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Autore: Koa__    14/10/2012    4 recensioni
«Lui era mio fratello, il mio confidente, il mio migliore amico, il mio compagno, il mio capitano, il mio amante… era il mio T’hy’la, era la persona più importante della mia vita, era tutto il mio mondo!»
[Universo 2009]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Il capitano Kirk rientrò nella propria cabina che erano da poco passate le cinque del pomeriggio. L’Enterprise era una grande nave e la presenza dell’ambasciatore faceva sì che fossero continuo bersaglio di astronavi nemiche, erano stati attaccati più volte da romulani e klingoniani perché ‒ a quanto pareva ‒ entrambi gli imperi sembravano non gradire l’incontro di pace che stava per aver luogo sulla Terra. 
Erano scampati soltanto per merito della buona sorte o, a detta di Spock, grazie alle sue abilità di comando; a parere di Kirk però, era stata soltanto fortuna.

Jim si lasciò andare sul letto stiracchiandosi, era davvero esausto! Ma se il suo fisico era decisamente stanco, la sua mente era in subbuglio; ciò che aveva appreso da Bones, riguardo il suo apparente fidanzamento con Spock, l’aveva sconvolto. E dopo quasi una settimana, ancora faticava a capacitarsi del fatto che due dei suoi ufficiali lo ritenessero intimamente legato al suo secondo. La cosa peggiore però, era che lui e il vulcaniano non si erano ancora chiariti.

Nonostante avesse sentito una continua tensione crescere fra loro, Kirk aveva evitato il confronto. Mano a mano che trascorrevano i giorni, però, la situazione diventava sempre più insostenibile.

Quella sera attorno al fuoco, Jim aveva desiderato parlare subito con Spock e chiarire. Successivamente, però, aveva preferito riflettere ed aspettare che lui stesso avesse compreso i propri sentimenti. Per una volta non si era lasciato guidare dall’istinto e, probabilmente, era per quello che ora si sentiva tanto oppresso.


Lui e Spock dovevano parlare!

Preso dall’impeto si diresse verso l’interfono, richiamando il proprio ufficiale scientifico.
«Kirk a primo ufficiale Spock» disse con tono di comando.
«Qui Spock, capitano».
«Cosa sta facendo, comandante?» chiese.
«Sto svolgendo un’interessante ricer…»
«La metta da parte e venga nella mia cabina, immediatamente» l’interruppe Kirk, sbrigativo.
«Agli ordini, Spock chiudo».
 

Non appena ebbe chiuso la comunicazione, Jim si sentì invadere da uno strano senso di nausea: il suo cuore prese ad accelerare, mentre piccole goccioline di sudore iniziarono a bagnargli la fronteEra agitato come mai lo era stato in vita sua. Cosa gli avrebbe detto? Come avrebbe potuto spiegare a Spock la portata dei propri sentimenti e la confusione che aveva provato durante settimana appena trascorsa?
 
Quando Kirk sentì la sua voce profonda fuori dalla porta sobbalzò, indietreggiando appena.
«A-avanti» balbettò in evidente imbarazzo.
 
Spock entrò nella piccola cabina, procedendo con passo sicuro; si mise poi sull’attenti, aspettando ordini dal proprio capitano. Se Kirk l’aveva convocato tanto urgentemente, doveva essere accaduto qualcosa di grave o quantomeno la questione era seria.
«Spock» esordì Jim, «ritengo sia giunto il momento di parlare delle affermazioni di Uhura e McCoy avvenute una settimana fa.»

Il vulcaniano mutò l’espressione del viso in maniera quasi impercettibile; non era proprio riuscito a restare impassibile di fronte a quella rivelazione.
«Andiamo, Spock, non si scomponga tanto. Lo sapeva che primo o poi avremmo dovuto affrontare la questione, non è il caso di sconvolgersi» disse Jim. 
Spock annuì con un cenno del capo, rilassandosi appena. Il capitano non aveva fatto parola per giorni di quanto era accaduto, mentre ora sembrava evidentemente desideroso di chiarire la faccenda. Anche se era più che pronto ad accettare quanto deciso da Kirk, forse sarebbe stato necessario che Jim sapesse del legame, prima di prendere una decisione in merito a quella spinosa questione. Se avesse deciso di rifiutarlo, le conseguenze sarebbero ricadute su entrambi; era quindi logico che ne dovesse essere messo al corrente.
«Capitano, io…» esordì  il primo ufficiale.
«Per favore non interrompermi, Spock», disse Kirk, «perché non è per niente facile ciò che sto per dire.»

