La pioggia
scendeva impetuosa sulle gelide terre di Britannia.
L'antico
cromlech di Stonehenge, sede degli antichi culti pagani britanni, era il luogo
prescelto di un incontro che avrebbe deciso le sorti di Camelot e di tutta la
Britannia.
Ma io non mi
resi conto delle conseguenze di quella rivelazione, lo feci solo quando fu
troppo tardi...
In lontananza
riuscivo a scorgere a mala pena una donna dai capelli neri, ricoperta da una
evidente veste purpurea, che si stendeva sull’altare centrale, e nonostante la
pioggia la inzuppasse da capo a piedi, lei attendeva impazientemente sotto la
pioggia battente.
Il nitrire di un
cavallo insieme allo strepitare dell'acciaio dell'armatura annunciarono il mio
arrivo in quel luogo sperduto:
Scesi da
cavallo, legai ad una roccia il mio destriero e mi diressi verso la donna che
nel frattempo si era riparata sotto quella struttura triangolare chiamata
dolmen.
Mi tolsi l'elmo
e baciai sulla guancia la donna.
«Madre, perché
non sei venuta alla mia cerimonia di investitura? »
Mia madre mi
sorrise dolcemente e prese la mia mano.
«Figlio mio,
oggi so che è il tuo grande giorno e mi dispiace non essere stata presente, ho
avuto degli... imprevisti. Ed è per questo che ti ho voluto incontrare qui, tu
devi sapere la verità che ti ho tenuta nascosta per anni»
Allora la fissai confuso, stupito, ma non solo per le sue parole enigmatiche: teneva i suoi lunghi capelli slegati e in tutta la mia vita non l'avevo mai vista con i capelli tenuti in quel modo, senza contare che mi ha fatto venire di notte in un luogo sperduto e dimenticato da Dio.
Ma non mi posi il problema di chiedergli il motivo di tutto
ciò.
«Mordred, ti
ricordi cosa ti raccontavo quando eri un bambino? »
Pensai che
stesse scherzando... Mi sbagliavo di grosso.
«Come? Ah,
intendi... quando dicevi che ero figlio di un re? Ma quelle er... »
Una cosa che
spero che non vediate mai è mia madre quando si infuria.
«Non erano
favole! Non erano storielle che ti raccontavo per farti addormentare!»
Fece un pausa e
ritornò al suo tono normale.
«Tu sei il
figlio di un re, il re a cui tu, oggi, hai giurato fedeltà»
Quelle parole mi
colpirono come una gelida lama, rapida e implacabile.
Eh... allora
reagii come chiunque altro avrebbe fatto.
«No... Non è
possibile! »
«Tu sei il
figlio di Artù Pendragon, il legittimo erede al trono di Camelot e sai bene che tuo padre
non è degno di questo compito»
Iniziai a fare
nella mia mente le più assurde supposizioni e congetture, mi trovai spiazzato,
tutte le mie certezze si infransero in un attimo.
«Ma tu e Artù
non siete... »
«Ho aspettato il
momento opportuno per parlartene e credo che sia infine giunto»
A quel punto
sfogai le mie incertezze con un ottuso orgoglio.
«Ho sempre
sognato diventare un cavaliere e per ottenere un posto nella tavola rotonda ho
versato il mio sangue! Come puoi dire una cosa del genere?!»
«Morded
ascolta... »
«Tu mi vorresti
far credere che il re abbia sempre saputo... di avere un figlio e che quel
figlio ero io? Perché non mi avrebbe riconosciuto allora? Ti stai sbagliando!
»
Mia madre
scoppiò in una risata che mi turbò molto: era una risata che aveva un non so
che di sinistro, come se conoscesse qualcosa di evidente che io non avevo compreso.
«Non ci arrivi? Credi che un
figlio non avuto da Ginevra, la legittima moglie del re, sia
considerato un erede legittimo? Pensa se un figlio avuto invece da una
sorellastra del re chieda l'eredita?! Credi davvero che potrebbe
riconoscerti?! Come sai io e Artù non siamo
in buoni rapporti e perciò lui... »
«Io ho fatto un giuramento
al re. Lo ritengo un uomo degno di fiducia, coraggioso e onorevole. Tu stavi
per insinuare che, essendo il figlio di Morgause, mi affiderà le missioni più
disonorevoli vero? Allora per quale motivo mi avrebbe accettato nella tavola
rotonda?! Perché mi avrebbe nominato cavaliere?! »
Mia madre
comprese che ogni tentativo di convincermi era inutile, ma pronunciò delle
parole che mi rimarranno impresse per sempre.
«Io non ti
forzerò in alcun modo, figlio mio. Sarai tu a fare le tue scelte, ma ti avverto,
presto ti renderai conto di chi stai servendo e allora, solo allora, adempirai
al tuo destino. Spero di ricevere presto tue notizie, Mordred, rendimi
orgogliosa»
Mi baciò con
dolcezza sulla guancia e si allontanò tra i dolmen di Stonehenge.
Rimasi lì, paralizzato,
seduto vicino all'altare a riflettere per un po': io sarei il figlio di Artù,
il figlio del re... Sembra di essere in uno di quei racconti antichi, favolette... Io
potrei... Sciocchezze!
La pioggia
crebbe d'intensità e si udirono forti tuoni in lontananza, non avevo mai visto
una tempesta così potente: dei venti così forti che mi fecero barcollare,
perfino il terreno era diventato talmente fangoso che se non me ne fossi andato
subito credo che sarei rimasto lì impantanato.
Avevo un
presentimento, un brutto presentimento, ma cercai in tutti i modi per non
pensarci.
Salii in groppa
al mio cavallo e mi diressi verso Camelot, solo dopo molto tempo compresi in
cosa mi stavo cacciando. Se solo lo avessi capito prima...