanarsi rapidamente. Tutt’intorno, i presenti erano ancora leggermente turbati, per quanto non fossero estranei a simili fenomeni geofisici. Yayoi, Yukari e Sanae erano andate ai piani superiori per vedere se i bambini stessero bene, mentre Mamoru cercava in tutti i modi di convincere Kumi a sedersi per qualche secondo, con scarsi risultati, visto che la ragazza non voleva saperne e andava a tranquillizzare gli ospiti.
“Ah! Sapori di casa!” esclamò Yuzo con ironia “Non mi sarei mai aspettato un simile comitato di accoglienza.”.
Ma Taro scosse il capo, allontanandosi di qualche passo, mentre Azumi era tornata con l’acqua e si prendeva cura di Yoshiko.
“Non ti nascondo che comincio a preoccuparmi sul serio.” gli disse smorzando il tono della voce, mentre il Prof inarcava un sopracciglio.
“Parli del terremoto? Beh, siamo in Giappone, praticamente siamo cresciuti a suon di scosse…” ma l’altro lo interruppe.
“Sì lo so, ma stavolta è diverso.”.
“Di cosa stai parlando?”.
“Questo è il terzo in una settimana, non sono un po’ troppi?”.
Yuzo rimase perplesso, riflettendo sulle sue parole. Effettivamente tre terremoti di magnitudo superiore alla soglia di percezione, in una sola settimana e con epicentro piuttosto circoscritto, erano inusuali, ma per nulla impossibili. Senza contare poi tutte le scosse rilevate esclusivamente dai sismografi.
“Da quanto tempo va avanti così?”.
E Taro fece un’alzata di spalle “Venendo a Nankatsu solo saltuariamente, mi baso sui resoconti di mia sorella…” premise prima di pensarci su “…e lei mi ha parlato del primo terremoto circa tre settimane fa.”.
La cosa destò il suo interesse, lasciandolo visibilmente pensieroso.
“Che sta succedendo?” gli domandò Taro, con voce preoccupata, e lui scosse il capo abbozzando un sorriso.
“Non saprei, sono tornato solo ieri sera e negli ultimi tre anni non ho la minima idea di quello che sia successo al Giappone. Ma credo non sia nulla di grave, altrimenti sarebbero già scattati gli allarmi.” disse, cercando di convincere l’amico di un qualcosa di cui era il primo a dubitare, ma, per il momento e fino a che non si fosse accertato di persona che fosse tutto a posto, preferì evitare inutili allarmismi.
D’un tratto, un improvviso trillare animò il suo cercapersone.
Afferrò l’oggetto attaccato alla cintura, dando un rapido sguardo al numero: la sede dell'FVO.
Evvai! Poteva darsi alla fuga!
Yuzo sorrise “Comincerò ad accertarmi subito della situazione.” disse, incamminandosi verso l’uscita “Salutatemi Yayoi!”.
“E tu facci sapere se sta per arrivare la fine del mondo!” scherzò Ryo, facendolo sorridere.
“Non mancherò!” rispose, estraendo il satellitare ed accendendolo, quando incrociò Sanae che era appena rientrata in sala dopo aver lasciato Yayoi e Yukari con i bambini.
La ex-manager lo squadrò perplessa “Ma, Prof, te ne stai andando?”.
“Oh, perdonami Sanae, ma sono stato richiamato in dipartimento.” e le mostrò il cercapersone.
“Ti sei portato il cicalino?!” sbottò indicando l’oggetto con fare inquisitorio.
Yuzo divenne improvvisamente serio “Sanae, in questo lavoro devo essere sempre reperibile.”.
E rimasero a fissarsi in silenzio, mentre lei incrociava le braccia al petto, osservandolo con sufficienza “Come se non l’avessi capito che non vedevi l’ora di dileguarti.” gli disse, facendolo scoppiare a ridere. “Scommetto che questo terremoto è opera tua!” aggiunse prima di superarlo, dandogli una pacca sulla spalla e sospirando rassegnata “Buon lavoro, Prof.”.
 