Invitato da Jim, Spock si sedette su di una sedia accanto alla scrivania, incrociando le braccia al petto ed assumendo il suo solito cipiglio. Le sue iridi scure vagarono alla ricerca del capitano; lo scoprì ad osservarlo e poi deviare inevitabilmente lo sguardo a terra. 
Quel comportamento era davvero strano, anche per uno come Kirk. Spock faticava non poco a comprendere il senso della maggior parte delle emozioni umane, ma l’imbarazzo era certamente la più difficile da giustificare. Raramente aveva visto il viso del capitano Kirk tanto rosso per la vergogna e, soprattutto, mai aveva evitato il suo sguardo. Sapeva ovviamente che gli esseri umani non avevano una mente controllata come quella dei vulcaniani, ma quel comportamento vergognoso era strano anche per lui.

«Quella sera», lo sentì esordire. «Quando Bones venne da noi a dirci quelle cose, ti confesso che ne rimasi sconvolto. È vero, volevo parlarne subito, ma poi mi sono reso conto che non sapevo cosa dirti. Quando mi sono ritrovato da solo in quella tenda, ho capito che mi era necessario il doverci riflettere; ho quindi lasciato che i giorni passassero e solo oggi ho trovato il coraggio di chiamarti.»
«E questa decisione ha forse a che fare con l’arrivo dell’ambasciatore Spock?»

Quella domanda non stupì il capitano Kirk, molto spesso le abilità deduttive del suo primo ufficiale erano sorprendenti. Non si meravigliò quindi, che avesse intuito le sue motivazioni.

«Hai indovinato» esclamò, sedendosi di fronte a lui.
«Indovinato? No, l’ho semplicemente…»
«Sì, Spock, l’avevo capito; intendevo dire che come al solito la tua logica è impeccabile.»
«Ritengo sia logico che la mia logica sia logica, capitano.»

Nel sentire quelle parole, Jim trattenne a stento una sonora risata. Avere a che fare con quel vulcaniano era stranamente piacevole e lo era nonostante il più delle volte lo facesse innervosire con cifre e percentuali. Di certo loro due erano agli antipodi, e lo si comprendeva per bene quando si mettevano a discutere di logica. In quei casi potevano andare avanti a parlare per delle ore, specie se il dottor McCoy era nei paraggi. Comunque quella non era la situazione più adatta per mettersi a parlare della brillante mente dell’ufficiale scientifico.
«Per rispondere alla tua domanda, Spock, sì la mia decisione ha a che fare con lui e ‒ più precisamente ‒ ha a che fare con una sensazione.»
«Sensazione?» indagò. Il vulcaniano faticava a comprendere anche il famigerato sesto senso che molti umani vantavano d’avere; spesso infatti, le loro sensazioni non avevano alcun fondamento logico o scientifico.

«Quando mi cacciasti dall’Enterprise, dopo che il capitano Pike finì alla mercé di Nero, io finii su Delta Vega. Lì incontrai Spock e, quando mi chiese come avessi fatto a trovarlo e a sapere di lui, io non capii quel che mi stava dicendo. Mi disse che con una fusione mentale avremmo fatto più alla svelta e che, solo in quel modo, lui avrebbe saputo quel che mi era accaduto.»

Kirk si fermò per un istante schiarendosi la voce; ora arrivava la parte difficile.

«Avevo già sentito parlare della fusione mentale. Ero a conoscenza del fatto che fosse una pratica che molti di voi ritengono intima, tanto che fino a qualche centinaio di anni fa era addirittura ritenuta fuori legge. Sapevo a stento in cosa consistesse la procedura, ma quel giorno lo capii bene e, dopo che lui posò la sua mano sulla mia testa, io vidi tutto. Gli eventi che lo portarono al nostro tempo, il suo dolore per la distruzione di Vulcano, i sentimenti d’amicizia che provava per i suoi amici: Sulu, Scotty, Checov… L’affetto che sentiva per i suoi genitori… Più di tutto però vidi me stesso o meglio vidi Jim Kirk, il suo Jim Kirk. Spock non riuscì a nascondermi l’amore che provava per lui e il sentimento che li univa. Sentii anche l’emozione che aveva provato nel rivedermi e il suo stupore nello scoprirmi tanto uguale a lui; quando il tutto finì, io ne rimasi sconvolto. Tutti quei sentimenti fusi insieme: dolore, amore, amore potente e devastante, mi scioccarono. Dovetti sopprimerlo e seppellirlo, cancellarlo dalla mia memoria per riuscire ad andare avanti. In una qualche maniera, tutto quello che avevo visto nella sua mente, finì in un angolo remoto del mio cervello e me ne dimenticai. Oggi, però, quando l’ho rivisto… Non so spiegarti, ma è come se avessi ricordato ogni cosa. E poi quello sguardo… Diavolo, è così simile al tuo. Ed allora ho capito. Ho compreso finalmente quanto mi piaccia essere guardato così. Spock, io provo dei sentimenti per te. Non capisco come sia potuto accadere, ma è come se ti conoscessi da sempre, e non ho idea di come Uhura e McCoy l’abbiano capito prima di me. Eppure loro sono riusciti a vedere quel qualcosa che noi ci ostinavamo a nascondere. Ed allora tutti i sogni che avevo fatto su di te, su di noi e su di loro, tutto l’amore che avevo visto quel giorno nella mente di Spock, ha avuto finalmente un senso.»
 
Kirk fece una pausa, le parole gli erano uscite a come in una valanga. Sollevò lo sguardo sul proprio ufficiale e, scoprendolo attento e serioso, gli venne da ridere. Ridere come non faceva da tempo, adorava i vulcaniani! E avrebbe dato tutto l’oro del mondo per sapere quel che stava rimuginando quella mente eccezionale.
«Vedi, Spock, ho trascorso gli ultimi giorni a guardarti e ad osservarti, cercavo disperatamente di capire cosa stessi pensando. E non ci sono mai riuscito, tu sei sempre così impassibile… Anche quando Bones ci disse quelle cose, pareva che non te ne importasse niente!»
 
Spock sollevò lo sguardo su di lui: Jim era rosso in viso, ma sembrava non provare più imbarazzo, più che altro pareva passione. I suoi occhi brillavano di una luce mai vista e, inoltre, le sue parole e la sua confessione l’avevano toccato nel profondo.
«Il fatto che io non mostri le mie emozioni, non significa che non ne provi» disse, «ciò che ha detto il dottor McCoy ha suscitato qualcosa anche in me e, quella notte, quando mi dicesti che avremmo dovuto parlare, ero certo che stessi agendo d’istinto. Una reazione logica per un essere umano con le tue caratteristiche comportamentali; tuttavia ritenni necessario il dover riflettere. Ho fatto trascorrere i giorni perché ritenevo che tu non fossi ancora pronto, percepivo il tuo imbarazzo quando restavamo soli… Mi hai detto di sentire un qualcosa, ma che fino ad ora non avevi capito con chiarezza di cosa si trattasse. In realtà, Jim, quello cieco sono stato io. In tutti questi mesi non mi sono accorto che tra di noi si stava formando il legame.»
«Legame?» domandò il capitano senza capire, «Ha a che fare con il fatto che sei vulcaniano?»
«Sì» annuì Spock.
«E sarebbe?» indagò Jim accalorato, ora desiderava sapere.
«Il legame è un una sorta di unione che si forma tra un vulcaniano e il proprio compagno. Io non credevo possibile che si formasse con te; oltre ad essere terrestre, sei di sesso maschile e non ho mai sentito parlare di omosessualità sul mio pianeta.»
«Davvero?» domandò Kirk incuriosito, sulla Terra la situazione era invece ben diversa; lui stesso aveva avuto molti partner uomini e non ne aveva mai fatto mistero.
«Ritengo che sia per il fatto che l’unione tra due persone dello stesso sesso, sia considerata illogica. Essa infatti non ha scopi riproduttivi ed, essendo i sentimenti d’amore del tutto illogici, lo stesso legame tra me e te è privo di senso.»
«Capisco» rispose Jim, abbassando lo sguardo. 
D’un tratto era come se sentisse un vuoto scavare dentro di sé ed una profonda tristezza oscurargli il cuore; temeva infatti d’aver avuto la sua riposta.
«Tuttavia ora esiste e mi è impossibile ignorarlo; perciò, se tu lo gradisci, credo che potremmo diventare più intimi.»