Yuzo scese rapidamente le scale, cominciando a comporre il numero del telefono sulla scrivania di Rick. Ciò di cui gli aveva parlato Taro gli aveva messo una dannata pulce all’orecchio e, arrivato all'FVO e stimato l’entità del sisma, avrebbe cominciato a guardarsi tutti i dati relativi al monitoraggio giapponese degli ultimi tre anni; magari erano davvero solo delle semplici scosse di natura tettonica, ma era meglio controllare.
Era quasi arrivato nei pressi dell’atrio della villa, quando si sentì richiamare da una voce femminile.
“Certo che cammini veloce! E poi con i tacchi è ancora più difficile starti dietro!” Yoshiko lo raggiunse, accorciando anche l’ultima distanza “Ti sei allenato con le escursioni ci scommetto!”.
“Yoshiko? Ma non eri con Azumi?”.
“Sì, ma tu sei scappato via e non ho avuto modo né di salutarti, né di ringraziarti.”.
Il Prof sorrise “E di cosa? Piuttosto, va meglio ora?”.
Lei annuì “Sì. Scusami, i terremoti mi terrorizzano…”.
“Ma non devi mica scusarti. È normale averne paura.”.
“Ad ogni modo, grazie. Sei stato davvero gentile.”.
“Di nulla, ma cerca di non farti prendere dal panico la prossima volta…” poi cominciò a tastare la giacca alla ricerca di qualcosa “…ero sicuro di averlo…” e lei lo osservò interdetta fino a che non sembrò trovare ciò che stesse cercando. Da una tasca interna, Yuzo cavò un bigliettino con una penna.
“Se dovessi essere nuovamente in difficoltà e avessi bisogno di aiuto…” disse, cancellando il numero segnato sul cartoncino e scribacchiandone rapidamente un altro “…questo è il numero del mio cellulare: è un satellitare, quindi prende dovunque.”. Le porse il bigliettino da visita che lei prese delicatamente tra le dita.
“Davvero… posso?” domandò titubante “Non ti disturbo?”.
Ma lui scosse il capo “Non preoccuparti. Se hai bisogno puoi chiamarmi a qualsiasi ora, dormo relativamente poco.” disse con un sorriso “Solo… tieni questo numero lontano da Sanae o sono un uomo morto!”.
E lei sorrise, annuendo “Ok, stai tranquillo! E grazie ancora!”.
“Grazie a te per aver salvato una serata altresì terrificante.” le disse infine, prima di volgerle le spalle ed attraversare l’atrio, esclamando “Buonanotte, sorellina di Misaki.” che gli valse una linguaccia.
 


 
 
[1]NASTJA: un mio piccolo omaggio ad una autrice del fandom di Captain Tsubasa, Izumi, ed al suo personaggio di ‘Sotto la pioggia camminava la primavera’, che io, personalmente, ho adorato!*_*
 
[2]KAMCHATKA: estrema penisola russa che si affaccia sull’Oceano Pacifico ed il Mare di Okhotsk. Relativamente giovane, geologicamente parlando, vanta un elevato numero di vulcani (circa 160, dei quali 79 sono attivi) e geyser (circa 200).
 
[3]“OCHEN… KONJECHNO”: il dialogo sarebbe “Piacere di conoscerti, Nastja.” / “Parli il russo?” / “Molto, molto poco.” / “Più di Genzo di sicuro!” Si ringrazia la bravissima Izumi, traduttrice inconsapevole del suo omaggio! XD *_* sono stata brava a non farmi scoprire? Ehhhh?*.*
 
 
 


…E poi Bla bla bla…

 
Qualcuno è probabile che possa restare molto, molto stupito o addirittura sbottare con un ‘Massè! E prima il Guatemala e dopo la Kamchatka… che più?!’, orbene: questo non è solo possibile, ma POSSIBILISSIMO.
E vi spiego perché.
La maggior parte dei miei professori universitari ha girato mezzo mondo (ed ho visto le foto! XD), uno di loro è stato Capo della Protezione Civile alcuni anni fa. Ma l’esempio che più mi preme illustrarvi, riguarda un professionista che venne con noi in escursione.
Lui era il nostro ‘fuochino’, ovvero preparava gli esplosivi per fare indagini sismiche.
Il Signor E. è un mito! Ci ha fatto morire dalle risate e ci ha raccontato tantissimi aneddoti, soprattutto, ci ha parlato dei suoi tantissimi viaggi.
Quest’uomo si è girato la Cintura di Fuoco, l’Africa, l’Australia e posti stranissimi che credo io riuscirò a vedere solo tramite foto. Ci ha raccontato dell’alba sulle Ande, di quando è stato fatto prigioniero da alcuni guerriglieri africani insieme ad un suo collega, e di quando ha incontrato – per puro caso – il parente di un suo amico a Sidney. E tutto questo grazie al suo lavoro.
Quindi, i tanti viaggi di Yuzo, non sono che la realtà di moltissimi geologi.
Concludo citando il mio professore di Geofisica Applicata: “Per essere dei buoni geologi, non bisogna soffermarsi solo sulla realtà nazionale, ma conoscere la geologia del mondo. Quindi, dovete viaggiare.”.

Ed ora i ringraziamenti dovuti!

la mia Sakura-chan: *_* tesssssora. Mi sto armando per creare il bannerino per il Club-Sanae-no-Zerby! XD abbi fede! *_* e sono contenta di esser riuscita a farti piacere Yuzo. Attendo, piena di curiosità, di sapere bene ciò che pensi di lui!*_*

NOTA MOLTO IMPORTANTE: Non ci saranno aggiornamenti per le prossime due settimane. Questo perché: la settimana del 1° Maggio la devo dedicare tutta al completamento della fanfiction partecipante al concorso indetto da Lisachan sul forum di EFP. Quindi, ha la priorità. Mentre dal 7 al 14 Maggio, non sarò in sede: *_* vado a trovare il Diofà
Inoltre, sono ormai arrivata a pubblicare quasi tutti i capitoli già conclusi (manca solo il 6, mentre il 7 è in lavorazione.), quindi, per prendermi anche maggiore tempo per la stesura, alternerò la pubblicazione di Huzi a quella per la storia del concorso (se i risultati saranno già usciti). E questo è davvero tutto ^_^ grazie mille per la cortesissima attenzione!

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Melanto