Kirk si stupì sinceramente, Spock aveva appena detto che la loro unione era illogica. E se c’era una cosa che sapeva dei vulcaniani, era che non facevano nulla che non avesse un senso; perché dunque unirsi a lui?
«Intendi dire che tu staresti insieme a me nonostante la cosa non abbia alcun senso logico?»
«Sì» annuì Spock.
«E andresti contro tutto quello in cui credi, contro gli insegnamenti dell’Accademia delle Scienze e delle leggi di Surak, solo per me?»
«Esattamente» rispose il vulcaniano.
«E perché lo faresti?» domandò Jim, con un filo di voce. Il cuore gli stava battendo all’impazzata e un fremito lo pervase, provocandogli brividi in tutto il corpo.

«Perché nulla mi è mai sembrato tanto sensato in vita mia. Ciò che è illogico per Vulcano ‒ o di ciò che ne rimane ‒ e per l’Alto Consiglio, non lo è per me. Starti accanto mi rende sereno e in pace con me stesso, il sentimento che hai scatenato dentro di me è potente e il legame che ora ci unisce mi rende parte di te, come tu ora lo sei di me. Se dovessi rifiutarlo io mi sentirei incompleto; quindi sì, Jim, io gradirei molto unirmi a te a tempo indeterminato.»

Quando Jim sollevò lo sguardo sul primo ufficiale, seduto di fronte a lui, si perse nella profondità di quelle meravigliose iridi scure. L’avevano davvero fatto? Si erano realmente messi insieme? Il capitano Kirk stentava a crederlo, specialmente perché, apparentemente, le parole di Spock avevano tutto tranne che del romantico. Lentamente, il capitano si alzò dalla propria sedia, superando la scrivania con passo lento, ma deciso. Raggiunse Spock tendendogli una mano e sorridendogli dolcemente, quando notò le sue gote inverdire nel vederlo proteso verso di lui.
«Prendi la mia mano» sussurrò Jim.
«Ecco Jim, noi su…»
«Prendila» ripeté Kirk con tono perentorio.

Spock lo guardò intensamente, i suoi occhi erano decisi e seri. Quante volte l’aveva visto con quell’espressione determinata in viso? Quello però che il capitano non sapeva, era che un gesto per lui tanto semplice, come prendersi per mano, era in realtà un qualcosa di estremamente intimo, al pari di un bacio. 
Spock avrebbe voluto spiegarlo, al suo capitano, ma i suoi occhi e la luce che vi vedeva brillare, lo fecero desistere. In fondo erano appena diventati intimi; che c’era di male?

Lentamente il giovane vulcaniano, s’alzò dalla sedia allungando una mano fino a sfiorare quella di Kirk. Sussultò quando percepì le sue dita calde sfiorare le proprie in un tocco lieve e delicato, che lo fece fremere.
«Chiudi gli occhi» sussurrò Jim con voce dolce. Seppur tentennante, Spock obbedì, lasciandosi andare a quel tocco piacevole. In tutta la sua vita non aveva mai provato nulla di simile e, il bacio vulcaniano che lui e Kirk si stavano scambiando, era di certo la cosa più bella che avesse mai fatto.

Quando però le labbra di Jim toccarono le sue, Spock si dovette ricredere: la sua neonata relazione con il capitano era una continua sorpresa.
 
 

*



Il capo ingegnere Montgomery Scott amava molte cose: il buon cibo, l’ingegneria, i “suoi” splendidi motori a curvatura e le belle donne. Ma la sua passione per la meccanica non era nulla se paragonata ad un bicchiere di ottimo whisky scozzese; era un vero peccato che simili bevande fossero irreperibili nello spazio profondo. L’unica bibita alcolica che aveva provato da che era imbarcato, era uno strano intruglio azzurrino di origine andoriana, che quegli antenne blu avevano impropriamente definito birra. In ogni caso, nulla era paragonabile alla dolcezza del malto d’orzo e al bel colore ambrato del suo Scotch preferito. Se chiudeva gli occhi, riusciva ad immaginarsi mentre ne sorseggiava un bel bicchiere mentre si godeva il tepore di un camino acceso, seduto comodamente sulla sua poltrona preferita. Se si concentrava, Scott riusciva a sentire l’ottimo profumo di malto e…

«Signor Scott». La voce del suo secondo, Frank Melinor, interruppe la sua fantasia, risvegliandolo bruscamente. 

Il capo ingegnere sobbalzò, guardandosi attorno spaesato.
«Cosa, come?»
«Signore, le facevo presente che l’ambasciatore Spock ha fatto richiesta di poter aumentare la temperatura della sua cabina, vuole che me ne occupi io?»
«Mh, temperatura?» chiese senza capire.
«Esattamente, il dottor McCoy dice che con l’età avanzata i vulcaniani soffrono il freddo. Sostiene che la lunga permanenza qui a bordo potrebbe farlo ammalare» spiegò il guardiamarina.
«No, ci penso io» annuì il capo ingegnere. «Tu controlla quei relè e se è necessario fatti aiutare da Chow. Alla velocità alla quale stiamo viaggiando non deve sfuggirci nulla, questa bellezza non reggerà curvatura sette, se non diamo il cento per cento. Io vedrò di sbrigarmela in fretta.»
«Sì, signore» annuì l’aiutante mettendosi subito al lavoro.
 
Mentre suonava il cicalino accanto alla porta della cabina di Spock, Scott sperò che non fosse in meditazione. Non sapeva molto sui vulcaniani, ma abbastanza da sapere che quando eseguivano pratiche del genere, raramente si mostravano ad estranei. E lui non aveva tempo da perdere, perché il capitano Kirk aveva bisogno di tutta la velocità disponibile e, la sua presenza in sala macchine, era strettamente necessaria.
«Sono il capo ingegnere Scott, ambasciatore, sono venuto per regolare la temperatura della sua cabina.»
«Avanti» disse una voce profonda.

Montgomery entrò a passo incerto, la stanza ‒ immersa nella penombra ‒ era illuminata soltanto dalla luce fioca di alcune candele, poste ordinatamente sulla scrivania accanto al letto.
«Mi scusi» disse l’ingegnere a voce bassa, «non volevo disturbarla.»
«Non l’ha fatto, Scott, attendevo il suo arrivo: il dottore mi aveva avvisato che sarebbe passato.»
«Provvedo immediatamente a regolare la temperatura, ma dovrò informare il capitano prima di procedere.»
«Oh, lo informeremo più tardi, non mi pare il caso di disturbare lui e Spock in un momento simile» disse il vecchio vulcaniano, invitando il capo ingegnere a procedere.
 

Perplesso, Scott iniziò a lavorare.


Continua…



Sì, lo so… ho interrotto la scena tra Kirk e Spock un po’ bruscamente, ma dopo il bacio (doppio bacio a dire il vero se si conta anche l'altro) ritenevo d’avervi saziato a sufficienza. Inoltre, chi ha visto Enterprise, avrà di certo colto il riferimento riguardo la fusione mentale, in quella serie, molto antecedente a questo film, la fusione mentale non era ben vista all’interno dell’Alto Comando, mi sono quindi basata sui fatti narrati lì per il riferimento. Un’ultima cosa… nel film le origini di Scott sono ben poco approfondite, ma come si può vedere dalla TOS, lui ha un forte legame con la Scozia ed un marcato accento scozzese nella versione originale. Come si nota in più di una puntata, inoltre ha una particolare passione per il whisky e gli alcolici in generale e dato che la birra andoriana ha un colore tutto tranne che invitante… insomma ho fatto due più due!
   
 
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